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Autore: CelticCalliope    11/04/2016    0 recensioni
One-shot ambientata durante l' Hivebent, basata sulle prime pagine di "Vrisky Business" del Paradox Space Book 2.
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“Non credi che dovremo uscire insieme più spesso? Da bravi vicini, insomma.”
[...]
“Che ti è successo al braccio?”
Non che fosse preoccupato per Vriska. Anzi, quasi se lo meritava, visto che aveva manipolato uno dei suoi amici fino a farlo cadere da un dirupo e paralizzarlo dalla vita in giù.
“Mh? Che braccio?”
“Quello che manca dal tuo corpo, Serket.”
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Equius Zahhak, Vriska Serket
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INFO
One-shot [1.374 parole]
GENERE
Generale, leggermente malinconico.
RATING
Verde.
PERSONAGGI
Vriska Serket, Equius Zahhak (accennata anche Terezi Pyrope, Tavros Nitram e Aradia Megido, anche se non specificati). 
DESCRIZIONE
L’evento è narrato in terza e seconda persona. Ambientata durante l' Hivebent, potrebbe contenere spoiler.
Vriska ha appena perso il suo braccio sinistro per l'esplosione della Magic Cue Ball e va da Equius, suo vicino di casa, per farsene costruire uno robotico.

NOTE
1. Ringrazio tutti quelli che leggeranno, recensiranno, metteranno tra i preferiti questa flash.
2. Potrebbe contenere errori riguardanti il tempo, lo spazio e le motivazioni dove si svolge la storia, ma non errori grammaticali.
DISCLAIMER
1. Per l’impaginazione ho preso spunto dall’autrice Terre_del_nord.
2. Tutti i personaggi presenti nella storia appartengono al maestro Andrew Hussie.
3. One-shot scritta per divertimento.

 
 
 



Neighbours.
 
 
 
Chi aveva informato quel tizio? Chi lo ha informato? Chi gli ha detto che avevi  una delle sue preziose Magic Cue Ball?
Ti ha tradito. Eccome se ti ha tradito. Ti ha tradito la tua migliore amica, la tua moirail, per l’esattezza. Pagherà. Pagherà come la sua antenata ha fatto.
Le piace così tanto sentire gli odori e i sapori che hanno le cose? Bene. Allora a cosa le serve la vista?
 
