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Autore: KIAsia    10/04/2016    1 recensioni
Una ragazza è obbligata una volta l'anno, esattamente nel giorno della festa di compleanno del fratellino piccolo, a diventare una intrattenitrice di bambini urlanti. E' l'ennesima volta che lo fa, ma quel giorno si prospetta interessante nel momento in cui una testa riccioluta fa il suo ingresso in sala.
Dal testo:
«Come sai il mio nome? E sai anche come si scrive! Woow.» domandò borbottando sorpreso e si mordicchiò un labbro, senza staccare gli occhi meravigliati dai miei.
«Sono una strega, so tutto grazie alla forte magia che riesco a controllare...» ghignai sotto i baffi e mi costrinsi a rimanere seria, come se credessi davvero quello che avevo appena detto, agitando i capelli dalle punte blu, per indicarglieli come simbolo identificativo della mia grande arte magica.

One-shot senza né capo né coda, scritta solo perché io stessa spero che qualcuno arrivi quando lo faccio io.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il fratellone di Yaro. 
Conteggio parole: 1500.

Buona lettura! ♥

Il fratellone di Yaro.


Non potevo andarmene con i miei amici adolescenti, a fare cose da adolescenti, parlando di argomenti da adolescenti? A quanto pareva, no.

Quando, dopo l'ennesimo sbuffo, quasi mi affettai un dito col coltello con cui stavo tagliando la focaccia, decisi di mettermi l'anima in pace: avrei fatto da animatrice alla festa di compleanno del mio “adorabile” fratellino di sei anni... sette, scusate.
Oh, non mi sono nemmeno presentata! Ho cominciato subito a lagnarmi delle mie innumerevoli disgrazie, mi chiamo Petra, ho 17 anni, mora con le punte tinte di blu scuro, formosa nei punti sbagliati, occhi che hanno il brutto vizio di roteare spesso dalla scocciatura e, a quanto pare, non ho niente di meglio da fare che far giocare una mandria di piccole pesti scalmanate.
Luca si aggrappò alla mia gamba, nemmeno fosse una cagna in calore, supplicandomi di fargli vedere una delle attività che avevo preparato con tanto amore, da mesi e mesi prim- scelto il giorno prima dopo dieci minuti sul web, in realtà.

