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Autore: tectonik978    08/04/2016    0 recensioni
Mi chiamo Keiran Nightingale, e sono un…, e difficile trovare una vera definizione, per quello che sono diventato nel corso della mia vita, quindi lascerò a voi il compito di immaginarvi un nome. Sto per raccontarvi la mia storia è di quelli che mi hanno conosciuto, amici o nemici.
In questo libro sentirete parlare di umani, di Deva esseri che usano i poteri dei elementi come armi, dei Lycan ibridi di umani e lupi, di ninfe e di draghi. Ci sono complotti di esseri venuti da un passato ormai dimenticato, e di relazioni impossibili.
e il mio primo racconto, ve ne sarei grato se mi darete le vostre opinioni o critiche produttive. spero che vi piaccia buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Mi chiamo Keiran Nightingale, e sono un…, e difficile trovare una vera definizione, per quello che sono diventato nel corso della mia vita, quindi lascerò a voi il compito di immaginarvi un nome. Sto per raccontarvi la mia storia è di quelli che mi hanno conosciuto, amici o nemici.

   Appartengo a una delle tante tribù di Lycan sparse per il continente. Siamo una delle poche razze senzienti che popolano il nostro mondo. I Lycan sono un popolo solitario, non amano radunarsi in una nazione o unirsi alle altre razze che invece hanno deciso di costruirsi i loro paesi. Le nostre tribù sono sparse essenzialmente nelle più grandi foreste del mondo. Ogni tribù ha un numero di Lycan abbastanza piccolo dai duecento a cinquecento abitanti, per questo le altre razze più numerose come gli umani e gli deva a volte dimenticano persino la nostra esistenza.

   Siamo molto legati alla natura, tanto che persino i nostri corpi hanno subito un cambiamento per adattarsi molto bene a quel ambiente. Al contrario dei umani che hanno sempre cercato a cambiare l’ambiente circostante per adattarsi meglio e per agevolare il loro stile di vita, noi Lycan abbiamo fatto la stessa cosa con i nostri corpi.

   Non si sa quando ma ha un certo punto nella nostra storia, sono cominciati a nascere dei bambini ibridi di umani e lupi. Al inizio la cosa fu preoccupante, perché la gente si ritrovava figli con una corporatura umana ma dalle sembianze di un lupo, con pelliccia, artigli, coda e persino un muso. All’inizio questi ibridi furono allontanati e persino uccisi, per la paura di quello che potevano rappresentare o semplicemente per l’ignoranza che mostravamo nel non sapere quello che stava succedendo.

   Con gli anni sempre più famiglie davano alla luce dei ibridi, fino a quando questi non sostituirono del tutto gli umani da cui discendiamo. Con il passare delle generazioni siamo riusciti a trovare un equilibrio tra la nostra parte umana e quella selvaggia, imparando a cambiare la nostra forma a nostro piacimento. Fu in questo periodo che abbiamo assunto il nome di Lycan.

   La nostra forma selvaggia ci permisero di sopravvivere facilmente nella foresta, ed a collegarci ad essa come nessun’altra specie. Avendo ricevuto dalla natura delle armi come gli artigli e le zanne, abbiamo deciso che come ringraziamento per questo donno di abbandonare per sempre le armi, ed allenare e sfruttare al meglio i nostri sensi e il nostro corpo per sopravvivere in quel ambiente selvaggio.

   Ogni popolo ha bisogno di un’abilita o uno strumento con cui combattere contro chi li minaccia, gli umani avevano dalla loro parte il numero e le armi. Vivendo una vita abbastanza breve, la natura li ha resi estremamente fertili, per questo attualmente sono la razza più diffusa sul nostro continente.

