Note per la lettura
E’ moltissimo tempo
che non scrivo in questo fandom e non mi aspettavo certamente di scrivere
qualcosa sui 2p, anche se in passato l’avevo
già fatto in un one-shot (clicca one-shot).
In realtà il termine
nazione è relativamente moderno ma i protagonisti di Hetalia sono spesso
esistiti da prima e quindi ho la mia headcannon che il termine nazione sia stato
adottato in tempi più recenti ma che prima si definissero semplicemente
protettori(questo spiegherebbe anche la non morte di Prussia)
Sokew86
LA CADUTA DEI FRATELLI
Il mio nome è Lovino Vargas, in realtà più
correttamente il mio vero nome è Italia, sono uno dei protettori di questa terra
insieme a mio fratello Feliciano, sono il più grande e debole tra i due.
So bene di esserlo, ho dei principii e non voglio
fare la fine di Feliciano, che se mi sentisse chiamarlo con quel nome mi
farebbe molto male: adesso preferisce il suo secondo nome, Luciano, che non
usava più dai tempi dell’Impero romano.
A quei tempi il mio nome completo era Lovino
Flavio Vargas, ma quando era morto mio nonno, Impero Romano, avevo deciso di
tenere solo il primo ... chi lo sapeva che sarebbe andato così in disuso al
punto di trasformarsi in un cognome?
Ma sto divagando ... non voglio parlare di questo,
voglio parlare di mio fratello... Feliciano ... perché non riesco ad accettare
quello che ha deciso di diventare? Perché cerco di scorgere nei suoi occhi la
dolcezza di un tempo? Perché è stato così arrabbiato da decidere di compiere
l'atto più INAUDITO di un protettore? Perché ha accettato la Corruzione e la
Mafia come parte di sé?
Ho le lacrime agli occhi a pensarci ... perché è
vero che è diventato più forte, scaltro e … cattivo ma non sa che ciò lo
ucciderà.
Ho visto il nonno morire di Corruzione, invece di scegliere
di avere una morte come il guerriero potente e coraggioso di un tempo, ha
scelto di abbandonare il comando e rifugiarsi a Roma ad aspettare che i barbari
lo venissero a finire ma il cancro della Corruzione l'ha ucciso prima, è morto
soffocato come un maiale a cui è tagliato la gola e inizia a imprecare contro
l'umanità.
Uno spettacolo indegno per l'uomo che avrebbe
dovuto proteggerci e guidarci e invece ci ha lasciato in balia dei barbari:
almeno io ero protetto a Roma ma Feliciano si è trovato da solo ai confini, non
mi ha mai raccontato dei dettagli come si è difeso o se si è riuscito a difendere,
ho sempre rispettato e avuto paura del suo silenzio.
Per questo non voglio accettare la Corruzione e la
Mafia, non voglio avere quella morte eppure... eppure alla fine ho iniziato a
considerare l'idea, da quando Feliciano mi supplicò di seguirlo e di diventare
come lui.
"Siamo entrambi Italia, se tu accetterai
tutto quello che siamo potremmo essere liberi e la libertà è potere Lovino. Non
lasciarmi solo, per favore"
Ricordo il tono di quelle parole supplicanti e
sincere che sarebbe potuto appartenere a Feliciano, invece era uscito dalla
bocca di Luciano.
Quella volta non gli diedi una risposta, sono anni
che non ci rivolgiamo la parola e in tutto questo tempo ho scoperto di avere un
dono che non possedeva Feliciano e ignorato degli italiani stessi e dal resto
del mondo.
Quel dono si chiama scienza ... perché questa è
una terra di scienziati anche, non solo di artisti o cuochi e quest’aspetto a
mia insaputa l'ho ereditato io.
Eccello in tutte le materie scientifiche ma in
particolar modo in Matematica, Fisica e Biochimica e in questi anni di studio
ho trovato la risposta alla domanda di mio fratello. Ho ancora paura di essere
ucciso dalla Corruzione e d’accettare che le terre che proteggo non sono così
pure e celestiali, forse per questo sono riuscito a sintetizzare un siero che
salverà mio fratello da una morte orrenda e anche ... me, perché alla fine
Feliciano o meglio Luciano ha ragione, gli italiani non sono brava gente e si
meritano altrettanto dei protettori di quel lignaggio.
Però so che ho ancora delle remore, so che c'è una
parte di me che vorrebbe guarire mio fratello e fargli vedere oltre la cortina
di odio che si è creato negli anni, ma non sarei un ipocrita? Un tempo urlavo
il mio disprezzo contro tutti e il mondo intero: sono sempre stato corrotto e
spezzato e quindi, se questa volta devo cadere nell’oscurità, sarà per mia volontà
e non lascerò mio fratello solo.
