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Autore: Touko Hilda    08/04/2016    2 recensioni
[Eldarya]
Leiftan, sofferente a causa del Mionur, giace in un sonno profondo. Renilel, combattente della guardia Ossidiana, parte assieme agli altri in missione, alla ricerca della bestia della notte!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ha il colore dei tuoi occhi
 
Al calar del sole del quinto giorno di autunno, le ricerche non portarono a nulla. A lungo le tre guardie si soffermarono sulle tracce del Mionur, la bestia della notte, riuscita ad infiltrarsi al quartier generale, sotto forma di spirito. Il corno di Eldarya suonava per la terza volta quando le condizioni di Leiftan non erano migliorate: cadaverico in volto e freddo come le cascate di Ganofas, non aveva reagito alle cure elfiche, abilmente preparate da Elewein ed Ezarel. Un velo scuro gli adombrava il cuore e il respiro ero tormentato e stanco. Al suono impetuoso, i capitani delle tre guardie, Ezarel dell’Assenzio, Nevra dell’Ombra e Valkyon dell’Ossidiana, avevano dichiarato lo stato d’emergenza e le preoccupanti condizioni di Leiftan il Saggio. Le uniche informazioni a disposizione riguardavano il Mionur, acerrimo nemico di Miiko l’Hercarin, la signora suprema della guardia d’Eel. Addolorata e composta, si era data da fare con le sue arti magiche per infondere un po’ di tranquillità nell’animo nell’amato, condannato ad un sonno profondo e lontano.
I soldati si erano affrettati e rumori di spade, di archi e di lance smuovevano l’aria.
“La bestia della notte è un uccello con zampe di leone! Ma al di fuori delle sue terre ha le sembianze di un elfo. Noi dell’Ossidiana saremo in prima linea. Partiamo subito! La guarda dell’Ombra si preoccuperà dei confini e la guardia dell’Assenzio ci coprirà le spalle da eventuali attacchi e curerà i feriti. E’ tutto chiaro? Ci dirigiamo verso la foresta di Lacrya”.
Valkyon guardava attentamente i suoi uomini, infondendo loro il coraggio necessario per partire in missione. Quando alzo’ la spada al cielo, un coro di voci urlo’ :” Per Miiko! Per la guardia di Eel!”
Ranilel, che significava stella rossa, nella lingua antica di Eldarya, riposava sotto i rami di un faggio. A cavallo di un Rawist, alcuni soldati feriti le passarono davanti diretti da Ezarel in persona. Rimase a pensare a lungo guardando in alto, cercando di vedere suo padre, la stella Jervo.
“Aiutatemi padre!” Supplico’ in preghiera “ Non possiamo perdere Leiftan, molti di noi cadono nei tranelli di questa eterea foresta infestata dall’oscurità di Mionur”.
Rimase in ginocchio con gli occhi fissi al cielo, verso la stella che le dava speranza. L’anima del padre morto anni prima in battaglia, albergava tra i cieli. Un membro dell’Ossidiana, come lo era lei. Ogni volta che pregava riusciva a trovare un po’ di pace.
 
