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Autore: Postula Sblindo    04/04/2016    2 recensioni
È già passato un anno da quando iniziò il contagio: i morti si risvegliavano e le persone si ammalavano. La pace creatasi nel tempo veniva a mancare, gli uomini si nascondono per sfuggire a quei mostri, alcuni rimangono soli, altri in gruppo, altri ancora, con visioni utopistiche, cercano di creare società in modo da ristabilire l'ordine ormai perduto.
«Forse sto diventando pazzo a stare da solo...» con questa frase un uomo decise di smettere di vagare in solitudine e aiutare quante più persone possibili trovando una cura a quella malattia. Ovviamente sapeva più cose di quelle che diceva e di quelle che nascondeva.
Genere: Avventura, Horror, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Che ore saranno secondo te? Le cinque o le sei? In queste mezze stagioni non si capisce mai...» disse un uomo seduto ad un tavolino mentre guardava fuori dalla finestra la desolazione di quella città. Portò la tazzina che teneva in mano alla sua bocca e bevve un sorso di thé mentre un mugolio rispondeva alla sua domanda.
«Oggi hai deciso di rispondermi? -disse girandosi verso l'interno della caffetteria abbandonata- solitamente eri più taciturno» 
Finì il contenuto della tazzina e si alzò dalla sedia dirigendosi verso una figura stesa nell'ombra all'interno dell'edificio mentre il sole che sorgeva iniziava ad illuminare tutto il locale dalla vetrata.
«Hai fame non è vero?» chiese ironicamente a quella creatura con cui aveva parlato per giorni, da quando si era insediato in quel luogo una settimana prima, però più l'uomo si avvicinava a quell'essere tenuto fermo per terra dai tavolini del bar, probabilmente opera di chi si era rifugiato lì prima di lui per tenerlo fermo mentre avveniva la trasformazione, e più quello iniziava  a dimenarsi e ad emettere rumori sempre più forti.
«Shh! Shh! -disse lentamente l'uomo portandosi anche un dito alla bocca per enfatizzare il tutto- Sai che non voglio ucciderti, sei stato un ottimo compagno in questi pochi giorni...» prese una pausa dandogli le spalle «Però così mi costringi! Se continui i tuoi amici verranno a prendermi... E io non ho tanta voglia di diventare uno di voi!» continuò guardando in faccia quello che le persone avevano sempre chiamato zombie o non-morto o errante, che comunque avevano sempre saputo essere pura finzione ma che era divenuto realtà da un anno.
Il "mostro" continuò imperterrito a gemere, così l'uomo si vide costretto ad avvicinarsi al bancone e a prendere un martello che aveva posato lì appena arrivato.
«Mi dispiace amico, eri un ottimo ascoltatore...» proferì avvicinandosi all'unica parte in grado di muoversi di quella creatura, ovvero la testa, e chinandosi su di essa aggiunse: «È giunto il tempo che vada, eh?»; dopo queste parole sferrò un colpo sul cranio di quell'essere, che per tutto il tempo aveva continuato a gemere e che finalmente aveva smesso di emettere rumori.
Nel più totale silenzio si avvicinò nuovamente al bancone, andò vicino alla cassa e prese il suo cilindro, unico oggetto, oltre alla sua revolver, al quale teneva, se lo mise in testa e si diresse sul retro della caffetteria dove c'era la dispensa «Prendo in prestito un paio di cose e poi posso andare, sono rimasto qui già abbastanza e quello zombie ha fatto fin troppo rumore... Non vorrai mica che i tuoi compagni non andassero a dormire e mi debba aspettare un viaggio pericoloso, giusto?» chiese dimenticandosi che aveva appena ucciso il suo interlocutore.
«Forse sto diventando pazzo a stare da solo...» sospirò mettendosi le mani in tasca e continuando a chiedersi che ore fossero poiché non aveva più un orologio da molto tempo.
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«Papà, quando arriviamo?» piagnucolava un bambino lungo una strada di campagna deserta in mezzo a della vegetazione non più curata da quando l'epidemia era esplosa «Ci vorrà ancora un po', figliolo...» sospirò stanco il padre come risposta, sfilandosi il cappello e asciugandosi il sudore dalla fronte, nonostante avessero abbandonato il loro rifugio molto presto, stessero camminando da qualche ora e l'autunno era quasi vicino, il sole picchiava forte sulle teste dei componenti di quel gruppo.
«John!» urlò un uomo di mezz'età grosso quanto un armadio «Non riesci a far star zitto tuo figlio Timmy?!» «Dave!» lo sgridò la moglie, della stessa età dell'uomo.
