Settembre – 2005

State scrutando con malcelata apprensione la minuta sagoma del vostro figlioletto di otto anni, approdato in casa da circa un mese.
È la prima cena con ristretti parenti e mentalmente vi chiedete se sia stata una buona idea andare contro i consigli dei medici ed attuarla così presto.
Il fanciullo stenta ancora ad accettare l’uso delle posate, nonostante i progressi, pare quasi lo faccia di proposito. L’agonia di osservarlo cibarsi come fosse un animale raggiunge il culmine al momento della frutta: grosse fette d’anguria rossa sono state servite a tutti gli ospiti, senza privarle della buccia. Il bambino vi si avventa manco fosse un cagnaccio messo a digiuno della sua sbobba da più di una settimana! Il succo zuccherino gli imbratta il volto, colando dalla cavità orale per percorrere mento e collo sino ad impregnare le vesti pulite, messe indosso poche ore prima. La tovaglia sottostante è oramai zuppa, il frastuono causato dalla voracità con la quale ingurgita il cibo reca non poco imbarazzo nei presenti, facendo sì che per buoni due minuti calasse il silenzio in tavola.
Un’anziana assiste alla grottesca scena con totale disappunto stampato in viso, Clapis incrocia lo sguardo con la sua presunta nonna ed accenna un sorriso di scherno, noncurante del macello creatosi alla sua postazione in tavola.
I vostri nomi sono Aileen e Barclay,
vi siete appena convinti che l’insistenza degli psichiatri per somministrargli dei farmaci dovrebbe essere presa in considerazione.