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Autore: MrsDarcy_27    26/03/2016    3 recensioni
"Invano ho lottato. Non è servito. Il miei sentimenti non possono essere repressi. Dovete permettermi di dirvi con quanto ardore vi ammiro e vi amo."
Mr Darcy, dopo mesi di interminabile agonia, nei quali si era invano cercato di convincere di non provare più nulla, assolutamente più nulla, per quella ragazza dagli occhi scuri e le parole taglienti, che tanto l'aveva stregato, sebbene di un rango tanto inferiore al suo, finalmente, aveva deciso di dichiararsi; sebbene quella non sarebbe stata l'ultima volta.
Era solo l'inizio: la strada per il cuore di Elizabeth Bennet era tortuosa e non priva di insidie, tutt'altro. Dopo un intera stagione passata a pensare a lei, era arrivato il momento nel quale era riuscito a fare breccia nel suo cuore: lei era sua, sarebbe divenuta sua moglie, la signora Darcy di Pemberly, non era stato un percorso facile, quello per ottenere il suo amore, ma il premio giustificava le fatiche, gli antichi rancori, ogni cosa era inferiore alla sua dolce Elizabeth. Attendevano impazientemente di iniziare la loro vita insieme; i Darcy di Pemberley.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Bingley, Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Georgiana Darcy, Un po' tutti
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV: Un invito ufficiale. 

Mercoledì 1 Agosto 1813, Londra;                                                                                                                                    
Erano passate diverse settimane dall'arrivo della lettera da Rosings Park, e, sebbene Darcy vedesse che Elizabeth stesse recuperando la sua solita allegria, le mancava qualcosa. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa pur di renderla veramente felice. Era cosciente del fatto che Elizabeth non era una di quelle donne legate ai beni materiali, che si poteva rendere felice con un misero gioiello. Però, in tal caso, non sapeva come farle qualcosa di suo gradimento. Ovviamente, Darcy era immensamente contento che la sua Elizabeth lo amasse per com'era il suo animo ed il suo vero io, e non per il suo immane patrimonio. Per tutta la sua vita, non era mai stato visto per ciò che era veramente. La sua persona era vista unicamente in rapporto ai suoi possedimenti, al suo rango, al prestigio che un matrimonio con lui avrebbe arrecato. Lui, inevitabilmente, aveva odiato da sempre tutto ciò. Si ricordava che in tempi passati desiderava essere un semplice genitluomo, senza alcun titolo nobiliare che lo vincolasse in alcun modo.                                                                                                                
Darcy si ridestò dai propri pensieri, guardando le carte e le lettere rimaste sulla scrivania. Nell'ultimo periodo Darcy aveva preso residenza quasi del tutto fissa a Netherfield Park, il che aveva comportato un triste allontanamento dalla sua amata Pemberly. Non amava più di tanto l'Hertfordshire, era un luogo fin troppo campagnolo, rimaneva lì solo per la sua Elizabeth. Tuttavia, in quei giorni, doveva svolgere determinati affari a Londra, ed a malincuore si era dovuto separare dalla sua amata. Nonostante la lontananza, non riusciva a pensare a nient'altro al giorno del matrimonio, decisamente troppo lontano.                                        
Il fatto di aver stabilito come giorno di nozze il suo compleanno era lusinghiero, oh, se era lusinghiero, ma davvero troppo lontano.                                                        
Si rallegrava pensando che quello sarebbe stato il più bel compleanno di sempre, senza dubbio. Attendeva impazientemente quell'agognata data.                                  
Il suo unico rimpianto era quello di aver dovuto ritardare, insieme alle sue nozze, anche quelle di Jane e Bingley, i quali si sarebbero sposati con loro.                            
Darcy guardò fuori dalla finestra: il sole stava tramontando.                                                                          
Il tempo era stato risucchiato dal vortice infinito dei suoi pensieri, ed, in tutto ciò, doveva ancora sistemare quella dannata scrivania.
Prese le lettere. Erano tutte ordinarie lettere d'affari, non da leggere necessariamente a quell'ora; ma, tuttavia, vi era anche un'altra lettera. Del Conte Matlock, suo zio. Riceveva lettere da parte di suo zio unicamente in occasioni speciali, quali inviti ufficiali a ricevimenti. La aprì velocemente, incuriosito. Come aveva sospettato, era un invito. Commentato argutamente.

