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Autore: VenerediRimmel    08/04/2016    3 recensioni
Siccome scrivo spesso e tante volte cose senza capo né coda, mi invento questa raccolta che non ha senso e ci butto dentro tutte quelle storielle - cortissime - che riguardano Harry e Louis. Generi differenti, dal ludico erotico all'angst puro. Dal fluff fanciullesco all'emozioni vere. Ci sono AU, ma anche ambientazioni reali.
Decidete voi se vale la pena entrare a leggere.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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E penso che eravamo solo passi piccoli 
Che vanno in due diverse direzioni 
E se per caso tu domani ti trovassi qui 
Sarebbe bello dirti in fondo va bene così.


Louis non fuma più erba, anche solo l'odore lo getta in una insofferenza che non vuole descrivere se non quando la affoga nei suoi nuovi amici, Whiskey e Vodka.

Zayn fuma più erba del solito, l'odore che annusa avido, ma piano, lentamente, solo per far durare ogni percezione il più a lungo possibile, lo fa sorridere. Ogni suo sorriso, in quei momenti, è capace di descrivere una tonalità diversa di malinconia. Per un tempo che fu. Per una persona che non è più.

Hanno due modi di dimostrarlo, ma lo stesso fottuto orgoglio. Si mancano. Spesso. Tanto. E non se lo comunicano vicendevolmente.

Liam ci ha provato con entrambi, ma uno l'ha maltrattato e l'altro lo ha confuso seviziandolo. A voi stabilire chi gli ha fatto cosa.

Niall non ci ha provato nemmeno. Le iridi verdazzurre di Louis sanno esprimergli bene quella mancanza a cui lui tenta di non pensare, scappando in giro per il mondo.

Harry è arrabbiato. Ancora. Per molto. Con entrambi.

Louis e Zayn cercano ancora in altri volti, altri corpi e altre anime quanto hanno perso. Ma quel quanto, un'amicizia, non lo trovano mai. È irriproducibile altrove, se non nel modo sbagliato. Louis e Zayn, altrove, fanno incontri con persone decisamente sbagliate.

Anche insieme erano sbagliati, diversi e simili, ma sapevano darsi il giusto. Quanto di più giusto ci fosse in loro. Ed è per questo che non è durato. Le cose belle, soprattutto se sono giuste, non durano mai per sempre.

Mai per sempre. Che buffa figura retorica, l'ossimoro.

Una sera a Los Angeles, Whiskey e Vodka se ne sono andate via fin troppo presto. E Louis ricorda di avere ancora un po' di quel pakistano nel cassetto delle mutande. Sa anche che fumarlo significa permettere a sé stesso di provare qualsiasi tipo di emozione, ma forse Whiskey e Vodka hanno fatto il loro lavoro e, quindi, non ci pensa.

Quella sera è da solo, con tutte le sue fragilità, a fumare dopo un anno di astinenza. L'odore lo investe, lo respira a pieni polmoni. Anche nei suoi occhi, ora, ci sono diverse sfumature di malinconia.

La stessa sera, Zayn è a letto, al telefono. Con Liam. Immerso nella cappa di quell'odore, suo compagno di sempre.

Il ragazzo dall'altro capo del telefono «lo sai che se non lo fai tu, lui non lo farà mai» gli dice. E parlano di primi passi.

Zayn resta in silenzio, guarda il soffitto e si lascia scappare un sospiro mentre tira fuori l'ennesimo sorriso abbozzato per metà del suo viso bruno. «l'ho già fatto, tu sei l'unico ad aver risposto» replica con voce arrochita. Liam sorride, Zayn lo sente. «Era ancora troppo presto. Per lui, intendo. Lo sai com'è fatto» replica. In realtà non dovrebbe essere Zayn, ma Liam sa che tra i due è quello più ragionevole.

Lo sa anche Zayn.

Sa che Louis potrebbe provare anche il dolore più grande, ma per orgoglio non tenta. Non tenta mai. Sa che Louis è capace di farsi scappare dalle dita anche l'amore della sua vita, perché lo ha fatto. E sta ancora in piedi. Sa che Louis è forte quanto basta da fingere di non essere debole. Sa che Louis dopo aver perso Harry, è in grado di perdere qualsiasi altra persona.

