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Autore: Zoey Charlotte Baston    14/04/2016    0 recensioni
|STORIA CHE SI ACCAVALLA TRA DUE TEMPI, 14 Aprile 1912 E 14 Aprile 2012, PER CELEBRARE L'ANNIVERSARIO DELL'AFFONDAMENTO DEL 'Titanic'|
|CONTENENTE LA TEORIA DELLA REINCARNAZIONE|
Zack Martin prese un profondo respiro, cercando di rimanere a galla.
Con un braccio sosteneva il corpo quasi inerte di Cody mentre con l'altro si reggeva, imprecando e cercando di non piangere, o anche di non ridere, per quant'era assurda la situazione in cui si trovavano.
Era il 14 Aprile 2012 e la S. S. Tipton stava affondando.
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cody Martin, Zack Martin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Zack Martin prese un profondo respiro, cercando di rimanere a galla.
Con un braccio sosteneva il corpo quasi inerte di Cody mentre con l'altro si reggeva, imprecando e cercando di non piangere, o anche di non ridere, per quant'era assurda la situazione in cui si trovavano.
Era il 14 Aprile 2012 e la S. S. Tipton stava affondando.
Erano tornati su quella nave per una semplice vacanza, per divertirsi con le loro fidanzate, ma il destino era stato beffardo.
Così, cent'anni dopo l'affondamento del maestoso Titanic, la storia si ripeteva; la vita dei due ragazzi dipendeva da un semplice pezzo di legno. Sì, la situazione non poteva essere più assurda.
Tossì nel tentativo di prendere un altro gran respiro, venendo però travolto da un'onda particolarmente violenta, strinse più forte il fratello a se mentre un altro po' d'acqua entrava nei suoi polmoni.

 
La confusione regnava a bordo della nave che prendeva il nome di Titanic. Uomini, donne, vecchi e bambini si dirigevano verso le scialuppe nella speranza di salvarsi.
-Dylan! No, no, no! Ti prego! Voglio restare con te!- Una donna sui venticinque anni cercava di sfuggire alla morsa ferrea di un marinaio che cercava di trattenerla nella scialuppa, un uomo, Dylan, le accarezzò il viso sorridendole dolcemente.
-Andrà tutto bene, Charlotte. Io e Cole prenderemo un'altra scialuppa e dopo saremo di nuovo insieme. Tu resta qui con Rosie, fallo per me Lottie.- Charlotte trattenne un singhiozzo e buttò le braccia al collo del marito, abbracciandolo, si baciarono, lui le accarezzò il ventre gonfio, si baciarono ancora. Accanto a loro c'era un'altra coppia, il maschio, identico a Dylan, baciava dolcemente il viso e le labbra di quella che nel giro di un mese sarebbe dovuta diventare sua moglie, sussurrandole parole dolce. L'imbarcazione però si era riempita.
-Cole, dobbiamo andare.- Dylan prese per il braccio il gemello, fecero qualche passo indietro, guardando con un misto di malinconia, dolcezza e amarezza la scialuppa carica di donne e bambini venir calata in mare. Loro si sarebbero salvate.

Tossì e tossì ancora. Dovevano andarsene da lì. Si guardò attorno, non c'era la minima traccia di imbarcazioni che potessero aiutarli ma rimanendo in quella zona sarebbero sicuramente morti, travolti dalle onde della tempesta. Sentì Cody tossire mentre stringeva un po' più forte la sua camicia bagnata. L'acqua gelata doveva avergli restituito un po' della sua coscienza.
Zack si mordicchiò il labbro cercando di non lasciarsi prendere dal panico. Era Cody quello che li tirava sempre fuori dai guai. Era Cody quello con un piano di salvataggio sempre pronto. Ma in quel momento lui era l'unico nelle condizioni di far veramente qualcosa, fu esattamente quello che fece. Iniziò a nuotare, verso una direzione non precisa, cercando di portarsi dietro il fratello minore, Cody si mosse a disagio non capendo le intenzioni di Zack.
-Zack...?- Domandò soltanto, la gola era secca per tutta l'acqua salata ingerita e la mente vagava leggermente alla deriva, Zack non rispose, procedeva. Andò avanti finchè la presa di Cody non si allentò, sfuggendo dalla presa dell'altro. Zack sentì di nuovo i polmoni riempirsi d'acqua mentre in fretta e furia si immergeva.