   Al contrario i deva hanno dalla loro la longevità ed i poteri dei cinque elementi eterni: l’acqua, il fuoco, la terra, l’aria e lo spirito. Ma al contrario dei umani e dei Lycan, sono decisamente poco fertili. Nella loro lunga vita le femmine deva, possono al massimo partorire due, tre volte nella vita. E ancora peggio non possono nemmeno programmare l’arrivo di un figlio. Le donne deva, diventano fertili per la prima volta verso i ventiquattro, venticinque anni, ma solo per un brevissimo periodo, e il processo si ripete ogni dieci anni circa, fino al compimento dei duecentocinquanta anni.

   L’ultima delle razze senzienti che popolano queste terra sono le ninfe. Al contrario dei deva, umani e Lycan, le ninfe sono molto più speciali. Le ninfe sono la personificazione stessa della natura, o almeno di un suo ambiente. Come ad esempio una foresta oppure un fiume o una montagna. Sono essenzialmente tutte delle bellissime fanciulle, con poteri mistici sconosciuti e pressoché immortali, fino a quando il loro ambiente e in vita.

   E infine ci siamo noi i Lycan. Come ho già accennato siamo dei ibridi, e per questo abbiamo sia caratteristiche umane sia quelle di un lupo. Abbiamo la stessa longevità dei umani e la stessa capacita di riprodurci. Ma al contrario di loro, siamo molto bellicosi, e vivendo in ambienti molto pericolosi, e per questo motivo il nostro numero e sempre limitato. La nostra parte lupo, ci ha donato invece dei sensi sviluppatissimi, come quelli di un animale predatore. Ma anche gli artigli e le zanne, che usiamo per cacciare. Essendo per metta animali, siamo la razza più forte e più veloce di tutte, e da trasformati questo divario di forza e persino più grande.

   Come ho già detto il mio popolo ha abbandonato le armi come strumenti di caccia e di combattimento, arrivando persino a considerarle un tabù o un reato se qualcuno le usava per questi scopi. Per compensare questa mancanza di armi, abbiamo sviluppato e raffinato diversi stili di combattimento corpo a corpo, che ci permettono di cacciare e affrontare avversari che brandiscono qualunque tipo di armi. Un ultimo dettaglio importante che riguarda il mio popolo sono i capelli.

   I capelli per noi sono più di un simbolo, sono un marchio che ci portiamo dalla nascita fino alla morte. Tutti i Lycan hanno i capelli scuri che vanno dal castano ad un nero assoluto. Anche questi colori sono un frutto della nostra evoluzione che ci ha permesso di cacciare di notte e mimetizzarci con le ombre. Come dicevo il colore dei nostri capelli e molto importante, più e scuro più il Lycan sarà forte e veloce, per questo quasi tutti i nostri capi erano Lycan dai capelli corvini, cosi come anche tutti i loro consiglieri. Sfortunatamente ne nascevano ben pochi di bambini dai capelli neri, una decina per ogni generazione.

   I capelli li portiamo tutti lunghi, non per una tradizione o un gesto simbolico, ma solamente per praticità. Quando ci trasformiamo i nostri capelli crescono fino a una lunghezza ben precisa, quindi se anche lì si tagliassero nella forma umana questi tornerebbero alla loro lunghezza iniziale alla prima trasformazione.

   Il capo tribù e quasi sempre un Lycan dai capelli neri, ma non si decide quella posizione sono in base al colore. Quando un capo tribù comincia ad invecchiare, ogni due anni si organizza un torneo nel quale possono partecipare tutte le persone che hanno compiuto i diciotto anni, sia uomini che donne. Al vincitore del torneo viene concessa la possibilità di sfidare il capo, e se riesce a sconfiggerlo prende il suo posto.

   E in uno di questi tornei che mio padre guadagno quella carica, e divenne il leader della nostra tribù, all’età di diciotto anni, fu uno dei capi più giovani che la nostra tribù ha avuto nelle ultime generazioni.

