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Autore: Lady A    07/04/2016    7 recensioni
«[…] Mi sono fermato in Francia per due motivi. Per dare l’ennesima dimostrazione a me stesso che il mio cuore adesso non prova più amore per lei e… per voi. Sì per voi. Vi confesso che in questi sette lunghi anni mi è capitato sempre più spesso di pensarvi Madamigella Oscar, il ricordo della vostra immensa grazia, dei vostri bellissimi lineamenti e dei vostri meravigliosi occhi azzurri sono stati in grado di placare come nient’altro le profonde sofferenze di questi lunghi anni. E sempre pensando a voi, ho capito quanto davvero ho sbagliato con la Regina. Lei resterà sempre nel mio cuore, ma ora posso dirvi con certezza che riesco a pensarla in maniera diversa… mentre per voi… per voi mi sono accorto di provare qualcosa di profondo, di molto profondo Oscar… non voglio sconvolgervi ma credetemi, ci tenevo a dirvi che nell’eventualità che ricambiaste i miei sentimenti, desidererei come niente al mondo sposarvi…»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rosa nata ieri




 
«Credo che tornerò in Svezia senza l’onore di aver incontrato Sua Maestà. Sette anni fa sono partito senza neanche salutarla Oscar, come un codardo… l’ho fatto per soffocare i sentimenti che allora nutrivo per lei, sono sicuro di esservi riuscito. Mi sono fermato in Francia per due motivi. Per dare l’ennesima dimostrazione a me stesso che il mio cuore adesso non prova più amore per lei e… per voi. Sì per voi. Vi confesso che in questi sette lunghi anni mi è capitato sempre più spesso di pensarvi Madamigella Oscar, il ricordo della vostra immensa grazia, dei vostri bellissimi lineamenti e dei vostri meravigliosi occhi azzurri sono stati in grado di placare come nient’altro le profonde sofferenze di questi lunghi anni. E sempre pensando a voi, ho capito quanto davvero ho sbagliato con la Regina. Lei resterà sempre nel mio cuore, ma ora posso dirvi con certezza che riesco a pensarla in maniera diversa… mentre per voi… per voi mi sono accorto di provare qualcosa di profondo, di molto profondo Oscar… non voglio sconvolgervi ma credetemi, ci tenevo a dirvi che nell’eventualità che ricambiaste i miei sentimenti, desidererei come niente al mondo sposarvi…»

«Fersen io…»

«Non dite niente, non dite niente Oscar… solo ora mi chiedo come ho fatto a non capire al nostro primo incontro che eravate una donna, una bellissima donna… sono certo che mi rendereste l’uomo più felice del mondo, vi prego di rifletterci, prendete tutto il tempo che vi serve…».

 
Non ero altro che uomo imperfetto; una donna che non sapeva o che forse, non voleva più comportarsi come la natura aveva disposto per lei.
L’alba era imminente. La sua luce macchiava di un timido sole, il cielo ancora spento. In Svezia gli inverni erano sempre molto lunghi e nevosi. Il sole aveva spesso il retrogusto del miraggio.
Scostai le tende e con rammarico osservai l’orizzonte seduta alla toilette dei miei appartamenti, stringendo tra le mani un calice di vino; gennaio era giunto al termine, silenzioso, piatto e impalpabile dinanzi le spoglie di quella vita che io stessa, avevo scelto quasi un anno prima. Con tristezza infinita, mi rifugiai in un mondo fatto di ricordi che allora, avevo ripudiato senza esitazioni, con distacco, completamente persa in un amore in cui credevo profondamente, alla quale ero arrivata a sottomettermi con un’infinita gioia nel cuore, perché amavo ogni singola cosa che lo riguardasse. Dal suo modo di parlare, ai suoi modi gentili e raffinati. Mio padre aveva fatto di me un soldato ma Fersen aveva risvegliato la donna che sopita da una vita, viveva esitante in me.
Senza voltarmi indietro, avevo riposto l’uniforme, costringendomi in mise tipicamente femminili.
Vestita d’azzurro cielo, ornata da chiffon e fiori variopinti, il primo marzo 1788 nella chiesa di Riddarholmen, situata su un’isola di Stoccolma, divenni la sua sposa. Ma bastarono pochi mesi perché ineluttabilmente, sprofondassi nei drappi mio stesso sogno.
Chi era quella donna con il viso intinto di biacca che indignata osservavo ogni giorno allo specchio e che mai riconoscevo? Dalle guancia velate di rosa, le labbra infiammate di carminio, perennemente avvolta in un corsetto talmente rigido da impedirle di respirare? Impossibilitata dal panier perfino nell’oltrepassare la soglia di una porta e nel compiere le azioni più naturali e quotidiane?!

«Questi abiti vi donano molto più di quelli maschili. Siete bellissima Oscar… anche se sarebbe più opportuno d’ora in avanti chiamarvi Françoise. Françoise Von Fersen!».

