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Autore: Sokew86    28/03/2016    2 recensioni
[...] Aveva imparato bene negli anni a temere un uomo silenzioso che rimane in piedi con feroce tenacia, ma non poté fare a meno di chiedersi perché il fratello si ostinasse a voler avere dei principii.[...]
Genere: Angst, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La caduta

Note per la lettura

 

E’ moltissimo tempo che non scrivo in questo fandom e non mi aspettavo certamente di scrivere qualcosa sui 2p, anche  se in passato l’avevo già fatto in un one-shot (clicca one-shot).

Allora che cosa è questa ff? E’ una raccolta di due capitoli su come siano nati o come siano caratterizzati i 2p, quindi non stupitevi se troverete contraddizioni tra i due: sono esperimenti.

In questa raccolta troverete il termine protettore al posto di nazione, un termine che ho utilizzato nella mia f.f "Sei libera sii grande".

Perché ciò?

In realtà il termine nazione è relativamente moderno ma i protagonisti di Hetalia sono spesso esistiti da prima e quindi ho la mia headcannon che il termine nazione sia stato adottato in tempi più recenti ma che prima si definissero semplicemente protettori(questo spiegherebbe anche la non morte di Prussia)
Quest’one-shot si basa sul concetto che i 2p rappresentano la corruzione e la criminalità di una nazione.

Buona lettura.

Sokew86

 

LA CADUTA DEI FRATELLI

 

Il mio nome è Lovino Vargas, in realtà più correttamente il mio vero nome è Italia, sono uno dei protettori di questa terra insieme a mio fratello Feliciano, sono il più grande e debole tra i due.

So bene di esserlo, ho dei principii e non voglio fare la fine di Feliciano, che se mi sentisse chiamarlo con quel nome mi farebbe molto male: adesso preferisce il suo secondo nome, Luciano, che non usava più dai tempi dell’Impero romano.

A quei tempi il mio nome completo era Lovino Flavio Vargas, ma quando era morto mio nonno, Impero Romano, avevo deciso di tenere solo il primo ... chi lo sapeva che sarebbe andato così in disuso al punto di trasformarsi in un cognome?

Ma sto divagando ... non voglio parlare di questo, voglio parlare di mio fratello... Feliciano ... perché non riesco ad accettare quello che ha deciso di diventare? Perché cerco di scorgere nei suoi occhi la dolcezza di un tempo? Perché è stato così arrabbiato da decidere di compiere l'atto più INAUDITO di un protettore? Perché ha accettato la Corruzione e la Mafia come parte di sé?

Ho le lacrime agli occhi a pensarci ... perché è vero che è diventato più forte, scaltro e … cattivo ma non sa che ciò lo ucciderà.

Ho visto il nonno morire di Corruzione, invece di scegliere di avere una morte come il guerriero potente e coraggioso di un tempo, ha scelto di abbandonare il comando e rifugiarsi a Roma ad aspettare che i barbari lo venissero a finire ma il cancro della Corruzione l'ha ucciso prima, è morto soffocato come un maiale a cui è tagliato la gola e inizia a imprecare contro l'umanità.

Uno spettacolo indegno per l'uomo che avrebbe dovuto proteggerci e guidarci e invece ci ha lasciato in balia dei barbari: almeno io ero protetto a Roma ma Feliciano si è trovato da solo ai confini, non mi ha mai raccontato dei dettagli come si è difeso o se si è riuscito a difendere, ho sempre rispettato e avuto paura del suo silenzio.

Per questo non voglio accettare la Corruzione e la Mafia, non voglio avere quella morte eppure... eppure alla fine ho iniziato a considerare l'idea, da quando Feliciano mi supplicò di seguirlo e di diventare come lui.

"Siamo entrambi Italia, se tu accetterai tutto quello che siamo potremmo essere liberi e la libertà è potere Lovino. Non lasciarmi solo, per favore"

Ricordo il tono di quelle parole supplicanti e sincere che sarebbe potuto appartenere a Feliciano, invece era uscito dalla bocca di Luciano.  

Quella volta non gli diedi una risposta, sono anni che non ci rivolgiamo la parola e in tutto questo tempo ho scoperto di avere un dono che non possedeva Feliciano e ignorato degli italiani stessi e dal resto del mondo.

Quel dono si chiama scienza ... perché questa è una terra di scienziati anche, non solo di artisti o cuochi e quest’aspetto a mia insaputa l'ho ereditato io.