   Fisicamente tutti gli Lion hanno una muscolatura ben definita grazie agli allenamenti a cui ci sottoponiamo ogni giorno, ma e anche asciutta. Il nostro corpo viene allenato in modo da sfruttare il massimo della nostra potenza fisica ma allo stesso tempo, quei muscoli non devono impedire la nostra velocita, agilità e flessibilità.

   Come ho detto siamo un popolo molto bellicoso, ci piace combattere sia amichevolmente tra di noi per migliorarci, sia contro i nostri nemici. Grazie a questa indenne bellicosa, molte nostre tribù hanno cominciato a lavorare come mercenari con gli umani ed i deva. Ogni Lycan che accetta di diventare mercenario deve pero mantenere un giuramento, quello di non mostrare mai ad un estraneo la nostra forma selvaggia.

   La nostra tribù era situata nella Foresta Nera, nel regno di Alberon la nazione dei. Questa foresta aveva una terribile reputazione, essendo popolata da diverse belve feroci, tra cui noi, e per questa ragione era considerata un posto di morte, e quasi nessun umano aveva il coraggio di addentrarsi. Ed i pochi sfortunati che ci entravano, facevano una brutta fine. Potevano morire sbranati dai animali, oppure cadere vittima dei incantesimi delle ninfe, e se riuscivano ad avvicinarsi al nostro territorio, morivano per mano nostra.

   Mio padre si chiamava Aaran Nightingale e come ho accennato prima era il capo della nostra tribù. Era il guerriero più forte e veloce che al momento abitava in quelle foreste. Ad eccezione di una persona, mio padre non aveva mai perso un combattimento contro nessuno. Quella persona era mia madre, la donna più bella e più forte che ogni uomo potesse desiderare. Il suo nome era Leah Nightingale, e anche lei come mio padre era una dei pochi Lycan dai capelli neri.

   Sposando mio padre sfortunatamente non ha mai avuto l’occasione di sfidarlo per il ruolo di capo tribù, anche se a lei quella carica non era mai interessata. I miei genitori avevano solamente vent’anni quando hanno avuto me, e la mia nascita diede una grande scossa a tutta la mia tribù.

   Nacqui nel primo giorno di febbraio, sotto la luce di una luna rosso sangue, e nel giorno più freddo dell’anno. Il destino ha voluto che il colore di quello bellissima luna in cielo, si rispecchiasse nei miei capelli e occhi. Nessuno nella nostra storia ha mai avuto quel colore, ogni tanto anche se molto raramente poteva nascere un bambino Lycan biondo scuro, ma uno con i capelli rossi era una assolta novità.

   Le anziane che avevano aiutato mia madre a farmi nascere, quando videro i miei capelli e occhi rimasero spaventane. Da lì ha poco la notizia si sparse in tutta la tribù e in poche ore davanti a casa nostra quasi un centinaio di persone si raduno. In molti urlavano che la mia nascita era un segno di sventura o sciagura, altri suggerivano di portarmi nel cuore della foresta e abbandonarmi li nella balia dei animali.

   A quelle parole mio padre esplose per la rabbia e sfido chiunque mettendo in gioco la sua carica, il vincitore avrebbe ottenuto la nomina del capo, e in quel caso la nostra famiglia avrebbe abbandonato la tribù, invece se mio padre riusciva a sconfiggere i suoi sfidanti questo dovevano starsene zitti e continuare le loro vite. Per le successive settimane mio padre accetto tutte le sfide che li venivano lanciate, riuscendo a vincerle tutte, e mettendo tacere tutti gli abitanti della tribù.

   Mia madre decise di chiamarmi Keiran, e sia lei che mio padre provavano per me un amore che trascendeva la mia piccola diversità. Per i primi anni della mia vita fui una continua sorpresa per i miei genitori. Da quello che mi hanno raccontato ho detto le mie prime parole all’età di dieci mesi, per poi cominciare a correre per la nostra casa già ad un anno. Si resero subito conto che ero molto intelligente molto più dei altri ragazzi della mia età.