C’era stato un tempo in cui avevo fortemente creduto che la felicità e il desiderio che attraversava lo sguardo di mio marito fosse anche il mio, questo prima di scoprire che l’amore che nutrivo per lui, mi stesse gradualmente cambiando in qualcuno che non ero e che mai avrei voluto né potuto essere. La natura mi aveva reso donna ma ero stata forgiata come un uomo fin dalla nascita e quel spiraglio del mio passato, tornava ogni giorno a farmi visita, a rammentarmi un’altra realtà, a posarsi su di me, violento come una fiera selvatica, annullando ogni respiro e sentimento. Non era quella la mia vita che di sfide, scontri e duelli era stata generosamente nutrita!
Da quando avevo sposato Fersen, giacevo in un limbo di inadeguatezza e indignazione.
I merletti, le sfarzosità delle feste e le superficialità delle donne che lui era solito frequentare, non facevano parte del mio essere. Lui ne era spesso rammaricato.
In pochi mesi di matrimonio, finii per allontanarmi sempre di più da lui. Sia fisicamente che mentalmente. Ben presto, divenni incapace di assecondare ogni suo volere ma lui da uomo meraviglioso qual era, non diede mai colpe a queste mie mancanze, forse troppo occupato a giacere in letti altrui.

Sospirai, bevendo l’ennesimo sorso di vino.
Slacciai alcuni bottoni del panciotto damascato, che eccessivamente decorato per i miei gusti, ricadeva lungo le culottes. Irritata, avevo riposto da mesi ogni vezzo femminile. Volevo ritornare ad essere me stessa.
Ma chi ero realmente?
Ero sfuggita al mio destino di soldato ma vigliaccamente non volevo più accettare il richiamo della mia vera natura. Non riuscivo ad essere una donna. Non per Fersen, almeno.
Continuai a bere, fissando per lungo tempo le ardite fiamme del camino.
Quando avvertii dei passi alle mie spalle il pendolo batté otto rintocchi.
Distinsi un profumo. Inconfondibile. Terribilmente dolce da risultare nauseante.
Lo stesso che alcune settimane prima avevo respirato incontrando la giovane e avvenente baronessa Inga-Britt.
Mio marito doveva aver passato l’intera notte con lei.
Non provai gelosia, talmente ero avvezza ai suoi tradimenti. Alcuni consumati anche le prime settimane di nozze.
Fersen mi salutò con calore, baciando la mia mano, ma io rimasi impassibile. I suoi lunghi capelli biondi erano leggermente scomposti nel fiocco di raso che li raccoglieva.
Doveva aver passato una notte movimentata.

«Vi vedo in ottima forma. Avete passato una bella serata immagino…».
Mi rivolsi a lui con tono neutrale, sorridendogli appena, ironica, pungente.
Posai il calice di vino su un mobile al mio fianco.
Fersen sembrò colpito dalle mie parole, vidi il suo sguardo velarsi di malinconia. Mi sentii quasi in colpa.

«Ascoltate Françoise… Oscar, sto cercando di essere un buon marito per voi… ma ormai ci comportiamo quasi fossimo due estranei...».
Si chinò su di me, posando le sue mani sulle mie spalle.
Un tempo avrei tremato e gioito a quella vicinanza. Ma quel tempo era ormai trascorso, svanito. 

«Avete ragione Fersen, da tempo ho capito che la mia vita non è qui con voi… ».
Parlai con un’inaspettata serenità nel cuore, reggendo il suo sguardo penetrante, che tanto avevo amato.

«Ma cosa state dicendo? Io vi desidero! Sono mesi che sogno di poter rifare l’amore con voi… ma voi rifiutate ogni minimo contatto con me, eppure all’inizio non era così, io non credo di avervi mai mancato di rispetto…». 
Con tenerezza, posò una carezza sul mio viso ma senza scompormi allontanai la sua mano.

«Certo anche se non appena ve ne capita l’occasione non esitate ad intrattenevi con donne diverse…». Continuai con una certa amarezza, evitando di guardarlo.

«Oscar voi dovete capirmi… io sono un uomo e se voi non volete compiacermi, mi vedo costretto a cercare calore altrove… anche se ogni volta mi sento in colpa… io nutro un sentimento molto profondo per voi, sono vostro marito…».

Peccato che quando tutto andasse ancora bene tra di noi, vi abbia sorpreso più volte appartato con altre donne. Non sono mai stata all’altezza delle vostre amanti, vero marito mio?

«E’ inutile girarci attorno… il nostro matrimonio è finito…».
Mi alzai di scatto e dandogli le spalle, mi incamminai, avvicinandomi ad una finestra.

«Domani mi imbarcherò per la Francia. Vi auguro buona fortuna e ora per favore, lasciate questa stanza…».
Malgrado tutto, non ebbi il coraggio di guardarlo in viso.

«Questo è forse un ordine?».
La sua voce risuonò amara.
Ripensai con tristezza ai momenti d’amore vissuti insieme.

«Sì, lo è!».
Risposi duramente, d’istinto. Attesi trepidante di sentirlo uscire dai miei appartamenti, solo allora mi sforzai di sorridere tra le lacrime.

Quello fu un addio.  

 
  
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