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Autore: jacksmannequin    27/03/2016    0 recensioni
[Pete/Patrick] [Brendon/Ryan] [Eventual OT3] [Noir, 50s] [Traduzione]
Sembrava un caso semplice per Patrick Stump. Rintracciare Ryan Ross, musicista di Las Vegas in fuga in California, e farlo riunire con i suoi amici preoccupati. Ma, come ogni investigatore privato dovrebbe sapere, non esistono casi semplici. Dalla città degli angeli a Sin City e ritorno, Patrick scopre che le luci accecanti rendono solo le ombre più buie, e risolvere questo caso non sarà una passeggiata al parco.
Tutto ciò senza Pete Wentz. Cliente. Informatore. Guai avvolti in charm e tatuaggi. Può aiutarlo a risolvere il caso, o lo distrarrà abbastanza da farli uccidere entrambi? Scopritelo in 'The Cat's Miaow'.
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Attenzione: questa storia non è mia, ma una traduzione dell'originale di Pennyplainknits di Archive Of Our Own.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Cobra Starship, Fall Out Boy, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: AU, Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ho poco da commentare su questo capitolo: Pete è idiota e Patrick inizia a scoprire nuovi dettagli.
Come al solito, trovate questo capitolo anche su Wattpad e AO3!
Until next time,
-Dan x
***


Se sei in cerca di qualcuno a LA, e questo qualcuno è in qualche modo collegato allo show business, allora la cosa più intelligente da fare è iniziare da un agente. Tirano avanti informandosi sulle nuove giovani star e tentando di accaparrarsele, e hanno mani ovunque, tanto che per loro è un miracolo riuscire a calcolare la loro percentuale. Squali, per la maggior parte, ma alcuni possono essere addomesticati per insegnargli a non mordere la mano che li nutre. Il mio cucciolo di squalo ed io siamo decisamente meglio. Due ragazzi del Midwest cresciuti bene. O abbastanza per la situazione.

«Ryan Ross. Chitarra, canta, scrive anche qualcosa», dissi, appoggiando la fotografia sopra al bicchiere di soda di Joe. «Sentito qualche voce?»
Joe appoggiò la sigaretta nel posacenere di vetro e sollevò l'immagine.
«Non è un nome che riconosco, ma questo non significa nulla. La gente li cambia di continuo. Ieri c'era questa ragazza di nome Mabel, le ho detto di sceglierne un altro. Nessuno assumerebbe una Mabel. Ma non riconosco nemmeno la sua faccia. Non è stato in questo ufficio, immagino. Carino.»

«Potresti provare a tenere le orecchie aperte?» chiesi. «Andrò a chiedere anche a Hawthorne e Daniels, ma–»
«Ma sai che non valgono nemmeno la metà di me.» Joe terminò la frase per me. «È okay, Stump, non c'è bisogno che tu lo dica, so che è così.»

Se non avessi saputo che dava da mangiare ai cani randagi e che avrebbe rinunciato alla sua paga per una storia strappalacrime, sarebbe stato davvero insopportabile.

«Ovviamente.»
Lanciò uno sguardo all'altra metà del mio panino e lo spinsi verso di lui nell'involucro di carta.
«Ti farò sapere, in caso dovessi sentire qualcosa», disse, «Ma se hai intenzione di passare a Mulholland per vedere Daniels, fermati alla pensione di Liza.» Scrisse l'indirizzo sul retro di un biglietto da visita e vi aggiunse un paio di linee di sotto.

«Camere per musicisti», spiegò. «Nessuno si lamenta del rumore se hanno bisogno di provare, e Liza è cresciuta attorno al business. Si fidano di lei.»
«Rischierò la vita, sicuro», dissi. Non avevo mai incontrato Liza di persona, ma le chiacchiere si diffondono. Uomini migliori di me hanno cicatrici.

«Dille che ti ho mandato io», disse Joe, e prese un morso del mio mezzo panino. «Grazie per il pranzo, Patrick, ma devo tornare al lavoro. Mia moglie ha deciso di fare l'arrosto Domenica. Ti aspettiamo.»
«Solo perché non posso deludere Rosie», dissi, mentre ci stringevamo la mano.

