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Autore: Flitwick    02/04/2016    2 recensioni
Aveva percepito una strana presenza non appena aveva messo piede in quella piccola pasticceria vicino all’università. Lei era lì, assorta fra le sue carte e Galen aveva sentito il cuore sprofondare nel petto.
Lui era tornato, lui era lì.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galahad, Mordred
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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It’s you again
 

 
 
Galen si morse il labbro cercando disperatamente di non ridere, anche se, visto ciò che gli si presentava di fronte sembrava praticamente impossibile.
Non era giusto e nemmeno leale burlarsi delle… Disgrazie altrui, ma in quel frangete la situazione gli appariva più comica che tragica. Probabilmente avrebbe dovuto chiedere scusa al diretto interessato per il suo comportamento, ma davanti a lui in quelle condizioni non riusciva proprio a trattenersi.
 «Non è divertente, Galahad.» Lo apostrofò lui con la voce ridotta a un sibilo, segno di una rabbia in procinto di esplodere.
I suoi occhi antracite guizzavano irrequieti in attesa della risata fatale che avrebbe portato allo scoppio della guerra in quel piccolo bar del centro. Si augurò che ciò non accadesse, poiché sarebbe stato piuttosto complicato spiegare alla dolce nonnina che sedeva solo a due tavoli di distanza, sorseggiando un the caldo, perché lui avesse questa genere di crisi in un luogo pubblico.
«Non sto ridendo, ma non penso sia così grave insomma…»
«Non è grave?» Soffiò sbattendo la mano sul tavolo con violenza, facendo tintinnare di spavento la piccola tazzina ormai vuota.
«Alla fine, non è cambiato molto Mordred, la vita è uguale e poi...»
«Sono una donna, Galahad!» Continuò alzando sempre di più la voce, mentre le sue gote pallide prendevano colore improvvisamente «Ho delle fottutissime ovaie, lo vuoi capire? Una volta al mese sarò costretta a dissanguarmi! Oh e ora inizio a parlare anche al femminile! Galahad é colpa tua, sempre colpa tua!»
Galen rimase in silenzio per qualche secondo, osservando ogni minimo dettaglio del suo viso, cercando delle somiglianze con il suo antico aspetto. Il viso diafano incorniciato da una nube nera, le cui punte disordinate sfumavano in un viola ormai sbiadito. Un timido fermaglio argentato, scosso dall’ira della sua padrona, cercava in tutti i modi di non lasciar sfuggire alcun ricciolo ribelle.
Le labbra piene, lievemente colorate di un fucsia fosforescente che, a detta di Galen, era piuttosto discutibile, tremavano visibilmente. Nonostante i tratti femminili, le labbra dipinte, e la giacca con le borchie; Galen intravide in quegli occhi carbone, duri e freddi, una consapevolezza angosciante di ciò che era stato.
«Mordred... »
«Non chiamarmi così, idiota.»
«Morveen»
«Non appellarmi con un nome e basta.» Strinse un pugno, inarcando un sopracciglio «Tanto sei talmente ottuso che non puoi capire.»
«M-Ma... »
La vide ributtare con forza il portafogli nella borsa indaco, strapiena di appunti scritti con una calligrafia sghemba e frettolosa. Chissà se quella era rimasta uguale a se stessa col passare del tempo o si era modificata insieme al suo corpo.
Sentì delle parole sconnesse uscire dalla sua bocca, mentre fogli con stampe di crani, e schizzi di corpi facevano capolino. Chissà cosa era diventato il principe in questo secolo, non glielo aveva ancora chiesto.
Aveva percepito una strana presenza non appena aveva messo piede in quella piccola pasticceria vicino all’università. Lei era lì, assorta fra le sue carte e Galen aveva sentito il cuore sprofondare nel petto.
Lui era tornato, lui era lì.
Le sembianze diverse, la situazione diversa, tutto diverso.
Eppure tutto uguale, perché per la prima volta, Galahad, non si era sentito abbandonato dal suo passato.
Aveva un mucchio di domande da porgli, ma nessuna gli sembrava adatta. Si era limitato a fissarla con un mare di emozioni che lo invadevano e il cuore che gli batteva in petto talmente forte da fargli male.
Sorrise malinconicamente, mentre davanti ai suoi occhi si sovrapponeva l’immagine sfocata di un giovane principe accigliato e silenzioso, seduto alla sinistra del suo Re, in attesa della sua parola.
Nessun rossetto, nessun mascara colorato.
Solo Mordred.
«Aspetta, Morveen, non andartene, aspetta... »
«Non. Chiamarmi. Così.
» Sibilò, alzandosi con uno scatto fulmineo, facendo ondeggiare il piccolo tavolino.
«Come vuoi che ti chiami allora? Non sei più un uomo, e se non sei nemmeno una donna, cosa sei allora?»
«Fai finta di non avermi mai visto, Galen, dimenticati di me.»
Le afferrò gentilmente il polso, costringendola a fermarsi controvoglia.
«Non voglio far finta di non averti mai visto.» Mormorò, ben conscio della sua voce tremante. Abbassò lo sguardo sulle sue mani piccole e affusolate, anch'esse dipinte di quell'assurdo viola che aveva sulle labbra.
«Dimmi almeno dove posso rintracciarti. »
Morveen ritirò con forza la mano -dannato Galahad piagnucolone e le sue manie da soap opera- mentre un sorrisetto poco rassicurante si mostrava sornione sulle sue labbra. Tanto valeva dirgli dove poteva trovarla, quell'allocco non avrebbe mai capito.
«All'obitorio.» E con un gesto fluido si allontanò dall'ex cercatore del Graal, i cui grandi e innocenti occhi azzurri erano rimasti sconvolti.
«Ci si vede, Galen.»
Uscì dal piccolo locale sghignazzando, in fin dei conti, per una volta la verità l'aveva detta.
Più o meno.
 
 

 
Ciao Mondo delle Leggende Arturiane :3
Io sono una povera Babbana che solo ora si sta avvicinando a questa sezione, che ho scoperto per puro caso dopo aver scoperto quella di Merlin.
Ho letto diverse storie sulla Mordred/Gahalad, eh, oddio, mi sono innamorata di questa ship *^* sono stupendi insieme!
Spero che la storia sia decente e che vi sia piaciuta, non è niente di speciale, un piccolo e possibile ritorno dei due piccoletti dopo gli avvenimenti del passato.
^.^ Grazie a chiunque abbia letto!
Ciau<3
Eurydike
 
P.S. La risposta di Mordred è perché in questo secolo è una studentessa di medicina, ed è una patologa, in pratica, un medico legale.

 
  
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