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Autore: Galiriel    29/03/2016    0 recensioni
C'era una volta, in un luogo lontano, un giovane guerriero.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta, in un luogo lontano, un giovane guerriero. Fisico possente e destrezza nei movimenti lo rendevano un temibile avversario per coloro che minavano la pace del suo villaggio natio. Ma nel cuore del giovane, da ormai molto tempo, si era insediata l'angoscia. Era ormai stanco della cattiveria e della meschinità degli abitanti del suo villaggio. Per quanto si sforzasse, sentiva che quel luogo gli era ostile e che fingere di trovarsi a suo agio non gli era più possibile. Un giorno, appena all'alba, raccolse i suoi pochi averi e furtivamente si avviò a nord del villaggio in cerca di una nuova dimora. Addentrandosi nel bosco si voltò guardando per l'ultima volta la sua vecchia casa dicendogli addio senza che però affiorasse in lui un senso di nostalgia. Camminò a passo veloce per tutto il giorno seguendo il corso di un ruscello. Attraverso le alte chiome degli alberi filtrava la luce del sole ormai alto nel cielo. L'aria era intrisa di umidità, le felci che ricoprivano il terreno attorno agli alberi erano ancora ricoperte dalla rugiada notturna.

Dopo qualche ora di cammino si fermò, sedendosi su un umido tronco di abete caduto probabilmente a causa di un temporale, per mangiare qualche boccone di riso che aveva preparato per il viaggio. Dopo il pasto, il guerriero sentì il proprio corpo pieno di energie e riprese il cammino fino a quando, sul fitto bosco, non scese la sera. Raccolti un numero consistente di rami e foglie secche accese abilmente un fuoco e sistemò un giaciglio per la notte a pochi metri da esso. Gli era stato insegnato fin da bambino come sopravvivere lontano dal villaggio, come procurarsi cibo e acqua e come difendersi dalle bestie selvatiche.

Seduto dinnanzi al fuoco si lasciò trasportare dai suoi ricordi e per un breve attimo fu sopraffatto da un senso di nostalgia. Ma subito i bei ricordi vennero accostati ad altrettanti brutti così la sua mente tornò al crepitio del fuoco che gli scaldava le membra. Incuriosito da un piacevole fruscio però, si alzò e si accorse che a pochi passi da li vi era un grande stagno disseminato da fiori acquatici dalla colorazione rosata. Quel luogo doveva essere sicuramente sconosciuto ai viaggiatori o in caso contrario essi non ne avevano fatto parola con nessuno al villaggio. Le sue acque erano limpide e riflettevano la pallida luce della luna che filtrava attraverso le chiome degli alberi. L'atmosfera era quasi incantata, l'umidità delle piante e dell'acqua facevano brillare l'aria come se le stelle fossero scese dal cielo ad illuminare quel luogo. Si avvicinò e col capo chino ne assaporò le acque. Il fresco provato al contatto con quell'acqua pura lo rinfrancò.

Alzando appena lo sguardo si accorse di una presenza al centro del bacino d'acqua.

“Chi va là?”

Urlò tornando in posizione eretta e stringendo la spada allacciata alla cinta.

Non riuscendo a scorgere nessuno pensò ad un brutto scherzo della stanchezza o al riflesso degli alberi sulla superficie. Dopo una lieve esitazione tornò chino sull'acqua, ne bevve alcuni sorsi e alzò nuovamente lo sguardo avanti a se. Fu in quel momento che si accorse della sagoma di una fanciulla che silenziosamente lo osservava immersa nelle acque. Preso dallo stupore il guerriero fece un balzo indietro cadendo seduto. Non sapeva cosa credere, la confusione prese possesso della sua ragione. La troppa poca luce gli impediva di constatare se ciò stava accadendo davvero.

“Siete reale o frutto del mio affaticamento?”

Disse con voce tremante.

La fanciulla rimase ferma a osservarlo incuriosita, nascondendosi dietro una pianta. Il guerriero, esitando e ancora con la mente confusa, si levò in piedi e si porse a lei cercando questa volta di non far tremare la voce

“Ve ne prego, mostratemi il vostro volto. Con l'oscurità della notte vi scorgo appena”.

A quel punto la fanciulla si allontanò velocemente scomparendo poco dopo al buio.

Il guerriero, più confuso che mai, abbassò lo sguardo rassegnato e a passi pensati tornò al suo giaciglio stendendosi avanti al fuoco. Pensava e ripensava a quella sagoma, a quella voce. “Che sia stato un demone delle foreste? Avrò forse disturbato la sua dimora?”