***

Hawthorne, come supponevo, non sapeva nulla. La sua competenza consisteva in showgirls e attrici, non ragazzini con le gambe di Bambi. Ross era un genere sbagliato di bel faccino per attirare la sua attenzione. Come Joe, promise che avrebbe chiamato se fosse venuto a conoscenza di qualcosa che potesse essermi utile. In questo caso il compenso fu il vile denaro, non uno dei panini di Suarez.
Agenti. Squali, ognuno di loro.

Daniels passò lungo tempo a fissare la fotografia, come se potesse raccontargli segreti. Si incupì e la appoggiò sulla scrivania, lucido contro il legno macchiato.

«Allora?» chiesi.
«Non ne sono sicuro», disse, lentamente. Sospirai e mi misi alla ricerca del portafoglio.
«No–» Allungò la mano per fermarmi. «Intendevo che non ne sono sicuro. Non che voglio essere pagato. Gesù, Stump, per chi mi avete preso?» La sua faccia rosea era indignata.
Inarcai le sopracciglia. Gli occhiai mi caddero lungo il naso, scivolando sul sudore, e li spinsi indietro al loro posto.

«Non riconosco il nome, o il tipo con la chitarra», disse Daniels. «Ma il tizio nel pubblico, sì.» Battè un dito ingiallito dalla nicotina su un angolo della fotografia. «Lui, sono sicuro di riconoscerlo.»

Mi sporsi per vedere. L'uomo non era nulla che potesse catturare sguardi. Panciuto, una quarantina d'anni portati male, con dei capelli tendenti al grigio pettinati all'indietro. Teneva un cocktail in una mano e aveva due pesanti gemelli sulla camicia bianca. Non stava guardando il palco, il viso girato a metà verso qualcuno fuori dalla figura.

«Non sto cercando lui», dissi. Il caldo mi rendeva irritabile. Non ti ci abitui mai del tutto. «E non sembra interessato a Ross.»
«Fareste meglio a sperare che non lo sia», disse Daniels.
«Meno misteri, Daniels.»
«Quello è Oliver Neumann. Ross viene da Vegas, giusto?»
«Nato e cresciuto, apparentemente», dissi. «Neumann. Il nome mi è familiare ma non sono mai riuscito ad assegnargli un viso.»
«È il proprietario della metà dei casinò di Vegas», disse Daniels. «Si ritiene un patrono delle arti. E come la maggior parte delle persone potenti, si dice che non sia diventato così comportandosi onestamente.»

«Quindi è un truffatore.» Scrollai le spalle. «Si chiama Sin City per un motivo.»

«Ci sono truffatori, e truffatori», disse Daniels, cosa che non spiegava assolutamente nulla. «Vi ricordate di Marty Shaw?» continuò. Prese una caramella dal piatto sulla scrivania e la scartò rumorosamente. «Faceva il produttore per la Monumental? Forse no, sono passati un paio d'anni.»
«Conosco il nome», dissi, dopo averci pensato su.

«Stava lavorando ad un film. Una cosa storica, l'uomo si prende una febbre, viene guarito, si innamora dell'infermiera, il solito.» Si mise la caramella in bocca e appiattì l'incarto con l'unghia del pollice. «Un giorno Marty ricevette una visita da un tizio che diceva di rappresentare Neumann. Disse che Neumann aveva questa ragazza, bella faccia, e che questa ragazza avrebbe ottenuto la parte dell'infermiera.»
«Il nepotismo non è nulla di nuovo», dissi. «Almeno la metà della gente in questa città ha iniziato così.»

Daniels piegò la carta in un triangolo. «Marty aveva un altro punto di vista. Disse che l'infermiera era già stata scelta, che non aveva mai sentito nominare Ollie Neumann e che, gentilmente, quel buffone se ne andasse.»

Scartò un'altra caramella, tirandola fuori. Aveva chiaramente speso troppo tempo attorno ad attori. Aspettai. Se c'è qualcosa che questo business ti insegna, è la pazienza.

