Storie originali > Avventura
Segui la storia  |      
Autore: kikigurr    03/04/2016    0 recensioni
Un personaggio misterioso arriva alla città di Heartfall.
Doveva essere solo un punto di passaggio,ma non poteva immaginare che avrebbe cambiato le sue sorti e quelle della città. Soprattutto di un ragazzo e di una ragazza.
Sarà un occasione di redenzione e di riscatto.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salve a tutti. È la prima volta che qui pubblico qualcosa. Sono davvero emozionata,spero vi piaccia. Per favore, datemi delle recensioni. Mi aiuteranno a migliorarmi e mi serve anche per sapere se la storia è bella e valga la pena continuarla o se devo cambiare qualcosa. CAPITOLO 1 Fuoco. Urla. Sangue. Un pianto disperato. Si sollevò di scatto, ma non emise un suono. Il respiro era un pò affannato e il sudore colava dalla sua fronte. Si rimproveró per aver reagito in quella maniera, faceva quel sogno quasi ogni notte,tranne quando si ubriacava, e non reagiva così da un bel pezzo: il piú delle volte spalacava gli occhi e tornava a dormire,senza emettere un suono, ma quella volta sembrava piú reale del solito. Il pianto e le urla: quelli facevano più male di tutti. Inutile tornare a dormire, il sonno non sarebbe tornato. Decise di rimettersi in viaggio subito. Rimise nel vecchio sacco gli utensili che aveva usato per cucinare e la coperta. Salì sul suo fedele cavallo nero, si mise il cappuccio del suo mantello nero e partí. Pochi si sarebbero avventurati nella strada del bosco di notte. Ma il viaggiatore non se ne curava, perché si sentiva vuoto dentro, come un' ombra.                                                                               ******************************************* La pioggia cadeva fitta e sembrava arrivare fino all'interno delle ossa. Il mantello era fradicio e anche i vestiti erano un pó bagnati. Non si prepccupó di nessuna delle due cose, sapeva che stava per arrivare a una cittá: Heartfall. Che nome strano per una città dato che non aveva nulla di particolare da fare cadere il cuore. Non era molto grande peró era stranamente ricca, non si moriva di fame e il commercio era fiorente, nonché fonte primaria di ricchezza. Si trovava vicino al mare ed era provvista di un grande porto, sempre pieno di navi. Naturalmente c'era la classica divisione fra città dei ricchi e quella dei poveri. I ricchi stavano nella zona lontana dal mare, per evitare di essere attaccati per primi da invasioni via mare o via terra. Le loro case erano alte, all'interno dovevano esserci almeno dieci stanze e una grande salone, con cancelli solidi e robusti, con soldati a fare la guardia. Le case dei poveri non avevano protezione, ma almeno erano solide, fatte per resistere alle intemperie, alcune avevano due piani, altre solo uno, non avevano molte stanze, solo un salotto dove c'era anche la cucina e due stanze dove dormire. In quella città si poteva comunque auspicare a una vita migliore rispetto a altri luoghi. Prima di entrare nella città dcise di scendere dal cavallo e di proseguire a piedi tenendolo per le briglie, cosí non avrebbe attirato troppo l'attenzione, fortunatamente le strade erano di pietra e non avrebbe camminato nel fango. Si diresse verso la locanda piú famosa e grande della cittá: Il Boccale Danzante. Era uno degli edifici piú grandi della cittá, dotato di due piani perchè oltre al bere e al mangiare offriva anche stanze in affitto con la possibilitá di lavarsi, cosa che desiderava fare il prima possibile. La locanda aveva anche una stalla per i viaggiatoti di passaggio. Portó il cavallo dentro, lí c'era un ragazzo che si avvicinó subito e chiese: " Volete che mi occupi del vostro cavallo ?" La risposta mise in imbarazzo il giovane: " É una stalla, no? Ovvio che voglia che qualcuno si occupi di lui" . Il ragazzo tentó di dire: "Beh... Io.... Volevo". A guardarlo trovava difficile