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Autore: felinala    31/03/2016    14 recensioni
SPECIALE TRENTESIMO TITOLO PUBBLICATO!
anche se ciò non sarà molto importante dato ciò che è ovvero UNA RACCOLTA DI TRE OS.
RACCOLTA INTERAMENTE DEDICATA A SSJD
tre os, tre piccoli momenti padre e figlia per la piccola Bra e il principe dei saiyan
buona lettura, spero di essere stata all'altezza
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A SSJD, il mio primo costante recensore, il primo amico che ho avuto qui dentro, quello a cui devo l’imput per essermi buttata nella follia di scrivere storie; ricordi le prime storie? Dovevo dedicartene una ma… mi venivano solo demenziali… beh, dopo 29 storie, forse ne ho trovata una con una trama né troppo pazza né troppo seria, così da poterla dedicare; spero di essere stata all’altezza!

affettuosamente Nala


MINI INSEGNAMENTI PER BIMBE SAIYAN IPERATTIVE
  1. 1.VOLO
 

Gli allenamenti erano terminati presto quel giorno a causa di un malfunzionamento della camera gravitazionale.
Era quindi con lieve nervosismo, che il principe dei saiyan si ritrovava a percorrere prima del previsto il corridoio che divideva la pericolosa stanza degli allenamenti  dal resto della casa quando avvertì strani, seppur deboli, rumori in giardino.
Normalmente, avrebbe tirato dritto senza badare a quel lieve scalpiccio, che poteva essere tranquillamente imputato ad uno a caso degli strani animali che risiedevano nell’enorme giardino della casa; anzi, non ci avrebbe nemmeno fatto caso,  non fosse stato per l'insistenza del lieve rumore.
Incuriosito, il saiyan diede un occhiata fuori attraverso una delle numerose finestre spalancate che portavano aria al luogo, e così si accorse che a produrre quel lieve ma insistente scalpiccio non era una delle tante creature più o meno grosse che popolavano il giardino, bensì la piccola Bra.
A tre anni e mezzo, la piccolina di famiglia era una scatenata, gioiosa peste dai buffi codini azzurri, i cui passatempi preferiti erano stordire di domande il malcapitato di turno, e correre qua e là per ogni dove, non stando ferma un minuto.
Sembrava insomma una bimba come ce n'erano molte se non si teneva conto di alcuni piccoli particolari, come la lunga coda da scimmia che, sull’esempio della proprietaria, era spesso in movimento, e la forza sovrumana che la "dolce" azzurrina sfoderava quasi per caso, ma soprattutto quando la si contrariava, finendo spesso per distruggere la prima cosa che le capitava a tiro.
L'unico che sembrava riuscire ad esercitare un po' di controllo su quel piccolo uragano in gonnella pareva essere proprio il padre.
Lungi dall'averne soggezione, la piccola con lui si quietava in parte per affetto, avendo presto imparato che a differenza che con tutti gli altri, la tecnica "capricci e urla per ottenere attenzione" con lui sortiva l'effetto opposto, e che quindi le conveniva adeguarsi se voleva attenzioni, e in parte per interesse, dato che non era raro uno scambio tendente al baratto: un contentino ottenuto in cambio di niente grane; ecco quindi uno dei molti motivi per cui i due andavano piuttosto d'accordo ed il perché la bimba adorasse apertamente quello che solo lei poteva permettersi di chiamare "papi" ed il perché seppure meno apertamente il sentimento fosse ricambiato.
Quel tardo pomeriggio la bimba se ne stava stranamente sola in quel piccolo isolato angolo del giardino e, invece di giocare con i suoi adorati animali, con uno dei mille giocattoli in suo possesso o con uno dei famigliari sempre disponibili a stare con lei, stava sugli scalini del piccolo gazebo posto vicino ad un grosso albero e, fisando il cielo con piglio ostinato, continuava a saltare di scalino in scalino senza apparente motivo.
Davvero uno strano comportamento molto diverso dal solito, tanto più per il poco familiare silenzio in cui la solitamente chiacchierona e canterina bambina era caduta da un po'.
Sempre più perplesso, il saiyan decise di andare a scoprire il perché di quell'insolito comportamento: dopotutto, se per quel giorno non poteva più allenarsi, tanto valeva far passare il tempo in altro modo.
Il principe aprì quindi la porta-finestra situata alla fine del corridoio e si avvicinò silenziosamente alla figlia, la quale, non essendosi ancora accorta della presenza del padre, continuava a saltare su e giù dai gradini guardando con ostinazione il cielo, azzurro quanto i suoi occhi.
- Bra -  il tono era quello di sempre, quel richiamo non suonava certo come un rimprovero, ma lo stesso la piccola sobbalzò sorpresa, come colta in flagranza di reato.
- C-ciao papà – rispose la piccola, distogliendo lo sguardo dal cielo limpidissimo che stava fissando per posarlo sulla severa figura del padre; qualcosa però chiaramente non andava e Vegeta lo capì immediatamente: di solito, la  figlia lo accoglieva con anche troppo entusiasmo, mentre ora sembrava intenta a nascondersi… o a nascondere qualcosa.
Sempre più incuriosito le domandò quindi che cosa stesse facendo e al suo:  - Niente –  quasi pigolato, ebbe la certezza che davvero la mocciosa stesse facendo qualcosa che probabilmente non doveva fare; appurato ciò si armò di pazienza e dopo poco quella pazienza venne ricompensata, seppure non nella maniera sperata.
L’azzurrina, dopo qualche domanda infatti crollò, rivelando le sue intenzioni, ma nel mentre scoppiò pure in un pianto dirotto!