Una volta notato che non avevo intenzione di sollecitarlo, scrollò le spalle e proseguì. «Due giorni dopo era in ospedale con una clavicola fratturata e una caviglia rotta. Disse che non aveva visto chi era stato, che l'hanno aggredito fuori dagli studios. Non appena lo lasciarono andare, era fuori dalla scena e la ragazza aveva ottenuto la parte. Si trasferì a Napa. Penso che coltivi pomodori, adesso.»

«Spero si trattasse di una coincidenza», dissi. «Non ho il pollice verde.»
«Cinismo.» Daniels sembrava approvare. «Vi hanno mai detto che potreste essere un ottimo agente?»

***

Il traffico sulla Mulholland formava una fila interminabile, ma mi diede parecchio tempo per pensare. Non credo nelle coincidenze. Ero però convinto che Wentz non mi avesse raccontato tutta la storia. L'indirizzo che mi aveva dato Joe conduceva ad una strada laterale e una pensione tinteggiata di bianco. Vasi di felci erano distribuiti nella veranda, con le piante al loro interno pronte ad appassirsi. Proprio come me.

Liza in persona era seduta alla reception, e alzò gli occhi mentre aprivo la porta. Ciglia come ragni incorniciavano uno sguardo interrogativo che mi diceva sei fuori luogo, e che avrei fatto meglio a darle una spiegazione.

Come prima cosa, le porsi il biglietto di Joe. Non fa mai male avere qualcun altro a fare le presentazioni.

«Patrick Stump», dissi. «Sto cercando una persona, e Joe Trohman mi ha detto che siete il punto di riferimento per musicisti dispersi.»
«Ah, davvero?» chiese, leggendo il retro del biglietto. Diceva è un bravo ragazzo, prometto. Poco lusinghiero.

«Cantante e chitarrista, risponde al nome di Ryan Ross», continuai. «Ha lasciato Vegas lo scorso Giovedì e secondo la conoscenza generale, era diretto qui.»

Prese la fotografia con due unghie smaltate di rosa e la esaminò. Non mi offrì di sedermi, e io non lo feci. Un ventilatore faceva pigramente il suo lavoro sul bancone, facendo sollevare le pagine del romanzo che aveva lasciato da parte.
«È nei guai?» chiese infine.
«Onestamente? Non ne ho idea, Miss Min–»
«Solo Liza», mi interruppe. «Il nome di mio padre non merita di essere ricordato.»

«Sono stato assunto per trovare Mr Ross», dissi, aspettando che le mie parole suscitassero in lei qualche reazione. «I suoi amici sono preoccupati. Sono l'unica famiglia che ha, e vogliono solo sapere se sta bene.»

Gettò un ulteriore occhiata alla nota di Joe, e poi alla fotografia. Una delle due cose doveva averla persuasa, poiché si imbronciò e annuì.
«Sì, era qui. Tranquillo, un po' strano, ma aveva un bell'aspetto. Ha fatto girare un paio di teste. Quello non è il nome che ha usato, però.»
«È possibile vederlo?» chiesi.
«Era qui.» disse, enfatizzando la sua affermazione con un colpetto di un'unghia. «È rimasto una sola notte, la settimana scorsa. Arrivato senza bagaglio, nulla oltre al portafoglio e quello che aveva addosso. Sembrava che avesse viaggiato tutta la notte.»
«Ha detto qualcosa riguardo al motivo?» chiesi, più per non ignorare nemmeno i particolari che per la speranza di ottenere informazioni utili.