E questa verità a Zayn non sempre ha fatto bene saperla. «Va bene, ci proverò» dice. «Davvero? Lo chiamerai?» Liam è speranzoso. Fin troppo. Liam, la sua innocenza lo spiazzerà sempre. «No» e ridacchia, mentre l'amico sbuffa.

«Ti torturerei, se fossi lì» ribatte fingendosi contrito, con tono smaliziato. Zayn sorride ancora. «Se fossi qui, mi farei torturare» conclude.

Dopo qualche altra battuta erotica, che rischia di farli cedere all'ennesima scopata al telefono, interrompono la chiamata.

Liam è in grado di renderlo spensierato, ma appena resta da solo con se stesso e tira su col naso, Zayn ha di nuovo un paio di occhi azzurri davanti a sé, che gli sorridono meschini mentre gli comunicano quanto, dopo un anno, riescano ancora a mancargli.

Il telefono tra le mani, ancora, e la voce di Liam a incoraggiarlo.

Davvero? Lo chiamerai?

La risposta stavolta è affermativa, nella sua mente.

Louis è sulla veranda, seduto su una sdraio con l'aria sfatta di chi è appena entrato in una indistinta fase contemplativa.

La puzza di cloro della piscina non la percepisce più, mentre l'odore di fumo per una volta non lo detesta, ma ci si culla. Le mani a stringere un telefono che vorrebbero abbracciarsi. Perché gli manca essere abbracciato.

Ricorda quindi le sere nelle camere d'hotel a fumare affacciati a un balcone discorrendo sconclusionatamente sul senso della vita. Ricorda, poi, le ore perse nei voli da un continente all'altro a strafogarsi di patatine e a dormire l'uno sulla testa dell'altro in quei sogni di solo buio. E anche di quei risvegli con un'arsura a farli ridere e affogarsi mentre bevono litri e litri d'acqua.

Ricorda le cazzate e le risate che non avevano un motivo per nascere, ma ne hanno uno ora per farsi ricordare. Ricorda le frasi non dette e le pacche d'affetto. Ricorda gli sguardi, che solevano comunicargli più delle parole. Perché Zayn lo capiva con un solo sguardo e Louis stava bene in quegli occhi scuri. Non più solo. Non più in errore.

Sorride senza rendersi conto di star piangendo. Non gli manca solo un amico, ma anche il tempo. Quel tempo. E si rende conto nuovamente di una grande verità: ora tutto non ha più senso, ma cazzo se era bello.

Il telefono tra le mani ha lo schermo nero da qualche minuto. Lo riattiva, mentre una foto gli sbatte in faccia con la stessa forza di uno schiaffo. Quei sorrisi. È raro che ce ne siano di simili, ora.

Un numero e un nome sopra che vorrebbe ma non riesce a cliccare. C'è l'orgoglio di sentirsi abbandonato e ferito, ancora, che lo trattiene, ma tutto un altro modo a spingerlo a cedere.

Cedi, Louis. Cedi. L'orgoglio non serve a nulla, solo a nascondersi. E tu lo hai fatto abbastanza, con troppe persone.

Cedi, Louis. Cedi. Mostrarsi deboli non è sempre una sconfitta, ma anche un'umile vittoria.

E così cede.

Occupato. Zayn riattacca sbuffando seccato. Non è destino. L'odore è svanito, così come la malinconia. O per quest'ultima, finge un po'.

Occupato. Louis rimane immobile, mentre ascolta quel "tututututu" ininterrotto. Un magone nello stomaco, che gli ribalta gli organi scombussolando tutto il suo essere, lo fa restare lì sdraiato a guardare il vuoto e a domandarsi che senso abbiacedere alle mancanze se poi non è destino. E l'orgoglio tira su l'ennesimo muro, mentre si asciuga le lacrime e torna a detestare quell'odore irritante che, ora, riversa verso il cielo, abbandonandolo assieme alla malinconia.

   
 
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