Lovino Vargas riascoltò
nuovamente quelle parole che aveva registrato, aveva un'espressione concentrata
ma la sua bocca piegata in una smorfia e il leggero tremolio delle sue mani
testimoniavano un diverso stato d'animo, sapeva di esser confuso e spaventato e
il nastro lo dimostrava ma questo non cambiava i piani e la sua scelta: tutto
doveva procedere come doveva e lui era ben determinato ad andare avanti e
iniziare una nuova vita con suo fratello.
Tutto andava secondo
piani, Luciano Vargas era soddisfatto mentre riceveva la conferma che i suoi
uomini erano in posizione e presto avrebbero eseguito la loro missione, quei due
stupidi giudici che avevano osato di ostacolare i suoi affari malavitosi
avrebbero avuto entrambi la fine che si meritavano, anzi uno di loro l'aveva
già avuta, eppure, nonostante che ciò gli avrebbe procurato molta soddisfazione,
non era l'obiettivo principale di Luciano: voleva che i suoi uomini
recuperassero l’agenda rossa, una raccolta di appunti compromettenti dei due giudici.
Nonostante la difficoltà
dell'operazione, tutto sarebbe andato secondo le sue previsioni e per cui
l'uomo si sedette tranquillo e in attesa, ma accade ciò che non avrebbe mai
immaginato, quando il telefono squillò per confermare l'esito positivo della
missione sentì la voce agitata di un sottoposto che gli comunicava inammissibile.
-Signor Vargas la valigetta è stata recuperata
ma non c'era nessuna agenda rossa!- a sentire quelle parole a Luciano si
raggelò il sangue ma tornò immediatamente al suo freddo atteggiamento di
comando, che oramai lo caratterizzava, mentre nella sua testa pensava a chi
avrebbe potuto fare una cosa del genere nella sua lunga lista di nemici.
-Va bene, dileguatevi e
nascondetevi, non fate nulla fino a nuovo ordine- comandò mentre dall'altra
parte della cornetta il sottoposto si limitò ad annuire e a interrompere la
telefonata.
Luciano si alzò dalla
sedia e si versò da bere indispettito, ma non assaggiò neanche il suo bicchiere
che sentì un rumore, forse impercettibile per chiunque altro, per cui
silenziosamente estrasse il suo fedele pugnale dalla tasca dei suoi pantaloni e
rimase in attesa e nascosto ma quando udì meglio il rumore dell'intercedere
affaticato dell’intruso, fu quasi certo di conoscerne l'identità.
-Lovino-, quando vide
comparire il fratello con cui non parlava da anni, pronunciò il suo nome
inflessibile, era in pessime condizioni ovviamente su Lovino l'attentato di
tipo mafioso aveva avuto effetto.
Era chiaramente
dolorante, il suo respiro era scordato mentre teneva una mano stretta sullo
stomaco come se temesse la fuoriuscita delle viscere e si reggeva a fatica in
piedi.
-Se avessi accettato
quello che siamo non staresti così male-,commentò cinico Luciano mentre
giocherellava con il pugnale e il fratello lo fissò dritto negli occhi, con la
voce più simile a cane rognoso lo incitò al silenzio costringendo Luciano a
guardarlo con fredda curiosità.
Che cosa ci faceva li?
Lovino, lentamente,
estrasse dall’interno della sua camicia l'oggetto del desiderio di Luciano,
l'agenda rossa, e quest’ultimo si lasciò scappare un'espressione di pura
sorpresa per poi essere sostituita da una divertita.
-Sei venuto a sfidarmi, magari
a ricattarmi? Andiamo, in quelle condizioni che vorresti fare?- commentò
canzonatorio mentre Lovino rimase in silenzio a fissarlo sollecitando sempre di
più la curiosità di Luciano, aveva imparato bene negli anni a temere un uomo
silenzioso che rimane in piedi con feroce tenacia, ma non poté fare a meno di chiedersi perché il fratello si
ostinasse a voler avere dei principii, non vedeva che cosa gli procurava a
ostinarsi a credere nel suo buonismo?
Era pena quella che stava
provando Luciano, quando udì suo fratello incitarlo a consegnargli il coltello.
-Come scusa?- chiese frastornato
per solo un attimo Luciano per poi tornare al suo atteggiamento autoritario e
capricciosamente rigiocò con la sua arma.