Un lieve panico lo fece rabbrividire.

Ormai era notte fonda e nonostante il timore e la curiosità, in breve egli cadde nel sonno profondo. Il giorno successivo, riaprendo gli occhi, il guerriero ripensò subito all'incontro della sera prima e di corsa si diresse allo stagno ma non vi trovò nessuno. Restando immobile fissando lo specchio d'acqua in cerca del minimo movimento, sospirò rassegnato “Avrò sognato forse?”.

Eppure quella visione nella sua memoria era così nitida che l'idea di un sogno gli sembrava ancora più assurda dell'incontro stesso. Tornando al giaciglio spense il piccolo fuoco che ancora bruciava, raccolse i propri averi e riprese il cammino. Il cielo era coperto da uno spesso strato di nuvole e l'aria era fresca e ricca di umidità ma nonostante ciò sulla sua fronte apparve del sudore. Proseguì a passo svelto per qualche ora continuando a pensare alla notte precedente.

Camminò per un paio di giorni, ripetendosi che l'incontro allo stagno era accaduto realmente e che non poteva essere frutto della sua immaginazione. Quando era in tenera età gli erano state raccontate molte storie su creature spaventose e malvagie che si nascondevano nelle foreste e nei luoghi oscuri ma quella fanciulla gli riusciva difficile accostarla a tali figure. Il sole stava ormai scendendo ma nonostante tutto, il giovane non volle fermarsi e proseguì il cammino osservando la strada avanti a se. Assorto nei suoi pensieri, ascoltava il suono della foresta cercando di prestare attenzione ad ogni rumore estraneo.

Dopo alcuni passi si accorse di un fruscio alle sue spalle. Di scatto si voltò brandendo la spada, pronto ad estrarla se ce ne fosse stato bisogno. Per un attimo il respiro gli si fermò in gola. Avanti a se si trovò una fanciulla dai lunghi capelli colore del mare che le scendevano sulle spalle come onde di un ruscello che sgorga dalla sorgente. Ella lo guardò con i suoi occhi limpidi sorridendo. Il lungo vestito bianco, sporco della terra del bosco sull'estremità inferiore, ondeggiava lievemente al soffio del vento.

Il guerriero rimase immobile, allentò la presa sulla spada e distese le braccia inerme. Nonostante quel viso gli fosse del tutto nuovo, dentro di se avvertì come un profondo senso di gioia ora che ella si trovava dinnanzi a lui. Del tutto incantato dalla di lei bellezza, era quasi del tutto sicuro di non averla incontrata prima, anche perché nel suo villaggio non vi erano persone con quella gradazione di capelli. Gli sembrava insolito come colore ma in vita sua non aveva mai visto esseri non appartenenti alla sua razza e non cono-sceva le caratteristiche fisiche degli altri abitanti del mondo per cui non vi diede molto peso.

“Sapevo che un giorno vi avrei trovato, bisognava solo attendere che il cielo vi mandasse da me” disse le fanciulla avvicinandosi al guerriero, nei suoi occhi trasparivano tristezza e felicità, la sua voce sembrava la melodia della natura. “non sapevo se eravate voi allo stagno e in preda alla paura sono fuggita ma ho sentito dentro di me una strada forza che mi ha portata a seguirvi”.

Egli in preda alla confusione rimase in silenzio ad osservarla. Non riusciva a dire nulla, ascoltava solo quella dolce voce che in cuor suo sentiva parte di se.

“Perdonatemi l'euforia. Vi ho atteso per così tante lune e la paura che possa esser solo frutto di un sogno mi invoglia a vivere questo attimo pienamente”.

Parlando ella si accarezzava i lunghi capelli, sorrideva.

“Oh, non preoccupatevi. Sono solo alquanto confuso. Temo di non capire cosa dite.”

Egli le si avvicinò di un passo arrivando a sfiorarle le mani. Al contatto con la sua pelle ebbe un brivido. Era fredda e liscia, quasi come un cristallo.

Sussultò “siete fredda, vi sentite bene?”, la osservava.

“Non preoccupatevi” disse ella sorridendo e agitandosi per mostrare che stava bene.

“Non mi sono presentata, mi chiamo Shizuku e sono uno spirito dell'acqua”.

Egli era perplesso e temeva che la fanciulla si stesse burlando di lui. Fin troppo durò il silenzio di lui perciò la ragazza decise che manifestare la sua vera natura, era l'unica alternativa rimastele

“Se posso chiedere, avete una fiasca con dell'acqua?”.