«Daii, ti prego!».
«Luca, mollami, subito!» lo fulminai con lo sguardo. Pensai che quella volta avrei potuto davvero spaventarlo, avevo anche un coltello tra le mani!? Povera illusa.
«Uff, tii prego! Dopo così vinco.. sono anche il festeggiato!» si lagnò tirandomi i pantaloni.
«No.».
«Su Petra.. fallo giocare, finisco io.» mi voltai lentamente sforzando una calma che non avevo. E, quando vidi il volto sorridente della donna che mi aveva dato alla vita, la mia mente immaginò molte torture e luoghi dove un corpo non sarebbe mai stato trovato.
Annuii consolata ricordandomi che a giro per il mondo c'erano persone come Spencer Reid e gli altri agenti di Criminal Minds che sarebbero sicuramente stati capaci di risolvere il caro.
«Okay, mamma.» Luca afferrò l'occasione al volo prendendomi per la manica e trascinandomi lontano dl tavolo e dal mio caro amico coltello da cucina.
Portai al centro della sala la borsa che avevo preparato estraendoci la palla morbida, Luca sorrise sporgendosi verso di me per rubarmela di mano. Ghignai lanciandogliela lontano mentre lo guardavo correrle dietro come un piccione con una mollica di pane.
Si spalancò la porta, ci voltammo tutti a guardare quale bimbo fosse arrivato e sbucò un cesto di capelli ricci e scuri con degli occhi verdi sul viso.
Misi su un sorriso avvicinandomi. «Ehy, come ti chiami?».
«Davide.» borbottò osservandosi attentamente le scarpe.
Annuii scrivendo velocemente il nome sull'etichetta e gliela premetti sul petto dolcemente. «Io mi chiamo Petra, piacere mio.» ridacchiai.
Il bam- Davide, stiracchiò un timido sorriso poco prima di sgusciare via dirigendosi verso Luca e la palla.
Sorrisi posandomi contro il muro, dopotutto sapevo che mi sarei divertita almeno un po', ma non lo avrei ammesso mai, nemmeno sotto tortura.
Dopo una ventina di minuti erano già arrivati un bel gruppetto di bambini di cui ricordavo anche qualche nome.
Cristy era la bambina alta e straniera, capiva a mala pena cosa le chiedevo, non mi avrebbe causato tanti problemi.
Marco era il biondino adorabile e paffutello che ogni tanto veniva a chiedermi quando avremmo cominciato a giocare, era il mio preferito sicuramente.
C'era Elisa che mi stava ancorata alla gamba.. non so se vi è mai capitato di essere presi come “eroine” da un bambino, è stupendamente una seccatura!
Mi sentii strattonare da Niccolò, il più birbante di tutti che avrei preso volentieri a schiaffi.
«Ehy tu, è arrivato un altro bambino, è fuori, ma svegliati!?» disse maleducato.
Petra, non ucciderlo.
«Nicco, non mi chiamo “tu”, ma Petra!» iniziai stizzita costringendomi di sorridere. «E come si chiama il nuovo arrivato?» domandai.
«Yaro!» mi urlò mentre veniva trascinato via da Alessandro, lo Scalmanato.
Mi avvicinai al bambino che era appena entrato dalla porta e mi chinai raggiungendo la sua altezza e scarabocchiai il suo nome sulla targhetta bianca.
«Ecco Yaro, io sono Petra.» gli sorrisi dolcemente.
Lui spalancò gli occhi e potei vedere l'innocenza della sua età rispecchiarcisi. «Come sai il mio nome? E sai anche come si scrive! Woow.» domandò borbottando sorpreso e si mordicchiò un labbro, senza staccare gli occhi meravigliati dai miei.
«Sono una strega, so tutto grazie alla forte magia che riesco a controllare...» ghignai sotto i baffi e mi costrinsi a rimanere seria, come se credessi davvero quello che avevo appena detto, agitando i capelli dalle punte blu, per indicarglieli come simbolo identificativo della mia grande arte magica. La mascella di Yaro toccò praticamente il pavimento, e davvero mi costrinsi a smentire quello che avevo esclamato poco prima perché altrimenti mi avrebbero messa al rogo come strega o mi avrebbe chiesto chissà quale incatensimo.. e non ci tenevo affatto.

«Nono, piccolo scherzo, purtroppo.. me lo ha detto Niccolò.». Fece una faccia sconsolata e alzò le spalle visibilmente deluso, ci aveva sperato, piccolino!

Mi alzai lentamente e mi stavo strusciando le mani sui jeans quando una voce mi chiamò.
«E a me non metti la targhetta?» qualcuno stava mimando la voce piagnucolosa di un bambino vicino al pianto.
Mi voltai curiosa e rimasi in silenzio, sconvolta, per almeno dieci secondi, ammirandolo: era davvero bello, con gli occhi verdi, ma avevano anche degli accenni marroni; i capelli ricci scuri come il catrame erano lasciati ribelli sulla fronte, una mascella robusta e un dolce sorriso divertito stampato sul viso.
Pensai che considerando l'altezza si sarebbe potuto scambiare davvero per un bambino in quanto più alto di me solo di qualche centimetro, ma avevo sempre adorato i ragazzi bassi e con grandi spalle, mi sembravano dolci e allo stesso tempo capaci di stringerti in un caldo e sicuro abbraccio.

Mi risvegliò la sua espressione corrucciata, chissà da quanto durava quel silenzio... Ouch, che figuraccia!
«Oh, Sì, certo... come ti chiami, piccolo?» ressi il suo gioco parlandogli lentamente e con un sorriso divertito.
«Dario, signorina.» ridacchiò seguito subito da me: era simpatico, almeno. Scrissi il suo nome e lo attaccai sul suo petto e vi assicuro che non era proprio come quello del suo fratellino... affatto. Probabilmente la mia mano aveva esitato giusto un paio di secondi di troppo e lui se ne era accorto visto che ghignò, ups.