-Dammi quel fottuto coltello
con cui fino a dieci secondi fa mi avresti tagliato la gola!- sbraitò questa
volta Lovino ma mentre parlava, una sua gamba cedette ma agilmente l'uomo si
tenne in piedi premendo la mano leggermente al muro, era chiaro che non volesse
mostrarsi debole davanti al fratello minore, l'orgoglio del maggiore dei Vargas
era duro a morire.
Dopo quella scena Luciano
decise che non c'era nulla di preoccuparsi, Lovino non avrebbe mai tentato di
fargli veramente del male e in quelle condizioni non poteva essere certamente
un degno avversario, per cui si avvicinò e gli consegnò docilmente l'arma
mettendola tra l'agenda e la mano del fratello, con un sorrisetto spavaldo disse-
Potrei strappartela facilmente-, ma Lovino non sembrava più incline come un tempo
ad accettare le provocazioni, era cambiato: nella vita tutto cambia e Luciano
sapeva che ciò che non cambiava moriva, questo pensiero era stato uno dei
motivi della sua scelta.
Il maggiore dei Vargas
chiuse gli occhi e respirò profondamente, lentamente si rimise in piedi liberando la sua mano da quell'odioso compito
di stampella, riaprì gli occhi e vide che suo fratello lo fissava incuriosito, sicuramente,
ma non intimidito e sorrise d’istinto cinicamente.
Passò il coltello all'altra
mano e, dopo aver contato sottovoce fino a tre, tagliò l'agenda in due parti e com’era
prevedibile quel gesto lo sentì, un dolore lacerante lo travolse come se
qualcuno l'avesse pugnalato al cuore e Lovino sapeva di che cosa parlava: era
un protettore o una nazione e di colpi letali per gli umani come quelli li
aveva ricevuti in passato, anche se non era morto a causa della sua natura semidivina,
conosceva il dolore che procuravano.
L’espressione di Luciano
non era rimasta fredda, era sconvolta e un passo e una mano in direzione del
fratello sembrava dimostrare che nonostante tutto amava ancora profondamente
Lovino.
Eppure quest'ultimo non
perse tempo, con una forza che non sospettava minimamente di avere, tagliò
l'agenda in quattro parti e sentì distintamente il cuore bloccarsi per un
attimo, cedé sulle ginocchia ma non cadde a terra perché Luciano lo sorreggeva
mentre il coltello cascò vicino a loro…
-Di tutte le cose che
potevi fare ... ucciderti? Sei veramente così codardo e infame?- abbaiò Luciano
ma con un’espressione sul viso che nascondeva tutta la sua paura, Lovino non lo
guardò neanche e aprì la bocca per parlare con fatica- Io Lovino Vargas, protettore
dell'Italia, scelgo di mia volontà ... -.
-Ti prego non farlo- la
voce di Luciano non era più fredda e arrogante, ogni suono era il riflesso di
una paura così profonda che neanche la sua nuova forza aveva potuto eleminarla,
la paura di rimanere solo e abbandonato, lasciato a marcire come un cane non
più voluto e preso a calci dai passanti, non poteva credere che suo fratello
era arrivato al punto tale di odiarlo da uccidersi davanti a suoi occhi.
- ... di accettare la
Mafia e la Corruzione come parte di me- terminò Lovino spostando violentemente
il fratello per recuperare il coltello e con un gesto secco tagliò uno dei suoi
polsi e bevve il proprio sangue, Luciano poté solo vederlo impallidire e
perdere conoscenza.
A poco a poco delle note
musicali svegliarono a Lovino e la prima cosa che vide fu un soffitto
semisconosciuto, poi, a mano a mano che recuperava i sensi, riuscì a udire il
mormorare sottovoce di Luciano, sembrava che pregasse però non era possibile,
Lovino sapeva che da tempo suo fratello aveva smesso di credere eppure lo vide
con gli occhi chiusi e con le mani raccolte continuare a mormorare.
Non sapeva se dovesse
emettere qualche suono in modo di testimoniare il suo risveglio ma alla fine fu
Luciano ad accorgersi di lui perché aprì gli occhi e lo fissò.
-Stai bene?-gli domandò
con un tono di voce che Lovino non seppe interpretare, vide che negli occhi del
fratello c'era un piccolo riflesso di quella dolcezza che aveva perduto.
Lovino si mise a sedere
rendendosi conto di essere su un letto e si guardò attorno curioso, i gusti del
fratello erano maturati costatò dall'arredamento della stanza e anche la musica
classica scelta, niente più strampalate improvvisazioni di chitarra, rimase in
silenzio nella sua osservazione rendendosi conto di quanto fosse lucido in quel
momento, riusciva a cogliere ogni dettaglio dell'ambiente.