"Mr Darcy,
Siete ufficialmente invitato al ricevimento che si terrà nella nostra dimora, Dartington Hall. L'invito è esteso anche a Miss Georgiana Darcy e la vostra promessa sposa, Miss Elizabeth Bennet. Siamo ansiosi di conoscere la ragazza capace di farvi perdere il senno della ragione, nipote. Il ricevimento durerà tre giorni e si terrà in data 18 Agosto. Vi aspettiamo.
Cordiali Saluti,                                                                                                                                                      
Lord Matlock."


Darcy quasi non scoppiò in una fragorosa risata. 'La ragazza capace di farvi perdere il senno della ragione'. Il fatto che suo zio avesse sprecato un minimo del suo tempo nel commentare un invito per ricevimento gli faceva capire che le sue azioni non erano passate del tutto inosservate. Avrebbe dovuto imporre la sua decisione a  tutta la famiglia, indipendentemente dal titolo nobiliare che i suoi familiari avessero. In lotta contro conti e marchesi. Decidendo di seguire il suo cuore non si era certamente aspettato tutto ciò; certo, si aspettava una sorta di resistenza iniziale, ma niente di insormontabile, tuttavia. Sperava con tutto sè stesso che sarebbe stato così. Decise che presto si sarebbe recato da Elizabeth, per comunicarle la notizia. Non aveva idea di come avrebbe potuto reagire la sua Lizzie a quella notizia. Si ricordava della lettera, e di aver constatato che la sua malefica cugina aveva avuto premura di instillare in Elizabeth paura dei suoi futuri parenti, assicurandole che l'avrebbero trattata con disprezzo. Darcy, dal canto suo, poteva fare ben poco, se non rassicurare Elizabeth con il suo solo ed infinito amore.


Tre giorni dopo, Longbourn House.
Lizzie si trovava nella sua stanza quando annunciarono l'inaspettato arrivo di Mr Darcy. Le aveva detto che non sarebbe riuscito a liberarsi da impegni a Londra  prima di una settimana. Era entusiasta del suo ritorno, la gioia era immensa. In quei pochi giorni separata da lui le era sembrato come di aver perso una parte di sè, per quanto possibile. Appresa la notizia, scese le scale di corsa, in preda all'euforia, facendo attenzione a non precipitarsi al suolo. Permise a sè stessa di fare tutto quel baccano solamente perchè consapevole del fatto che la casa fosse quasi del tutto vuota, se non per Mary in salotto, la quale era completamente assorta nel proprio impiego.
Darcy si trovava alla base delle scale, e vedendola correre in quel modo scoppiò a ridere.
Lizzie rise con lui, non rendendosi conto che, arrivata quasi al traguardo, aveva drasticamente perso l'equilibrio.
Fortunatamente Darcy non perse un minimo dei suoi pronti riflessi e lucidità, riuscendo a prenderla appena in tempo.
Elizabeth era immersa nelle sue braccia, le guance in fiamma. La ragazza si rese conto di aver esagerato, si ripromise che non avrebbe mai rifatto un cosa del genere, 'che stupida!', pensò tra sè e sè. Doveva essere apparsa come un stupida bambina impaziente, l'unico modo in cui non sarebbe mai voluta apparire di fronte a lui, dannazione. Non riuscì a dire nulla, era del tutto catturata dal suo contatto, dalle sue braccia, che erano state capaci di sollevarla senza un minimo sforzo. Sapeva di dover dire qualcosa, di dover fare qualcosa, ma non fece nulla, se non ridere in modo leggermente isterico.
Una tale vicinanza era inammissibile, almeno fino al matrimonio, ma non le importò; aspetto che lui la posasse lentamente, così lei fu capace di rimettersi in piedi, sebbene le gambe le tremassero leggermente per l'emozione. Come era possibile che lui le facesse sempre quest'effetto? Sarebbero mai cambiate le emozioni che lui le scatenava?

«Elizabeth» disse Darcy, il tono sempre irreprensibile, come se avesse tutto perfettamente sotto controllo. «Sono entusiasta di vedervi così euforica.» continuò, con un sorriso luminoso.

