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Autore: Pareidolia    29/03/2016    0 recensioni
-SPOILER ALERT-
Questo breve racconto narrerà le vicende del capitolo mancante di Metal Gear Solid V The phantom pain, seguendo le informazioni relative alla missione 51 e a ciò che sarebbe dovuto accadere durante quel capitolo.
Lo dedico a tutti i fan che vorrebbero tanto avere una conclusione del gioco tanto quanto lo desidererei io, nella speranza che possa piacere.
-La squadra di spionaggio della Mother Base trova dei rapporti relativi a un gigante nel cielo, sopra l'Angola e notizie relative alla ricomparsa di alcuni bambini soldato nella regione. Intuendo che si tratta di Eli e dei bimbi fuggiti con lui, Snake inizia a seguire le tracce di una pista che porterà lui e tutti i Diamond Dogs verso un baratro profondo dal quale non potranno mai più uscire.-
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kazuhira Miller/Master Miller, Naked Snake/Big Boss
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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13 Marzo 1990, Arcipelago delle Seychelles.

 

Passi lenti ma rumorosi riempivano il silenzio del corridoio metallico che connetteva l'ufficio di Miller alla porta d'ingresso della struttura.

-Miller sei qui dentro?- Domandò Ocelot dopo aver aperto la porta, l'interno della stanza era immerso nella totale oscurità, impenetrabile.

-Cosa vuoi?- Gli rispose bruscamente l'uomo da un angolo, senza dire altro.

-Sono qua soltanto per avvisarti del fatto che è scoppiata un'altra rivolta tra i soldati. Ultimamente le cose non stanno andando per il verso giusto, lo sai bene. Da quando...-

-Da quando non siamo riusciti a salvare i bambini. Che vuoi che faccia?-

-Sai meglio di me che molti di loro danno retta soltanto a te. Voglio che tu gli dica di smetterla o questa nostra organizzazione non farà altro che crollare su se stessa.-

-Nostra...? Chi sarebbero questi noi? Non mi sembra di averti mai considerato uno di noi! Scordati che io faccia qualcosa per te, qualunque essa sia e ora vattene.-

Ocelot esitò per un attimo e poi si voltò, ripercorrendo la stessa strada fatta poco prima e raggiungendo l'esterno della struttura di comando.

Proprio in quel momento un elicottero raggiunse il punto d'atterraggio lì vicino e Snake scese a terra, stanco e coperto di sangue su tutto il volto, accanto a lui altri soldati nello stesso stato e fra loro uno steso su una barella.

-Cos'è successo?- Domandò il pistolero avvicinandoglisi allarmato.

-Erano più di quanti avevamo previsto ma siamo riusciti a farcela ugualmente nonostante le perdite. Su tre elicotteri come vedi siamo tornati solamente noi.- Rispose Snake fissando i soldati della base portare l'uomo in barella fino alla piattaforma medica su un camion.

-Capisco...Miller sta dando sempre più problemi e ci sono continue rivolte, Boss. Non riesco più a gestire la situazione, ormai sono in pochi quelli che mi danno ascolto.-

-Dopo essermi riposato me ne occuperò io, tu non preoccupartene.-

-Ottimo. Un'ultima cosa, Boss...ho lasciato una cosa molto importante nella tua stanza, dalle un'occhiata appena puoi.-

Snake annuì, dirigendosi poi verso la propria stanza.

Tutto era così come l'aveva lasciato una settimana prima di partire, eccetto che per una piccola cassetta lasciata sul comodino da Ocelot, accanto al letto.

Dopo essersi lavato e ripreso dal viaggio Snake la afferrò, esaminandola attentamente.

Una scritta a pennarello nero sull'etichetta diceva a chiare lettere “From the man who sold the world” e, sul retro, “Operation intruder 313”.

In un primo momento il soldato non ne comprese il significato e si avvicinò al lettore che poco prima aveva abbandonato sul tavolino nell'angolo opposto della stanza insieme al resto dell'equipaggiamento.

Inserì al suo interno la cassetta e, in silenzio, la ascoltò.

 

Ocelot stava nel proprio ufficio, circondato da documenti e file di vitale importanza per la Mother Base.

I suoi occhi saettavano da una parola all'altra mentre i sottili occhiali gli scivolavano piano lungo il naso.

La porta si aprì all'improvviso, sbattendo e Snake furioso entrò nella stanza lanciando la cassetta davanti all'uomo e fissandolo con rabbia.

-Cosa significa questa?- Gli domandò, il volto impassibile e la voce ferma, piatta ma che faceva ben intendere tutto il furore che provava in quel momento.

Ocelot si sfilò gli occhiali e sospirò, per poi fissare Snake negli occhi.

