Serie TV > Versailles
Ricorda la storia  |      
Autore: hanaemi_    02/04/2016    0 recensioni
Post 1x10
"[...] Ma sembrava essere inutile, visto che un presentimento sempre più forte gli premeva in petto: Philippe amava il dramma, le scenate teatrali erano il suo forte, ma questa volta… questa volta avvertiva che era diverso."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis XIV
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sacrifice.

 

{ Fandom: Versailles
Personaggi: Louis XIV
Pairing: //
Parole: 1202 (grazie a: http://www.freetiamo.altervista.org/index.php/conta-parole.html}



“Cosa ne sa un re del sacrificio?”

Con quelle parole Philippe aveva abbandonato il palazzo in mattinata, dileguandosi da quel “covo di cospirazioni, tradimenti, depravazioni, infedeltà e immoralità”, come amava definirlo lui. E quelle parole non smettevano di tormentare Louis, che per tutto il pomeriggio aveva cercato di distrarsi e di non pensare al fratello. Ma sembrava essere inutile, visto che un presentimento sempre più forte gli premeva in petto: Philippe amava il dramma, le scenate teatrali erano il suo forte, ma questa volta… questa volta avvertiva che era diverso. In passato avevano già avuto litigate simili, solitamente più rumorose e con più urla, e Philippe, pur prendendo l’iniziativa di andar via, alla fine ritornava sempre.

E Louis, in qualche modo, contava sempre sul suo ritorno. In fondo gli aveva promesso di coprirgli le spalle, anche se non lo aveva mai detto esplicitamente.

Quella mattina invece era avvenuto tutto in modo freddo e distaccato: Philippe aveva accampato la scusa che lui volesse piangere la moglie privatamente, quasi accusandolo con quella frase del fatto che lui fosse invece troppo preso dalle sue amanti per pensare ad essere in lutto per Henriette, e si era lasciato alle spalle il fratello e con esso tutti gli obblighi che aveva nei suoi confronti, primo fra i quali il doversi nuovamente sposare.

Quel ragazzo sapeva essere terribilmente testardo quando ci si metteva, Louis lo sapeva bene. D’altronde, seppur verso interessi diversi, ambedue i fratelli Borbone possedevano un temperamento molto appassionato e determinato quando si trattava di prendere decisioni importanti. Per cui, se da un lato il suo modo di fare fosse frustrante, dall’altro riusciva in minima parte quasi a comprenderlo… quasi, perché mai avrebbe ammesso che sì, Philippe avesse ragione e lui si trovasse nel torto, neanche a se stesso. Era pur sempre il re di Francia, doveva mantenere un certo contegno.

Louis sospirò, scostandosi dall’ampia finestra del suo studio e dirigendosi allo scrittoio, dove una candida pergamena ben spiegata e pronta per essere scritta lo attendeva. Si sedette, intinse la penna d’oca nell’inchiostro, premette delicatamente la punta sul foglio, pensando a come cominciare…e il vuoto più totale lo avvolse. Come spiegarsi, come riuscire a mettere in ordine quella miriade di pensieri sparsi che riempiva la sua mente e che ora fremeva contro le pareti della sua testa per riuscire ad essere scritta? Ma soprattutto, come far capire a Philippe che per una volta stava cercando di essere sincero con lui, che non tentava di ingannarlo, come malignamente il fratello pensava sempre?

Ricordò una loro vecchia conversazione, avvenuta subito dopo la volta in cui Philippe aveva pestato il nobile che lo aveva preso in giro per essersi vestito da donna.

“Come posso guardarti le spalle se non mi dici la verità?”
“Ci sono cose che non puoi sapere. Che solo un re può sapere.”


Già. Tante erano le cose (private o di Stato che fossero) che Louis nascondeva alla corte e che nessuno conosceva, tranne solo Bontemps, suo unico fidato amico e servitore. Però ciò avveniva non per sua volontà, o meglio, solo in parte per sua volontà, ma soprattutto per mille altre ragioni, ragioni alle quali Philippe sembrava fare orecchie da mercante.
E difatti non mancava occasione da parte del fratello di rammentargli come non fosse ‘mai stato bravo a condividere’,  quasi a sottolineare perennemente che da parte sua Louis non mostrava alcun segno di collaborazione per far sì che il loro rapporto prendesse finalmente la giusta direzione.

