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Autore: Sisko31    04/04/2016    0 recensioni
Lia è una ragazza difficile. Da quando era bambina non ha fatto altro che passare da un affidamento all'altro. Ha un gran talento per finire sempre nei pasticci. Samantha e Vitto, i genitori affidatari, non ne possono più. Da domani frequenterà un istituto per ragazzi difficili. Lia rifiuta ma il suo migliore amico Carlos la convincerà a provare la nuova esperienza. Nell'istituto fa conoscenza con un certo Rossini, detto "Red", un tipo prepotente e testardo. I due si scontrano spesso ma col passare del tempo Lia scoprirà che "Red" ha un enorme segreto. Un segreto che cambierà per sempre la vita di tutti e due.
Genere: Drammatico, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro lettore premetto che riferimenti a cose o persone sono puramente casuali. Tutto è stato inventato da me. Buon proseguimento.

 

-Non ci posso credere! Un'altra volta!-
Sbraitava Samantha al telefono.
-E che cosa avrebbe fatto stavolta? No, non me lo dica. Arrivo fra dieci minuti-.
Era la polizia che informava la mia madre affidataria che ero stata beccata ancora una volta a rubacchiare in un negozio. Nulla di grave, solo quella giacca di jeans strappata che mi piaceva tanto ma che costava la bellezza di settanta euro. E ora mi trovavo seduta davanti alla scrivania del solito poliziotto. Io e Alessandro ci conoscevamo da qualche annetto e ora mi stava scrutando con l'aria di un padre che aveva beccato il proprio figlio dopo il coprifuoco.
Mise a posto il telefono e sospirò
-Lia, non te lo ripeto più. Smettila di combinare guai. Sei una ragazza intelligente. Smettila di frequentare brutta gente-.
Più che arrabbiato sembrava amareggiato. Si passava continuamente una mano tra i capelli biondo cenere. Io me ne stavo zitta a guardarlo. Ci aveva messo una buona mezz'ora per convincere il tipo del negozio a non denunciarmi. Fino ad ora era sempre riuscito a farmi uscire pulita ma stavo diventando grande e la gente non mi vedeva più come una povera bambina disagiata ma come una delinquente recidiva.
-Davvero Lia, cambia strada. Sei ancora in tempo. Non lo dico per me ma per il tuo futuro. Se io non dovessi esserci un giorno per pararti il culo sarebbero guai seri-.
Stava cercando di convincermi che ero una brava ragazza e che potevo ancora essere salvata dal mio destino.

 In realtà sapevo perfettamente che la cosa era impossibile. Il mio destino era stato scritto parecchio tempo fa quando ero stata data in affidamento. Erano quasi dodici anni che cambiavo famiglia praticamente una volta all'anno. Samantha e Vittorio, i miei attuali genitori affidatari, stavano battendo ogni record. Qualunque cosa facessi non mi riportavano indietro. Non che non mi piacessero, solamente non volevo una finta famiglia. Preferivo starmene da sola. 

Sentimmo il ticchettio dei suoi tacchi salire le scale. Io e Alessandro ci guardammo in faccia, eravamo tutti e due a disagio. Era arrivato il momento della scenata della signora Tosetti.
La porta si spalancò di botto ed eccola lì, alta, magra e bionda con un vestitino che lasciava poco all'immaginazione. Probabilmente l'avevano chiamata mentre era a fare shopping con le sue stupide amiche.  
-Lia! Stavolta hai davvero esagerato! E' la quarta volta in due mesi che mi telefona la polizia per dirmi che ti hanno beccato a rubare qualcosa. Stavolta l'hai fatta grossa!- urlò con quella sua vocetta stridula.
Si girò verso Alessandro con sguardo truce. Quella donna non risparmiava proprio nessuno -L'hanno denunciata?- chiese con voce strozzata.  
Ale, dopo i primi cinque secondi di panico, si ricompose e con il suo solito tono da poliziotto buono rispose
-No signora. Il proprietario ha deciso di graziarla. Può portarsela a casa tranquillamente-.
Samantha sospirò e mi afferrò un braccio. Non sembrava tanto contenta di riportarmi a casa. 
-Ti è andata bene questa volta. Ma non so se Vittorio sarà contento di sapere che ti ho ripescata in questura anche stavolta-.
Non feci in tempo ad alzarmi che mi trascinò giù per le scale e mi scaraventò in auto. Non disse una parola per tutto il viaggio. 

Arrivate a casa mi infilai in camera mia e aspettai che Vittorio tornasse a casa. Sapevo che questa volta era quella buona e mi avrebbero rispedito in casa famiglia. Ne ero certa.
Cominciai a fare le valigie. Non avevo molto. Tre paia di jeans strappati, qualche maglietta e tre o quattro felpe. Una manciata di calzini e intimo. Cinque minuti dopo avevo impacchettato tutto.
Mi guardai attorno per vedere se avevo dimenticato niente ma non c'era nulla che valesse la pena portarsi dietro.
Mi sdraiai sul letto e aspettai che rincasasse il padrone di casa.

 

  
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