crederlo in imbarazzo. Era, tutto sommato, un bel ragazzo: capelli neri e un pó ondulati, occhi marroni,sempre scuri, e incarnato olivastro. " Non mi interessa cosa volevi " taglió corto " Trattalo bene o avrai di che rispondermi" . Il ragazzo sembró riprendere sicurezza e rispose un pó a tono: " Nessuno si é mai lamentato del mio lavoro e faccio le cose seriamente e in modo onesto. Non farei mai del male a degli animali che non sanno difendersi. Al massimo picchierei i padroni che li maltrattano " . "É una minaccia ? ". " No " rispose dopo aver guardato il cavallo " Il vostro é ben messo, lo avete difeso e lo avete portato voi stesso qui dentro. Altri lo avrebbero lasciato fuori e mi avrebbero urlato di muovermi. Voi invece.... Sembrate diverso...." . " Non immagini quanto.... E anche tu sei diverso....  Un ragazzo onesto e diretto.... Merce rara.... Vediamo quanto durerai ". Il giovane rimase sbigottito nell' essere definito diverso e ancor piú sorpreso per l'ultima affermazione. Ed ebbe il tempo di dire: " Mi chiamo Ximos e.... " " Non te l' ho chiesto e non mi interessa... Occupati del mio cavallo e fai attenzione.... Lo hai offeso insinuando che lui non si sappia difendere " . Ed uscí. Ximos si giró facendo una risatina pensando che lo straniero avesse appena detto una stupidaggine, quando vide il cavallo che muoveva la zampa nervoso e sbauffava con forza, guardandolo collerico. "Guarda che prima io parlavo di cavalli che la tua grazia possono solo sognarsela...." " Questo ti sia di lezione." Sentí Ximos dall' ingresso. " Cosa ? " chiese stupito. " Mai parlare male o sottovalutare qualcuno se ti é vicino, altra cosa: se dici qualcosa, anche se é la veritá, sii pronto per le sue conseguenze. Non tutti accetteranno quello che dici e allora potrebbero farti due cose: alla meglio, ti picchiano o ti tagliano la lingua, alla peggio, ti uccidono. " Ximos trattenne per un attimo il fiato, ma non abbassó mai la testa. Continuó: " Fai tesoro di quello che ti ho detto. Potrebbe salvarti la vita. " Si diresse verso l' uscita, ma si fermó, si voltó, glu lanciò una moneta e si rivolse,poi, verso il cavallo: "Fai il bravo Blackwild. Sono sicuro che non quando diceva quelle cose non erano rivolte a te. " E uscí. Ximos guardó il cavallo e inizió a parlargli: " Quindi ti chiami Blackwild.... Io sono Ximos e lavoro qui da..... " Entró nella locanda sperando che nessuno guardasse nella sua direzione, una preoccupazione che sparí non appena sentí il fracasso della gente che rideva, urlava, beveva, mangiava e ballava. Si diresse verso il balcone, dove il locandiere si teneva occupato a pulire un bicchiere, e senza tanti preamboli gli chiese: " Avete una stanza con vasca da bagno ? " Il locandiere alzó lo sguardo verso la figura incapucciata e disse allegramente: " Ovviamente forestiero. Qui ci sono le migliori stanze della cittá. Con vasca da bagno, letti comodissimi, armadi, scrivania con tutto il necessario per leggere e scrivere.... " . L' uomo parlava come un fiume in piena e sembrava non voler smettere.... Lo interruppe mettendogli una mano di fronte alla faccia dicendo: " Voglio una stanza con letto e vasca da bagno. Il piú semplice possibile, chiaro ? " Il locandiere si limitó ad annuire ed aggiunse: " Volete la cena in camera o preferite qui ? " " Mangeró qui, nel mentre fatemi preparare un bagno caldo. " Non voleva che la gente vedesse le sue cose e voleva ottenere più informazioni possibili per ottenere un po' di denaro. Nessun posto era migliore di una locanda per il suo scopo.   " Perfetto, Briette vi accompagnerá ad un tavolo libero. Deve essercene uno qui... In qualche angolo.... Briette!!!!!! ". Arrivó di corsa una ragazza con la pelle abbronzata, capelli castani, snella e uno sguardo che sembrava serio e orgoglioso. " Si, Borfat, eccomi. Cosa c'é ? " " Accompagna questo illustre ospite ad un tavolo libero e portagli la cena. Il miglior pezzo di cinghiale e la miglior birra che teniamo. Forza sbrigati". E tornó a servire gli avventori sul banco La ragazza si rivolse allo straniero e gli disse: "Seguitemi". Non nascondendo un certo fastidio. Arrivarono ad un tavolo libero e tornó dopo un pó con un piatto fumante e un boccale di birra che posó sul tavolo e rimase ferma lí in piedi senza accennare ad andarsene. Lo straniero inizió a mangiare senza fare caso alla ragazza. Solo dopo un pó decise di dire: " Non ti ringrazieró né con parole, né con monete. Hai solo fatto il tuo lavoro. Se invece vuoi compagnia vai ad un' altro tavolo, io non sono interessato" . E riprese a mangiare il suo cinghiale e a bere birra. " Ditemi cavaliere vostra madre non vi ha insegnato l' educazione? Per questo vi coprite la testa? Perché vi vergognate del fatto che il vostro aspetto é brutto come la vostra lingua? " fu la piccata risposta di Briette. Fece anche un sorriso sarcastico perché credeva che non ci sarebbe stata una risposta. Invece la risposta ci fu sorprendendola e spaventandola allo stesso tempo: " Dimmi ragazzina la tua lingua non ti piace molto? Per questo vuoi che qulcuno te la tagli? " Briette rimase sorpresa,non si aspettava una risposta così minacciosa. Nel mentre lo straniero continuó: "Perché sei così acida? Forse perchè ti vergogni di lavorare qui? Forse perché una persona intelligente e mordace come te non puó auspicare di piú per il semplice fatto di essere donna? Sveglia ragazza, il mondo é ingiusto e tu dovresti pensare a come uscire da questo schifo invece di perdere tempo ad insultare i commensali. Anzi, dimostri di essere stupida: i clienti offesi non vorranno piú venire e perderai un guadagno cosí. Pensa a mettere in tasca i soldi e alzare il tuo livello. E fai attenzione a chi provochi: non tutti reagirebbero bene come me e sarebbe un peccato rovinare quel bel faccino " . Briette si sentí un pó lusingata e voleva ringraziare per il consiglio, ma Borfat la chiamó prima di dire altro, decise comunque che avrebbe portato una birra con un' altro piatto di arrosto di cinghiale gratis come scusa e ringraziamento. Non sapeva perché ma lo straniero incappucciato iniziava a starle simpatico. Rimase ad osservare la ragazza mentre andava via e si chiese cosa gli era preso: prima aveva dato un consiglio allo stalliere, evitandogli sicuramente guai futuri, e ora incoraggiava una cameriera. Non capiva, o meglio fingeva di non capire. Rise per aver cercato di prendersi in giro, sapeva perché aveva fatto quello che aveva fatto: quei due ragazzini gli rammentavano il suo passato, o meglio, gli ricordavano come era un tempo, quando era giovane. Ne aveva prese molto per colpa della sua incoscienza e forse voleva evitare a loro un pó di dolore. Dare consigli? Che idea stupida ora era solo il fantasma di quello che era. Meglio farsi gli affari propri e cercare di sopravvivere, il giorno dopo sarebbe andato a farsi un giro per cercare un lavorette che gli avrebbe permesso di campare qualche mese e se ne sarebbe andato per proseguire il suo errare, fino ad allora meglio tenere la testa bassa e non farsi notare. Ebbe appena il tempo di pensarlo quando notó che Briette si stava avvicinando con una birra e un piatto, sulla sua faccia c' era un sorriso, ma era di simpatia, non di sarcasmo. Proprio quello che ci voleva: una ragazzina curiosa che voleva fare amicizia ! Briette era riuscita a convincere Borfat a offrire allo straniero incappucciato da bere e da mangiare in piú gratis. Si stava dirigendo verso di lui, quando uno degli avventori si sporse per bloccargli la strada. Ero uno dei soliti clienti: Glent, un soldato della milizia cittadina, abile e forte, ma volgare e stupido da ubriaco. Si rivolse a lei dicendo: " Sei gentile, ma non c' era bisogno di offrirmi da mangiare o da bere. Basti tu. Forza siediti con me a chiaccherare. " La