Le sue dita sono tra i tuoi capelli. Scorrono lente dietro le orecchie fino a raggiungere la nuca, portando via con loro l’elastico che li teneva legati nella sottile coda.
Ciocche nere ti ricadono davanti agli occhi, ma lei rapida le sposta di lato.
Eppure ancora non riesci a vederla.
Puoi solo sentirla.
Senti le sue labbra sulle tue, leggere e timide. Accompagni quei baci con premura, sempre con l’infondato timore di intorbidire il suo Psycho-Pass. È stupido ed irrazionale, lo sai, eppure non puoi fare a meno di preoccupartene.
Percepisci il suo respiro nella testa e, come un vento placido su un banco di nebbia, riesce a cancellarti anche quell’ultimo pensiero.
Avverti come il calore della sua pelle sotto la camicetta sembra espandersi al tuo intero corpo dal palmo della mano. Ti accorgi anche del brivido che la fa sussultare quando le dita metalliche della protesi le sfiorano il fianco. Le ritrai subito, turbato. Rimani a fissarle amareggiato, perché per un istante ti eri dimenticato che il tuo braccio sinistro non c’è più.

Il suo tocco ti riporta alla realtà nel più dolce dei modi: lo senti prima sul collo, per poi scendere dove acciaio e circuiti cibernetici prendono il posto di carne e ossa. È una sensazione strana. Hai quasi l’impressione di avvertire la carezza della sua mano.
«Ginoza-san» Dice a voce bassa, intrecciando le vostre dita insieme.
Sorridi senza volerlo e finalmente la guardi, incontrando le iridi castane di Tsunemori.
«Nobuchika» Sussurri piano «Puoi chiamarmi Nobuchika.»
E lei sgrana gli occhi, sorridendo poi in silenzio. Perché, ne sei certo, ha capito la tua zoppicante dichiarazione d’amore.
Eppure le sue labbra non compongono il tuo nome, neanche una volta; ne ti chiedono di fare lo stesso. Ma ti dici che non importa, che per il momento va bene così. E mentre la stringi più forte, mentre la baci ancora e ancora, fai finalmente caso ad una cosa che prima ti era sfuggita: l’odore di sigaretta inconfondibile che impregna i suoi vestiti e le trasuda dalla pelle. È sempre stato lì, sempre presente al punto tale da passare inosservato.
 
Un pugno invisibile ti stringe la trachea bloccandoti il respiro in gola.
Ti chiedi perché lei pensi ancora a Kougami nonostante siano passati tre anni dalla sua fuga.
Ti chiedi se nella sua testa ci sia lui anche in quei momenti passati insieme, trasformandoti così solo in un sostituto a cui aggrapparsi nella solitudine.
Infine ti chiedi anche se le sue labbra abbiano mai desiderato pronunciare il suo nome. Se, al contrario che con te, sia mai arrivata a chiamarlo “Shinya” anche solo nel suo cuore.
 
Le sue dita riprendono a scorrere nei tuoi capelli interrompendo di nuovo il flusso dei tuoi pensieri, e capisci che in ogni caso non potrai più andartene via.
Sorridi di nuovo e chiudendo ancora gli occhi ti arrendi. Perché ormai non hai più nulla da perdere, eccetto lei.
 

Take your fingers from my hair
They have gotten us nowhere

We can’t last another second
For we are two, too lost for open doors
(“Take your fingers from my hair”, Zebra)

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Oddio i jappi e la loro fissazione con i nomi!
Ciao a tutti, come state?
Adoro Ginoza, è il mio personaggio preferito dal momento in cui il suo Psycho-Pass ha iniziato ad andare in malora (prima era solo un pulcino  megane spettinato) e, si, lo shippo tantissimo con Akane.
Va beh insomma, non c'è molto da dire visto che i contenuti sono piuttosto miseri. XD Volevo fare una cosa fluff, ma l'angst (e KOUGAMI, vattene!) ha trovato modo di inserirsi lo stesso.. Vabbeh, tanto era solo una scusa per immaginarli un po' insieme!
Non scrivo mai in 2' persona, è stata una mini-sfida dal mio Prompt-note ^w^
Spero che vi sia piaciuta almeno un pò! <3
-Yume-