Quando finalmente, dopo mezzora di quel pianto isterico, riuscì a capire che diavolo stava combinando la bambina, gli venne una gran voglia di strangolarla: si era aspettato chissà cosa per scatenare una scenata del genere, forse non tenendo conto dell’età della bimba, ma la piccola peste stava davvero facendo una tragedia perché… voleva imparare a volare.
Non che la cosa non fosse fattibile o fuori dalla sua portata, tutt'altro; a dire la verità era venuto a sapere che già da un po’ la piccola peste domandava con insistenza al fratello di imparare la tecnica del volo, ottenendo però un dispiaciuto “no” in risposta: Bulma, forse consigliata da uno degli insulsi terrestri, aveva detto che sarebbe stato meglio se la bambina avesse tenuto i piedini ben saldi per terra ancora per un po’.
Lo aveva fatto nella convinzione che alla piccola non importasse poi molto quando imparava a staccarsi da terra, inoltre per la donna era una questione di praticità: la scienziata adorava la sua bambina, ma già solo il fatto che Bra fosse dotata di enorme forza fisica, dovendosi lei, terrestre dotata di poca forza, occupare di tutto ciò che riguardava la cura della piccola (capricci e opposizioni comprese) non aiutava, dato che doveva stare attenta a che la bimba non la ferisse accidentalmente.
Se poi Bra si fosse messa pure a svolazzare ovunque e si fosse accorta che la madre non aveva alcun mezzo per impedirglielo…. addio autorità!
E quindi aveva chiesto ai due uomini, unici che potevano accontentare la richiesta della bimba di imparare, di aspettare ad insegnarle la tecnica del volo così che per lei fosse più facile.
Alla piccola però non era stato spiegato il perché non poteva imparare, e nemmeno che fosse stata la madre a decretarlo: le avevano detto solo che avrebbe imparato dopo, e che per ora era troppo piccola per imparare l’unica tecnica che davvero le sarebbe interessato apprendere.
 Così quella testona di Bra, messasi in testa che la sottovalutassero tutti e intestardita nel voler a tutti i costi volare, si era appartata in quel posticino isolato per provare a farcela da sola. I risultati ovviamente non erano giunti a breve, ed ora la piccola principessa stava sfogando lo stress e la frustrazione accumulati.
Beh, a questo punto se si è così intestardita tanto vale che impari” fu il pensiero del  principe, al quale, una volta che la figlia si fu calmata, non fu difficile farle ritrovare la solita spensieratezza:  gli bastò accennare al possibile, ma non probabile tentativo di farle imparare l’ambita tecnica e la piccola peste tornò  il solito spumeggiante uragano di sempre.
Mentre l’occulta manipolatrice trotterellava a giocare, di nuovo felice, il saiyan scuotendo la testa mormorò più a se stesso che alla ormai lontana testa azzurra un: - Chiaramente non ha in testa il significato di forse… tsk, dannata mocciosa - 
Ma ormai il danno era fatto e lo sapeva bene pure lui dato che mentre affermava ciò, un leggero sorriso gli aleggiava sul volto solitamente serio.
Quella stessa sera, un altro problema collegato alla storia del volo si ripresentò, seppure in una versione assai più fastidiosa: la piccola, sovreccitata dal pensiero che di lì a poche ore avrebbe volato, nemmeno voleva andare a dormire!
Mentre la madre cercava di blandirla con storie e storielle, la scimmietta correva come impazzita qua e là per la stanza; mentre le infilava a fatica il pigiamino con gli orsetti, la pestifera e poco assonnata mezza saiyan saltellava sul posto; infine, più la madre cercava di rimboccarle le coperte del suo lettino, più la tremenda azzurrina ne saltava fuori per poi riprendere a saltellare, decisamente non ancora stanca di tutto quel moto.
Alla fine, il principe, salito di sopra per andare a letto, si trovò di fronte ad una Bulma esasperata che affermava con convinzione crescente che la figlia era posseduta da qualche spirito malefico, un lettino completamente stravolto e in disordine, e una Bra ancora decisamente arzilla nonostante l’ora piuttosto tarda.
Osservata la stordente scena  per circa un minuto, decise che correre ai ripari era quasi d’obbligo, non fosse altro che per trascinare la compagna altrove, a fare qualcosa di decisamente più interessante per entrambi che non osservare quel diavoletto azzurro sfrecciare ovunque.
Acchiappata quindi al volo la pupa, la gettò sul morbido letto, facendola atterrare con somma gioia, esattamente al centro del materasso saltellante con un piccolo aggraziato tonfo.
Poi, puntandole un dito contro: - Ferma! -  le intimò. Vedendosi poi ascoltato, proseguì col suo tono più autoritario, sperando funzionasse ma anche che la peste non notasse che, tutto sommato, la scena cui aveva assistito poco prima, lo aveva in parte divertito.
- Bene, se domani vuoi sperare di riuscire a imparare a volare, sarà meglio che impari ora un po’ di calma e di disciplina marmocchia, visto che un minimo di concentrazione ci vuole; ora restatene dove sei e dormi, conta le pecore se non sai che altro fare, ma non voglio sentire altro chiasso per stasera, o di volare te lo scordi... Chiaro?-
Compiaciuto osservò la bambina che da bravo soldatino obbediva all'istante:
-Si, subito papà! Notte mami!-  e detto ciò si affrettò a tirarsi addosso le coperte finché non spuntarono da sotto quel fagotto, solo gli occhioni che simili a quelli  di un gufo, scrutavano in attesa di reazioni i due adulti.
- Finalmente! 'Notte Bra - fu il commento del principe per poi rivolgersi alla compagna e dirle un: - Allora vieni? - leggermente spazientito data la poca prontezza della donna, la quale era rimasta assai sbalordita dalla scena a cui aveva appena assistito.
 
