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Autore: agatha    06/04/2016    0 recensioni
Maria De Luca non ha avuto una vita facile e deve fare i conti con un fantasma del passato, con dei sensi di colpa che non l'abbandonano mai. Una sera incontra uno sconosciuto in un bar e da quel momento niente sarà più come prima. Sempre un AU ispirata a Roswell.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria De Luca, Michael Guerin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Maria aprì gli occhi di scatto quando sentì qualcosa sfiorarle una coscia. In un primo momento non capì dove si trovava, poi un’occhiata al corpo nudo steso di fianco a lei le fece tornare tutto alla mente.
Aveva fatto sesso con questo sconosciuto ed ora si trovava nuda nel suo letto.
Guardò l’orologio, erano le 5.00 del mattino. Doveva assolutamente andarsene. Sentiva la mente perfettamente lucida e quello che stava ricordando non le piaceva.
Ma come aveva potuto abbordare uno sconosciuto in un bar e andare a casa sua per passa la notte insieme?
Si era comportata come una sgualdrina, purtroppo non c’erano altri termini per definire quello che aveva fatto. D’un tratto venne assalita dalla vergogna e dalla voglia di scappare subito via. Lentamente, con delicatezza, spostò la mano di lui dal suo fianco e lo vide fare una piccola smorfia nel sonno, fortunatamente non si svegliò.
Maria si alzò dal letto e si mise a cercare i vestiti nella stanza, illuminata debolmente dai raggi del sole che filtravano attraverso le tende. Ritrovò il reggiseno abbandonato sul comodino e subito lo infilò agganciandolo. Scrutando il pavimento non riuscì ad individuare il suo perizoma, decise di spostarsi il salotto, sperando di essere più fortunata. Per terra, vicino al divano, ritrovò i suoi pantaloni. Con sorpresa scoprì che la sua maglietta era vicino alla porta d’ingresso, non si ricordava come fosse finita lì, forse era stato lui a lanciarla oppure lei nella foga di svestirsi… sarebbe rimasto un piccolo mistero. Le mancavano ancora gli slip ma non poteva rischiare di tornare un’altra volta in quella stanza, non voleva correre il rischio che lui si svegliasse. Se fosse successo sarebbe stato inevitabile parlare e lei voleva evitarlo a tutti i costi, si vergognava abbastanza di ciò che aveva fatto e l’unico desidero che aveva al momento era andarsene da lì al più presto, senza rivederlo mai più.
 
Indossò lo stesso i pantaloni e, dopo aver preso al volo la borsa, si diresse alla porta e l’aprì.
Poi bloccò la mano sulla maniglie , silenziosamente, guidata da una forza misteriosa, ritornò indietro fino alla camera da letto. Guardò il corpo nudo addormentato, era abbronzato e muscoloso, poteva ricordare bene ogni muscolo, dato che le sue mani l’avevano accarezzato ripetutamente e avevano percorso il suo profilo e graffiato la sua schiena mentre lui la faceva eccitare.
Se avesse avuto la sua macchina fotografica lo avrebbe immortalato. Gli spostò una ciocca di capelli dalla guancia e gli sorrise con tenerezza.
Piano piano si avvicinò al suo viso e gli dette un leggero bacio sulle labbra, un muto ringraziamento per quello che aveva fatto, per come l’aveva fatta sentire.
Per fortuna non si svegliò e lei si rialzò. Prese il bordo del lenzuolo e lo coprì amorevolmente. Sembrava quasi che stesse cercando delle scuse per non andarsene via. Nel momento in cui realizzò questo pensiero venne prese di nuova dalla paura e si allontanò da lui come se si fosse scottata. Indietreggiò e poi si girò di scatto raggiungendo velocemente la porta. Questa volta riuscì’ a varcare la soglia e si richiuse il battente alle spalle. Non attese l’ascensore, scese facendo i gradini due a due nella fretta di allontanarsi. Una volta in strada si guardò intorno e non vide nessun taxi. Si incamminò a piedi. Automaticamente si abbracciò cercando di confortarsi.
Il sole era appena sorto. Il cielo azzurro si stava tingendo di giallo e rosa pastello, era un bellissimo spettacolo. Maria si fermò ad osservarlo, oggi era un giorno nuovo, aveva superato quel terribile momento e poteva ricominciare a vivere.
 