-Sì, sto bene- Lovino
sorrise leggermente, sentiva scorrere nel suo corpo una nuova, strana ma
potente energia e si sentiva anche dannatamente calmo, come non lo era mai
stato in vita sua e guardò il fratello che lo fissava con aria accigliata,
infatti, si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto.
-Cosa è successo ai tuoi
capelli e occhi?- domandò e Lovino prese una ciocca dei suoi capelli e la portò
davanti al viso, erano molto più chiari del suo precedente colore castano,
poteva essere adesso definiti biondo scuro.
-Hai uno specchio?-
domandò calmo e si rendeva conto di quanto fosse diversa la sua voce con quel
tono, era molto più rilassante e piacevole mentre Luciano, invece di passargli
uno specchio, gli diede il primo oggetto riflettente che aveva a portata di
mano, il suo coltello, e Lovino vide il riflesso dei suoi occhi sulla lama, accuratamente
lucidata e pulita di ogni traccia del suo sangue, erano diventati azzurri.
-Mi mancherà non avere
più gli occhi nonna- fu il commento tranquillo di Lovino percependo sempre di
più la sua nuova energia, si sentiva bene ... si sentiva Dio e scese dal letto mettendosi
in piedi mentre Luciano gli domandava nuovamente- Cosa è successo?-
-E' il siero anti
corruzione, devono essere gli effetti collaterali danneggiamento del colore
dell'iride e della melanina del cuoio cappelluto-.
-Si può sapere di che
parli?- domandò irritato a questo punto Luciano e questa volta Lovino gli
rivolse un sorriso di fredda accondiscendenza.
-Calmati Luciano,
possiamo discutere di tutto ciò con una bella bottiglia di vino. C'è l'hai del
Sangue di Giuda? Credo che sia appropriato per la situazione- un sorriso,
questa volta, conturbante fu ospitato sulla bocca del maggiore dei Vargas
mentre mostrava il polso tagliato.
Luciano non poté a meno
di sentirsi affascinato da questa nuova versione del fratello, era come avrebbe
dovuto sempre stato essere: tranquillo e strafottente, una di quelle persone
che non aveva bisogno di urlare per dire e imporre la propria opinione, lo
guidò nel suo studio dove il caso volle che effettivamente avesse quel tipo di
vino.
Fu così che Lovino gli
spiegò il perché delle sue reticenze e che cosa avesse fatto in quegli anni,
gli spiegò come la corruzione fosse così simile a un cancro umano in una
nazione, una malattia che deteriorava corpo e a volte anche la mente.
-La corruzione è la morte
di una società, dei suoi valori e cultura e quindi lentamente distrugge noi
protettori poiché parte di quella cultura che rappresentiamo. Così è morto quel
porco di nostro nonno, soffocato come se avesse un cancro ai polmoni-.
Luciano rimase in
silenzio a fissare il proprio riflesso nel suo bicchiere di vino e poi tornò a
guardare il fratello che sembrava tranquillo.
-Questo non spiega perché
i colori dei tuoi capelli e occhi sono cambiati, non ha molto senso.
Tecnicamente parlando hai trovato una cura per il cancro non il modo di
cambiare il DNA-.
Lovino alzò le spalle- Il
nostro corpo non segue le leggi biologiche di uno umano, siamo influenzati
persino dalla morfologia dei nostri territori, da sempre tu ed io condividiamo
una temperatura corporea più alta del normale a causa dei vulcani, quindi
possono succedere cose imprevedibili come questa, a cui non posso darti una
spiegazione precisa-.
Lovino si alzò e si
avvicinò con la sedia al fratello- Ad ogni modo mi preme più curarti e poi
potremo andare avanti con il tuo piano- dichiarò Lovino con un sorrisetto e poi
baciò sulla fronte il fratello con un fare paterno che Luciano non aveva mai
sospettato potesse avere.
-Sentiamo... quale
sarebbe il mio piano, scienziato?- commentò ironico Luciano mentre Lovino
sorrideva ancora una volta in quel modo che sembrava così dolce, ma in realtà
nascondeva lo stesso veleno che scorreva nelle vene di Luciano.
-Mi sembra ovvio, daremo al
mondo ciò che si merita e chiamami Flavio, per favore, credo che il nome scelto
da nonna sia più appropriato adesso- e Flavio bevve un sorso di vino
chiaramente soddisfatto: una nuova vita iniziava per il maggiore dei Vargas e
sarebbe stata insieme al fratello.