risposta arrivó rapida e rabbiosa: " Infatti non sono per te. Sono per un' altro, uno molto piú interessante di te, vecchio ubriacone ". Alzó gli occhi al cielo. Il consiglio di prima a quanto pare era entrato da un orecchio ed era uscito dall' altro della ragazza. Aveva solo sprecato tempo pensó. Poi notó che l' uomo aveva afferrato Briette per un braccio e sembrava volesse alzare le mani. Il suo istinto prevalse sulla ragione e decise di intervenire. Si alzó e si diresse verso di loro. Quando fu abbastanza vicino, ma facendo anche in modo di non farsi notare e far sembrare tutto un caso, diede un calcio allo sgabello del soldato che, giá sbilanciato per essersi sporto, cadde rovinosamente al suolo. Rialzandosi urló rivolto a Briette: " É colpa tua. Come hai osato umiliarmi cosí ?" Fece il gesto di darle uno schiaffo, ma fu subito bloccato: " Se sei cosí sbronzo da non riuscire a stare in equilibrio, non é mica colpa sua.... Direi che hai bevuto abbastanza, ti conviene farti una passeggiata con i tuoi amici per smaltire la sbornia; e fatti anche un bagno freddo, puzzi di birra, non é molto elegante ". Lasció la presa e fece per andarsene. Ma Glent, afferrandogli il braccio, aveva qualcosa da dire: " Chi ti credi di essere per parlarmi cosí ? Io sono uno dei migliori uomini in addestramento dal... ". " Ragione in piú per calmarsi. Non credo che a un tuo superiore fará piacere sapere come ti stavi per comportare con una donna, o che ti sei ubriacato cosí tanto da puzzare e renderti ridicolo. Sará un miracolo se domani riuscirai a camminare dritto. Farai proprio una bella figura domani durante gli esercizi." Si giró per andare da Borfat a prendere la chiave della stanza, quando si sentí afferrare per il braccio. " Tu ed io non abbiamo ancora finito. " Tuonó l'uomo e tiró un pugno, che venne fermato subito. Prima che se ne rendesse conto Glent si ritrovó in ginocchio, con il piede dello straniero premuto sulle sue gionocchia che lo teneva fermo in quella posizione, e con il braccio destro piegato dietro la schiena, saldamente tenuto dalle sue mani che stringevano come due morse. " La prossima volta che proverai a picchiare me o qualunque altro, ti romperó il braccio in modo tale che prima che tu possa provarci ancora sarai giá vecchio. " Lo lasció andare con un scatto, assicurandosi di no  fargli troppo male e riprese il suo cammino verso il locandiere, ma il soldato non si era arreso e si alzó correndo verso di lui. Briette urló: " Attento ! " . Il cavaliere fece un giro su se stesso, facendo cosí passare Glent e assestandogli un bel calcio nel sedere, ma quest'ultimo si era saldamente afferrato al suo mantello e nella caduta glielo strappo via. Finalmente si poteva guardare il viso dello straniero e le poche persone lucide che lo videro rimasero di stucco. Ximos era entrato giá da un pó nella locanda nella speranza di parlare un pó con Briette; si arrabbió molto quandi vide Glent molestarla, ma il cavaliere fu più veloce di lui e lo mise al suo posto. Stava iniziando a piacergli, soprattutto quando lo fece finire sul pavimento. Anche lui si spaventó quando vide che stava per essere attaccato alle spalle, ma rimase di sasso quando scoprí che il cavaliere misterioso non era un uomo, ma una donna ! Una massa di capelli castani, lunghi e ricci caddero ben oltre le spalle e il viso era senza ombra di dubbio femminile. Ma si poteva notare una cicatrice che partiva dalla base della fronte fino alla mascella del lato destro del suo viso,fortunatamente l'occhio non era stato toccato. La cicatrice però non diminuiva neanche un pò la bellezza di quella donna. La donna si avvicinó a Glent, che era rimasto sorpreso anche lui dalla scoperta, e sarcasticamente gli disse: " Volevo risparmiarti quest' umiliazione, ma a quanto pare sarai famoso tra i tuoi compagni come: quello che si é fatto sconfiggere da una donna. E voi - rivolta