«Ha solo chiesto una stanza», disse Liza. «Gliene ho data una al terzo piano. Sembrava irrequieto, come se avesse paura delle ombre. Ed è tranquillo qui.»
«Irrequieto?»
«Irrequieto.» Si strinse nelle spalle e si riaccomodò nella sedia, unendo le mani. «La maggior parte dei ragazzi che vengono qui, hanno della leggerezza in loro. Del desiderio. Stanno inseguendo qualcosa. Fama, soldi, un sogno. Invece Ross? Stava scappando. Sembrava braccato

«Vi ha dato qualche idea su chi fosse ad inseguirlo?» chiesi. No, Wentz non mi aveva affatto raccontato tutta la storia.
«Non ha detto molto in generale», disse Liza. «È uscito non appena gli ho dato la chiave della stanza, per poi ritornare dopo nemmeno un'ora.»
«Qualcos'altro?», dissi. «Qualsiasi cosa?»
«Le sue mani», disse, annuendo lentamente. «Erano tutte tagliate, e le nocche erano sbucciate. Gli ho offerto della tintura di iodio e delle bende, e mi ha lasciato fasciargli la mano destra. Se è un chitarrista come dite, non suonerà per almeno un paio di giorni.»

Allora. Era finito in una rissa, cosa che non andava d'accordo con la sconsiderata asserzione di Wentz, per la quale non c'era nulla che non andasse.
«Quanto è rimasto?», chiesi, «Dopo che gli avete fasciato la mano?»
«Quello era successo il giorno in cui è arrivato.» Iniziò a sfogliare le pagine del libro mastro sul bancone e posò il dito su un punto. «Ecco, George Ross, ha firmato Venerdì sera. Era tardi. Quello che fa la notte mi aveva dato buca, perciò sono stata qui per la maggior parte della serata. Saranno state le dieci. Ha lasciato la chiave il giorno dopo, ma non so a che ora. C'era Lorna al bancone.»

«Potreste chiederle se ricorda qualcosa?» chiesi. Una fermata di una sola notte poteva significare che aveva trovato qualche altro posto dove andare, o che era troppo spaventato per restare fermo troppo a lungo.
«Non è qui», disse Liza.
«Potete chiederle di chiamarmi?» Indicai il mio numero sul biglietto con un dito. Ripresi la fotografia. Gli angoli stavano iniziando ad accartocciarsi su loro stessi.

Annuì. «Allora è nei guai, questo Ryan o George, o qualunque sia il suo nome?»
«Così pare.»
«Beh, ha degli amici», disse, chiudendo il registro e alzandosi in piedi. «È più di quanto avesse la maggior parte di noi.»

Le porsi la mano e lei la strinse, salda e veloce.
«Siete stata d'aiuto, signora», dissi. Dei complimenti di troppo non fanno mai male. «Joe aveva ragione a suggerirmi di venire qui.» L'ombra di un sorrisetto le comparve sulle labbra, e mi chiesi quanti segreti conoscesse riguardo questa città.
«Buona fortuna, Mr Stump», fu tutto quello che disse, e uscii nuovamente nella notte afosa.

***

Lorna mi chiamò così presto la mattina successiva che mi trovò ancora a scottarmi le labbra sul mio primo caffè del giorno.
«Patrick Stump», dissi, facendo una smorfia mentre posavo la tazza.
«Lorna Luft.» La voce nel ricevitore sembrava reduce di una lunga notte, e quasi sbadigliai per compassione. «Mia sorella ha detto che avevate chiesto di chiamarvi.»

«Esatto, grazie mille, Miss Luft.» Allungai una mano per afferrare una mezza matita accanto al telefono.
«Non credo di potervi dire qualcosa di utile, ma Liza ha insistito.»
«Qualsiasi informazione può essere utile a questo punto», dissi. «Ora, Mr Ross ha lasciato la pensione mentre ve ne occupavate voi, o mi sbaglio?»
«Esatto», disse. «Aveva già pagato, quindi l'unica cosa che dovevo fare era rimettere a posto la sua chiave.»

«Ha detto dove era diretto?» chiesi. «Dopo tutto, la gente passa più di una notte a LA.»
«No», Lorna fece una pausa. «No, ma mi ha chiesto dove poteva trovare il benzinaio più vicino. Ha detto che doveva affrontare un lungo viaggio e che voleva fare il pieno.»

«Che aspetto aveva?»
«Carino», disse Lorna, quasi con tono nostalgico. «Dava l'impressione di aver bisogno di dormire, però.»
«Nient'altro?» chiesi, più per completezza. Purtroppo, è raro che le persone scomparse lascino mappe dettagliate.