- Certo che stasera era scatenata! Diavolo di bambina! Ma di' un po' è vero che domani le insegnerai a volare?- domandò la scienziata mentre, tra una crema rassodante ed una idratante, si preparava per  raggiungere finalmente l'ambito letto in cui era già tranquillamente steso il compagno.
- Direi che è ora, anche perché questo pomeriggio ci stava provando da sola... Sei stata già fortunata che abbia deciso di sperimentare il suo talento nell'apprendere  usando i gradini del gazebo dietro la casa e non qualcosa di più alto! - Fu la pacata risposta del saiyan, che nemmeno aprì gli occhi per dargliela; peccato: si era infatti perso l'espressione basita della compagna, l'ennesima prodotta quella sera.
- Se poi sei preoccupata di non riuscire a gestirla solo perché vola... Beh, inventati qualcosa! Sei sempre lì a vantarti di essere un genio no? Non dovrebbe esserti così difficile creare un bastone calamita o qualcosa di simile - aggiunse l'uomo, come se già le avesse letto l'obiezione nella testa.
- Ah! La fai facile tu! Il guaio è che devo trovare qualcosa che non possa farle in alcun modo male.... Comunque ci penserò, qualcosa riuscirò a trovare - affermò infine Bulma.
Poi, si decise ad entrare nell'enorme letto accanto al suo principe cadendo quasi subito in un sonno pesante.
 