“Ranilel…” La voce del capitano interruppe i suoi pensieri più intimi.
Lo guardo’ con nostalgia, con esitazione, con tristezza.
“Mio signore…” Sospiro’ inchinandosi in segno di rispetto.
“Il tuo turno di guardia è alle 3.00” Disse incrociando le braccia al petto.
“Non torniamo al quartier generale?” Chiese accarezzando istintivamente il fodero della spada.
“Siamo penetrati nella parte più profonda della foresta. Ulteriori spostamenti non farebbero altro che risvegliare creature poco gradevoli. E’ notte ormai”.
E fece segno a due ragazze di dirigersi immediatamente alla tenda.
Ranilel fece si con la testa e inizio’ ad arrampicarsi sul grosso tronco.
“Fa attenzione, buonanotte”. E la guardo’ mentre prendeva posto tra i rami.
Al tramonto del giorno successivo, le speranze iniziarono a indebolirsi. Le truppe, scoraggiate, avevano perso ogni traccia. Sostarono nuovamente e fecero riposare i Rawist. La ragazza pero’ non aveva alcuna intenzione di rallentare, tanto meno di riposare: senza esser vista da Valkyon e dagli altri, prese un sentiero a destra e inizio’ a percorrerlo: poggio’ i piedi su un ponte di legno incastrato tra i sassi, tenendosi saldamente dai pali muschiati. Si ritrovo’ tra la brezza e le foglie danzanti, con pochi alberi attorno. La luce del sole le illumino’ il corsetto rosso e dorato, facendolo brillare. Al quartier generale alle volte, veniva chiamata Ranilel la splendente. Quell’armatura era un dono della madre per il suo ingresso nella guardia: leggera, lasciava scoperte le braccia ed era impossibile da penetrare. Unica nel suo genere, si fondeva totalmente con la pelle della ragazza, le fasciava la vita e le incorniciava il petto. La accompagnava ovunque. Dello stesso rosso dei suoi capelli, al tramonto sembrava prendere fuoco per l’intensa brillantezza che emanava.
Cammino’ ancora lungo la via dove riposavano le Driadi e dove gli alberi mortali incontravano quelli eterni. E passo’ accanto al Re, inchinandosi immediatamente: lo riconobbe dall’incisione d’acqua, al centro del tronco. Un fiotto che girava in cerchio senza mai esaurirsi. Lo aveva studiato bene ai corsi tenuti da Keroshane; gli alberi eterni erano spesso Re o Regine. Tornata velocemente alla realtà, osservo’ una ripida scalinata di legno che proseguiva verso il basso; scale di legno colorate  d’autunno portavano ad un altro sentiero di cui non si vedeva la fine. Il pensiero di Leiftan sofferente, le fece provare dolore. Si mosse rapidamente addentrandosi là, dove era più difficile orientarsi: il recinto Nord, dove mille anni prima, i principi del cielo vi avevano messo piede. Senti’ un leggero tremolio delle sentinelle e poggio’ cautamente la mano sull’elsa. Le sentinelle erano tre fiori arancioni posti sul capo della fanciulla. Tremavano al rumore di passi e movimenti non percepiti dalla stessa ed emettevano un forte profumo nel caso in cui una presenza più forte di lei, si aggirava nei paraggi.
“Fresie…” Mormoro’ estraendo la spada. “ Fatti avanti, mostro!”
Un attimo e la presenza fu dietro le sue spalle. Mantenne la calma, respiro’ profondamente e si volto’ maneggiando l’arma con una sola mano.
“Ranilel, sono io!” La mano del signore della guardia Ossidiana le blocco’ il polso, facendo cadere la spada sul tappeto di foglie secche.
“Valkyon!” Esclamo’ sorpresa. Incontro’ i suoi occhi color ambra seri e minacciosi. Il cuore le arrivo’ alla gola.
“Non dovresti allontanarti mentre siamo in missione. Vuoi fare la stessa fine di Laurelin? Sbranata dai mannari? Nevra ancora non se lo è perdonato!” Grido’ lasciandola.
Ranilel cadde amareggiata.
“Perdonatemi mio signore. Non avevo intenzione di disobbedire. Il pensiero di Leiftan sofferente mi addolora…Come avete fatto a trovarmi?”
Ma dopo aver posto la domanda, la sua attenzione si sposto’ su un bagliore smeraldo proveniente da sotto il fogliame.
“C’è qualcosa qui giù!”
“Valkyon si abbasso’ e scosto’ le foglie. Tiro’ fuori una perla verde bosco con delicati riflessi chiari. Era attaccata ad una catena d’argento con su inciso E.F Noye. Sgrano’ gli occhi incredulo e la mostro’ meglio a Renilel.
“A chi appartiene questo gioiello?” Domando’ la giovane.
“Questa è la perla di Noye, Regina degli Spiriti del Cielo”.
A quelle parola, Renilel si porto’ entrambe le mani sulla bocca, conoscendo la storia di Noye. Si sedette sulle foglie e cerco’ di riprendere fiato. Il giovane uomo si accomodo’ accanto a lei e gliela porse.
“Mio signore, non posso tenerla. Non ne sono degna. Va restituita… al cielo”.
E guardo’ al di la delle fronde, quel poco che c’era di visibile.
“Dalla morte di tuo padre, sei stata affidata a me. Ho vegliato costantemente su di te da quel giorno, sempre”. Le disse tenendola per un braccio.
“Come?” Rimase sorpresa.
“Sono stato il tuo custode oltre ad essere il tuo signore. Ti ho ritrovata grazie all’odore della tua pelle, non posso non riconoscerlo”. Sorrise.
Il cuore della ragazza inizio’ a cedere lentamente. Non credeva di poterle udire, quelle parole.
“Sei una delle combattenti più devote e determinate della guardia, sei l’esempio per i tuoi compagni. La stella rossa. Sei Thingal, un fuoco vivo”.
E prese ad annusarle i capelli, per poi lasciare poco a poco che la ciocca tornasse al suo posto.
“Anche i tuoi capelli, ti rappresentato splendidamente. Questa collana, indossala tu. Ci aiuterà a trovare il Mionur con la benedizione del cielo”.
Gliela allaccio’, mentre a Renilel si riempivano gli occhi di lacrime.
“Non posso…” Ripeté a bassa voce.
Allora Valkyon le sollevo’ il mento:
“Ha il colore dei tuoi occhi”.
Le lacrime finalmente iniziarono a scendere piano. Si asciugo’ in fretta e trattenne le emozioni.
“Io ti amo Renilel…” Le confesso’ accarezzandole le labbra.
Il cuore della ragazza si avvolse di dolcezza. Gli appoggio’ le mani sulle guance e lo bacio’. Lo bacio’ ancora e ancora fino a quando venne stretta dall’abbraccio di lui . La guardo’ teneramente e appoggio’ la bocca alla sua, di nuovo, sotto gli alberi rossi di Lacrya.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Eccomi qui con una nuova One Shot su Eldarya. Speriamo sia di vostro gradimento.
Ps: come faccio notare per ogni mia fanfiction, scrivo con una tastiera francese, dove non è presente l’accento. Percio’ uso l’apostrofo per sostituire. Non contatelo come errore!
Buona lettura! :D
 
 
  
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