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Autore: Lacus Clyne    14/04/2016    1 recensioni
Fuggita da Crimson Peak, Edith, oramai sposata con Alan, non vede più i fantasmi da anni. Ma quando la sua bambina racconta di note e di guizzi di fumo e di un misterioso interlocutore, nel suo cuore ritornano ad agitarsi vecchie inquietudini e speranze mai sopite.
Da un suggerimento di Tumblr, poi semplicemente, sentimenti che trascendono il tempo e la morte.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alan McMichael, Edith Cushing, Lucille Sharpe, Nuovo personaggio, Thomas Sharpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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************BUTTERFLIES IN THE SNOW************

 

 

 

 

 

 

 

La prima volta in cui vide quel fantasma, aveva soltanto dodici anni.

Se ne accorsero per caso, Edith e Alan, quando dopo averle dato la buonanotte, la sentirono chiacchierare sommessamente di come avesse assolutamente dovuto leggere il libro che la mamma aveva scritto.

E se sul bel volto di Alan era comparsa una ruga di preoccupazione, quello di Edith, su cui era rimasta, appena accennata se in controluce, una cicatrice che nei giorni più bui la riportava a quel terribile passato, aveva in sé paura, dolore e al tempo stesso speranza.

Non aveva più visto fantasmi da quando era fuggita da Crimson Peak, tanti anni prima.

Non era stato semplice, all’inizio. Agognava la luce del giorno, perché le ombre non potevano raggiungerla. Ma la notte, non erano più i fantasmi a farle visita. Spesso, i ricordi erano molto più minacciosi e dolorosi di quanto non fossero quelle anime in sospeso che cercavano di metterla in guardia dalla follia di quel luogo… da Allerdale Hall. Da Thomas. Da Lucille. Dalla morte a cui era riuscita a sfuggire, grazie agli spettri delle donne uccise da Lady Sharpe. Ad Alan, che non si era mai arreso. Il suo gentile amico d’infanzia. L’amava, più di quanto lei avesse mai amato lui. Perché nella sua vita, Edith aveva conosciuto soltanto fantasmi e un amore che mai avrebbe creduto possibile poter provare. Thomas Sharpe aveva cambiato per sempre la sua vita. Nel male… e nel bene. Per quel poco tempo che avevano trascorso insieme, Edith Cushing aveva vissuto quell’amore che non conosceva. Che spesso, negli anni giovanili, aveva trovato assolutamente inutile.

Era stata una moglie, lontana dalla sua patria, lontana dagli agi di una signorina perbene, lontana dal mondo in cui era cresciuta e dagli affetti perduti. Era stata quasi uccisa dalla follia di un’anima dannata e oscura e poi salvata da un’altra anima perduta che ricambiava quell’amore puro e incondizionato, ma che era stata incatenata, fino a che la morte non l’aveva liberata.

Per quanto Alan avesse cercato di aiutarla a guarire dal dolore, questo non passava. Col tempo, con la scrittura, Edith era riuscita a rinchiuderlo in una scatola, così come i rotoli di cera che Pamela Upton aveva nascosto, in attesa che qualcuno che non fosse gli Sharpe li ritrovasse. Qualcuno che potesse sapere la verità.

Poi era arrivata Cathy e per la prima volta, dopo tanto tempo, Alan l’aveva vista sorridere di nuovo. Eppure, lui aveva capito. Non le aveva mai chiesto nulla. Per non riaprire vecchie ferite. Quelle di Edith. Le sue. Era bellissima, con le stesse lunghe onde biondissime della sua mamma. La pelle d’avorio, le labbra sottili. Ma gli occhi non avevano nulla di Edith. Né tantomeno di Alan. L’aveva compreso nel momento stesso in cui una lacrima aveva rigato lo zigomo ferito di sua moglie, mentre stringeva a sé la neonata Cathy. Edith non se n’era mai resa conto. Troppo presa dal suo dolore, per capire che in quell’unica notte d’amore tra lei e Thomas, al riparo dalla neve cremisi, al riparo dall’ossessione di Lucille, un legame indissolubile tra di loro era stato creato.

Ricordava i suoi occhi verdi, per una volta non chiusi su qualcosa che lo metteva a disagio. Non come con Lucille. E gli occhi di Cathy erano lo specchio esatto dei suoi.

Alan ed Edith avevano deciso di non raccontarle la verità. Egoisticamente, per proteggerla da quella storia che credeva essere stata creata dalla sola, fervida fantasia della sua mamma. Cathy era sempre stata un po’ innamorata di Cavendish, quell’eroe che a un certo punto decide di prendere in mano le redini della sua vita e reagisce alla tirannica, insana ossessione della sorella. Diceva che era un po’ sfortunato, ma al tempo stesso, che era “buono e coraggioso”. Ed Edith piangeva in segreto, annuendo, quando il suo cuore continuava a gridare che doveva essere orgogliosa di quel papà che non avrebbe mai conosciuto. Perché il suo papà era Alan McMichael e ogni volta che lui rientrava a casa, dopo una giornata trascorsa ad aiutare le persone a guardare meglio il mondo, Cathy correva tra le sue braccia, abbracciandolo.  