-E' l'assoluta verità. Lui è là fuori, da qualche parte...tutto ciò che hai sentito in quella registrazione è vero.-

-Come potrei mai crederci?-

-Come suo sottoposto ho il compito di metterti in contatto con lui una volta pronto, una sola parola e ti porterò dove si trova. Cosa scegli?-

-Che mi dici di Miller? Lui non deve saperlo?-

-A tempo debito, Boss. Quando arriverà il momento giusto anche lui verrà a sapere di tutto ciò ma per sicurezza è meglio che sia tu il primo a scoprire la verità.-

Snake esitò un attimo, distogliendo lo sguardo dall'uomo, sospirò e tornò a fissarlo.

-D'accordo, sono pronto.-

-Bene. Preparate l'elicottero alla piattaforma di comando.- Disse Ocelot, uscendo insieme a Snake.

 

L'elicottero viaggiò per ore, verso un punto imprecisato nel sud dell'Africa, circondato da una vasta foresta.

Una grande fortezza protetta da un muro e piena di luci scintillanti si ergeva al centro degli alberi, nascosta da occhi indiscreti ma ben visibile dall'alto.

Numerose bandiere danzavano nel vento mostrando due sole lettere, ZL, in giallo.

Dal velivolo si potevano notare le costruzioni sparse ovunque all'interno delle mura, vari veicoli corazzati e soldati che ne pattugliavano ogni angolo.

-Boss questa è Zanzibar Land, la fortezza che lui, da solo, ha costruito in tutti questi sei anni. Appena arrivati sul posto lo incontreremo e risponderà ad ogni tua domanda, sa bene che ne hai molte.- Disse Ocelot, alzando la voce per sovrastare il forte rumore delle pale.

Snake fissava la fortezza dal finestrino, gli occhi gli brillavano di ammirazione, la quale aveva già da un pezzo superato la ribollente rabbia che fino a poco prima aveva riempito il suo animo ma che ancora era in procinto di esplodere.

Quando finalmente scesero a terra vennero accolti da un gruppo di soldati capeggiati da un uomo sulla quarantina, dai capelli tanto chiari da parere argentati.

Il suo volto era inespressivo ma lo sguardo forte e intenso, degno di un soldato perfetto.

-Il mio nome è Gray Fox, Big Boss mi ha ordinato di accompagnarvi fino al suo ufficio. Mi spiace ma per ora dovrete lasciare qui ogni arma e tipo di equipaggiamento che vi trovate addosso, come potete immaginare la sicurezza viene prima di tutto.- Disse, impassibile.

I due lasciarono tutto agli altri soldati e procedettero seguendo lui fino a un grande edificio al centro esatto della fortezza.

Davanti all'entrata metallica due guardie pattugliavano i dintorni e, non appena videro il gruppetto avvicinarsi, si fermarono a fissare Snake e Ocelot, salutando Gray Fox.

L'interno della struttura ricordava molto la Mother Base; muri metallici pieni di cavi e tubi che ne percorrevano il soffitto e numerose porte riempivano i lunghi e stretti corridoi, tutte controllate da soldati dall'aspetto forte e deciso.

L'ufficio di Big Boss stava al secondo piano, l'entrata era a sua volta tenuta sotto controllo da una telecamera e due uomini che lasciarono passare il gruppo e, quando ne varcarono la soglia, Fox si fece da parte, restando davanti all'entrata.

Di fronte a loro una scrivania, in una stanza piena di scaffali colmi di libri e fotografie e, seduto dietro a quella scrivania, un uomo sulla cinquantina, coi capelli grigiastri e una spessa, scura benda sull'occhio destro.

-Venom, finalmente sei qui.- Disse, accennando un sorriso che quasi subito si spense.

-Tu...Ishmael, giusto?-

-Esatto, sono proprio io.-

-Per tutto questo tempo ho pensato chi tu fossi...chi io fossi e ora che sei qui davanti a me non so più che cosa dire o cosa pensare.-

Big Boss sorrise di nuovo, amaramente e fece segno a Gray Fox e Ocelot di uscire.

-So a cosa pensi. Pensi che la tua vita sia stata solo una menzogna, ti domandi chi sei veramente e perché sei qui, qual'è lo scopo di questa enorme menzogna, è così? Con le tue azioni tu mi hai protetto per tutto questo tempo, sei lunghi anni. I tuoi sforzi non sono stati vani e la tua esistenza non è affatto una menzogna. Tu sei Big Boss, esattamente come lo sono io. Meriti questo titolo tanto quanto io lo merito per ciò che hai fatto in questo tempo, agli occhi del mondo tu sei il vero Big Boss, tu hai guidato i Diamond Dogs lungo la loro ascesa, tu hai eliminato Skull Face, distrutto il Sahelanthropus e fatto tutto ciò che potevi per salvare quei bambini, tu e nessun altro.-