Lui continuava a non capire se le intenzioni della fanciulla fossero buone o no. Le numerose esperienze negative vissute lo frenavano nel cedere fiducia facilmente. Lentamente e senza fare domande però, slacciò dalla cinta la piccola fiaschetta che portava con se e gliela porse. Lei la prese, la aprì e lasciò che il liquido uscisse. Prontamente il guerriero si mosse per fermarla ma vide l'acqua sfidare la caduta e risalire verso l'alto, come attratta da qualche forza sovrannaturale. Con l'altra mano ella la manovrava a suo piacimento formando delle bolle fluttuanti. Rimasto impietrito, quasi credeva di sognare, egli osservava la ragazza a suo agio manovrare il liquido sorridendo, non gli trasmetteva alcun pericolo ma quel suo potere lo allarmava. Dopo qualche istante la ragazza fece rientrare l'acqua nella fiaschetta e la richiuse porgendola al guerriero che ancora la fissava incredulo.

“Ecco a voi, spero di avervi persuaso” sorrise inclinando dolcemente la testa di lato.

Il guerriero la afferrò e la rimise alla cinta

“Sì…direi che mi avete convinto. Tuttavia ancora fatico a crederci, è sorprendente! Gli anziani al mio villaggio hanno sempre narrato di creature divine che popolavano la foresta ma nei loro racconti venivano descritte come mostri ripugnanti o dalle strambe forme”.

La fanciulla iniziò a ridere, il suono delle sue risate era dolce e sincero

“Quelle creature esistono realmente ma noi spiriti siamo difficili da scovare”

Rise ancora, i suoi capelli si mossero animati da una lieve folata di vento

“Più passano gli anni e meno persone sagge e dal cuore puro popolano questo mondo. Solo con un animo saggio e libero da ogni malvagità si è capaci di vederci”.

Shizuku gli si avvicinò prendendogli una mano

“Ho atteso così tanto l'arrivo di un umano come voi!”.

Il guerriero restò a guardarla, sorrise alla felicità d'ella ma non proferì parola alcuna. Intanto il sole era scomparso quasi totalmente dal cielo.

“Venite, non vorrete riposare all'aperto anche questa notte? Vi porto al riparo”

Iniziò ad incamminarsi. Il guerriero la seguì senza obiettare, sentiva di potersi fidare. Nonostante fino a qualche minuto prima il suo viaggio stesse proseguendo in solitudine senza avvertire disagio alcuno, sentì in cuor suo che quella compagnia gli era grata e che lentamente il suo cuore avvertiva un calore che da anni non si faceva sentire.

Dopo breve la coppia arrivò ad un piccola capanna di legno. Sembrava esser stata costruita diversi anni prima, probabilmente da qualche cacciatore o avventuriero che però l'aveva abbandonata ormai da tempo. La copertura del tetto era rovinata e mancava di porta e finestre.

“Ha bisogno di qualche sistemazione ma non dovreste dormire al freddo”

La fanciulla sorrise nuovamente, lasciò la mano del guerriero e si avvicinò alla costruzione raccogliendo da terra una piccola trave di legno ricoperta da muschi e felce.

Per un attimo egli fu invaso dai ricordi del suo villaggio, alle riunioni con i saggi attorno al fuoco, alla sua infanzia e alle persone che un tempo gli erano care. Decise di entrare, vi trovò dentro un piccolo tavolo senza un piede e un braciere leggermente arrugginito. Si avvicinò a quest'ultimo e in breve accese un fuoco che illuminò l'interno della capanna.

La fanciulla entrò poco dopo ancora con la trave in mano

“Direi che per il momento basta sistemare appena il tetto e un giaciglio per la notte, al sorgere del sole si farà il resto”.

Lui la guardava, sorrise avvicinandosi a lei

“Voi riposate accanto al fuoco, impiegherò poco tempo”.

Shizuku rimase ferma e sorrise “vi aiuto volentieri, non datevi pensiero”.

Egli, titubante, accettò l'aiuto e in breve riuscirono a completare le riparazioni temporanee al tetto e rilassarono i loro corpi dinnanzi al fuoco.

“Non mi avete ancora rivelato il vostro nome”

Disse la fanciulla accarezzandosi nuovamente i capelli.

Il guerriero si alzò di scatto

“Vi chiedo perdono. Il mio nome è Kimura Eiji”

Fece un lieve e composto inchino per poi tornare a sedere.

