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Autore: Erisachan    04/04/2009    3 recensioni
Essere un detective fa schifo.
Molti di quelli che cominciano questo lavoro lo fanno per inseguire il sogno moralistico di poter aiutare qualcuno, migliorare il mondo
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essere un detective fa schifo.
Molti di quelli che cominciano questo lavoro lo fanno per inseguire il sogno moralistico di poter aiutare qualcuno, migliorare il mondo.
Per quanto mi riguarda decisi che sarei stato un detective perchè allora mi sembrava un lavoro fico, era sempre meglio che finire a lavorare in un cantiere per tutta la vita, come aveva fatto mio padre.
Non sono mai stato tipo da grandi imprese, non mi tuffo in mezzo al pericolo, non faccio scelte senza prima pensarci a fondo, mi espongo il minimo indispensabile, in questo modo se dovessi fallire il danno sarebbe minimo, eppure credo che questo lavoro mi abbia portato via qualcosa, una parte di me che forse una volta, era davvero importante, e probabilmente dovrebbe esserlo ancora.
La fiducia.
Non ho mai creduto che uno come me avrebbe potuto in qualche modo salvare il mondo, ne ci ho mai seriamente provato, ma caso dopo caso, in me è nata la voglia di risolverli, di avere fiducia nella giustizia e nel suo trionfo.
Forse anche io mi sono lasciato trascinare in un sogno moralistico.
Ma ormai nella giustizia non ci credo più, non ci credo più da quando ho conosciuto Jamie, mia moglie, suo padre era stato ucciso in mezzo a una strada mentre andava a lavoro, lei mi ha sempre detto quanto fosse una brava persona, di come si fosse preso cura di lei da quando la madre aveva scelto il whisky al posto della famiglia, di suo marito e sua figlia, di come avesse saputo andare avanti, si fosse trovato un buon lavoro e se lo fosse tenuto a denti stretti, mi fissò col volto in lacrime mentre ai suoi piedi il corpo di suo padre giaceva inerme ormai privo di vita, mi strappò una promessa quel giorno, quella di trovare il suo assassino e di chiedergli perchè l'avesse fatto, non sono mai stato in grado di mantenerla, credo di non essere mai riuscito a perdonarmelo, neppure quando mi disse che lei stessa lo aveva fato accettando la mia proposta di matrimonio, neppure quando il sorriso di Thomas, nostro figlio, si rivolse a noi nel primo giorno che lo vide su questa terra.
Credo di non essere mai riuscito a perdonare nemmeno loro, i miei compagni, quelli che in quel sogno moralistico ci credevano davvero e continuavano a farlo nonostante tutto.
Oggi siamo entrati in una casa, io ed il mio compagno, Dan, la porta era chiusa a chiave dall'interno, abbiamo rotto la maniglia con il calcio della pistola e siamo entrati senza il permesso di nessuno, alla giustizia non serve il permesso, basta la telefonata di un vicino che ha sentito dei rumori strani, basta che all'atro lato della porta nessuno risponda e l'invito è stato offerto. Ma quando sono quelle le scene che ti si prospettano all'entrata, tu quell'invito, non avresti mai voluto riceverlo.
Il padre, il primo che abbiamo trovato, era seduto davanti alla finestra della cucina, teneva ancora in mano la pistola con la quale si era ucciso sparandosi alla testa, il sangue sulla parete al suo fianco formava una di quelle forme strane che trovi nei test psicologici, cosa ci vidi io, non ebbi il coraggio di rivelarlo a me stesso, nella stanza a fianco c'erano la moglie e la figlia, la ragazzina doveva avere non più di 13 anni, era riversa sotto il corpo della madre che vestiva solo un accappatoio, doveva essere successo in fretta, doveva averle colte di sorpresa, c'erano solo i fori a testimoniare che erano morte, i fori e il sangue ormai rappreso sulle lenzuola, tutto il resto sembrava sbiadito nei colori di quel rosso che una volta era acceso e scorreva nella vita di due persone e che ora era solo un rosso cupo su delle lenzuola bianche.
Non toccammo nulla, non contaminare la scena del crimine è la prima cosa che ti insegnano in accademia, la seconda è non dare mai un nome a quel crimine.
Io forse di nomi ne ho dati troppi, forse perché quando Jamie mi disse che voleva sapere per quale motivo suo padre era morto qualcosa era scattato in me, qualcosa che era alla costante ricerca di un nome da dare a quella follia, di un motivo che fosse in grado di spiegarla.
Ma non ci sono nomi, non ci sono motivi per i quali queste cose debbano accadere, nessun motivo sarà mai valido a sufficienza, non lo era quando pensavo che fosse un lavoro fico e restai sconvolto al mio primo caso, alla prima persona che trovammo morta in un appartamento diverso da questo ma con lo stesso odore e non lo è ora che quell'odore fa ormai parte di me.

Per questo ho consegnato le mie dimissioni al capo, per questo me ne sono tornato a casa senza dare spiegazioni, perchè un motivo non c'è, ma nella giustizia ormai non credo più, credo invece nella mia famiglia, nel perdono di mia moglie, nel sorriso di mio figlio.

Stasera andrò da mio padre, mi sederò al suo stesso tavolo, quello in cui mamma ci serviva ogni pranzo ed ogni cena che era lui a guadagnare, lo fisserò e bevendoci un bicchiere dopo la cena lo ringrazierò per aver lavorato in un cantiere per tutta la vita, per avermi dato la possibilità di fare le mie scelte, portarle avanti o abbandonarle, per aver creduto in noi anche quando non c'era motivo per farlo in nient'altro, per avermi insegnato a fare lo stesso con la mia famiglia.

Forse la mia è una fuga, forse sto solo cercando di capire, forse ho solo paura che i miei occhi diventino come quelli del capo, occhi freddi, occhi da sbirro, che non provano nulla, che hanno già provato troppo.
Forse voglio solo che mio figlio non debba mai essere guardato da occhi come quelli, o forse, sono solo io che non voglio essere costretto a vederli sul mio volto ogni mattina.

La fuga a volte è la cosa giusta da fare, lo è di sicuro quando ci sono due braccia di donna che ti abbracciano e che ti accolgono con un "grazie a Dio, Dave" soffiato sul tuo petto.




Note dell'autrice...alloooooooora, io la leggerei ascoltando la canzone dei Placebo da cui prende il titolo, giusto perchè io l'ho scritta ascoltando quella XD
Non so bene come mi sia venuta in mente, forse pensando agli occhi degli "sbirri", non so, comunque sia è venuta fuori così, la amo abbastanza, ma devo ancora digerirla per bene +annuisce+.
Un bacio a tutti <3
   
 
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