   Crescendo mi resi conto che mostrare alla gente quanto ero intelligente, non faceva che aumentare la diffidenza che già mostravano verso di me, e per non dare altre preoccupazioni ai miei genitori cominciai a osservare i ragazzi della mia età e a comportarmi come loro. Purtroppo mentre imitavo i bambini della mia età scopri la più grande diversità tra me e il resto della mia gente. Al contrario dei altri ragazzini io ero debole, in termini di forza ma allo stesso tempo molto più agile e veloce di loro.

   Il nostro villaggio come ho già accennato era nel cuore della Foresta Nera. Solo il centro del villaggio era sprovvisto di alberi, il resto delle case erano costruite in modo da integrarsi perfettamente con la foresta. La tribù era sparsa in un raggio di qualche chilometro, in modo che ogni famiglia avesse i suoi spazi. La nostra casa era vicino al centro ed era enorme. Veniva usata dalla famiglia di ogni capo tribù, ed ormai era molto antica. L’albero intorno al quale era costruita, doveva avere molti secoli ormai, ma era ancora in forze e ben sviluppato. Le altre case della tribù, erano costruite intorno ad un albero antico. Tranne la piazza della tribù, che era deserta da vegetazione. Di solito nel mezzo della piazza si accendeva il fallo nei momenti di festa, oppure per cremare i nostri morti.

   La piazza veniva usata anche per un altro scopo. Era il posto ideale dove addestrare i piccoli Lycan, o svolgere i vari tornei di lotta. E in alcune serate, sentire le nostre donne suonare gli strumenti musicali e cantare con le loro voci d’angelo.

   La trasformazione nella nostra parte selvaggia avveniva casualmente già da quando eravamo neonati. Quando siamo stressati, arrabbiati o proviamo emozioni molto forti ci trasformiamo per istinto. Servono molti anni di meditazione e di autocontrollo per riuscire a controllare la trasformazione, e persino riuscire a modificare solo alcune parti del nostro corpo. Come ad esempio, far spuntare solamente gli artigli, o risvegliare i nostri sensi.

   Per quando riguarda me, io adoravo rimanere nella mia forma selvaggia, sentire i miei sensi al massimo, e riuscendo a percepire tutto quello che mi circondava, e in speciale andavo matto per la mia folta coda. Uno dei miei passatempi preferiti nell’infanzia, mentre ero trasformato era arrampicarmi su ogni albero, oppure correre a più non posso nella foresta.

   Al compimento dei miei cinque anni di età, cosi come tutti i piccoli Lycan della stessa età, li si cominciarono ad insegnare le tecniche di combattimento e della caccia. Solidamente tutti i ragazzini più o meno della stessa età, venivano radunati tutti insieme intorno ad uno o più anziani oppure un insegnante scelto dalla tribù. Loro avevano il dovere di insegnare ai piccoli i primi passi nel mondo del combattimento corpo a corpo.

   Sfortunatamente sia per le proteste dei genitori, che per il disgusto che i miei coetanei mi mostravano, non fui accolto nel gruppo, e quindi tocco ai miei genitori a prepararmi. Fu più o meno in questo periodo della mia vita che mi resi conto di quanto il mondo poteva essere crudele.

   I miei genitori, essendo i leader della nostra gente, non avevano moltissimo tempo da dedicarmi. Era sempre occupati in qualche situazione che chiedeva la loro attenzione. E le cose peggioravano ancora di più quando scoprirono quanto ero debole fisicamente, rispetto agli altri. Una sera quando io ormai dovevo essere a dormire, senti i miei genitori parlare preoccupati. Dicevano che ero debole come un deva, anche se a quel tempo non sapevo cosa era veramente un deva, ma da tono con cui l’ho disse mio padre sembrava una creatura molto debole.

   Non mi persi d’animo, da quando ho ricordo, sono sempre stato molto testardo, e sentendo quelle parole in me era nato un sentimento di sfida. Volevo dimostrare a tutti che si sbagliavano sul mio conto, e quando sarei diventato forte avrei richiesto il loro rispetto.