 
Dylan e Cole facevano avanti e indietro sul ponte da ormai un quarto d'ora, aiutando i marinai a condurre alcuni bambini che si erano persi nella cunfusione, fino alle scialuppe, insieme a loro c'era un'altro gruppo di giovani.
Anch'essi dovevano avere poco più di vent'anni, anch'essi con il vestito elegante, la giacca chissà dove e le maniche della camicia arrotolate per comodità. Dei giovani uomini, poco più che ragazzi, che si impegnavano per togliere la paura a quei bimbi timorosi, di sistemarli in qualche modo dentro le scialuppe. Ma quelle, non bastavano più.
I due gemelli si guardarono, negli occhi dell'altro vedevano il riflesso del loro stesso lampo di consapevolezza, della loro stessa paura, del rimorso per il futuro che non avrebbero mai vissuto.
Le note armoniose di una malinconica canzone galleggiavano nell'aria diffondendosi sul ponte, per dar forza a chi come loro sarebbe rimasto lì fino alla fine.
Dylan e Cole si sedettero a terra reggendosi meglio che potevano alla balaustra, chiusero gli occhi lasciandosi trasportare dalla melodia.

Cody era vivo. Cody era vivo. Cody era vivo.
Quello era l'unico pensiero che spingeva Zack a continuare a nuotare. Dopo esser riuscito a impedire al corpo privo di sensi del gemello di sprofondare Zack aveva potuto sentire con solievo il respiro congelato di Cody, respirava con grande difficoltà, ma respirava. Doveva muoversi e allontanarsi il più possibile dalla tempesta che rendeva insostenibile la fatica e diminuiva le possibilità di sopravvivenza.
Dovevano trovare un pezzo di legno che potesse sostenere entrambi, una nave che li salvasse, dovevano raggiungere un isola, le coste americane, qualsiasi cosa sarebbe andata bene.
Il suo corpo stava smettendo di collaborare, non riusciva a trasportare entrambi, il freddo lo penetrava fino alle ossa, se non ancor più in profondità mentre il corpo perdeva la sua sensibilità e la visione iniziava ad oscurarsi, macchie nere gli comparivano davanti agli occhi verdi. Proseguì finché un'onda più grande delle precedenti non li travolsero. 
Non fece resistenza, non cercò di superare la superfice dell'onda, sarebbe stato inutile. Lasciò che l'acqua gli entrasse con prepotenza nei polmoni che bruciarono ancor più di prima, poi fu travolto dalle tenebre.

-Dylan... Apri gli occhi fratellone...- Dylan aprì con lentezza quasi disarmante l'occhio destro, cercando di mettere a fuoco il volto cereo di Cole. Il suo corpo sembrava essere stato trafitto da migliaia di lame, ogni muscolo implorava pietà, ormai avevano entrambi rinunciato a riscaldarsi muovendosi nelle acque gelide dell'Oceano Atlantico. -Non mi lasciare solo... Ho paura...- Per Cole dire quelle ultime due parole fu un'impresa, ammettere di provare un'emozione così infantile a quell'età, ammetterlo davanti a suo fratello, non era semplice. -Ho paura di non rivedere più Rosemary, di non diventare mai padre... Dylan tu tra quattro mesi sarai padre... Se non riuscissimo a tornare da loro?- Disse con un fil di voce, se tra tutti quei corpi che li circondavano, poggiati a pezzi di porte, sedie e quant'altro, c'era qualcuno ancora vivo non avrebbe mai potuto ascoltare quei timori, udibili solo da Dylan. Lui sorrise.
-Anch'io ho paura, ma non importa. Nel caso non ce la facessimo... Lottie si occuperà del bambino che porta in grembo, Alexander crescerà felice con sua madre e la zia Rosie, loro gli racconteranno di noi e tramite quei ricordi noi... Noi saremo ancora vivi, giusto?- Un altro sorriso gli comparve sulle labbra mentre chiudeva gli occhi per l'ultima volta, le mani dei due si intrecciarono stringendosi con la poca forza rimasta.
Il giorno dopo quando una scialuppa tornò in dietro per controllare se ci fossero superstiti poterono trovare i corpi senz'anima di quei due gemelli tanto conosciuti, che appartenevano alla seconda classe, con due sorrisi sereni sulle labbra e le mani strette tra di loro, perché sarebbero sempre rimasti insieme contro tutti. 
   
 
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