Eccello in tutte le materie scientifiche ma in particolar modo in Matematica, Fisica e Biochimica e in questi anni di studio ho trovato la risposta alla domanda di mio fratello. Ho ancora paura di essere ucciso dalla Corruzione e d’accettare che le terre che proteggo non sono così pure e celestiali, forse per questo sono riuscito a sintetizzare un siero che salverà mio fratello da una morte orrenda e anche ... me, perché alla fine Feliciano o meglio Luciano ha ragione, gli italiani non sono brava gente e si meritano altrettanto dei protettori di quel lignaggio.

Però so che ho ancora delle remore, so che c'è una parte di me che vorrebbe guarire mio fratello e fargli vedere oltre la cortina di odio che si è creato negli anni, ma non sarei un ipocrita? Un tempo urlavo il mio disprezzo contro tutti e il mondo intero: sono sempre stato corrotto e spezzato e quindi, se questa volta devo cadere nell’oscurità, sarà per mia volontà e non lascerò mio fratello solo.

 

Lovino Vargas riascoltò nuovamente quelle parole che aveva registrato, aveva un'espressione concentrata ma la sua bocca piegata in una smorfia e il leggero tremolio delle sue mani testimoniavano un diverso stato d'animo, sapeva di esser confuso e spaventato e il nastro lo dimostrava ma questo non cambiava i piani e la sua scelta: tutto doveva procedere come doveva e lui era ben determinato ad andare avanti e iniziare una nuova vita con suo fratello.

 

Tutto andava secondo piani, Luciano Vargas era soddisfatto mentre riceveva la conferma che i suoi uomini erano in posizione e presto avrebbero eseguito la loro missione, quei due stupidi giudici che avevano osato di ostacolare i suoi affari malavitosi avrebbero avuto entrambi la fine che si meritavano, anzi uno di loro l'aveva già avuta, eppure, nonostante che ciò gli avrebbe procurato molta soddisfazione, non era l'obiettivo principale di Luciano: voleva che i suoi uomini recuperassero l’agenda rossa, una raccolta di appunti compromettenti dei due giudici.

Nonostante la difficoltà dell'operazione, tutto sarebbe andato secondo le sue previsioni e per cui l'uomo si sedette tranquillo e in attesa, ma accade ciò che non avrebbe mai immaginato, quando il telefono squillò per confermare l'esito positivo della missione sentì la voce agitata di un sottoposto che gli comunicava inammissibile.

 -Signor Vargas la valigetta è stata recuperata ma non c'era nessuna agenda rossa!- a sentire quelle parole a Luciano si raggelò il sangue ma tornò immediatamente al suo freddo atteggiamento di comando, che oramai lo caratterizzava, mentre nella sua testa pensava a chi avrebbe potuto fare una cosa del genere nella sua lunga lista di nemici.

-Va bene, dileguatevi e nascondetevi, non fate nulla fino a nuovo ordine- comandò mentre dall'altra parte della cornetta il sottoposto si limitò ad annuire e a interrompere la telefonata.

Luciano si alzò dalla sedia e si versò da bere indispettito, ma non assaggiò neanche il suo bicchiere che sentì un rumore, forse impercettibile per chiunque altro, per cui silenziosamente estrasse il suo fedele pugnale dalla tasca dei suoi pantaloni e rimase in attesa e nascosto ma quando udì meglio il rumore dell'intercedere affaticato dell’intruso, fu quasi certo di conoscerne l'identità.

-Lovino-, quando vide comparire il fratello con cui non parlava da anni, pronunciò il suo nome inflessibile, era in pessime condizioni ovviamente su Lovino l'attentato di tipo mafioso aveva avuto effetto.

Era chiaramente dolorante, il suo respiro era scordato mentre teneva una mano stretta sullo stomaco come se temesse la fuoriuscita delle viscere e si reggeva a fatica in piedi.

-Se avessi accettato quello che siamo non staresti così male-,commentò cinico Luciano mentre giocherellava con il pugnale e il fratello lo fissò dritto negli occhi, con la voce più simile a cane rognoso lo incitò al silenzio costringendo Luciano a guardarlo con fredda curiosità.

Che cosa ci faceva li?

Lovino, lentamente, estrasse dall’interno della sua camicia l'oggetto del desiderio di Luciano, l'agenda rossa, e quest’ultimo si lasciò scappare un'espressione di pura sorpresa per poi essere sostituita da una divertita.

-Sei venuto a sfidarmi, magari a ricattarmi? Andiamo, in quelle condizioni che vorresti fare?- commentò canzonatorio mentre Lovino rimase in silenzio a fissarlo sollecitando sempre di più la curiosità di Luciano, aveva imparato bene negli anni a temere un uomo silenzioso che rimane in piedi con feroce tenacia, ma non poté fare a  meno di chiedersi perché il fratello si ostinasse a voler avere dei principii, non vedeva che cosa gli procurava a ostinarsi a credere nel suo buonismo?