«Non che io ricordi», disse Lorna. «Ho preso la sua chiave e gli ho detto di andare da Jerry, in fondo alla strada, per la benzina.»
«Vi ringrazio», dissi, aggiungendo Jerry all'elenco delle chiamate da fare. Ricordavo il posto, due vasi di felci nell'area di servizio. Qualcuno in quella strada doveva essere un giardiniere troppo entusiasta.
«Mi dispiace di non essere stata di molto aiuto», disse Lorna.
«Lo siete stata», dissi, e riattaccai dopo averla salutata.

Riportai lo sguardo ai miei appunti, decidendo quale strada prendere. Una cosa era chiara: Wentz non mi aveva detto tutto la storia. Non mi piace che non mi si dicano le cose come stanno. Ross era in qualche guaio, da quello che avevo potuto dedurre. La notte precedente, la mia ultima fermata era stata il bar di Morris. Comodo per la massa, e vicino abbastanza alla Monumental per essere raggiunto anche dal più grande ubriaco senza vacillare troppo. La foto di Ross non diede alcuna risposta, ma il nome di Neumann portò a espressioni spaventate e pesanti bevute. Se Ross aveva attirato l'ira di Neumann, stava facendo un ottimo lavoro a scappare.

Scrissi il mio rapporto, per quello che poteva essere, e ripresi nuovamente il telefono in mano. Avevo bisogno di tutta la storia per andare a parare da qualche parte con il caso, e Wentz me l'avrebbe detta.

«Ryland Blackington», Blackington rispose al telefono con il suo accento ripulito, da perfetto Maitre di prima classe.

«Sono Patrick Stump», dissi.
«Patrick», disse, ritornando a qualcosa di più rilassato. «A cosa devo il piacere? Un tavolo stasera? Nuovo cliente? Nuovo, mi azzardo a dire, amico speciale, che necessita di essere impressionato?»
Ignorando la sua ultima affermazione, dissi, «Hai qualcuno lì con te. Un metro e sessanta di tatuaggi e modi di fare.»

«PETE!» La voce di Ryland era distante, come se fosse voltato dall'altra parte rispetto al microfono. «È il tuo Shamus.»
«Patrick!» Wentz quasi urlò nel ricevitore. «L'avete trovato?»
«Nonostante la vostra fiducia in me sia lusinghiera», dissi, «Ho bisogno di più informazioni da voi. Quando ho detto 'ditemi tutto', intendevo 'tutto'. Non quello che vi sentivate di dirmi. Se volete che il vostro amico venga ritrovato, dovete essere del tutto onesto con me.»
«Lo ero» protestò Wentz.

«Mi è bastata una mattinata per scoprire che Ross c'entrava qualcosa con uno squalo dal nome di Ollie Neumann.» Disegnai un quadrato attorno al nome del garage di Jerry sulla lista, tanto per avere qualcosa da fare.
«Quello era Bren-» Wentz si zittì.
«Mr Wentz», dissi. «Posso darvi il conto ora, potete pagarlo, e tornare a cercare Ross da solo. O potete dirmi tutto e possiamo partire da lì. Da quello che ho capito, la seconda opzione sarebbe migliore per il vostro amico. Se vuole essere trovato.»

Sentii Wentz sospirare nel telefono.
«Come siete messo per pranzo, Mr Stump?»
«Sono le nove e mezza», dissi. «Non mi era nemmeno passato per la mente.»
«È una lunga storia», disse Wentz, «tanto vale mangiare. Sarò da Alex a mezzogiorno. Posso incontrarvi là.» Riattaccò prima che potessi protestare.

Passai la maggior parte della mattinata a scrivere ciò che avevo trovato, quel poco che era. Il tasto della N si bloccava una volta sì e l'altra pure, come in protesta per il mio trattamento indelicato. Charlotte sapeva come farlo funzionare, ma aveva preferito andarsene in luna di miele nel Key West al farmi da segretaria. Almeno si era degnata di mandarmi una cartolina.

   
 
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