“Eiji, mi piace!” sorrise ancora.

Eiji sentiva il cuore accelerare ad ogni sorriso d'ella, il suo animo si stava sempre più legando a lei come se fosse parte della sua vita da sempre. Scesa ormai la notte, stesero delle sterpaglie in un angolo creando un letto e vi si sdraiarono uno accanto all'altra.

La ragazza osservava il soffitto con sguardo profondo, poi voltò il capo verso quello di lui.

Lo guardò con occhi pieni di felicità ma anche di malinconia

“Ho paura che possa essere solo un sogno, ho paura che risvegliandomi domani non vi troverò più al mio fianco…”

Chiuse gli occhi, si spostò su un fianco e abbracciò Eiji

“Ve ne prego…non lasciatemi”.

Lui rimase impietrito. Nel suo villaggio erano quasi del tutto proibiti contatti così intimi con il sesso femminile e non sapeva come comportarsi.

Allungò un braccio e lo poggiò sulla spalla di lei, accarezzandola

“Non abbiate paura, resterò con voi. Non so come spiegarlo ma sento di essermi legato a voi, non provo alcun dubbio, non provo alcuna paura restandovi accanto. Probabilmente nella nostra vita passata eravamo insieme…”

Shizuku si strinse ancora a lui

“Viviamo questa vita insieme, come una cosa sola”.

Si assopirono entrambi sopraffatti dalla stanchezza.

Fuori dalla capanna, nascosto tra gli alberi, un'altra presenza era da un po’ che spiava la coppia, poggiato ad un tronco. In se provava rabbia, era tentanto di entrare nella capanna ma venne persuaso da quest'ira e rimase fermo. Avrebbe aspettato il momento giusto per intervenire.

Il mattino seguente i due ripresero la sistemazione della capanna senza sosta finché il sole era ancora alto nel cielo. Eiji cacciò un capricorno e Shizuku raccolse delle erbe e delle bacche.

“Mi piacerebbe condurre questa vita con voi per sempre”

Disse lei sistemando davanti il fuoco le erbe raccolte “lo vorreste?”.

Eiji la guardò per qualche secondo in silenzio. Sarebbe stato quello il suo destino? In fondo lui aveva lasciato il villaggio in cerca di un'altra dimora, lontano dall'ipocrisia degli altri esseri umani. Passare il resto dei suoi giorni circondato dalla natura e con Shizuku al suo fianco appariva ai suoi occhi come il futuro migliore al quale potesse aspirare

“Lo voglio anche io. Viviamo qui, insieme”.

La fanciulla si avvicinò a lui ridendo ed esultando di gioia

“Vi devo far conoscere gli altri spiriti del bosco. Saranno meravigliati di entrare in contatto con un umano come voi”.

Eiji era entusiasta e ben presto ella tenne fede alle sue parole e gli fece conoscere i vari spi-riti, quelli degli alberi, quelli della terra, solo uno mancava all'appello, lo spirito del fuoco. Da giorni non dava notizie di se ma, essendo che non era la prima volta che accadeva in quanto era molto abile ad apparire e scomparire a suo piacimento,non gli dettero peso. I due decisero di allignare nella capanna, vivendo di pesca e di caccia.

Passarono le lune, tra i due il legame era divenuto sempre più forte sfociando nell'amore. Tutto sembrava procedere tranquillamente, come lo scorrere di un fiume.

Un giorno però Shizuku, che si era allontanata per raccogliere delle erbe, tornò alla capanna visibilmente turbata. Eiji preoccupato le si avvicinò e le domandò cosa fosse accaduto. Lei cercò di evitare il confronto ma alla fine si confessò

“La causa di tutto è Suzaku, lo spirito del fuoco. È riapparso nel bosco e mi si è avvicinato mentre ero intenta a tornare a casa. Mi ha detto di avermi osservata negli ultimi mesi, di essere preoccupato per me e di restare lontano dagli esseri umani perché sono malvagi. Mi ha detto di unirmi a lui perché mi ama ed è il destino degli spiriti restare tra di loro.”

Gli occhi le diventarono lucidi, guardò in viso Eiji che le stava difronte

“Io non gli credo. Voi non siete malvagio come dice lui. Voi mi vedete! Non voglio allontanarmi da voi”

Lo abbracciò forte, quasi tremava.

Eiji la strinse a sua volta nel tentativo di tranquillizzarla

“Non preoccupatevi, mai vi lascerò e mai permetterò che anima alcuna vi faccia del male”.