Ma d’altronde erano stati così sin da bambini, con Louis che pensava al proprio tornaconto e Philippe che finiva sempre col beccarsi la ramanzina, anche quando non c’entrava nulla. Un tempo accadeva col porridge, poi gli affari sono diventati di tutt’altra importanza, ma essenzialmente era quello il precario ed instabile equilibrio su cui si reggeva il loro legame.

Si umettò le labbra, cercando di non divagare ma piuttosto di focalizzare la sua attenzione sul foglio bianco che aveva dinanzi. Prese un bel respiro e finalmente, senza sapere neanch’egli bene come, la mano cominciò a muoversi flessuosa sulla carta, mentre la calligrafia chiara e tondeggiante di Louis XIV andava gradualmente riempiendo ogni riga di quella pergamena, costringendolo più volte a cambiare pagina. Scrisse finché non sentì il polso dolere e gli occhi bruciare per la stanchezza, e solo allora posò la piuma e rilassò le spalle contro lo schienale della sedia, sospirando di sollievo. Era come se si fosse finalmente tolto un peso dallo stomaco, o almeno, uno dei tanti. E quel peso era concentrato in quell’unica lunga lettera di cinque pagine, in cui aveva cercato di riassumere come meglio poteva tutto ciò che serbava da tanto, troppo tempo. Poggiò ambo le mani sulla scrivania, ai lati di quei fogli ordinatamente sovrapposti dopo averli fatti asciugare, e strinse appena tra le mani il piano di legno, fissando un punto imprecisato nel vuoto.

“Sire, se permettete, è quasi ora di cena.”

Fu la voce del suo fido valletto a ridestarlo, costringendolo a spostare gli occhi sulla figura presente sulla soglia della porta in attesa di risposta. Per dedicarsi alla scrittura di quell’epistola non aveva atteso ai suoi doveri pomeridiani e si era chiuso nel suo ufficio, raccomandando solo a Bontemps di non venire disturbato da nessuno per nessun motivo. E si era concentrato a tal punto quasi da non rendersi conto del tempo che scorreva, se non fosse stato che aveva dovuto munirsi di alcune candele per poter continuare a scrivere.

Louis annuì e si tirò in piedi, i palmi aperti ancora poggiati sullo scrittoio.

“Oui Bontemps, merci. Ho terminato, possiamo andare.”

Bontemps si inchinò brevemente prima di spostarsi di lato per permettere a Louis di passare, andandogli subito dietro e seguendolo nei corridoi della reggia.

Silenzio.

“Bontemps.” disse ad un tratto Louis, dando una rapida occhiata al suo interlocutore.
“Sì, Vostra Maestà.” fece eco Bontemps, avvicinandosi di un passo alla figura del sovrano per poterlo ascoltare meglio.
“Nel mio studio ho lasciato alcuni fogli, per la precisione cinque, sullo scrittoio. Voglio che vengano bruciati il prima possibile.”
“Ma sire, perdonatemi, ci avete lavorato tutto il pomeriggio… mi avete persino ordinato di disdire qualsivoglia impegno pur di non perdere la concentrazione e continuare a redigere quelle pagine…”
“Lo so, Bontemps, e ne hai tutte le ragioni.”


Ne aveva, eccome se ne aveva. Probabilmente mai nei suoi trent’anni di vita si era concentrato così tanto nel fare qualcosa per quel fratello minore, quella cosiddetta ‘luna’ che si spegneva alla lucentezza del sole di Francia. Eppure già si immaginava la risposta di Philippe, se mai gli avesse dato il privilegio di spedirgliene una: un misero bigliettino con su scritto “Sei patetico” o cose così. E no, Louis non avrebbe potuto reggere un simile affronto, men che meno da lui.
Inoltre Philippe avrebbe potuto insinuare che quella lettera fosse stata spedita a seguito di un ragionamento ben calcolato da parte di Louis, nel tentativo di riportarlo a corte per poter organizzare un altro matrimonio, quindi forse tutti i suoi sforzi di cercare (finalmente?) un punto di incontro con l’altro tramite quella missiva si sarebbero rivelati vani.

“Ma credimi.”

Louis interruppe la sua camminata e si voltò, guardando Bontemps dritto negli occhi.

“È meglio così.”
Bontemps si inchinò.
“Come desiderate, Vostra Maestà.”


Le parole di Philippe di quel mattino risuonarono nuovamente alle sue orecchie.

“Cosa ne sa un re del sacrificio? Oh, fratello, molto più di quanto immagini…”

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Versailles / Vai alla pagina dell'autore: hanaemi_