Aveva camminato per pochi chilometri da casa sua ed era ancora abbastanza piena di energie – o almeno così dava a vedere – anche se le mancavano un braccio e un occhio. Al loro posto, sangue ceruleo; sangue che grondava dalla spalla sinistra e dal suo viso, e che raccoglieva in una brocca di vetro, per non lasciare troppe tracce. Quel tizio aveva fatto esplodere la Magic Cue Ball, che in quel momento, la troll Vriska Serket teneva in mano.
Ma comunque, aveva ancora un asso nella manica (quella destra però). Il suo vicino, Equius Zahhak, specializzato nella robotica, teneva sempre la porta aperta e voleva chiedergli un piccolo favore.
“Eeeeeeeehi, vicino!!” lo salutò alla soglia con una certa esuberanza, scuotendo la brocca piena di sangue ceruleo. Lui fece finta di non notarla, continuando a riparare il suo robot che aveva distrutto poco prima.
“Sei occupato?” chiese lei, vedendo che Equius non si girava per vedere chi fosse a salutarlo. “Ovvio che sei occupato, tu sei sempre occupato con i tuoi robot o quel che sono.”
Nulla,  non si degnava di risponderle. Forse perché non si erano mai parlati prima d’ora.
“Credi che potrei riempire questa tazza con dei ragni?” e svuotò la brocca sul pavimento, senza preoccuparsi di sporcare. A chi importa?
“Perché vuoi dei ragni?”
Wow, Equius. Le aveva rivolto la parola, ma non si era ancora girato.
“Mmh, non lo so. I ragni sono il mio marchio di fabbrica, no? RAGNI!”
Il troll fece spallucce.
“Io AMO i ragni. Come tu ami i cavalli o quelle stronzate lì. Guarda, è accettabile che io ti chieda una tazza piena di ragni. È una richiesta più che giusta, fattene una ragione.”
Ma cosa stava dicendo? Vriska non voleva una fottuta tazza piena di ragni, voleva un nuovo braccio.
“Sai che ti dico? Vaffanculo i ragni e vaffanculo questa brocca.”
Lanciò la tazza dietro di sé, facendola andare in frantumi. Si avvicinò al troll a grandi falcate.
“Non credi che dovremo uscire insieme più spesso? Da bravi vicini, insomma.”
Tracciò un percorso con quel sangue blu che non accennava a fermarsi dal suo braccio e dal suo occhio, ma lei non sembrava indebolirsi.
“Allora, come stai?” gli chiese con un sorrisetto malizioso e punzecchiandoli la guancia con la mano integra.
“Sudato” rispose soltanto. “Che ti è successo al braccio?”
Non che fosse preoccupato per Vriska. Anzi, quasi se lo meritava, visto che aveva manipolato uno dei suoi amici fino a farlo cadere da un dirupo e paralizzarlo dalla vita in giù.
“Mh? Che braccio?”
“Quello che manca dal tuo corpo, Serket.”
La troll rise, come se Equius avesse detto il più divertente degli scherzi.
“Oh! Quella cosa vecchia? Niente, veramente niente. L’ho solo mozzato.”
“Ti sei mozzata il braccio?”
Vriska appoggiò la testa sulla muscolosa spalla del vicino, macchiandola di sangue.
“Sì, sai. Hai la testa un po’ tra le nuvole, inciampi in un dado o una coccinella e WHOOPS! cadi e ti mozzi il braccio.”
Chi mai crederebbe a una cosa del genere? Non Equius, ma non ci fece caso. Chi conosce Vriska, sa perfettamente che a lei non piace scendere nei dettagli. Per quanto possa essere narcisista, quello che deve tenere per sé, non glielo cavi dalla bocca neppure con le pinze.
“Probabilmente gli serve una riparazione, parlando di robotica. CHI LO SA? Non è molto importante comunque.”
Alla troll brillavano gli occhi: voleva davvero quel braccio. A Equius non importava più di tanto e infatti continuava a lavorare, mettendosi una delle tante viti tra i denti per non perderla. Vriska si accorse che non la avrebbe accontentata subito e non poteva usare quelle poche forze che aveva per utilizzare il suo potere di controllare le menti. Decise di adularlo ancora un po’.
“Dimentichiamoci del braccio per un secondo, che ne dici?”
Strusciò i capelli spettinati sul viso di lui, cercando di non dargli troppo fastidio, ma provando comunque a far spostare l’attenzione su di sé.
“Equius, noi non abbiamo MAI realmente parlato. Eppure viviamo vicini! Dovremmo uscire più spesso insieme.”
Gli mise un braccio intorno alle spalle, come se fosse sua amica da sempre.
“Stai a pochi passi da me e condividiamo molti interessi, Vriska.”
La troll rimase impietrita per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere di nuovo. Interessi? Quali interessi? I cavalli?
“Non c’è nulla da ridere” la interruppe serio. “E del tuo occhio? Che mi dici?”
“Mh?”
“Manca anche il tuo occhio con sette pupille e al suo posto, sta uscendo troppo sangue.”
Perché nessuno si fa mai i cavoli suoi? Possiamo fare più in fretta?
“Oh! Capito. Ci credi che io me ne sia completamente dimenticata? È incredibile quanto ci si possa velocemente abituare a vedere con un solo occhio. Comunque, sì, me lo sono cavato.”
“Come fa una persona a cavarsi un occhio di sua volontà?”
“CADENDO e altre cazzate. Non lo so amico, è successo e basta! Sai, personalmente è un po’ imbarazzante, se vuoi sapere la verità.”
Il troll sospirò; quella storia si stava dilungando troppo.
“Ho sentito un’esplosione che proveniva da casa tua.”
“Quale esplosione?”
“Sai benissimo di cosa parlo.”
Improvvisamente, iniziarono i giramenti di testa e stava diventando pallida. Vriska aveva decisamente perso troppo sangue. Le serviva assolutamente questo nuovo braccio e qualcosa che richiudesse la ferita sul’occhio.
“Oh, yeah. Quello era … uh …”
Si appoggiò sulla scrivania, lasciando scorrere il sangue su uno dei robot.
“Solo un rumoroso e irrilevante incidente che mi ha mozzato il braccio e cavato l’occhio. Sai che ho le mani di burro, no?”
Mano a mano che parlava diventava più debole, iniziò pure a farle male la mano sinistra (che aveva appena perso), ma cercò di non darci peso.
“Senti, lasciamo perdere questi incidenti stupidi, emorragie e dolori fantasma. Parliamo di TE, caro Equius. Come stai?”
Sbuffò, quella domanda gliela aveva già fatta.
“Sudato” ripeté.
Equius smise di lavorare, la stava ascoltando. Vriska vedeva il suo obiettivo sempre più vicino. Lei sa sempre ottenere quello che vuole.
“Vero, vero. Sì, diciamo che sudi abbastanza. Vuoi che ti vada a prendere un asciugamano, vicino?”
Ruffiana.
“No. Il mio maggiordomo me li porta abitualmente in un orario preciso.”
La troll sentì improvvisamente un sapore nauseabondo nella sua bocca e tossì il suo sangue cobalto sul robot di Equius. Sentiva gli occhi chiudersi, le girava la testa e il dolore alla mano si faceva più intenso.
“Ah, sì … me ne ero completamente dimenticata di lui. Deve essere bello avere un maggiordomo che ti serve sempre quando vuoi tu. Hai sempre fatto la bella vita, Zahhak. Forse sono un … po’… gelosa …”
La voce acida della vicina si fece sempre più debole, fino ad assentarsi. Vriska cadde a terra con un tonfo, davanti agli occhi di Equius.


Il giovane troll sapeva benissimo cosa volesse quella Serket da lui. Non ci vuole nulla a costruire un braccio e, infatti, non seppe dirle di no. In quel momento, Vriska lo faceva un po’ ridere: sempre così altezzosa e arrogante, in quei pochi minuti gli faceva una pena incredibile. Eppure, come può farti pena una persona che butta da un burrone uno dei suoi compagni, che priva della vista alla sua migliore amica, che ti uccide la ragazza che ami di più?
Le ha costruito il braccio perché è comunque la sua vicina di casa e, magari, chissà: un giorno davvero diventeranno amici.
“Credo che andrò a trovare Terezi adesso. Le farò vedere che figo è il mio braccio robotico. Anzi, NO! Perché è cieca!”
Equius non ha riso alla tua battuta. Cavolo per una volta potrebbe anche sorriderti, visto che non viene mai a trovarlo nessuno. Tutti odiano Equius, se non quella Leijon.
“Senti, parliamo più spesso, so che sai essere simpatico, oltre che strano e inquietante.” 
Lo saluti con un cenno della mano.
“Alla prossima, caro vicino!”
   
 
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