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Autore: Maty66    26/03/2016    2 recensioni
James Tiberius Kirk. Un eroe, figlio di un eroe. Burattino di tutti anche nella morte.
Genere: Angst, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Romulani, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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EROE
 
Capitolo IV
Un lungo addio
 
Jim quella notte non passò a dare il bacio della buonanotte a Johanna.
Non tornò neppure a casa, nell’appartamento  di fronte a quello assegnato a McCoy.
E nonostante il medico l’avesse chiamato in continuazione, per tutta la notte non rispose.
Con il cuore colmo di preoccupazione McCoy si avviò all’alba, con madre e figlia, al molo di attracco della navetta che l’avrebbe portato all’Enterprise, attraccata allo spacedock.
“Ma zio Jim non viene a salutarci?” chiese con aria imbronciata Johanna, tenendo la mano del padre.
“Ma sì, vedrai che ora arriva” rispose il papà, mentre cercava ansiosamente con lo sguardo fra la folla di parenti ed amici venuti a salutare i membri dell’equipaggio in partenza.
Con la coda dell’occhio vide Spock in paziente attesa accanto ad una delle navette e si avvicinò.
“Spock, hai visto Jim? Non è tornato a casa ieri sera”
“In effetti dottore, il Capitano era atteso per la cerimonia di trasporto del feretro del Proconsole Merrick a bordo, ma mi ha inviato una comm chiedendomi di fare le sue veci. Non è stato agevole calmare il Senatore Aerv e convincerlo che non si trattava di una mancanza di rispetto”
Il tono del vulcaniano era come al solito piatto, ma McCoy vi poteva leggere una piccola nota di preoccupazione. Jim era un capitano assolutamente ligio ai suoi doveri e se aveva disertato la cerimonia doveva essere successo qualcosa di grave.
Ormai  stava per scadere l’orario di partenza e McCoy si avvicinò alle sue donne.
“Zio Jim non c’è? Non posso salutarlo?” chiese di nuovo la bambina.
“Forse ha avuto un contrattempo e  prenderà una navetta più tardi…” provò a giustificare il padre.
“Sì, ma io e la nonna partiamo fra mezz’ora…”
“Forza piccola, saluta papà” intervenne Eleanor.
McCoy strinse la sua bambina più forte che poteva, inalando forte per cercare di imprimere nella sua mente  il suo odore di caramelle e shampoo alla fragola.
“Papà ti ama tanto… ci vediamo presto” il medico a stento tratteneva le lacrime.
“Ehi… eccomi” sbuffò Jim apparso magicamente dietro ai due.
“Zio Jim!!! Credevo che non volessi salutarmi…” Johanna appena lo vide ebbe un sussulto e si gettò fra le braccia del suo zio preferito.
“Piccola, non sarei mai partito senza salutarti. Mai e poi mai” rispose il capitano, stringendo la bambina.
Mentre McCoy salutava la madre i due iniziarono una fitta conversazione sottovoce, di cui il medico riuscì solo a carpire alcuni passaggi.
“Ti voglio bene lo sai vero? Te ne vorrò sempre. Non lo dimenticare qualsiasi cosa succeda…”
“Anche io ti voglio bene, zio Jim”
“Devi  sempre stare vicina a papà, mi raccomando”
“Certo, lo farò”
Prima che McCoy potesse intervenire Jim si alzò, asciugandosi furtivamente il viso.
“Eleanor…” disse poi abbracciando la signora McCoy.
“Buon viaggio tesoro, ci vediamo in Georgia”
Ancora una volta a Leonard sembrò di vedere una lacrima sul volto del suo migliore amico, ma fu solo un attimo.
Quando si sciolse dall’abbraccio Jim aveva di nuovo indossato la solita faccia da poker.
“Jim… stai bene?” chiese il medico.
“Benissimo. Ti aspetto sulla navetta”  rispose  il capitano allontanandosi per lasciare  l’amico fare gli ultimi saluti.
 
“Dove sei stato stanotte? Ti avrò chiamato cento volte” chiese McCoy  una volta seduto accanto a Jim sulla navetta in decollo.
“Una riunione infinita al Comando”
“In piena notte?” incalzò l’amico, ma Jim era dannatamente bravo a sviare l’attenzione ed era già impegnato in una fitta conversazione sull’efficienza dei motori a curvatura con Scotty.
C’era decisamente qualcosa di sbagliato e McCoy era deciso a scoprirlo.
 
