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Autore: Poetessia    30/03/2016    4 recensioni
«Sì, sono ricco, sono intelligente e cazzo, sono un bell'uomo. Ma i soldi non comprano tutto.»
«L'amore, la felicità...»
«Basta con queste cazzate banali Banner, dai. L'amore, la felicità... possono comprare un cane, che è più o meno la stessa cosa. Non possono comprare ben altro. L'empatia, per esempio. O il supporto morale disinteressato.»

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Stanner, con forti riferimenti all'autoerotismo (ma va?!), scene inadatte a un pubblico giovanissimo e volgarità.
Non ho letto i fumetti ma solo visto i film (disonore su di me, disonore sulla mia mucca), quindi la storia presenterà sicuramente delle inesattezze: spero possiate scusarmele.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Che cazzo mi è preso?"
Si era chiuso la porta alle spalle in fretta, augurandosi che Tony non comprendesse il suo disagio, e si era ficcato a letto raggomitolandosi su un fianco, come suo solito.
Si sdraiò supino, fissando il soffitto con espressione assente, ripercorrendo quanto aveva vissuto poco prima: la goffaggine presto sostituita da un desiderio di affetto, il profumo di Tony (freddo e ricco, come lui), il suo fiato caldo, la ruvidezza della barba imperfetta contro la sua spalla e il prepotente desiderio di avvicinarsi...
«Basta!» si disse a bassa voce con decisione, bloccando lo scorrere dei propri pensieri.
"Non faccio sesso da secoli, non sono avvezzo a masturbarmi, sta tutto lì." si ripetè con sicurezza "Devo solo farmi una sana, spensierata sega e sarà tutto finito."
Lasciò scivolare la mano sotto i pantaloncini, iniziando a fantasticare e a toccarsi senza reale desiderio, come se dovesse assolvere un compito noioso, rendendosi conto che non guardava un corpo femminile nudo che non fosse quello di Natasha da tempo. E ormai, dopo averla beccata un giorno in bagno a cospargersi di cera per depilarsi, non riusciva più a trovarla interessante, nonostante fosse consapevole che fosse un comportamento normale.
Chiuse gli occhi, costruendosi piano piano una donna ideale, procace e desiderosa, immaginandola a gambe larghe sulla sua scrivania, tra i fogli e le apparecchiature sofisticate che possedeva: tentò disperatamente di affibbiarle un volto, senza riuscirci.
"Pazienza" si disse, iniziando a sentire il sangue confluire verso il basso ventre "Farò a meno dei pompini."
Prese a muovere la mano con innata maestria, lasciando che le sue fantasie fluissero a briglie sciolte e figurandosi vestito del solo camice che l'anonima donna senza volto gli tolse con un gesto aggraziato, iniziando ad alternare graffi e carezze, lievi schiaffi, abbracci e baci desiderosi...
Un olezzo di caffè investì Bruce, che preso dalla foga non ci fece caso: poteva quasi toccare ciò che stava proiettando la sua mente, avvertire su di sé il metallo del reattore impiantato nel petto di Stark...
"Stark?"
Si ritrovò in camera, a letto, con l'uccello ritto in mano e l'espressione spaesata, stupefatta, scandalizzata: si guardò intorno, temendo di essere stato beccato, ma la porta era saldamente chiusa; sebbene fosse ancora scioccato provò presto un forte senso di sollievo. Lo shock gli fece defluire presto il sangue dal pube, che si ritirò e rimase morbido e inerte.
"Mi sta quasi mancando l'Altro..." si ritrovò a pensare, girandosi nuovamente su un fianco e preparandosi ad un'altra notte insonne.
L'atmosfera fu rotta dallo scorrere della porta della sua stanza.
«Banner?»
"Merda." si ritrovò a pensare, riconoscendo la voce di Tony e chiudendosi in un ostinato mutismo serrando le palpebre, fingendosi addormentato e augurandosi che non corresse a svegliarlo a forza.
«Banner, dormi?»
"Quanto sei imbecille, se non rispondo magari non ti sento e sto dormendo, che ne dici?"
«Cazzo...» lo sentì imprecare, come se il fatto che Bruce stesse dormendo costituisse un problema. Il dottore fu incuriosito da questo comportamento, ma rimase zitto.
"Parliamo domani, dai." pensò con forza "Vai via. Vai via. Oh, ma perché non posso dominare le menti altrui?"
Contrariamente ai suoi desideri, i passi di Tony si fecero più vicini: lo sentì appoggiarsi al letto, scattare in piedi come se avesse toccato una piastra incandescente e sistemarsi di nuovo con delicatezza, alle sue spalle.