Michael stava dormendo beatamente. Non si accorse che lei si era svegliata, non la sentì girare per le stanze alla ricerca dei suoi vestiti e non avvertì nemmeno il suo leggero bacio a fior di labbra. Fu solo quando si girò nel letto che una sensazione strana lo disturbò facendolo svegliare.
Il lenzuolo.
Lui dormiva nudo o quasi d’estate e odiava il contatto della stoffa con la sua pelle. Quando aprì gli occhi notò la mancanza della bella sconosciuta. Il cuscino vicino a lui recava ancora l’impronta della sua testa bionda ma, appoggiando una mano, si accorse che il materasso era freddo. Con un lo slancio delle gambe si scoprì facendo cadere il lenzuolo ai pedi del letto. Si alzò in piedi nudo e andò in salotto, ogni traccia di lei era svanita.
Non c’erano più i suoi vestiti né la sua borsa. Per un momento si domandò se non avesse sognato tutto, se in realtà lui fosse uscito solo da quel bar e la sua fantasia lo aveva portato ad immaginare una storia con quella bionda, di portarla a casa sua e fare l’amore con lei. Scosse la testa, probabilmente era troppo assonnato ed era inutile continuare a rimuginarci sopra. Mentre tornava in camera per rimettersi a dormire il suo piedi toccò qualcosa di strano, sollevandolo si trovò tra le mani un piccolo perizoma nero. Questo gli diede la prova che cercava.
Era tutto vero.
 
Si sdraiò di nuovo, era presto e voleva dormire ancora un po’. Purtroppo, come tutte le altre volte, la sveglia suonò troppo presto richiamandolo alla realtà. Senza aprire gli occhi allungò un braccio cercando il tasto per spegnere quell’aggeggio infernale che alcuni chiamavano radiosveglia. Si alzò in piedi con un solo occhio aperto e una ciocca di capelli ribelle che gli solleticava il naso costringendolo ad una smorfia mentre stava entrando nella doccia. Il getto tiepido dell’acqua servì a snebbiargli quasi subito la mente. Si girò di schiena lasciandosi massaggiare le spalle leggermente indolenzite e sospirando di piacere a quel massaggio naturale.
Ora poteva concedersi il lusso di ripensare a tutto quello che era successo. Gli era piaciuto davvero tanto fare l’amore con quella sconosciuta però c’era una cosa che non riusciva a mandare giù: lei se n’era andata via di soppiatto, senza dire niente, quasi come se l’avesse usato.
“In fin dei conti anch’io l’ho usata. Mi sono divertito a giocare con lei e devo dire che il risultato è stato superiore alla mie aspettative”
Ricordando alcuni particolari intimi di quella notte dovette aumentare l’acqua fredda dato che si stava risvegliando una parte di lui che doveva restare a riposo per il momento. Per fortuna ottenne il risultato sperato. Uscì poi dalla doccia rinvigorito e si avvolse un piccolo asciugamano intorno ai fianchi e uno sopra la testa. Pur non volendo continuava a pensare alla bionda sconosciuta. Si sentiva ferito nel suo amor proprio, non era abituato ad essere lasciato da una donna, in questo modo per giunta.
“Avrebbe potuto almeno salutarmi. Credo di essermi comportato bene, di averla soddisfatta”
Finì di asciugarsi e scelse un paio di boxer neri da indossare, non riuscendo a scrollarsi di dosso quella sensazione di fastidio.
“Magari ha già scordato tutto aggiungendomi come numero sul suo libretto delle conquiste. Forse, in questo momento, sta già pensando a qualcun altro da rimorchiare stasera. E’ inutile che continui a pensarci, non ne vale proprio la pena”
Prese un paio di jeans neri e indosso una maglietta rossa attillata. I capelli erano ancora umidi e lui si mise un po’ di gel tirando indietro e lasciando che si asciugassero all’aria.
“Eppure avrei voluto guardarla in faccia ancora una volta, baciare quelle labbra morbide e toccarla. Aveva un corpo perfetto, che si adattava così ben al mio. Perché è scappata via in quel modo? Non sapevamo niente l’uno dell’altra e non poteva certo aver avuto paura di me… Era solo una facile, non c’è altra spiegazione, che si diverte a fare in questo modo. Anche se quegli occhi mi aveva dato un’impressione totalmente diversa… Tutto sommato è stato meglio così. Piuttosto che sentire qualche frase banale da parte sua… Almeno così mi è rimasto un bel ricordo”
Prese la macchina e si immise nel traffico cittadino.
“Comunque non riesco a digerire di essere stato mollato. Le conviene non incrociare più la mia strada perché, in caso contrario, mi vendicherei per come mi ha trattato. Imparerebbe che non permetto a nessuno di usarmi in questo modo e poi lasciarmi se prima non sono io a deciderlo”
 