ai chi era con lui - prendetelo e tornate alla caserma. Evitate altre brutte figure. " Terminó e arrivando al balcone si rivolse a Borfat: " La chiave della stanza. Ora. " Gliela porse senza emettere un fiato, ma muoveva la bocca come se volesse aggiungere qualcosa; lo precedette: " Non voglio la colazione in stanza. Mangio quando scendo e non voglio essere disturbata. " " Perfetto. La vostra stanza é la prima a destra. Buon riposo. "  Il locandiere annuí e si diresse verso la sua stanza. Ximos fece a Briette un cenno per chiederle se poteva avvicinarsi e lei annuì. Si sedettero in disparte nella locanda e iniziarono a parlare anche loro della misteriosa donna: " Hai visto cosa é riuscita a fare? A messo al tappetto un guerriero come Gelt. Pochi ci riuscirebbero. " Esclamó Ximos ammirato. " Ero lí, cosí vicina, eppure non riesco a spiegarmi come ha fatto... " Ribatté Briette " Era velocissima... " . " Pensi si tratterá molto qui ? " " Non credo.... Forse pensava di trattenersi un pò, ma ora che tutti hanno visto il suo viso..... " " Accidenti.... Io speravo che rimanesse.... Almeno per scoprirne un pó di piú..... Chissá come si é fatta quella cicatrice.... " " Combattendo contro qualcuno mi sembra ovvio.... Magari in un campo di battaglia. Forse era un cavaliere " Gli occhi di Briette brillarono di una luce nuova. " Un cavaliere donna ? " Ribatte Ximos fra il sarcastico e lo scettico. " Cosa significa questo tono? Pensi che le donne non siano forti come gli uomini? Non hai visto cosa é successo stasera? " " Non volevo dire questo.... Insomma.... Io... Intendevo dire che é raro che una donna riesca a diventare cavaliere... Forsa é cresciuta in una brutta cittá e ha imparato a difendersi.... " " No, sono sicura che era un cavaliere.... Solo un cavaliere riesce a sconfiggere un' altro cavaliere.... Non é possibile che uno che impara a fare a pugni nelle strade ci riesca.... " " Ma Gelt era mezzo ubriaco e...... - interruppe il discorso come colto da un' illuminazione - No, hai ragione. Solo un cavaliere veramente addestrato può sconfiggere un omone come lui, soprattutto una donna.... " " Cosa ci fará qui? Perché non é con i soldati? " " Non so rispondere a queste domande.... Non sono un veggente.... Ma cosa importa a questo punto?  Se ne andrà presto, come hai detto tu. " Briette divenne pensierosa, poi le si accesse una luce negli occhi. " Forse no. Resta qui. Ho un' idea " . Si alzó e si diresse con un sorriso verso Borfat, sicura cosí di allungare la permanenza dell' ospite misteriosa per un pó.                                                            ************************************" " Nello stesso istante la protagonista dei loro discorsi si mise le mani nelle orecchie fischianti. La cosa non la sorprese piú di tanto: era normale che parlasero di lei dopo lo spettacolo che aveva dato. Non doveva attirare l'attenzione su di se e invece fece l'esatto opposto, ma fu piú forte di lei. Forse un riflesso di se stessa del passato, quando ancora aveva dei principi, prima di.... Scacció via quei pensieri molesti, ora voleva godersi il bagno caldo, quindi appoggio la testa sul bordo della vasca e tentó di non pensare a nulla. Dopo che l'acqua inizió a farsi fredda uscí. Notó uno specchio che la rifletteva tutta intera, aveva adosso solo la camicia e si potevano vedere le cicatrici nelle gambe, non era belle a vedersi, aveva cicatrici anche nelle braccia e nella schiena, le conosceva a memoria ormai. Si chiese se i commensali rimasero stupiti dal fatto che una donna sapesse combattere e far finire al tappetto un uomo piú grosso di lei o dalla cicatrice sul suo viso. " Difficile credere che un tempo fossi considerata bella da molti, ora non sono neanche considerata donna con una faccia come la mia ". Disse amaramente al suo riflesso. Si mise a letto gustandosi la sua morbidezza. Sarebbe ripartita il giorno dopo, aveva attirato troppi sguardi, meglio andare via prima di stimolare la curiositá di troppa gente. Spense la candela convinta della sulla decisione, ma non era tranquilla: il suo istinto, fidato compagno che le aveva salvato la vita molte volte, le diceva che le cose non sarebbero andate come aveva programmato, ma non volle dargli troppo peso e si addormentó. Il suo sonno, come accadeva spesso negli ultimi anni, fu agitato e con incubi.                                         ********************** Si sveglió di buon ora, preparó le sue cose e scese per fare colazione. Rimase sorpresa nel vedere Borfat, Briette e Ximos giá svegli: sperava di andarsene senza attirare l'attenzione, ma quella mattina la sua fortuna stava ancora dormendo. Il locandiere alzó la testa, fece un sorriso e uscí dal dietro il bancone dirigendosi verso di lei. Un brivido freddo le attraversó la schiena. " Buongiorno, spero che abbiate dormito bene. Venite vi serviremo subito la colazione. " La accompagnó verso un tavola e si diresse in cucina. Le sembrava strano che fosse lui a servirla invece di Briette, che se ne stava seduta con Ximos e la guardavano credendo che lei non li notasse. Il brivido divenne una sensazione spiacevole: sentiva che stava per arrivare una trappola. In quel preciso istante arrivó Borfat con un vassio pieno di cibarie varie. " Quanto mi costerá in piú tutto questo? " " Ma nulla mia signora. Assolutamente nulla. " Lo guardó scettica. " Avanti mangiate e ditemi com' é. Andiamo molto fieri della nostra cucina e la frutta é fresca. " Decise di assaggiare un pó di tutto e concluse: " Direi che é buono.... " " Bene " tossí " E ditemi avete dormito bene?" " Discretamente " nella sua testa si stava chiedendo dove volesse arrivare il locandiere. " Quindi siete soddisfatta! Ancora meglio! Vedete noi ci impegnamo a... " " Non farmi perdere tempo e vai alla questione. Odio chi vuole farmi perdere tempo. " Interrompendolo. " Va bene. Parliamoci chiaro: vorrei assumervi come guardia qui. " Rimase sorpresa, anche se il suo viso rimase imperscrutabile. " Non mi interessa. " Fece per alzarsi,ma Borfat la fermó: " Aspettate, per favore; almeno ascoltate la proposta fino in fondo, poi sarete libera di andare se volete ". Lo fissó per un secondo, alla fine fece un cenno di assenso con la testa per invitarlo a proseguire. " Dunque, come ho detto voglio assumervi come guardia. Vedete ogni sera c'è qualche cliente che tende ad esagerare e sarebbe un bene avere qui qualcuno,scusate, qualcuna che riesca a rimetterli in riga senza causare danni al resto. E voi ieri sera avete dimostrato di possedere queste capacità. Se decidete di accettare avrete vitto e alloggio, in più vi pagherò 50 monete d'oro alla settimana. " " La vostra offerta é generosa - gli occhi del locandiere brillarono a quelle parole - ma non credo resteró. " Fece per alzarsi, ma l'uomo fu più veloce nel parlare: " Se vi preoccupate di attirare troppo l'attenzione viene assicuro che nessuno ci farà caso. In questa città le notizie corrono veloci e passano subito di moda. Inoltre non credo che i Cavalieri della Spada Bianca vogliano far sapere che uno dei loro migliori uomini si sia fatto mettere sotto da una donna." Annuí compiaciuto del suo ragionamento. " Quell'uomo é un cavaliere? " A malapena riuscì a nascondere la sorpresa e lo sconcerto. L'ordine più antico e importante si era abbassato a reclutare gente di quella risma? " No, almeno non ancora. Sta facendo ancora l'addestramento per diventarlo. L'ordine ha trasferito la sua sede qui, sapete? Questo ha portato più lustro e importanza a questa città." Terminò con un certo orgoglio. Quella notizia la sconvolse e la fece desiderare di andarsene il più lontano possibile. Invece disse: " Mi darai 100 monete d'oro e il mio cavallo sarà trattato meglio di un re. " Borfat non protestò e si ritenne fortunato: se era riuscita a tenere