«Sono molto contenta di vedervi. Anche se..temo di aver esagerato.» Elizabeth guardò il pavimento, dove probabilmente si sarebbe schiantata, se non ci fosse stata una tale azione repentina. Le guance divennero ancora più rosse quando si accorse di aver lo sguardo di Darcy fisso su di sè.

«Oh Elizabeth..promettetemi che non smetterete mai di esagerare in questo modo. A patto che non cadiate senza di me, questo è ovvio.» Le disse, dolcemente, sollevandole il viso per sistemarle un capello fuori posto. Le dita di lui che lasciavano tracce incandescenti.

«Non smetterò mai di essere felice di vedervi, Mr Darcy. Sono immensamente felice che siate qui prima del previsto, immensamente.» Lei continuava a fissarlo negli occhi, senza distogliere lo sguardo da lui nemmeno un secondo. 

«Porto delle notizie. Spero vi siano gradite, lo spero molto.» Darcy fece un passo avanti, verso Elizabeth, lei però si ritrasse, sentendo il rumore della porta che si apriva. Erano troppo vicini, davvero troppo. 

Dalla porta entrarono Mrs Bennet con il seguito delle signorine Bennet mancanti, sorprese dalla presenza di Mr Darcy, e probabilmente anche dall'incredibile vicinanza che lo separava da Lizzie. Non dissero nulla in quel momento, anche se Jane guardò Lizzie ammiccando, mentre Mrs Bennet freddò Lizzie, con un sguardo che esprimeva chiaramente il suo disappunto, e che naturalmente dimostrava che ne avrebbero parlato dopo.

«Mr Darcy!» disse Mrs Bennet,«Non vi aspettavamo prima di Mercoledì. Che meravigliosa sorpresa!Che abbiate avuto qualche imprevisto? O qualche notizia particolare?». La natura di Mrs Bennet non si era smentita, la sua curiosità era innata, nonchè la sua estrema sfrontatezza alle buone maniere.

«Nessun tragico evento, Mrs Bennet. Tutt'altro. Porto notizie, o meglio, un invito ufficiale.» Darcy era tentennante, avrebbe voluto prima parlarne in privato con Elizabeth, per vedere la sua reazione e non turbarla da possibili pressioni dei suoi familiari, ma ormai il danno era stato fatto, non aveva alcuna scusa a cui fare appello.

«Di che invito state parlando?» Disse Elizabeth, ansiosa. Che Lady Catherine lì avesse invitati per maledirli ufficialmente?

«Ehm» Darcy continuò ad esitare, facendo aumentare la tensione in tutta la stanza. «I miei parenti. Hanno invitato me, mia sorella Georgiana e voi ad un riceviemento in Devon, a Dartington Hall.» Lo sguardo di Darcy cadde immediatamente su Elizabeth, la quale aveva assunto un colorito pallido. Si convinse sempre di più che avrebbe dovuto parlargliene in altro luogo.

«Darlington Hall!» Esclamò Kitty, in preda all'entusiasmo. «Ho sentito nominare questa casa mille volte! Dicono che sia tra le più belle del Devon! Se non d'Inghilterra. Lizzie, come sei fortunata!»

«Sì..la casa del Conte Matlock.» disse Elizabeth, il tono cupo. «Dei vostri parenti, Mr Darcy.» Ripete Elizabeth, il tono meccanico e sempre più tetro.

La cosa sarebbe potuta risuonare come ovvia agli altri compontenti della famiglia, ma Darcy capì. Lo sguardo di Elizabeth e quelle poche parole gli facevano capire tutto. Elizabeth era sbiancata, lo sguardo quasi vuoto. Era rimasta turbata dalla notizia, sebbene lui non avrebbe mai voluto che fosse così. Il solo pensiero di averle potuto revocare quella maledetta lettera gli fece male, non avrebbe mai più voluto vederla piangere come allora. Mai, si ripromise.

Elizabeth, dal canto suo, era esterrefatta. E se Lady Anne avesse avuto, anche se minimamente, ragione? Se nessuno, mai, in tutta la sua vita da Mrs Darcy, l'avrebbe mai accolta in famiglia? Ce l'avrebbe fatta? Elizabeth si congedò, invocando un mancamento, che cominciava a rivelarsi del tutto fondato, dopotutto.

   
 
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