Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: Blackrose_02    30/03/2016    0 recensioni
Amanda, 16 anni, con un passato un pò difficile deve iniziare il suo primo anno al college. Uno di quei college dove poi ti assegnano una stanza al dormitorio e dato che sei mainagioia di capita una compagna di stanza al quanto strana, capite? Uno di quei college popolato da buttanelle, da buttanieri e poi dai nerd. E poi ci sono io, Amanda, sempre con la netta senzazione di essere diversa. Porto sempre felpone, indosso solo il nero. Non sono ne brutta ne bella, sono normale. Ma nonostante ciò da 3anni non riesco a guardarmi allo specchio senza piangere.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Stavo ancora dormendo, o forse,quando mia madre mi butta giù dal letto e spalanca le finestre facendo entrare quella luce così tanto fastidiosa da non riuscire a guardarla. -Sembra che oggi sia una fantastica giornata per viaggiare in auto fino al college- disse mia madre cercando ancora una volta di avvicinarsi a me, ma i suoi tentativi rimangono solo tentativi. Non è colpa mia se non riesco a toccarla, abbracciarla, sentirla vicina come madre. Lei non ha fatto nulla di grave se non portare quel mostro in casa, ed io sono ancora troppo stanca per farcela. -Si, il sole ha deciso di spuntare anche a Londra- rispondo. -Dai gioia, scendi a far colazione-dice mia madre procedendo verso le scale. Vado in bagno portando con me intimo e i miei soliti vestiti neri. Entro nella doccia per darmi una sciacquata veloce. Adoro lavarmi con un sottofondo musicale, ho messo nel bagno uno stereo. Faccio partire sempre i brani di Lana del rey o dei Bring me the horizon. La musica mi è sempre stata accanto, non è come le persone, non tradisce, non ferisce e non ti abbandona. La musica ha più sentimenti delle persone. Non ho mai avuto un'amica che mi trattasse da tale, dopo un po si stancavano di me e trovavano una sostituta. Proprio per questo ho deciso di tagliare i fili con tutti gli amici che avevo. Avrebbero fatto lo stesso. Ho preferito prevenire che curare. Esco dalla doccia e indosso l'intimo e i vestiti. Scendo a fare colazione. -Ti piacciono questi pancake?- -Si- Finisco i miei pancake per poi mettere il piatto nel lavandino. -Vado a preparare le ultime cose- Entro in salotto e vedo tutte le mie valigie. Sono due valigie, una borsa tracolla con dentro il mio portatile e uno scatolone con dentro lo stereo, gli album e i miei libri. Prendo lo zainetto e metto dentro i panini per il viaggio, l'acqua, le mie inseparabili cuffiette e le sigarette. Si fumo, e mia madre lo sa. Ha cercato di impedirlo ma sa quanto io ne abbia bisogno. Alla fine si è arresa. Prendo a poco a poco tutta la mia roba e la porto in macchina. Non mi giro a guardare la casa, non mi mancherà, troppi brutti ricordi li dentro,e li dentro devono restare. Devo imparare ad andare avanti, a fidarmi. Mi scappa una piccola lacrimuccia pensando a tutte le miriade di cose brutte che frullano nella mia testa. Salgo in auto e aspetto mia madre. Sale anche lei e mette in moto. Il viaggio dura un 4 ore, sono le 10:00, per le 14:00 saremo li. Ho scelto un college a 4 ore di strada da Londra. Metto le cuffie e lascio che il sonno prende vita. -Amanda!! Amandaaa!!- -Oi ei..ehm si- -Sono le 13:30, mangia quel panino- -Ah, ho dormito così tanto? Scusami se ti ho lasciata sola- No in realtà non mi dispiace affatto. -Tranquilla, tieni- Afferro il panino, tolgo la carta che lo avvolge e do il primo morso, poi il secondo..il terzo ed ho finito il panino e siamo davanti il cancello del parcheggio del college. Nel parcheggio non ci sono solo auto ma anche qualche "parcheggiatore" con le polo blu e lo stemma del college. Uno di loro ci conduce ad un parcheggio libero. Scesa apro il cofano per prendere tutto. -Posso aiutarla signorina?- Saranno pagati anche per questo che prenda tutto, sono troppo stanca. -Si grazie- -Quale è il numero della stanza signorina?- Prendo il cellulare e controllo. -Stanza n* 20 ala B- Fa cenno con il capo come a dire di aver capito e fa un altro cenno con la mano per far si che io e mia madre lo seguissimo. -Ecco qui- ci dice chiunque lui sia. Apro la stanza con il codice, hanno rimosso le chiavi per mettere dei codici. Okay boh. Entro e trovo già un letto occupato da valigie, deduco sia già arrivata la mia compagna di stanza. Metto tutte le mie cose vicino il mio letto. -Grazie per avermi portato fin qui, scusami se ti chiedo di ritornare a casa ma sono stanca e vorrei dormire. Ci sentiamo il fine settimama- -Okay cara, mi mancherai- mi abbraccia ed io mi irrigidisco. Esce dalla porta e butto fuori un sospiro. Mi siedo sul letto e chiudo gli occhi. -Vedo che sei arrivata- dice una voce femminile sconosciuta. Alzo le spalle dal letto e mi alzo porgendole la mano. -Piacere Amanda- -Sonia- - Alle tre ci vogliono in palestra per parlare con noi, non solo con le matricole. Anche con quelli più grandi come me che vado al secondo o come quelli del quarto...ci sono certi fustacchioni- -Verrò, ma non per i fustacchioni- Mi guarda strana come se avessi bestemmiato. Prevedo sia un amante del sesso. Sesso. No, devo sviare questo discorso. -Perché sei imbarazzata? Sei vergine?- -No.- -Okaay- E così finì la nostra conversazione. Strana la tipa. Siamo tutti in palestra. Ascoltiamo. -Buon giorno e benvenuti al vostro nuovo anno in questo college. Oggi sono qui per riportarvi una notizia. Elison Morris un'alunna del secondo anno, ottimi voti, ottima condotta, eccellente ragazza, è venuta a mancare dopo essere stata vittima di uno stupro. Vicenda molto dolorosa per parenti e anche per noi. Da dirigente scolastico ritenevo opportuno informarmi.Siamo qui per fare un minuto di silenzio.- No, no. Porca merda. Guardo la folla, alcuni volti sconvolti, pochi con lacrime, altri indifferenti. Devo scappare sento le lacrime agli occhi. Mi sto sentendo male. Scappo e mi ritrovo dietro l'atrio della scuola. Mi appoggio ad un muro e crollo a terra. Scoppio in un pianto forte, necessitato, ho bisogno di un abbraccio ma sono maledettamente sola.
   
 
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