 
“Capitano sul ponte” annunciò Chekov.
“Signor Sulu imposti la rotta per Romulus. Appena possibile warp cinque” ordinò Kirk sedendosi sulla poltrona di comando.
“I romulani sono stati sistemati?” chiese poi a Spock che si era avvicinato.
“Sì signore. E la stanza cerimoniale con il feretro del Proconsole è stata allestita secondo le loro istruzioni”
“Bene, cerchiamo di non creare altri attriti in questi due giorni di viaggio. Ha il comando signor Spock . Io vado a salutare i diplomatici e a rendere omaggio a Merrick”
 
 
La sala allestita per ospitare il feretro era scarsamente illuminata e con un fortissimo odore di incenso.
Appena entrato Jim fu quasi colpito da un attacco di nausea tanto era forte l’odore, ma cercò di non mostrare fastidio mentre si avvicinava a Nuhir, seduta accanto al feretro di suo padre, alta e fiera e senza alcuna espressione sul volto.
“Mi dolgo nuovamente per la morte di suo padre” le sussurrò Kirk avvicinandosi.
La giovane donna  gli rivolse un cenno del capo.
“Il suo spirito presto raggiungerà Vortavor ” disse dopo alcuni momenti, con voce triste.
Kirk non poté fare a meno di notare ancora una volta la sua bellezza, anche se nascosta sotto pesanti abiti neri da lutto.
“Capitano Kirk lieto di vedere che non tutti gli umani si comportano da vigliacchi”
La voce di Aerv quasi fece trasalire Jim.
“Non sono una eccezione Senatore, mi creda” si limitò a rispondere il capitano prima di lasciare la sala.
 
 
“Posso entrare?” chiese Jim facendo capolino dalla porta della cabina di McCoy.
“Quando mai hai chiesto il permesso?” rispose ridendo il medico, ricordando il periodo trascorso in Accademia, quando i due condividevano l’alloggio.
I due giorni di viaggio verso Romulus erano quasi terminati, l’arrivo era previsto per la mattina successiva.
Il comportamento di Jim in quei due giorni era stato assolutamente normale, ma McCoy non riusciva a togliersi dalla testa l’idea che ci fosse qualcosa che non andava e di solito quando sentiva la tempesta arrivare questa prima o poi arrivava.
“Mi chiedevo se volevi cenare con me” chiese il giovane capitano entrando.
Aveva un pacchetto in mano.
“Certo, dammi due minuti per firmare questo rapporto e andiamo. Ma non devi cenare con gli ambasciatori?” chiese il medico.
“Per stasera li ho mollati a Spock” rispose Jim.
McCoy per un attimo fece caso  al fatto che il giovane che non aveva cenato con gli ambasciatori, come era uso nelle missioni diplomatiche, neppure le sere precedenti, preferendo la compagnia di Uhura, Scotty, Sulu e Chekov.
“Bene allora andiamo” fece il medico alzandosi dalla scrivania dopo aver completato il lavoro.
“Aspetta, prima volevo darti questo, per il tuo compleanno. Tanti auguri, vecchio”
Jim porse all’amico il pacchetto che aveva in mano.
“Ma è solo fra una settimana” si meravigliò McCoy, prendendolo.
“Lo so, ma mi sono anticipato un po’…l’ho trovato in una piccola libreria a San Francisco e volevo dartelo subito”
“Questo vuol dire che non avremo la nostra solita serata ‘alcolica’?”
“Certo che avremo la nostra serata, come tutti gli anni” rispose Jim con una certa emozione.
McCoy scartò il pacchetto.
“Wow…” fece sorpreso.
Era un vecchio libro, di quelli di carta, rarissimo e prezioso da quando la Federazione aveva messo al bando la cellulosa per salvaguardare gli alberi. Doveva essere costato una fortuna.
“Tutte le storie di Puck il folletto di Rudyard J. Kipling” lesse McCoy.
Per un attimo McCoy rimase perplesso, Kipling era uno degli scrittori preferiti da Jim, ma era conosciuto soprattutto per essere uno scrittore di storie per ragazzi.
“Grazie…” si limitò a dire.
“Leggilo con calma” scandì Jim dandogli una gran pacca sulla spalla.
“Ma non credere che grazie a questo regalo puoi mangiare le tue solite schifezze davanti a me” sorrise Leonard, mentre la sensazione di fastidio che aveva provato in quei giorni si faceva ancor più forte.
 
