storie di un Giugno ordinario

Gli eroi non lottano sempre. Oggi, 4 Giugno, Hiro dà addio all’Universo e continua a dormire. Poi però il Sole li accarezza gli occhi, e non riesce più a dormire. Aperti gli occhi, alza una delle sue braccia al cielo, cercando di afferrare quell’impalpabile materia. Come se un insetto invisibile si fosse posato su una delle sue dita, osservò il gioco di luci e ombre tra le fessure dei suoi muscoli e delle pieghe di pelle della mano. Se fosse stato Michelangelo, di sicuro avrebbe schizzato quel meraviglioso esempio di anatomia umana. Si alzò lentamente, affacciandosi dalla finestra. Non riusciva a credere che quella fosse San Fransokyo. Sedutosi sul letto, contemplò il suo piccolo regno. Poi però li venne uno strano sospetto. Andò ad uno specchio, e non riuscì a riconoscersi in quello strano, calmo e stranamente alienato ragazzo. “Questo sono io?” meditò Hiro, toccando la fredda e distante superfice del vetro. “Ah! Vedo che ti sei alzato Hiro?” “Zia?” fece Hiro quando Cass entrò nella stanza. “Non riesco a crederci. S-s-s-sembro…[glub] mio…mio fratello Tadashi” e, ripensandoci, allontanò la mano dallo specchio come se questo li avesse rivolto contro le proprie schegge appuntite.