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Autore: Lady Darkness    09/04/2016    1 recensioni
L'Italia viene sconvolta dalla guerra. L'UE non esiste più e Scarlett, ventiquattrenne, ha perso l'intera famiglia. Ora vive in un rifugio sotterraneo insieme ad altre famiglie, orfani e superstiti tra cui si sta formando una piramide gerarchica forzata dal proprietario del rifugio.
Scarlett fa parte degli esploratori, giovani che hanno il diritto di uscire dal rifugio per raccogliere il più possibile cibo e altri beni materiali e si prende cura anche dei giovani orfani del rifugio. Ma la guerra cambia le persone e si scoprono cose che per millenni erano solo leggende, storie create per spaventare. Cosa poteva esserci di più spaventoso di tutto quello che stava già accadendo?
Delusioni, intrighi, misteri, violenze, sentimenti si intrecciano continuamente nella vita di Scarlett costringendola a fare scelte che stravolgeranno l'intera situazione.
Et Revelata est in bello - Ed è stato rivelato in guerra
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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--- Et Revelata est in Bello ---

 

 -- Prologo --



Italia. Paese dell'arte e della gioia. Un Paese che anche con i suoi difetti risplendeva vibrante alla luce calda del sole estivo.
Questo si diceva prima... Prima che gli uomini delle terre aride e sabbiose, orgogliosi della loro religione e dei loro credi, invasero gran parte dell'Europa. L'UE ormai sciolta... Un cambiamento che sembrava non terminare con la pace e l'Italia ormai non vibrava più con i suoi colori mediterranei, ma vibrava al rumore stordente dei carri armati, ai tonfi degli spari e dall'eco delle urla di milioni di persone. Di nemici? Di amici? Chi poteva riconoscerle?

<< Perché solo a me sembrano tutte uguali? >>

Disse Scarlett mentre si nascondeva dietro una maceria. Tra le sue mani un bel po' di cibo in scatola racchiuso in una borsa rovinata. Il luogo che la circondava era una vecchia città della zona Ravennate, ormai divenuta quasi distrutta e di civiltà veramente scarsa. Una civiltà che implorava costantemente aiuto.
Scarlett si nascondeva mentre teneva stretta una borsa rovinata. Dall'altra parte, un gruppo di uomini armati di vari tipi di mitra e con il volto coperto la stavano cercando. Quella ragazza doveva pagare per il cibo che aveva rubato. Ma a lei chi le avrebbe ridato i suoi genitori, la sua casa e sua sorella? Chi avrebbe dovuto pagare? Scarlett li sentì avvicinarsi. Il suo cuore batteva all'impazzata e il suo respiro doveva stargli dietro, ma lei cercò di far meno rumore possibile. I loro passi, accompagnati dalle loro voci straniere e dai piccoli massi di macerie che rotolavano, erano sempre più vicini. Lei non poteva muoversi. Se lo avrebbe fatto era morte certa ed era un privilegio che non poteva permettersi.


BAM BAM BAM!!!

Spari.
Spari all'improvviso. Gli stranieri risposero al fuoco, a quanto pare qualcuno li aveva attaccati. Alleati? Non importava. Scarlett si fece coraggio e corse via approfittandone della situazione, tenendo sempre più stretto a sé il bottino che le stava costando la vita.
Dopo qualche minuto di corsa tra i polveroni delle macerie, Scarlett entrò in un edificio aziendale ormai demolito. Si guardò intorno per essere sicura che nessuno la vide. Spostò un cumulo di detriti, al di sotto c'era quello che poteva sembrare un passaggio sotterraneo. Entrò e cercò di ricoprire al meglio l'entrata per far tornare tutto come era prima della sua intrusione. Continuava ad avanzare e scendeva sempre di più. All'inizio fu buio. Ma poi una fioca luce la stava per accogliere. Raggiunse una grande porta blindata, quella che un tempo poteva essere utilizzata in una banca, e si fermò. Bussó un paio di volte con un pugno, seguiti da una frase:

<< Raccolgaci un'unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l'ora suonò. >>

Patriottico, ma fu il capo a decidere questa parola d'ordine.
La porta si aprì e Scarlett oltrepassó l'ingresso mentre la grande porta di metallo si chiuse accompagnata dalla forza di un uomo alto e possente. Theo. Un tipo di poche parole e anche un po' idiota se vogliamo ammetterlo. Precedentemente alla guerra faceva il buttafuori in una delle tante discoteche che riempivano il lungomare romagnolo. Scarlett non gli rivolse la parola, non le era molto simpatico e, molto probabilmente, era una cosa reciproca. Erano molte le persone in quel rifugio sotterraneo che non sopportava. Tra i falsi patriottici che parlavano di un paese che ormai non sarebbe più tornato e gente illusa che li ascoltava, ciechi della realtà che li stava circondando. Nessuno di loro faceva un passo al di fuori di quel rifugio. Avevano paura di non tornare. Ormai avevano piazzato le loro radici, inutili, senza crescere. Alberi sterili.
Non bisognava essere coraggiosi o combattivi. Scarlett non lo era. Ma si sentiva in dovere di uscire per portare provviste, soprattutto ai veri guerrieri di quel rifugio...

<< Posa quegli esplosivi a terra e nessuno si farà male! >>

- Esplosivi? Questo era il gioco questa volta? -

Pensò Scarlett mentre si fermò sentendo un metallo freddo e appuntito nella zona lombare dietro di lei.

<< Mi avete beccata... >>

Disse Scarlett con un sorriso malizioso. Nella piccola sala in penombra che aveva appena raggiunto, delle ombre le si avvicinarono.

<< Vuoi che te lo ripeta? Guarda che sei in una brutta situazione, Rossa! >>

Già così la chiamavano. Per via dei suoi capelli ovviamente. Non era veramente rossa, ma fino a poco prima della guerra li tingeva e, anche con una ricrescita accennata, il rosso le era rimasto divinamente. Non più splendente come una volta... i capelli erano raccolti, spettinati e pieni di polvere, ma comunque il suo colore la faceva distingue da gli altri rifugiati.
Si inginocchió, posando la borsa a terra più avanti a sé e abbassò lo sguardo con le mani in alto in segno di rassegnazione. Un ombra le si avvicinò. Aprì la borsa. Scarlett alzó un po' lo sguardo, tanto quanto le bastava per localizzare il torace di chi le stava davanti.

<< Ragazzi, questa sera si mangerà da re!! >>

Disse l'ombra tirando fuori due lattine di zuppa di fagioli mentre si voltò dando le spalle a Scarlett. Fu quello il momento giusto. Lei fece uno scatto in avanti facendo cadere a terra l'ombra e le si sedette su immobilizzandola.

<< Mai abbassare la guardia Damiano, lo sai >>

La piccola stanza si illuminó e le ombre nient'altro erano che... Bambini e ragazzini.

<< Dai togliti! Sei pesante! Brutta balena rossa!!! >>

Disse Damiano sotto di lei. Scarlett fece una risata e si alzò lasciando libero il ragazzino undicenne che si alzò brontolando. Sconfitto e furioso si mise in un angolino con le braccia conserte, evitando ogni contatto con Scarlett. Gli altri bambini invece la circondarono, alcuni sbirciarono nella borsa per vedere quanto cibo aveva raccolto mentre altri la stravolsero di domande su cosa accadeva in superficie e come aveva ottenuto il cibo. Era in quei momenti che lei si sentiva... Bene? In pace con se stessa. I bambini le riempivano quei vuoti che la guerra le aveva creato e per di più non avevano una maschera che celava le loro emozioni e i loro intenti, come accadeva ai "grandi".
A quando pare la guerra aveva cambiato tutto... Ma alcune cose, forse, non in peggio. Scarlet odiava i bambini prima, ora non è che li adori, ma sente il bisogno di stare con loro. Molti erano orfani, altri avevano genitori dispersi. La minor parte erano più fortunati e avevano uno o entrambi i genitori con loro, nello stesso rifugio.
La più piccola, 4 anni circa, si chiamava Gilda. Era lo stesso nome del cane che aveva Scarlett. Una American Eskimo che morì, fortunatamente, prima della guerra ma che le era rimasta nel cuore. Fu come una sorella più piccola per Scarlett e vedere quella bambina così affettuosa e anche molto intelligente, le faceva sempre venire in mente i felici ricordi della sua Gilda mentre giocavano nel cortile insieme al resto della sua famiglia. Ad un tratto gli occhi le divennero lucidi, ma non era ne il momento e ne il luogo giusto, così, tra una risposta e l'altra per le domande dei bambini, Scarlett disse:

<< Allora questa volta chi vuole imparare ad accendere un fuoco per cucinare? >>

Tante manine salterine si alzavano. La piccola stanza spoglia piena di stracci e qualche materasso si riempì delle urla gioiose dei bambini che imploravano nell'essere scelti. Scarlett li scrutó tutti, bastava sceglierne uno che ancora non l'avesse fatto le volte scorse, cosí alzò la mano per indicare il prescelto. Ma mentre lo fece, Scarlett si sentí afferrare il polso e venne scaraventata sul muro cadendo poi a terra senza fiato per il dolore. La stanza si fece silenziosa.
Un uomo basso e calvo accompagnato da Theo fece comparsa in quella stanza probabilmente troppo chiassosa per lui. Si avvicinò alla borsa che era ancora a terra, si piegò per prendere una lattina e si alzò. Lesse sulla confezione e fece una faccia indignata. Si voltò verso Scarlett e le si avvicinò. Lei non poté muoversi per la gran botta che Theo le aveva procurato. Oltre a quel dolore si aggiunsero anche quattro calci all'addome da parte del calvo.
Lei impietrita non poteva far altro che subire e i bambini guardare in silenzio.

<< Sai perché ti sto facendo questo vero, strega? Questo cibo non solo non è italiano, ma sei stata così idiota da rubarlo ai soldati stranieri!! >>

Disse l'ultima frase urlando, in modo tale che anche gli altri rifugiati ascoltassero. Qualche genitore si avvicinò per recuperare il loro figlio che era nel gruppo di bambini. Non volevano casini ovviamente.

<< Sei stata anche così stupida da attirarli fin qui immagino... >>

Scarlett alzò il volto per avere un contatto visivo con il suo capo.

<< No! Io, ngh... Non farei mai un tale errore. >>

Il dolore si stava propagando per tutto il corpo. Era intenso... Ma non abbastanza da farle abbassare la testa.

<< No? E allora come ti è venuto in mente di rubare questi? Non ti basta quello che ti offro io? Un rifugio, degli abiti, del cibo... Siamo in tempo di guerra strega! È normale che sia tutto scarso, ma almeno è tutta roba nostra. Italiana. Non vogliamo nulla di straniero qui dentro. Nemmeno questa merda. >>

Disse il capo prendendo tutte le lattine, metterle nella borsa e darle a Theo e gli ordinó:

<< Sbarazzatene. >>

E uscirono dalla stanza. Scarlett era ancora a terra, respirava a fatica. Qualche secondo dopo un ragazzo poco più grande di lei fece comparsa. Alto, fisico atletico, capelli scuri e occhi chiari.

<< O mio Dio, Scarlett! Ti ha messo di nuovo le mani addosso... >>

Si avvicinò in fretta a lei. Si chinó e cercò di aiutarla a stendersi a pancia in su. Si voltò verso i bambini che hanno fatto da pubblico per tutto il tempo.

<< Portatemi un cuscino o una coperta per favore. Presto! >>

Fu l'ultima cosa che Scarlett vide e sentí. Poi cadde in un sonno profondo.





***Angolo dell'Autrice***

~ Questa è la prima storia che scrivo e pubblico su EFP. Spero che vi intrighi perché devo far accadere tantissime cose in questa storia. Grazie per averci speso del vostro tempo! A presto con il prossimo capitolo! ~
  
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