Scossi la testa per riprendermi e girai i tacchi tornando accanto a mio padre.
- Petra guarda davanti a te, guarda quanto è bella quella mattonella.
- Ti sta guardando...è sicuro.
- LO SO, OKAY!?
Odiavo quando la mia mente si sdoppiava, se qualcuno fosse entrato nella mia testa si sarebbe spaventato, poverino.
«Ormai son arrivati tutti, puoi cominciare!» mi annunciò mio padre, e così andai al centro della sala e tutti i bambini si avvicinarono curiosi. Per fortuna non era la prima volta che li intrattenevo e quindi mi ascoltarono volentieri, ricordandosi i compleanni passati.
«Siete pronti? Adesso andremo nel vecchio West!!» cominciai a metterli in fila mentre stringevo tra le mani delle bende. «Nel West, dovete sapere, ci sono un sacco di fattorie strapiene di animali di ogni genere, e ognuno di voi sarà uno di questi...» continuai spiegando l'attività che dovevano fare per formare le coppie.
«Un maialino...» sussurrai nell'orecchio a Cristy.
«Un cane..» sussurrai nell'orecchio di Luca e così via, bambino dopo bambino.
Quando finii, proseguii con la spiegazione «Adesso, piccoli e grandi animali della fattoria cominciate a fare il vostro verso per farvi riconoscere dagli altri vostri compagni della stessa razza!». Non ebbi neanche il tempo di finire la frase che già qualcuno aveva cominciato a nitrire, abbaiare o miagolare sempre più forte, così da sovrastare le voce degli altri bambini. Io, a quel punto, potei godermi la scena di quei piccolini scontrarsi tra di loro e ogni tanto dovetti correre a recuperare qualcuno che stava per sbattere contro un muro.

«Posso aiutarti? Mi sto annoiando.» non mi ero nemmeno accorta che il ragazzo si era avvicinato a me da quanto ero impegnata a controllare che non si facessero male.
Non staccai gli occhi dai bambini quando risposi giocosa. «Ma come, non vuoi giocare con loro?»
Lo sentii ridere. «Nah, lascio il divertimento a loro.. vorrei essere il tuo piccolo aiutante!».
«Mh..» finsi di pensarci e mi votai velocemente a guardarlo. «Se ti sente Elisa siamo nei guai, potresti anche essere ucciso, sai?» ridacchiai e lo guardai sorridendogli dolcemente.
Cavolo, se era bello...

La serata proseguì tranquilla, per quanto potesse esserlo visto che ero circondata da bambini e da un ragazzo attraente, simpatico, dolce, divertente e.. perfetto, possibile?
Quando mi invitò a sedermi con lui visto che la maggior parte degli invitati se ne stava andando, non potei far altro che accettare sfinita.
Mi accovacciai su una sedia affianco a quella di Dario. «Mai più.» borbottò sorridente con un leggero sbuffo.
«Dai, che ti sei divertito infondo.» mi guardò eloquente e sorrisi, aggiungendo: «molto infondo..?».
Scosse la testa facendo ondeggiare i suoi riccioli e mi guardò incastrando i suoi occhi verdi con i miei. «Va beh, in realtà lo rifarei..».

«Ma... Sei un controsenso vivente!» scoppiai a ridere tirandogli una pacca giocosa sulla schiena, scuotendo la testa, fingendomi arresa da quella triste verità. «E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?» domandai tornando seria.
«Tu.».


Spazio KIAsia
Saaalve, in realtà è da molto che ho scritto questa cagatina di storiella, ma non so perché non l'abbia mai pubblicata prima. 
Oggi, per caso, sono incappata sul documento mentre facevo pulizia nei documenti. 
Non è niente di che, nata per essere auto-conclusiva. 
Grazie per aver letto e per essere arrivati fino alla fine. Se si va, lasciate una recensione, soprattutto se avete correzioni da farmi, le apprezzo molto. 
Alla prossima, Asia. 

  
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