   Imparai ben presto che non sarebbe mai stato facile come avevo pensato. Appena avevano un po di tempo i miei genitori mi insegnavano passo per passo le tecniche di combattimento corpo a corpo. Pretendevano da me il massimo impegno, attenzione e disciplina. Avendo poco tempo a disposizione con loro dovevo memorizzare subito ogni piccolo movimento, perché non me lo mostravano una seconda volta.

   Memorizzare quei schemi e tecniche di combattimento, non era un grosso problema. Il vero problema era metterle in pratica e insegnare al mio corpo ad eseguirle. Essendo tutte tecniche in cui si impiegava la forza, per me eseguirle era assai difficile. E di questo dettaglio non furono solo i miei genitori a rendersene conto.

   Per aiutarci a migliorare e metterci alla prova, tutti i ragazzi di ogni età ogni tre mesi dovevano partecipare a un piccolo torneo tra i coetanei. Purtroppo per questa attività non fui tenuto in disparte, e nel mio primo torneo tutta la tribù scopri quanto potevo essere debole.

   Sui visi della maggior parte del pubblico, si intravedeva un sorriso di soddisfazione, e nei occhi dei altri ragazzi, una consapevolezza di aver trovato una preda da sbranare. E cosi fu. Da quel torneo ogni volta che i miei genitori non erano nei paraggi, gli altri piccoli Lycan si divertivano a darmi la caccia. Anche se ero più veloce di loro a scapare, loro riuscivano sempre ad accerchiarmi e a prendermi. Gli insegnamenti di caccia che venivano insegnati loro, li usavano per me.

   Ogni sera tornavo a casa con dei nuovi graffi, lividi o ossa inclinate. E ogni sera i miei genitori non dicevano niente. Vedevo nei loro sguardi la tristezza e la rabbia per quello che mi stava succedeva, ma sapevo benissimo da solo che non potevano fare niente per aiutarmi. In fin dei conti eravamo metta animali, se non imparavi a sopravvivere da solo, non si aveva diritto di far parte della tribù. Questa legge valeva anche per le litte dei bambini, te la dovevi sempre cavare da solo. E cosi ogni mattina, anche se ero dolorante e sofferente, mi alzavo dal letto e cominciavo i miei esercizi. Se mai volevo prendermi la rivincita per tutte quelle ingiustizie, dovevo diventare più forte, e per farlo dovevo allenarmi il più possibile.

   E cosi feci, ogni mattina mi svegliavo prima di tutti, per fare i miei esercizi per rafforzare il mio corpo, e quando finalmente i miei si mettevano in piedi, li supplicavo di insegnarmi qualcos’altro. Anche scapare e incassare le botte dei ragazzini ben presto divenne un ottimo allenamento per me. E dopo mesi quando finalmente riuscì ad atterrare di loro, le cose peggiorarono di nuovo. Avendo riagito e persino ferito uno di loro, gli altri si erano vendicati a dovere, andandoci molto più pesante rompendomi persino un braccio. Quella sera quando rientrai a casa, mia madre alla vista del mio braccio si spavento, al contrario mio padre noto solo il mio sorriso di compiacimento e il furore che avevo nei occhi. Penso che quella volta lo vidi per la prima volta orgoglioso con tutto sé stesso di me.

   Il braccio ci mise quasi un mese a guarire del tutto, e tutto grazie alle cure che mi diede mia madre. Leah Nightingale era un’ottima curatrice, specializzata nel velocizzare il processo di guarigione tramite i punti di pressioni del nostro corpo. Anche con il braccio fuori uso, non trascurai i miei allenamenti, e nemmeno i miei “amici” trascuravano di darmi problemi.