- Papà papà!-
Una vocina acuta e alquanto insistente continuava a chiamare...
- Papà papà! -
Ancora? Voleva dormire un altro po' accidenti!
- Tua figlia è sveglia - mormorò la scienziata ancora immersa nel mondo dei sogni e riluttante a rispondere all'insistente richiamo esattamente quanto il suo saiyan.
- Lo sai che prima dell'alba è tua figlia no? - fu la seccata e molto assonnata risposta del moro che voleva assolutamente avere almeno altri dieci minuti di pausa.
Si accorse presto però che davvero non era il caso di far aspettare la principessina.
Se ne accorse a sue spese pochi secondi dopo aver ignorato l'ennesimo richiamo, quando...
- PAPÀÀÀÀÀÀÀÀ!-  Si, era l'ennesimo urlo, peccato gli fosse stato sparato ad un centimetro circa dall'orecchio!
Vegeta pensò davvero che avrebbe potuto strangolarla.
Lo pensò mentre soffocava mille ed una imprecazioni, pregando al contempo di non essere appena diventato sordo.
Lanciata un'occhiata alla sveglia, si accorse che quell'impaziente creatura li aveva svegliati ad un ora improbabile: ma davvero pretendeva che alle cinque di mattina uscisse dal letto per fare lezione a lei?
- Me l'hai promesso! Andiamo? Andiamo? Andiamo? Andiamo? Andia...- dato che  cominciava davvero a spazientirsi, Vegeta afferrò rapidamente quel disco rotto che sembrava essere diventata la figlia e, sbuffando, la depositò quasi di malagrazia al centro del lettone, dove le intimò di restarsene in silenzio almeno per un altro paio di ore. Quando è troppo è troppo!
Dal canto suo Bra, accortasi del pesante malumore del padre per la sua "simpatica" sveglia, optò nuovamente per l'obbedienza e, rintanatasi contro l'ampia schiena del saiyan, si addormentò nuovamente, pacifica.
 