Era pena quella che stava provando Luciano, quando udì suo fratello incitarlo a consegnargli il coltello.

-Come scusa?- chiese frastornato per solo un attimo Luciano per poi tornare al suo atteggiamento autoritario e capricciosamente rigiocò con la sua arma.

-Dammi quel fottuto coltello con cui fino a dieci secondi fa mi avresti tagliato la gola!- sbraitò questa volta Lovino ma mentre parlava, una sua gamba cedette ma agilmente l'uomo si tenne in piedi premendo la mano leggermente al muro, era chiaro che non volesse mostrarsi debole davanti al fratello minore, l'orgoglio del maggiore dei Vargas era duro a morire.

Dopo quella scena Luciano decise che non c'era nulla di preoccuparsi, Lovino non avrebbe mai tentato di fargli veramente del male e in quelle condizioni non poteva essere certamente un degno avversario, per cui si avvicinò e gli consegnò docilmente l'arma mettendola tra l'agenda e la mano del fratello, con un sorrisetto spavaldo disse- Potrei strappartela facilmente-, ma Lovino non sembrava più incline come un tempo ad accettare le provocazioni, era cambiato: nella vita tutto cambia e Luciano sapeva che ciò che non cambiava moriva, questo pensiero era stato uno dei motivi della sua scelta.

Il maggiore dei Vargas chiuse gli occhi e respirò profondamente, lentamente si rimise in piedi  liberando la sua mano da quell'odioso compito di stampella, riaprì gli occhi e vide che suo fratello lo fissava incuriosito, sicuramente, ma non intimidito e sorrise d’istinto cinicamente.

Passò il coltello all'altra mano e, dopo aver contato sottovoce fino a tre, tagliò l'agenda in due parti e com’era prevedibile quel gesto lo sentì, un dolore lacerante lo travolse come se qualcuno l'avesse pugnalato al cuore e Lovino sapeva di che cosa parlava: era un protettore o una nazione e di colpi letali per gli umani come quelli li aveva ricevuti in passato, anche se non era morto a causa della sua natura semidivina, conosceva il dolore che procuravano.

L’espressione di Luciano non era rimasta fredda, era sconvolta e un passo e una mano in direzione del fratello sembrava dimostrare che nonostante tutto amava ancora profondamente Lovino.

Eppure quest'ultimo non perse tempo, con una forza che non sospettava minimamente di avere, tagliò l'agenda in quattro parti e sentì distintamente il cuore bloccarsi per un attimo, cedé sulle ginocchia ma non cadde a terra perché Luciano lo sorreggeva mentre il coltello cascò vicino a loro…

-Di tutte le cose che potevi fare ... ucciderti? Sei veramente così codardo e infame?- abbaiò Luciano ma con un’espressione sul viso che nascondeva tutta la sua paura, Lovino non lo guardò neanche e aprì la bocca per parlare con fatica- Io Lovino Vargas, protettore dell'Italia, scelgo di mia volontà ... -.

-Ti prego non farlo- la voce di Luciano non era più fredda e arrogante, ogni suono era il riflesso di una paura così profonda che neanche la sua nuova forza aveva potuto eleminarla, la paura di rimanere solo e abbandonato, lasciato a marcire come un cane non più voluto e preso a calci dai passanti, non poteva credere che suo fratello era arrivato al punto tale di odiarlo da uccidersi davanti a suoi occhi.

- ... di accettare la Mafia e la Corruzione come parte di me- terminò Lovino spostando violentemente il fratello per recuperare il coltello e con un gesto secco tagliò uno dei suoi polsi e bevve il proprio sangue, Luciano poté solo vederlo impallidire e perdere conoscenza.

 

A poco a poco delle note musicali svegliarono a Lovino e la prima cosa che vide fu un soffitto semisconosciuto, poi, a mano a mano che recuperava i sensi, riuscì a udire il mormorare sottovoce di Luciano, sembrava che pregasse però non era possibile, Lovino sapeva che da tempo suo fratello aveva smesso di credere eppure lo vide con gli occhi chiusi e con le mani raccolte continuare a mormorare.

Non sapeva se dovesse emettere qualche suono in modo di testimoniare il suo risveglio ma alla fine fu Luciano ad accorgersi di lui perché aprì gli occhi e lo fissò.

-Stai bene?-gli domandò con un tono di voce che Lovino non seppe interpretare, vide che negli occhi del fratello c'era un piccolo riflesso di quella dolcezza che aveva perduto.