«E va be'.» per quanto tentasse di mantenere un tono di voce basso sembrava incapace di sussurrare «Vorrà dire che mi farò una chiacchierata con il muro, perché se non sparo tutto stanotte non lo faccio più.»
Ammutolì, respirando profondamente pur essendo ansante: in quel momento di silenzio, Bruce avvertì chiaramente un accordo di violoncello.
Tony si decise a parlare.
«Le seghe mentali sono parecchio peggio di quelle fisiche, Bruce.» esordì, stranamente chiamandolo per nome «Certo, può essere imbarazzante, ma alla fine cosa vuoi che sia? In quei casi al massimo si capisce che porno preferisci, se ti piacciono le asiatiche o le nere, o se hai qualche feticismo assurdo, ma niente di più. Ma quando stai ad arrovellarti il cervello dietro a qualche pensiero del cazzo, e sei lì che rimugini, e c'è chi ti chiede cos'hai e palle varie...»
Le viscere di Bruce si contorsero di ansia e la mente prese a galoppare, cercando di intuire dove volesse andare a parare l'altro.
«Io e Pepper ci siamo lasciati.» vomitò infine.
"E questo, che tu ci creda o no, l'avevo intuito." pensò innervosito Bruce.
«All'inizio pensavo che sarebbe stato un momento, troppo lavoro, troppo nervoso, troppe distrazioni. Ma più passa il tempo più mi accorgo che non è una situazione temporanea, anche se mi sento abbastanza cretino a riguardo: è bellissima, intelligente, mi tiene testa, è praticamente la donna perfetta... Ma è una donna.» concluse amaro.
Bruce iniziò a sentirsi bruciare: "Quindi?"
Tony trattenne il fiato all'improvviso, come se necessitasse di concentrarsi, e a Bruce arrivarono chiare le parole della canzone, recitate da una voce maschile calda, avvolgente.
"I'm bearing a cross..."
«Che cazzo di tempismo.» si lasciò sfuggire Tony alludendo al brano, palesemente nervoso, mentre Bruce sembrò avere un'epifania.
"È gay." comprese alla fine "È gay e non vuole ammetterlo perché manderebbe a puttane la sua immagine di macho, ma non riesce a conviverci da solo e deve dirlo a qualcuno: lui e Steve non hanno un buon rapporto, con Clint non è in confidenza, Natasha in quanto donna forse faticherebbe a comprenderlo e Thor a volte si comporta da sciocco. Io sono la cosa più vicina ad un fratello che abbia..."
Un'altra voce, acuta e dolente, graffiò l'aria.
"Bittersweet, I want you... and I need you."
«Ma tu no.»
Bruce spalancò gli occhi scioccato.
"Cosa cazzo ha appena detto?!"
«Jarvis!» chiamò ad alta voce, senza quasi curarsi dell'ipotetico sonno di Bruce «Abbassa 'sta lagna, per favore.»
La musica diminuì e Bruce avvertì Tony chinarsi su di lui, forse per controllare se l'aveva svegliato: si premurò di chiudere gli occhi e assumere un'espressione neutra, nonostante sentisse le budella incandescenti.
"Ho capito male." si disse per calmarsi "C'era la musica, lui ha parlato velocemente e ho capito male."
Tony sbuffò, ansioso.
«Ma porca di quella... non riesco a parlare nemmeno al muro...»
Prese fiato a lungo.
«Da qualche tempo mi sono reso conto che quando sei nei miei paraggi mi sento... diverso.» spiegò con voce sottile «Me ne sono accorto un giorno, mentre stavi lavorando e non stavi prestando attenzione a niente se non al computer e ai mille appunti sui fogli sparsi sulla scrivania: mi sono ritrovato a fissarti, sentendo come... una voce... che mi diceva di arrivarti alle spalle e massaggiartele.»
Bruce si sforzò di rimanere impassibile.
«All'inizio ho dato per scontato che fosse una specie di desiderio di avere un fratello» proseguì «Sai com'è, non ho una situazione famigliare molto normale, va' a sapere che ti scatta nel cervello quando cresci. Ma non c'era niente di fraterno nel mio desiderio. Incestuoso, magari.»
Rise piatto, senza allegria.
«E così ci sono stato a pensare. Di notte, ovviamente, perché di giorno avevo da fare. Ho capito parecchie cose della mia vita, il modo in cui trattavo certi argomenti e a volte le donne, alcuni miei pareri... cose così. Una sera ho preso coraggio e ne ho parlato con Virginia.»