   Scopri presto che gli allenamenti su di me avevano un effetto tranquillante. Riuscivano a prendermi interamente, isolandomi da quello che mi circondava. Lo stesso effetto mi facevano le meditazioni, era forse l’unica pratica che i miei genitori mi avevano insegnato è nella quale ero portato. Ci misi pochissimo ad imparare a controllare la mia trasformazione, e le mie emozioni.

   Ormai erano passati quasi quattro anni da quando avevo cominciato l’addestramento, e non ero ancora riuscito ad arrivare al livello dei miei coetanei. La mia forza fisica continuava ad essere inferiore a quella di un normale Lycan, ma al contrario la mia velocita era di gran lunga superiore. L’unica disciplina che mi avvicinava a loro anche lontanamente era la caccia.

  Dopo tutti quei anni di botte il mio corpo, era già segnato con molti segni di graffi e zanne ed avevo già collezionato un bel po’ di ossa rotte, ma allo stesso tempo mi ero irrobustito e avevo imparato a sopportare molto bene il dolore.

   Non avevo passato tutto il mio tempo nei allenamenti e nella caccia, ho dovuto anche imparare molte altre discipline, come ad esempio riconoscere la maggior parte delle piante che si trovavano nella Foresta Nera. Anche lo studio delle stelle era una cosa fondamenta per riuscire ad orientarsi. Avevo cominciato persino a imparare le tecniche di mia madre nel preparare medicinali e trovare i punti di pressione. Nelle discipline dove dovevo usare la testa non ero secondo a nessuno, ma la preoccupazione principale dei miei era comunque la mia preparazione nel combattimento.

   I miei genitori ormai non sapevano più che cosa insegnarmi in modo che riuscissi finalmente a cavarmela da solo. Era ormai rimasta una sola arte di combattimento da provare. Fu in questo periodo che mia madre comincio ad insegnarmi l’arte assassina, basate principalmente sulla furtività e velocita, piuttosto che sulla forza.

   Erano tecniche di combattimento per lo più femminile, che venivano insegnate solo alle ragazze molto deboli, ma in sostanza la conoscevano tutte le donne. Per questo insegnarla ad un maschio era segno di debolezza e del fallimento come Lycan. Ma visto che le altre non si adattarono molto bene al mio corpo, quella era l’unica possibilità che mi rimaneva. Sapevo già che se avessi mai usato quella arte in un combattimento, tutta la tribù mi avrebbe deriso, e ancora peggio avrebbe messo in ridicolo i miei genitori.

   Finalmente stavo scoprendo un stile di combattimento molto adatto a me. Si bassava principalmente su movimenti molto fluidi quasi senza rumore, da usare per prendere il tuo avversario alle spalle oppure per ucciderlo ancora prima che lui se ne accorga. Tra queste tecniche cera anche la cancellazione della propria presenza, della quale fui subito affascinato. In questo stile di combattimento, cerano anche tecniche per affrontare un avversario faccia a faccia, se riuscivi a muoverti velocemente e con morbidezza, potevi sfruttare la potenza del attacco del tuo avversario contro sé stesso. Fu così che mi dedicai in quella arte quasi interamente, ma senza pero scordare anche le altre tecniche che mio padre aveva faticato ad insegnarmi.

   Nei tornei e di fronte alla gente continuavo sempre a usare le tecniche basate sulla forza, arrivando sempre allo stesso risultato, cioè perdere contro tutti. Pero in privato stavo cominciando a migliorare nel cancellare la mia presenza ed a muovermi con furtività. Erano tecniche molto utili, specialmente se non volevi farti trovare da una banda di ragazzino, oppure se provavi a scapare da loro.

   Passai tutto quel anno ad impegnarmi al massimo, in tutte le tecniche che i miei mi stavano insegnando. La maggior parte della gente aspettava con impazienza il mio decimo compleanno, quasi tutti tranne i miei genitori. Si stava avvicinando la prova decisiva che avrebbe deciso se ero degno di farmi chiamare Lycan oppure se era arrivata l’ora della mia morte.

   
 
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