Nonostante le parole rincuoranti che egli pronunciava, Shizuku sapeva che per quanti sforzi potesse fare, Eiji era solo un umano e non poteva contrastare la forza di uno spirito. Sarebbe toccato a lei cercare di convincere Suzaku e cambiare idea, a lasciarli proseguire la loro vita insieme serenamente e a non fare del male al suo amato.

Passarono i giorni e la coppia non si separò mai. Insieme si recavano al ruscello poco lontano dalla capanna a pescare, a raccogliere la frutta e le erbe.

Di Suzaku non si ebbero più notizie ma entrambi conservavano il timore di un suo ritorno improvviso.

I numerosi spiriti della foresta si riunirono e garantirono protezione alla coppia. Anche in cuor loro la presenza di un umano come Eiji non costituiva pericolo alcuno ed erano turbati del comportamento di Suzaku, ritenuto insolito per una creatura come loro. Shizuku prese pian piano a sentirsi più tranquilla e, nonostante la lieve titubanza, riprese ad uscire da sola. Una mattina, approfittando dell'assenza d'ella, Suzaku si presentò dinnanzi a Eiji.

Rimasero qualche istante l'uno difronte all'altro. Eiji lo osservava.

I folti capelli color della cenere, gli occhi rossi come se delle fiamme vi fossero rinchiuse al loro interno, struttura esile ma dalla postura salda. Anche se il sofferto sospetto sul chi fosse la figura davanti a se gli premeva al cuore, gli chiese chi fosse.

“Quindi siete voi l'umano che sta ingannando il sacro spirito dell'acqua”.

Egli, sentendo quelle pesanti parole d'accusa, si rabbuiò e rapidamente estrasse la spada puntandogliela contro

“Siete voi lo spirito del fuoco? Andatevene e lasciate Shizuku in pace. Ci legano forti sentimenti e voi non siete nessuno per rompere il nostro legame”.

Suzaku rise sonoramente guardando la spada e si avvicinò di qualche passo

“Siete un umano alquanto stupido, mi domando come abbia fatto quell'adorabile creatura a esser caduta in un così banale inganno”.

Alzò lentamente il braccio e pochi istanti dopo la spada di Eiji si riscaldò costringendolo a lasciarla cadere sentendo la pelle della mano bruciargli.

“Se mi credete malvagio, come spiegate il fatto che vi possa vedere?”

Gli urlò tenendosi la mano che aveva iniziato a sanguinargli.

Suzaku rise ancora pieno di tracotanza e si poggiò ad un albero

“Non esistono umani d'animo buono. La vostra stessa esistenza è la rovina di questo mondo. Ve lo dirò un'ultima volta. Andatevene o la prossima cosa di voi che renderò cenere sarà il cuore!”.

Poco distante, Shizuku stava percorrendo la strada del ritorno quando dei kodama freneticamente la avvertirono del pericolo che stava correndo Eiji. L'inquietudine che non voleva abbandonare il suo cuore era più che motivata. Nonostante la calma apparente, la paura che potesse accadere qualcosa del genere non l'aveva più lasciata. Gettò a terra il cesto con i frutti e si mise a correre per raggiungere il prima possibile i due.

Arrivata nei paraggi della capanna sentì Eiji urlare, quasi si paralizzò dalla paura ma continuò a correre il più velocemente possibile. Suzaku si trovava a pochi passi da Eiji, che era inginocchiato a terra. Lo spirito del fuoco rideva tronfio del suo potere

“Volete essere ucciso? Non vorrei voler arrivare a tanto anche se temo siate talmente ottuso da non capire quando ubbidire”.

Shizuku si gettò a terra davanti Eiji per fargli da scudo

“Non toccatelo!”, gli urlò senza timore.

Suzaku indietreggiò di un passo, la rabbia gli si dipinse in viso

“Come prego? Siete divenuta a tal punto pazza da proteggere così un umano, a rischio della vostra stessa vita?”.

La ragazza rimase immobile, continuava a fissarlo con sguardo di sfida

“Non permetterò in alcun modo che gli facciate del male”.

Si voltò verso Eiji, gli prese la mano ferita e cercò di donargli sollievo dal dolore.

Suzaku si infuriò. Il suo corpo iniziò a scaldarsi, le sterpaglie ai suoi piedi si bruciarono “Siete pazza! Volete morire? Vi accontento subito!”.

Distese nuovamente il braccio, del fuoco si sviluppò dalla sua mano andando a colpire la ragazza ad una spalla.