Quando Maria entrò in casa le sembrò fossero passati secoli dall’ultima volta in cui ci aveva messo piede. Venne assalita da un senso di stanchezza, guardò l’orologio sulla mensola e decise che aveva ancora tempo per riposarsi. Si buttò sul letto vestita, decise a concedersi solo qualche minuto di sonno prima di prepararsi per andare allo studio. Appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi. Quando li riaprì si stiracchiò, quei cinque minuti di riposo le avevano fatto proprio bene. Tutta la vergogna, l’incredulità per il suo gesto di follia della sera prima erano scomparsi. Si sentiva abbastanza bene, giurò a sè stessa di non commettere più uno sbaglio del genere. Quella faccenda era ormai morta e sepolta. Nessuno ne era al corrente tranne lei e quello sconosciuto, che comunque non avrebbe visto mai più. Uscì dal bagno rincuorata da questi pensieri e , quando lo sguardo le cadde sulla sveglia, lanciò un grido: erano le 9.60 e lei aveva appuntamento allo studio per 9.15 con un cliente. Si cambiò in fretta e furia, ricordando di essere senza slip e maledicendosi per non averli trovati e corse fuori di casa. Parcheggiò in sosta vietata ma proprio sotto l’ufficio e corse attraverso i corridoio, vide la sua segretaria guardarla con un’espressione di rimprovero.
 
“Lo so Liz, sono in un ritardo mostruoso ma…”
“Loro sono già dentro. Ho inventato una scusa ma credo siano un po’ irritati. Accidenti Maria, dovevo farti vedere il suo book fotografico così da impostare una location, decidere lo stile del servizio…”
Maria le fece un cenno con la mano per interromperla.
“Non fa niente Liz, improvviserò dopo averlo visto di persona, come sto?”
“Bellissima come sempre”
“Tu sei troppo buona”
“Fa parte dei miei compiti di segretaria adularti”
“Cosa non si fa per un aumento”
Le due ragazze scoppiarono a ridere, erano amiche e si divertivano a scherzare insieme. Maria si ricompose e aprì la porta del suo ufficio.
“Buongiorno, scusate per il ritardo ma…”
Le parole di scusa le morirono in gora e la stanza prese a girare mentre lei spalancava gli occhi fissando gli sconosciuti seduti, o meglio fissando uno dei due sconosciuti. Quel volto che voleva dimenticare, che non avrebbe dovuto rivedere mai più la stava fissando con la stessa espressione di incredulità dipinta sul volto: era lo sconosciuto del bar.
 
Anche Michael rimase piuttosto sconvolto dal fatto di trovarsela davanti così d’improvviso.
Si era svegliato la seconda volta pensando ancora a lei, sperando di incontrarla ancora. Non credeva di veder realizzato così in fretta il suo desiderio. Era arrivato con il suo agente puntuale allo studio fotografico, consapevole di avere una grossa opportunità per emergere nel mondo della moda e della pubblicità. Il servizio fotografico commissionato dalla rivista NY Fashion poteva essere il suo trampolino di lancio. La segretaria, una brunetta molto carina, li aveva fatti accomodare nello studio della fotografa Maria De Luca, assicurando che in pochi minuti lei sarebbe arrivata. Invece erano rimasti seduti per quasi mezz’ora ad aspettare, la ragazza aveva motivato il ritardo con una scusa piuttosto assurda, a cui lui non aveva creduto minimamente. Iniziava a spazientirsi ma, soprattutto, si stava arrabbiando con la fotografa. Gli avevano assicurato che era una professionista, molto brava nel suo lavoro ma l’opinione che si era fatto su di lei era di tutt’altro genere. Se li avesse fatti attendere ancora l’avrebbe ringraziata e poi chiesto che fosse sostituita da qualcuno di più affidabile. Non intendeva mettere la sua possibilità più importante di far carriera nelle mani di una ritardataria completamente inaffidabile. Era arrivato a questa conclusione quando aveva sentito delle voci provenire dalla stanza di fianco. Sentì ridere e questo lo fece infuriare ancora di più, se per questa Maria De Luca era tutto un gioco le avrebbe fatto capire quanto si sbagliava. Fissò la porta deciso a dirgliene quattro ma quando il battente si aprì nessun suono uscì dalla sua gola.
 
Potè solo spalancare gli occhi fissando l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere.
  
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