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Autore: Kikkakokkole98    30/03/2016    2 recensioni
La favola dell'uccello stupido, che insegna cose molto belle su di noi e sugli altri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Favola C'era una volta un uccello stupido, che era alquanto stupido.
Un giorno decise che gli andava di passeggiare, di andarsene in giro e di chiaccherare con chi capitasse.
Capitò allora che gli capitasse innanzi una vecchia. Era una vecchia bruttissima fra tutte le vecchie, e non si era vista creatura più orrenda da quelle parti.
L'uccello stupido disse alla vecchia: "Salve, o mia Signora. Vi dico, come Voi siete il più bello fra i fiori di questo ricco giardino. Tanto bel fiore siete, che Voi voglio baciare".
La vecchia, povera di baci, gli disse: "O uccello: Voi siete giusto e retto, e perciò voglio che mi baciate".
L'uccello baciò la vecchia, si congedò, e fu contento.
Riprese a camminare, fantasticando sulla bellezza della vecchia.
Capitò poi che gli capitasse innanzi un leone. Era un leone fieramente assettato su una roccia, superbissimo, e dall'alito fetentissimo fra gli aliti di tutti i leoni vissuti in Terra.
L'uccello stupido disse al leone: "Salve, o mio Leone. Vi dico, come Voi siete la più regale delle fiere, e come l'alito Vostro tanto è più aulente di qualsivoglia antico odore d'eunuco d'Oriente, che lo voglio odorare".
Il leone, pieno di sé, gli disse: "O uccello: Voi siete giusto e retto, e perciò voglio che mi odoriate".
L'uccello odorò la bocca del leone, si congedò, e fu contento.
Riprese a camminare, fantasticando sull'aulenza del fiato del leone.
Capitò poi che gli capitasse innanzi una volpe. Costei era affatto soddisfatta, per cagione della recente conclusione del di lei fecale espletamento.
L'uccello stupido disse alla volpe: "Salve, o mia Volpe. Vi dico, come Voi siete la più saputa delle fiere, e come la cacatura Vostra tanto è il più dolciferente e mirabile fra i doni di Natura, che la voglio mangiare".
La volpe, piena di sollazzo, gli disse: "O uccello: Voi siete sì giustissimo e rettissimo, che voglio che le mie defecazioni mangiate!".
L'uccello mangiò le feci della volpe, si congedò, e fu contento.
Riprese a camminare, fantasticando sulla divinità delle feci della volpe.
Infine, rincasò, soddisfatto e felice della sua giornata.

La favola insegna che è cosa buona esser stupidi, e che ciò porta gioia e giovamento alla gente e a se stessi.
   
 
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