 
La cena era stata piacevole e apparentemente tranquilla. Ad un certo punto li avevano raggiunti anche Sulu e Chekov ed era iniziata una animata discussione su chi avesse inventato il beach volley che, ovviamente, secondo il navigatore russo, era nato nella Grande Madre Russia.
“Spock, unisciti a noi” invitò Kirk quando vide il vulcaniano entrare nella sala mensa.
Il primo ufficiale si avvicinò al tavolo, rigido e perfetto nella postura come sempre.
“I nostri ospiti?” chiese il capitano.
“Hanno mostrato gradimento per la cena, anche se erano perplessi per l’assenza del capitano” rispose Spock con una leggera nota di rimprovero nella voce.
“Ora  si sono ritirati nelle loro cabine. L’arrivo a Romulus è previsto per le ore sette zero zero” continuò.
“Perfetto come al solito signor Spock” sorrise Jim, senza mostrare alcun imbarazzo.
“Che ne dici se proseguiamo la partita di ieri sera?” chiese poi alzandosi dal tavolo.
“E’ accettabile per me” rispose formale Spock.
“Bene signori a domattina. Buonanotte Bones” salutò il giovane capitano.
Qualcosa nello sguardo dell’amico, forse l’indugiare ed il sorriso triste con cui pronunciò quelle parole mise di nuovo in allarme il medico.
Si alzò e raggiunse i due ufficiali che stavano uscendo dalla sala mensa.
“Jim… aspetta un momento… stai bene?” chiese, trattenendo il capitano per un gomito.
“Certo, sto bene. Stai tranquillo Bones. Buonanotte” svicolò lui.
McCoy stava per tornare al tavolo dagli altri quando fu Jim a richiamarlo.
“Bones… grazie di tutto” disse piano e prima che McCoy avesse il tempo di replicare si avviò nel corridoio.
 
“Capi… Jim credo sia corretto informarti che alla prossima mossa perderai la tua regina”
Kirk sorrise senza rispondere all’avvertimento del vulcaniano.
Stavano giocando ormai da mezz’ora senza  parlare molto, come era solito fra loro.
“Spock… se ti dovessi chiedere di fare qualcosa, una cosa su cui probabilmente non sei d’accordo… la faresti lo stesso?”
Il vulcaniano guardò il suo capitano ed amico perplesso.
Non era la prima volta che Jim poneva domande illogiche e senza senso, ma stavolta la questione gli stava sollevando un senso di fastidio per lui non frequente.
“Sei il mio superiore,  è mio dovere eseguire i tuoi ordini” si limitò a rispondere.
“Non  stavo ipotizzando come tuo superiore, ma come  tuo amico…”
Spock rimase in silenzio.
“Non riesco a rispondere se non specifichi meglio”
Jim lo fissò a lungo.
“Lascia perdere era una ipotesi stupida” sospirò.
Spock  non riusciva a comprendere sempre il comportamento umano, ma sentì l’improvviso e illogico bisogno di rassicurare il suo amico.
“Quel che posso dire è che farei di tutto per non deludere le tue aspettative”
Jim Kirk sorrise, ma il suo era un sorriso triste.
“Grazie, so di poter contare su di te ed è importante per me. Si è fatto tardi, continuiamo un'altra volta” fece alzandosi.
“Bene… a domattina… Jim”
“A domani, Spock”
Quando la porta della cabina si richiuse il vulcaniano restò per un lungo momento fermo immobile a riflettere sulle ultime parole, pentendosi per non aver richiesto maggiori spiegazioni.
 
Star Trek non mi appartiene.
Grazie come al solito a tutti quelli che leggono e recensiscono.
BUONA PASQUA!!

 

Spoiler per il prossimo capitolo
 
“Fa’ qualcosa! Fermalo!” continuò imperterrito McCoy  rivolgendosi a Spock.
“Capitano ancora una volta sconsiglio vivamente” fece Spock, seguendo Kirk.
All’improvviso Jim si voltò e fronteggiò il suo primo ufficiale.
“Ricordi cosa ci siamo detti ieri sera?” disse fissandolo.

 
  
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