-Ma perché tutto questo? Perché tu hai creato tutto questo?-

-Sai bene che tutto il mondo, dopo quel coma di nove anni, mi stava alle costole. Zero e Skull Face erano sulle mie tracce e il mio obbiettivo sarebbe stato irrealizzabile con loro due alle calcagna, per quanto le intenzioni di tutti e due fossero differenti fra loro. Ciò che avevo in mente di fare era creare questo posto, Zanzibar Land ma senza che tu nascessi nulla di tutto ciò sarebbe mai esistito perché mi sarebbe stato impossibile sparire del tutto.-

-Capisco...quindi io sarei la tua copertura.-

-Come ti ho detto prima, tu sei molto di più. Attraverso le tue azioni hai superato ogni aspettativa, creando la tua storia, diventando tu il vero Big Boss agli occhi del mondo e ben pochi sanno la verità. Ora seguimi, ho alcune cose da mostrarti, prima che tu te ne vada.-

Big Boss si alzò dalla poltrona e Snake lo seguì fuori dalla struttura.

I due percorsero il perimetro della struttura fino a raggiungere altri edifici, più bassi e semplici.

Ovunque in mezzo ai soldati bambini di tutte le età e etnie correvano ridendo, vestiti da militari ma senza armi addosso, i volti sorridenti.

 

-So che non sono soltanto quelle le domande che volevi farmi, vero Venom? Ci sono ancora molte cose che ti sono oscure, in tutta questa faccenda, Eli per esempio.-

-Tu lo conosci?-

-Sì, Eli è mio figlio o, meglio, uno dei miei cloni. Zero li ha creati anni fa e cresciuti mentre entrambi eravamo in coma. Quello che hai incontrato tu è Eli, gli altri sono David e George, gli unici sopravvissuti all'esperimento.-

-Capisco...che cosa vorresti mostrarmi, comunque?-

-Una sorpresa che potrebbe piacerti, credimi.-

Raggiunsero una larga costruzione, all'interno della quale si sentivano ritmici spari.

Quando entrarono, i due si trovarono davanti un gruppo di ragazzini con in mano dei fucili, dei soldati più grandi li stavano addestrando a sparare contro bersagli a una lunga distanza e, fra questi, una coppia in particolare attirò l'attenzione di Snake.

Si trattava di una bambina molto piccola ma che già riusciva a tenere fra le mani un fucile, lunghi capelli dorati le circondavano il viso tondo e, accanto a lei, una donna alta, silenziosa e dai capelli bruni.

In un primo momento Snake non la riconobbe ma poi, guardandola meglio, la bocca gli si spalancò e le gambe iniziarono a tremargli, insieme al resto del corpo.

-L'ho trovata tempo fa in un villaggio poco lontano, sola e ostile. Giravano da molto le voci di una specie di paladina della giustizia che si aggirava fra i villaggi occupati dai soldati africani rivoltosi e così, quando alcuni uomini della base sono andati in ricognizione, l'abbiamo trovata. Non appena mi ha visto si è subito calmata e anche se ha capito subito che non ero te non ha opposto più alcuna resistenza e ora insegna alle nuove reclute come combattere anche se il virus non l'ha abbandonata.-

Quiet si voltò verso di loro e, vedendo Snake, sorrise, nonostante fosse consapevole che le cose fra loro non sarebbero tornate come prima e che sarebbe stato meglio se non si fossero più avvicinati.

-Mi spiace interrompere questo momento ma credo sia ora che tu vada, Miller potrebbe accorgersi presto della vostra assenza dalla base e sarebbero guai seri.-

-A proposito di Miller, perché non deve sapere di tutto questo?-

-Ancora non so quanto ci si possa fidare di lui. E' accecato dalla vendetta e non si fermerà mai fin quando non vedrà tutto bruciare davanti a sé, per questo è meglio non farglielo sapere per il momento. Dirglielo potrebbe scatenare la sua rabbia contro di noi. Quando verrà il momento, Ocelot gliene parlerà e da lì le cose prenderanno una svolta decisiva.-

-Io cosa dovrò fare nel frattempo?-

-Io e te collaboreremo. Abbiamo lo stesso obbiettivo, mantenere il mondo bilanciato, perciò continueremo lungo le nostre strade aiutandoci a vicenda fin quando non arriverà quella svolta.-

Snake annuì ed insieme si avviarono all'eliporto dove Ocelot e Gray Fox già li attendevano.

I due Big Boss si salutarono prima di dividersi, segnando così uno stretto patto fra i due eserciti, un patto che avrebbe portato con sé importanti conseguenze e, mentre le prime luci dell'alba coloravano il cielo, l'elicottero si allontanava rapidamente dalla fortezza di Zanzibar Land diretto verso la Mother Base.

   
 
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