Bruce impiegò qualche secondo a capire che stava parlando di Pepper.
«Le ho detto tutto. Quello che mi era successo di recente, i miei pensieri, le mie emozioni. È stata un'ottima confidente, devo ammetterlo. Ha accettato la situazione, è stata stoica, anche se era palese che ci stesse da schifo. Il problema però era dirlo a te. Speravo di poterne parlare stasera, ma ti ho visto talmente in ansia che... ho avuto paura.»
Le interiora di Bruce si contorsero al punto da dargli la nausea: se da una parte tutto quanto era accaduto prima sembrava acquistare un senso e, per certi versi, si sentisse sollevato, non aveva la più pallida idea di come gestire la situazione.
«Non posso dire di amarti, quello no.» ammise «Ma mi piaci, e anche parecchio. Sei intelligente, sei un bell'uomo, hai carisma...»
"Carisma? Io?"
Emozionato da quella confessione che, si rese conto, desiderava profondamente, si ritrovò gli occhi intrisi di lacrime di gioia dietro le palpebre. Le viscere però non volevano saperne di smettere di attorcigliarsi, al punto che gli sfuggì un lieve gemito.
«Poco fa, quando ti sei svegliato, così... indifeso...» la voce di Tony sembrò sul punto di rompersi «Avrei tanto voluto tranquillizzarti. Tutte le dannate volte in cui la rabbia prende il sopravvento e succede quel cazzo che succede, e poi ti ritrovi nudo e terrorizzato io ci esco di testa, e muoio dalla voglia di dirti che sei forte, che non devi temere l'Altro, che sei una risorsa preziosa per tutti noi...»
Gli scivolò una specie di risata.
«E poi non posso negarti che quando torni ad essere Bruce Banner dopo quei momenti e sei madido di sudore mi fai salire l'ormone.»
Si bloccò, mentre la mente di Bruce elaborava rapida senza riuscire a fissarsi su un pensiero fisso.
"Tony Stark è gay. Tony Stark è gay e attratto da me. E io sono attratto da lui."
Sembrava tutto così semplice a dirsi, una normale relazione tra due persone e niente più; ma a Bruce serviva tempo, quello che Tony si era già preso per elaborare le proprie sensazioni.
Non aveva nulla contro l'omosessualità, la riteneva una caratteristica normale, come i capelli biondi piuttosto che scuri, ma scoprirsi attratto da un altro uomo in maniera tanto improvvisa era un altro paio di maniche.
La musica, che fino ad allora si era sentita a malapena, crebbe, o forse sembrò solo crescere: un delicato accordo di chitarra si fece strada nel mutismo, e Bruce lo riconobbe come l'inizio di una canzone dei Pink Floyd.
«Stai ancora dormendo?»
Bruce non rispose.
«Sei peggio di un orso in letargo!» rise «A questo punto scusa, ma ne approfitto.»
Si alzò: un fruscio di stoffa, un lieve rumore metallico e, quando si appoggiò di nuovo al letto, il peso di Stark era distribuito diversamente.
"Si è sdraiato."
Sentì il suo fiato di caffè farsi più vicino, mentre una mano gli si posava con inaspettata delicatezza sui capelli e Roger Waters cantava con dolcezza.
Al contatto con la mano di Tony, le viscere si sciolsero come d'incanto e Bruce si ritrovò a sorridere, col corpo pervaso da brividi di piacevole aspettativa.
Per la prima volta dopo quelli che gli erano parsi anni, decise di lasciar agire l'istinto.
Con la testa sgombra, Bruce si girò verso di lui con un gesto intorpidito, lasciando cadere un braccio lascivo sulla vita di Tony e appoggiandosi al suo petto, avvertendo sotto le sue guance il metallo del reattore Arc, in contrasto con la morbidezza della pelle.
«"Open your heart... I'm coming home"» si ritrovò a sussurrare, seguendo la canzone.
«Bruce?» Tony sembrava incerto, quasi spaventato.
«Stai zitto.» tagliò corto, gli occhi chiusi finalmente rilassati e non serrati «Stai zitto e resta qui.»
«Tu...»
«Sssh. Alle seghe mentali ci penseremo domani. Ora dormi, che abbiamo bisogno di sonno tutti e due.»
Tony sembrò sul punto di ribattere, ma rimase zitto, ricambiando l'abbraccio: passarono pochi minuti prima che Bruce avvertisse di stare sprofondando in un mondo di morbidi cuscini, metallo caldo e i Pink Floyd che sfumavano.
"Together we stand, divided we fall."

Quella notte gli incubi non gli fecero visita.

 
  
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