testa a un omone come Glent, tenere in riga gli altri sarebbe stato uno scherzo. " Bene, vi lascio finire in pace. " E andò nella cucina. Ora toccava a lei tendere una trappola: non doveva fare niente,solo aspettare e vedere se i suoi sospetti erano veri. Guardò Briette e Ximos che sorridevano fra loro in modo compiaciuto. Bastò quello a darle conferma e a farla arrabbiare come una belva. Si diresse con il vassoio verso il bancone e lo poggiò,apposta, vicino a loro. Briette colse l'occasione per iniziare a parlare: " Dunque, ora lavorerete qui. Sono contenta, mi sentiró più sicura con voi a... " " Ho poca pazienza e odio molte cose. Ma quello che più mi fa arrabbiare sono chi si crede più intelligente di me, pensa di farmi fessa e mi fa perdere tempo. Tu hai fatto tutte e tre le cose: oggi hai pensato di essere piú furba di me e di trattenermi qui usando Borfat,credendo che non me ne accorgessi; ieri hai buttato il mio consiglio nel fango, facendomi di conseguenza sprecare tempo. Non so perché mi vuoi qui e non mi interessa, ma ieri e oggi mi hai dimostrato di essere meno intelligente di quanto pensassi e anche una che si crede più astuta e migliore degli altri. Non sopporto le persone così. Ora ti dirò una cosa e questa volta farai meglio ad ascoltare e fare quello che ti dirò: stammi lontano e parlami solo durante il lavoro. Buona giornata. " Fece per uscire,ma Ximos aggiunse: " Voi sapete come ci chiamiamo noi, ma non non sappiamo il vostro nome." " Perché dovrei dirvelo? Quando ho detto a lei di starmi lontana lo dicevo anche a te." " Perché ho avuto cura del vostro cavallo e come ringraziamento vi chiedo la gentilezza di sapere il vostro nome. " " Sei stato pagato per farlo. " Ximos si alzó e si avvicinó verso di lei porgendole quello che gli aveva dato ieri. " Ve li rendo e se non li vorrete, li daró ai poveri. Quindi sarete in debito con me per la gentilezza usata al vostro amico. Ditemi il vostro nome e sarete libera da ogni debito. Non credo vogliate dovere qualcosa a qualcuno." Rimase sorpresa dalle parole del giovane: aveva indovinato su tutto. Decise di premiarlo: " Lyonesse. Non te lo dico per saldare un debito, ma perché, dopo molto tempo, sono rimasta sorpresa. Forse tu non sei una perdita di tempo." Uscí per andare da Blackwild. Briette non riuscì ad aggiungere altro, si sentiva intimorita. La persona di fronte a lei non solo suscitava timore e rispetto, ma sembrava avere la capacità di leggerti dentro e colpire sul punto che più ti stava a cuore. Comprese che lei aveva ragione: si era comportata come un'arrogante ed era meglio tacere. " Non arrenderti." Briette si riscosse e guardò verso Ximos, che proseguì: " Hai sbagliato, anche io, ma ho dimostrato le mie qualità e lei ne ha tenuto conto. Tu hai molte qualità, appena ne avrai l'occasione mostragliele e ti riscatterai. É severa, ma secondo me é anche giusta. Vedrai saprá darti un'altra occasione. " Si fece coraggio e le prese una mano. " Ne sono sicuro. " Briette lo guardò e si sentì rincuorata. " Hai ragione. Non devo buttarmi giù al primo ostacolo. Le mostrerò di che pasta sono fatta. Avrà da ricredersi su di me." Rivolse un sorriso al suo amico, pensando a come fosse bello avere qualcuno su cui contare. Ximos era felice di vederla sorridere.                                 ********************************* Lyonesse era poggiata alla porta della locanda. Sembrava guardare la strada, ma in realtà aveva ascoltato il discorso dei due giovani e pensava: " Intelligente uno e caparbia l'altra. Che bella coppia! Se solo fossero un'unico essere... Diventerebbe il mio amico del cuore! " Fece una risatina e andò da Blackwild. Il suo fedele destriero fece uno sbuffo, felice di vederla. " Ciao amico mio, hai passato una buona notte? Ximos ti ha trattato bene? " Il cavallo annuì tutte e due le volte. " Ho un paio di cose da raccontarti." E gli disse tutto quello che era successo. Il cavallo sbuffò. " Lo so, non è da me fare così, ma se ce ne fossimo andati subito, avremmo attirato l'attenzione ancora di più." Il cavallo fece un'altro sbuffo. " Si, è pericoloso stare qui dove c'è la sede, ma solo le reclute vengono qui e loro non sanno chi sono e poi dubito che loro siano qui. Ma sono quei due ragazzini che mi preoccupano, temo che mi faranno finire nei guai. Sono particolari, forse con una guida che li istruisca e li prenda a calci potrebbero diventare qualcuno. Le capacità le hanno. Forse sono convinti che io li possa aiutare. Come si sbagliano in questo. Non sono buona a nulla ormai, solo a bere e sopravvivere." Le arrivò un colpo di coda in testa. " So che non ti piace sentirmi parlare così, ma è la verità e non possiamo farci niente. Ora vado a dormire un'altro pò, dovrò stare alzata fino a tardi stanotte. Ci vediamo domani." Tornò dentro la locanda, presa una bottiglia di vino, andò in camera sua e se la scolò in tutta. Si sentì euforica, perché quando si addormentava ubriaca almeno non aveva gli incubi. Si svegliò a pomeriggio inoltrato con un gran mal di testa. Bere non le faceva avere gli incubi, ma aveva conseguenze sul suo fisico e sul suo umore, ma ora doveva prepararsi e andare a "lavorare". Si lavò la faccia e si vestí. Si mise anche il cappuccio per non attirare l'attenzione, la sua faccia sfigurata l'attirava di più e non voleva correre il rischio di essere riconosciuta da gente del passato, nella remota possibilità che entrassero lí dentro. Scese e la sala era già piena di gente e rumori. Briette si avvicinò: " Il vostro tavolo è pronto. Da lì avrete una visuale completa della sala." Forse la ragazza era più intelligente di quanto avesse pensato. " Cosa vi porto? " " Carne, frutta e acqua." " Porto tutto subito." " Aspetta, devo farti una domanda." Briette si giró in attesa. " Chi ti ha detto che volevo stare qui?" " Nessuno, ma mi sono messa qui prima e ho notato che si ha una visione completa della sala ed facile arrivare dovunque con rapidità e discrezione. Ho impedito a chiunque di sedersi dicendo che era riservato per voi." La guardò: "Brava ragazza. Ora vai e portami quello che ti ho chiesto." "Subito" Fece un sorriso e pensó: "Impara in fretta, forse l'ho giudicata male. Basta una sgridata e capisce gli errori fatti, non é una perdita di tempo. Vediamo come si comporta stasera." La serata proseguí senza troppi problemi. Alcuni esagerarono un pò, ma bastava invitarli ad andarsene. Probabilmente vedere una figura incappucciata e una voce un pò minacciosa bastavano a dissuadere la gente. Anche Ximos si era unito alla serata. Stava al banco come sempre, sperando di restare con Briette. " O è cieca o finge di essere cieca. Non è possibile che sia così ingenua da non notare." Pensò Lyonesse mentre guardava i due giovani. Non erano affari suoi, non era mai stata innamorata e a chi provavava corteggiarla faceva capire di non essere interessata. Pensava solo al dovere, all'onore, alla libertà e ad aiutare gli altri. Tutto questo l'aveva portata ad essere una reietta sola e con terribili incubi e sensi di colpa. Forse con una persona al fianco le cose sarebbero state diverse... Ma era tardi ormai, quello che contava  era sopravvivere. La serata era quasi finita, ormai c'era poca gente e i pochi che restavano erano cosí sbronzi che sarebbero rimasti lí fino al mattino. Ormai la sua presenza non era più necessaria, decise di ritirarsi. Briette le si avvicinò: " So che mi avete detto di starvi lontana, ma, so che non vale molto, volevo scusarmi per avervi offesa e che nella vostra stanza è pronto il bagno." Non si illudeva di poter ottenere qualcosa,ma almeno di essere notata. Lyonesse sembrò non farci caso e continuò il suo percorso, ma fece un lieve sorriso al tentativo della ragazza.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: kikigurr