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Autore: Ananke_    30/03/2016    5 recensioni
Cerbero aveva un unico compito: sorvegliare l’entrata dell’Ade.
Cerbero non poteva riposare, mai.
Cerbero ne era il guardiano e sempre lo sarebbe stato, per l’eternità.


Nikita aveva un unico compito: sorvegliare l’entrata del maniero.
Nikita non poteva riposare, mai.
Nikita ne era il guardiano e sempre lo sarebbe stato, per l’eternità.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tepore

Note e avvertimenti: I personaggi qui menzionati non sono di mia invenzione, appartengono alla scrittrice Penelope delle Colonne.

Cerbero aveva un unico compito: sorvegliare l'entrata dell'Ade.
Cerbero non poteva riposare, mai.
Cerbero ne era il guardiano e sempre lo sarebbe stato, per l'eternità.

Nikita aveva un unico compito: sorvegliare l'entrata del maniero.
Nikita non poteva riposare, mai.
Nikita ne era il guardiano e sempre lo sarebbe stato, per l'eternità.

Cerbero ascoltava tutto, i lamenti di ogni singola anima che entrava e risiedeva ospite del dio della morte.
Cerbero ascoltava le grida dei morti e nulla di più.

Nikita ascoltava Lev urlare per gli scherzi di Edgar e Pëtr, ascoltava Feliks lamentarsi per non essere stato coinvolto, quasi riusciva ad immaginare il lieve ghigno compiaciuto di Ivan e i sospiri pesanti di Igor.
Nikita chiudeva gli occhi per un singolo istante per sentire la dolce voce di sua madre che mormorava preghiere, che malediceva l'incapace marito e chiedeva perdono al Signore per la sua invidia.
Udiva tutto, i gatti miagolare affamati, i "sacripante" di suo cugino Viktor, le domestiche indaffarate a portare sulla grande tavola imbandita i vassoi pieni di delizie cucinate per il cenone.

Ciò che non sentiva e mai avrebbe potuto più sentire era il dolce sapore di tale cibo, il calore di quella notte che ormai non considerava più tanto speciale.
Odiata notte di neve e freddo, di risate mancate e regali non ricevuti, di sguardi persi verso l'orizzonte tanto vasto quanto vuoto.

Nikita sospirava poggiato contro il muretto in silenzio, ma ogni tanto lo sguardo si spostava alla sua destra per rendersi conto che durante quella notte, come durante tutte le altre, almeno la solitudine non si sarebbe presentata a disturbare maggiormente il suo animo.
Iosif era lì, dritto con la schiena, come la notte precedente e tutte quelle ancora prima.
Chiuse gli occhi per un solo istante, respirò profondamente, e con la consapevolezza che suo fratello sarebbe rimasto al suo fianco per tutti i giorni a seguire, per l'eternità, quasi gli sembrò di avvertire un lieve calore nel petto.
Quello era il suo regalo di Natale.

   
 
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