«Cosa c'è Clare?!» rispose infuriato Dave «siamo partiti tardi per causa sua, è da quando abbiamo iniziato a camminare che si lamenta...»
«Per la carità, Dave! È un bambino!» lo interruppe la moglie di John, nonché madre di Timothy, soprannominato da tutti Timmy.
«Dai cara, non fare così...» disse John cercando di ristabilire l'equilibrio del gruppo.
«No! Cavolo! È tuo figlio! È un bambino, l'unico bambino del gruppo... Cercate di capirlo!» cercava la madre di difendere il piccolo.
«Smettetela di urlare! Potreste richiamare quei mostri! Non siamo partiti presto per questo?» disse piangendo Timothy e correndo tra le lacrime ad abbracciare le gambe della madre.
«Spero tu sia contento Dave...» lanciò una frecciatina la madre.
«Timmy ha ragione! Adesso basta! Poi ne ho le palle piene dei vostri litigi!» sbraitò una ragazza, una giovane ragazza che però sapeva il fatto suo su certe cose.
«Ehm Zoey, tu non hai le palle... Sei una femmina...» commentò il figlio di Dave e Clare «Grazie per avermelo ricordato, Capitan Ovvio Phil...» rispose alzando gli occhi al cielo Zoey e camminando verso il centro del gruppo per allontanarsi da quell'uomo.
«Ecco... Tuo figlio va bene, anche se dice 'ste cagate, perché è un medico mentre mio figlio che è un povero bambino no?» riprese la bionda moglie di John guardando l'ormai bianco Dave con i suoi occhi azzurri pieni d'ira.
«Greace, il punto è un altro!» si difese l'uomo
«Allora dicci, qual è?» chiese John per dare man forte alla moglie mentre si avvicinava a lei e stringeva a sé il piccolo Timothy.
«Il punto è...» cercò di spiegare Dave «Il punto è che dovete stare zitti!» lo interruppe Zoey.
«Ehi! Non dire più così a mio padre!» urlò contro di lei Philip, avvicinandosi anche per essere più minaccioso, ma la ragazza impugnò subito la sua pistola e gliela puntò alla testa.
«Zitti tutti! Ho sentito un rumore provenire da quella parte -disse greace indicando una strada perpendicolare a quella che stavano percorrendo- sembra che stia arrivando qualcuno fischiettando...»
Clare aguzzò la vista in quella direzione, nonostante la sua età aveva ancora un ottimo occhio e commentò con voce sorpresa «ma sta fumando?!»
«Se stiamo zitti possiamo tendere un'imboscata a chiunque ci sia lì e scoprire se conosce un posto sicuro...» continuò Zoey ritirando la pistola. Nello stesso istante Phil riprendeva a respirare normalmente.
«Punta ancora la pistola contro mio figlio e giuro che...» disse Dave prendendo la ragazza per un pezzo della sua felpa, ma venne bloccato da John, che con il suo sguardo semi-nascosto dalla visiera del suo cappello da baseball e i suoi folti baffi neri risultava ancora più minaccioso. L'uomo allora si limitò a ringhiare lasciando la presa.
«So che siamo stanchi, ma senza contare Timmy, siamo sei adulti armati. Possiamo fronteggiare chi sta arrivando, però dobbiamo sfruttare un effetto sorpresa e nasconderci nella boscaglia» pianificava la ragazza dai lunghi capelli neri.
Il gruppo seguì la sua idea e si sparpagliò in mezzo ai cespugli, aspettando l'arrivo di chi avevano sentito prima.
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Dopo qualche minuto arrivò un uomo, solo, con in testa un cilindro e in bocca un sigaro, non uno di quelli grossi ma uno di quelli che assomigliava di più ad una sigaretta, l'unica differenza stava nel gusto che era più forte.
Arrivato all'incrocio, dove il gruppo si era nascosto, si fermò «E adesso dove vado? Continuo diritto o giro a sinistra? Perché nel paesino dove sono rimasto per una settimana non c'era neanche una cartina?! Qui bisogna prendere una decisione seria!» si mise una mano in tasca e tiro fuori una monetina «Allora... Testa: diritto, Croce: svolto».
Lanciò in aria lo strumento della scelta e lo lasciò cadere a terra perché si rese conto che aveva sei  armi da fuoco puntate su di lui. Diede un rapido sguardo alla moneta che segnava testa e poi guardò il gruppo composto da uomini e donne molto intenzionati a porre fine alla sua vita.
«Ehm... Salve? Potreste abbassare le armi? Non mi piacciono molto» disse sorridendo candidamente con il suo sigaro tra le labbra e chiudendo i suoi occhi blu come il mare mentre l'odore e il fumo si spargevano per quella strada.
   
 
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