 
Qualche ora dopo, svegliati e rifocillati, padre e figlia si trovavano infine l’uno di fronte all'altro in giardino. Il saiyan era piuttosto pensieroso dato che si stava chiedendo quale avrebbe potuto essere l’approccio migliore per insegnare la tecnica alla bambina; certo non poteva usare il metodo che a suo tempo, era stato usato dai genitori con lui: lanciarla senza preavviso dalla cima di una montagna sperando apprendesse per istinto sembrava una buona idea solo se si voleva traumatizzare a vita la bambina che di certo non era abituata a simili trattamenti e che, anzi, era anche troppo protetta visto che, possedendo sangue saiyan,  difficilmente avrebbe potuto farsi male per caso nella villa e dintorni.
Se non per istinto allora come farle trovare l’aura? Ma soprattutto… COME DIAVOLO SAREBBE RIUSCITO A TROVARE  IL METODO  DATO CHE QUELLA NON STAVA FERMA?
Mentre l’adulto pensava infatti, Bra, non avendo di meglio da fare, si era messa allegramente a correre e saltellare in giro, preferibilmente attorno alle gambe del padre, dato che stava aspettando lui.
Per essere ancora più visibile inoltre, alla bimba era venuta l’idea di mettersi a cantare a squarciagola… i puffi.
Con un sospiro che poteva significare solo esasperazione, il principe frenò l’insensata corsa mattutina della figlia acchiappandola per la collottola e alzandola da terra; quando finalmente gambe e bocca della pupa si furono fermate, cominciò a parlare, gettando però un ultimo fugace pensiero di rimpianto per la mancata sessione mattutina dei suoi allenamenti e augurandosi che la scienziata aggiustasse al più presto il danno, così da poter tornare felicemente alla sua collaudata routine.
-  Bene, questa  credo tu l’abbia già vista parecchie volte giusto? – e detto ciò creò una piccola sfera di energia sul palmo della mano.
- Sì! È quella che usa il mio fratellone quando deve fare la lotta con Goten! La usa anche Goten però, soprattutto quando deve rubare i dolci dal piatto di Trunks, fa una piccola esplosione o una di quelle lì sulla mano e poi prende tanti tanti biscotti tutti assieme! Me lo ricordo perché mi ha fatto tanto ridere, aveva la bocca pienissima l’ultima volta! – disse in risposta Bra, che, al ricordo della scena, era scoppiata a ridere di gusto.
- Splendido, guarda un po’ che mi tocca sentire! Andrebbe punito solo per essere così fesso da farsi fregare in quella maniera… per di più dal figlio del terza classe!  –  sbottò il principe, anche se ormai era assai stufo di sbraitare contro il primogenito: quel ragazzo a prima vista sembrava il più furbo dei furbi ma spesso mostrava una vena di ingenuità che bastava mezza!
- Comunque sia: questa è l’aura, ciò che devi trovare  dentro al tuo corpo per permetterti di alzarti in volo; ora prova a tenere in mano questa -  proseguì il principe nella sua spiegazione, cercando di attenersi a termini il più possibile semplici, dopotutto stava parlando con una marmocchia di tre anni.
Le passò quindi con qualche cautela la sfera, posandola tra le manine unite a coppa della piccola turchina, la quale riuscì abbastanza bene a tenere quel piccolo globo bianco grande come una noce tra le mani senza che questa si esaurisse subito, scomparendo.
Occorsero tre tentativi affinché Bra memorizzasse quelle nuove sensazioni date dalla piccola sfera, il suo calore, la forma ma soprattutto la sensazione del particolare“materiale”  di cui la piccola sfera era composta.
Poi:  - Ora prova a crearne una tu –  si sentì domandare la bimba.
- Come si fa? – chiese la piccola che non si aspettava né lo strano esercizio che il padre le aveva fatto fare, né la richiesta di creare strane sfere dalle mani; lei dopotutto voleva solo volare!
-  Devi semplicemente concentrarti su quello che hai sentito poco fa tenendo in mano la mia; con un po’ di concentrazione non dovrebbe risultarti difficile – fu la risposta.
- Ma perché devo fare la sfera? Io volevo solo volare! – disse di rimando la piccola peste che stava quasi per mettere il broncio.
- Perché prima di volare devi passare per la sfera  – quanta pazienza ci voleva!
- E perché? E un altro modo non c’è?  – troppe domande. Decisamente troppe.
-  No, non c’è un altro metodo, ora smettila di fare domande e deciditi a concentrarti  un po’ o non volerai mai –  e quella risposta suonava già alquanto spazientita.
La piccola allora prese sul serio il proprio compito e, con il musetto tutto serio e lo sguardo corrucciato, cominciò a guardarsi le manine e a pensare intensamente alle sensazioni provate poco prima.
Entro poco cominciò a formarsi sul serio qualcosa: dapprima solo un flebile baluginio, poi, un lieve alone sempre più luminoso, infine apparve davvero: una piccola ma perfetta pallina di aura.
- Bene, hai visto che non ci voleva poi molto? Ora ascolta: immagina che la stessa cosa accada sotto ai tuoi piedi, e che la terra sotto ai piedi non ci sia più, concentrati ancora un po’ e non ci vorrà molto- disse allora il saiyan, bloccando l’esuberante festeggiamento della piccola che ormai credeva di avercela fatta.
E infatti la bimba non ci mise molto: tempo mezzora scarsa e stava per la prima volta alzandosi da terra sotto lo sguardo vigile del padre.
Padre che infatti fu lesto ad acchiapparla quando, distratta dall'esultanza, la piccolina finì quasi col naso per terra dato che aveva smesso di colpo la tecnica appena appresa!
Si esercitò per più di mezza giornata la piccola Bra, euforica e super felice di essere riuscita a staccare i suoi piccoli piedini dal suolo.
Nemmeno i rimproveri della madre riuscirono a farla desistere dal provare e riprovare, andare più su o più giù, tornare a terra per pochissimo tempo e poi tornare in aria.
Si sentiva libera e leggera la piccola Brief…. VOLAVA!
Solo alla sera si arrese, ma non per propria volontà: la stanchezza di tutto quell'improvviso utilizzo di energie mai usate fino al giorno prima e il poco riposo della notte, l’avevano infatti esaurita.
Alle nove di quella sera, Bulma poté quindi osservare intenerita la scena della sua adorata bambina placidamente addormentata tra le forti braccia del padre.
 


 
FINE
 






NDA che altro dire se non che avrei sempre voluto anche io poter volare?
Ah si… ora ricordo cosa dovevo dire:non ho assolutamente esperienza coi bambini ed il loro comportamento; ergo: abbiate pietà!
GRAZIE AI LETTORI TUTTI e AI RECENSIORI!
NALA
  
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