Lovino si mise a sedere rendendosi conto di essere su un letto e si guardò attorno curioso, i gusti del fratello erano maturati costatò dall'arredamento della stanza e anche la musica classica scelta, niente più strampalate improvvisazioni di chitarra, rimase in silenzio nella sua osservazione rendendosi conto di quanto fosse lucido in quel momento, riusciva a cogliere ogni dettaglio dell'ambiente.

-Sì, sto bene- Lovino sorrise leggermente, sentiva scorrere nel suo corpo una nuova, strana ma potente energia e si sentiva anche dannatamente calmo, come non lo era mai stato in vita sua e guardò il fratello che lo fissava con aria accigliata, infatti, si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto.

-Cosa è successo ai tuoi capelli e occhi?- domandò e Lovino prese una ciocca dei suoi capelli e la portò davanti al viso, erano molto più chiari del suo precedente colore castano, poteva essere adesso definiti biondo scuro.

-Hai uno specchio?- domandò calmo e si rendeva conto di quanto fosse diversa la sua voce con quel tono, era molto più rilassante e piacevole mentre Luciano, invece di passargli uno specchio, gli diede il primo oggetto riflettente che aveva a portata di mano, il suo coltello, e Lovino vide il riflesso dei suoi occhi sulla lama, accuratamente lucidata e pulita di ogni traccia del suo sangue, erano diventati azzurri.

-Mi mancherà non avere più gli occhi nonna- fu il commento tranquillo di Lovino percependo sempre di più la sua nuova energia, si sentiva bene ... si sentiva Dio e scese dal letto mettendosi in piedi mentre Luciano gli domandava nuovamente- Cosa è successo?-

-E' il siero anti corruzione, devono essere gli effetti collaterali danneggiamento del colore dell'iride e della melanina del cuoio cappelluto-.

-Si può sapere di che parli?- domandò irritato a questo punto Luciano e questa volta Lovino gli rivolse un sorriso di fredda accondiscendenza.

-Calmati Luciano, possiamo discutere di tutto ciò con una bella bottiglia di vino. C'è l'hai del Sangue di Giuda? Credo che sia appropriato per la situazione- un sorriso, questa volta, conturbante fu ospitato sulla bocca del maggiore dei Vargas mentre mostrava il polso tagliato.

Luciano non poté a meno di sentirsi affascinato da questa nuova versione del fratello, era come avrebbe dovuto sempre stato essere: tranquillo e strafottente, una di quelle persone che non aveva bisogno di urlare per dire e imporre la propria opinione, lo guidò nel suo studio dove il caso volle che effettivamente avesse quel tipo di vino.

Fu così che Lovino gli spiegò il perché delle sue reticenze e che cosa avesse fatto in quegli anni, gli spiegò come la corruzione fosse così simile a un cancro umano in una nazione, una malattia che deteriorava corpo e a volte anche la mente.

-La corruzione è la morte di una società, dei suoi valori e cultura e quindi lentamente distrugge noi protettori poiché parte di quella cultura che rappresentiamo. Così è morto quel porco di nostro nonno, soffocato come se avesse un cancro ai polmoni-.

Luciano rimase in silenzio a fissare il proprio riflesso nel suo bicchiere di vino e poi tornò a guardare il fratello che sembrava tranquillo.

-Questo non spiega perché i colori dei tuoi capelli e occhi sono cambiati, non ha molto senso. Tecnicamente parlando hai trovato una cura per il cancro non il modo di cambiare il DNA-.

Lovino alzò le spalle- Il nostro corpo non segue le leggi biologiche di uno umano, siamo influenzati persino dalla morfologia dei nostri territori, da sempre tu ed io condividiamo una temperatura corporea più alta del normale a causa dei vulcani, quindi possono succedere cose imprevedibili come questa, a cui non posso darti una spiegazione precisa-.

Lovino si alzò e si avvicinò con la sedia al fratello- Ad ogni modo mi preme più curarti e poi potremo andare avanti con il tuo piano- dichiarò Lovino con un sorrisetto e poi baciò sulla fronte il fratello con un fare paterno che Luciano non aveva mai sospettato potesse avere.

-Sentiamo... quale sarebbe il mio piano, scienziato?- commentò ironico Luciano mentre Lovino sorrideva ancora una volta in quel modo che sembrava così dolce, ma in realtà nascondeva lo stesso veleno che scorreva nelle vene di Luciano.

-Mi sembra ovvio, daremo al mondo ciò che si merita e chiamami Flavio, per favore, credo che il nome scelto da nonna sia più appropriato adesso- e Flavio bevve un sorso di vino chiaramente soddisfatto: una nuova vita iniziava per il maggiore dei Vargas e sarebbe stata insieme al fratello.

   
 
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