Eiji sì alzò di scatto, prese Shizuku in braccio e si mise a correre in direzione del ruscello. Suzaku scoppiò a ridere, iniziò a camminare seguendoli non curandosi però della distanza che andava aumentando tra se e i due. La coppia poco dopo arrivò al ruscello, vi entrarono e rimasero immersi attendendo con terrore l'arrivo dello spirito del fuoco.

Egli non tardò ad arrivare, colmo di sicurezza e di arroganza

“Cosa sperate di ottenere?”.

Eiji sapeva che l'unico modo rimastogli per proteggere l'amata era permetterle il contatto diretto con l'elemento proprio, cercando intanto di trovare un modo per uscire da quella situazione. Shizuku, che si teneva la spalla ferita, avvertì un senso di refrigerio una volta ammollo.

“Così tardate solo la vostra dipartita”

Disse Suzaku avvicinandosi nonostante stesse ben attento a non entrare in contatto col ruscello.

Giunsero sul luogo gli altri spiriti preoccupati, alcuni cercarono di persuadere Suzaku dal proseguire la sua lotta ma vennero ignorati e minacciati di morte.

“Umano ti avverto ancora una volta. Sparisci e non tornare mai più o sarò costretto ad uccidervi entrambi”.

Shizuku, sentendo un fitta al cuore all'idea che il suo amato potesse perdere la vita, si avvicinò a Eiji, lo guardò dritto negli occhi tenendogli le mani, come quando si giurarono amore eterno, come quando in cuor loro desideravano solo restare l'uno accanto all'altra per l'eternità. Purtroppo l'unica che poteva fermare lo spirito del fuoco era lei, avrebbe protetto il suo amato.

Gli sorrise, egli la guardò per un istante, non capendo.

Shizuku si voltò, d'improvviso diede una forte spinta a Eiji che cadde alla riva opposta del fiume e alzò il braccio destro.

Una enorme quantità di acqua si sollevò dal ruscello e colpì in pieno Suzaku. Egli, con una fiamma intensa, lasciò evaporare l'acqua con noncuranza

“E questo cosa era?”.

Il tempo di alzare lo sguardo che si ritrovò Shizuku a pochi centimetri da se. Ella lo abbracciò stretto non lasciandogli libertà di movimento.

Lui si dimenò, colpendola più volte ai fianchi e alle braccia

“Cosa avete intenzione di fare?”.

La pelle e i capelli le iniziarono a bruciare a contatto col corpo di Suzaku ma rimase attaccata a lui.

Eiji in preda al panico cercò di avvicinarsi ai due ma un enorme muro d'acqua gli bloccava il passaggio così prese un forte respiro e cercò di attraversarlo.

Intanto Shizuku richiamò a se tutta l'acqua del ruscello, l'umidità dell'aria e degli alberi, concentrò tutta se stessa utilizzando ogni singola goccia possibile. Sentiva il suo corpo perdere forza ma era più che intenzionata a non arrendersi. Suzaku era immobilizzato, urlava cercando in tutti i modi di liberarsi. L'acqua gli si infiltrava nella pelle, negli occhi, gli impediva di respirare. Shizuku sorrise, voltò leggermente il capo verso il ruscello per assicurarsi che l'amato fosse al sicuro. A breve entrambi vennero avvolti da un'enorme sfera e subito calò il silenzio. Eiji riuscì a fatica ad avvicinarsi quando vide la sfera e cadde in ginocchio, sia a causa della fatica che della disperazione “Shizuku!”.

Chiamò il suo nome un paio di volte ma il silenzio continuava a regnare.

Poco dopo la sfera pian piano iniziò a rimpicciolirsi lasciando scivolare via l'acqua sul terreno. Di Suzaku non vi era traccia alcuna, Shizuku era in piedi di spalle, immobile e Eiji le corse incontro.

La fanciulla riuscì a girarsi appena quando cadde a terra.

“Shizuku! Riprendetevi, ve ne prego!”

Eiji, con le lacrime agli occhi, la sosteneva stringendola a se.

Ella sorrise “siete illeso, che sollievo. Non abbiate pena del mio destino, siete salvo e io sono felice”.

Lentamente il suo corpo diventò evanescente.

Eiji la teneva ancora stretta a se, piangeva.

“Riprendetevi…vi supplico”.

Shizuku non rispondeva più, il suo corpo si dissolse nell'aria.

Eiji rimase inginocchiato a terra a piangere.

Era nuovamente solo.

 

   
 
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