Poi, Edith aveva chiesto a Cathy di raccontarle qualcosa sull’interlocutore a cui avrebbe dovuto leggere “Crimson Peak”. La piccola era stata vaga all’inizio. Raccontò ai genitori che non riusciva a vederlo chiaramente. Alan aveva avanzato l’ipotesi che fosse uno di quegli amici immaginari che i bambini dicevano di vedere alle volte, ma Edith aveva controbattuto, sostenendo che alla morte di sua madre, lei era persino più piccola, eppure l’aveva vista e sentita. La voce che Cathy sentiva non era così ben definita. Alle volte, però, le sembrava di sentire delle note e di vedere guizzi di fumo volteggiare attorno a lei. Quando accadeva, si rifugiava sotto le coperte, fino a che non si sentiva al sicuro. E allora, si riaffacciava e provava la stessa sicurezza di quando il papà l’abbracciava forte.

Edith ne era rimasta sconvolta e aveva stretto forte a sé la sua bambina, soffocando nella folta testolina bionda i singhiozzi. Poco più tardi, quando Cathy finalmente si era addormentata, per la prima volta nella loro vita matrimoniale, lei e Alan avevano avuto una vera discussione. Erano sempre stati di supporto l’uno per l’altra. Alan aveva sempre creduto che Edith avesse ragione sull’esistenza dei fantasmi. Ed Edith era sempre stata un po’ attratta dalla passione in comune per i romanzi a metà tra mistero e logica. Ma d’improvviso, le paure di Edith erano tornate prepotenti. Se lo spirito inquieto di Lucille avesse voluto distruggere la loro felicità? Se si fosse slegata da Crimson Peak e li avesse raggiunti, per reclamare l’eredità vivente di Thomas? E se… e se Thomas avesse voluto proteggere la sua bambina? I se erano tanti e Alan, dopo dodici anni, si era sentito nuovamente escluso dal cuore di Edith. Aveva accettato tutto, per lei, per Cathy. Aveva perdonato Thomas, per quello che aveva fatto e per aver salvato la vita di Edith e la sua. Nel momento in cui aveva affidato Edith a lui, dopo la morte di mr. Cushing, Alan aveva avuto la sensazione che quel misterioso inglese old-fashioned fosse sinceramente intenzionato a proteggerla. E ne aveva avuto conferma quando Thomas aveva dato la sua vita per proteggere entrambi dalla follia di sua sorella e poco prima, l’aveva affidata a lui. Edith, la farfalla che aveva portato luce nella sua vita, doveva continuare a vivere e doveva tornare a volare. Thomas sapeva che per lui non c’era più alcuna via d’uscita. Lui e Lucille dovevano porre fine alla loro insana e infernale storia. Non poteva permettere che Edith, diversa da tutte le altre, cadesse nel baratro con lui. E allora l’aveva affidata ad Alan, perché sapeva che lui l’avrebbe aiutata a volare di nuovo.

Quel pensiero, tanti anni più tardi, l’aveva portato a riconsiderare il suo ruolo di padre per Cathy. Era arrivato a pregarlo di non portargliele via. A ricordargli che avrebbe tenuto fede alla sua parola per sempre. Avrebbe protetto Edith e Cathy al suo posto. Ma davanti all’ostinazione di Edith, che trascorreva le notti a piangere e a struggersi, di nuovo, davanti a quell’amore che trascendeva la morte e che sentiva, fin troppo bene, che mai Edith avrebbe provato per lui, infine aveva ceduto.

Il giorno in cui avevano fatto ritorno a Crimson Peak, la neve cremisi aveva ricoperto tutto. Congelata nel tempo. Congelate le macchine che Thomas aveva inventato. Congelate le anime all’interno del maniero in perenne rovina. Una parte, l’ala in cui Lucille suonava il pianoforte, era sprofondata nell’abisso. Edith osservava imperturbabile quello spettacolo degno del dipinto di Dorian Gray. Eppure, Alan aveva scorto in essi una vena d’inquietudine. Cathy invece osservava ogni cosa con stupore. Ai suoi occhi, doveva apparire la degna raffigurazione del castello di Cavendish che la mamma aveva descritto con tanta dovizia di particolari. D’improvviso, i suoi occhi verdi furono catturati da una delle macchine di Thomas. Alan alzò lo sguardo, senza riuscire a vedere.

“E’ Cavendish!”, strillò, con voce squillante. La prima voce viva che si sentisse da anni, ad Allerdale Hall.

Edith si affrettò a seguire l’indicazione della figlia. Cercò di farsi largo con lo sguardo tra la neve che aveva preso a cadere. Bianco ovunque. Rosso tutto intorno.

Thomas… aveva perso la capacità di vederlo? Il dolore nel suo cuore esplose tutt’a un tratto, quando urlò il nome di quello che era stato suo marito, con la voce rotta dal pianto.

Alan lasciò la presa della sua mano. Edith lo guardò per un istante e poi sorrise appena. Avevano compreso. Prese Cathy per mano, chiedendole di portarla da Cavendish. La bambina cercò l’approvazione del padre, che fece un cenno con la testa, poi si fece largo nella neve, assieme a Edith. Un passo dopo l’altro, un’orma dopo l’altra scavata in un mare di liquido rosso sangue.

Dappertutto, tranne che intorno alla prima macchina funzionante che Thomas aveva fatto costruire. Quella accanto cui il suo fantasma aveva aiutato Edith a sconfiggere Lucille, una volta per tutte. Non c’era rosso, attorno a essa. Solo neve, bianca. Pura come lo era stato l’amore tra Edith e Thomas. Bianca come lo spirito che le attendeva. Meraviglioso, senza più alcun segno di morte addosso. Edith pianse, nel vederlo. Thomas le sorrise, come solo lui sapeva fare. Cathy lo guardò incuriosita.

“Cavendish… è proprio come lo hai descritto, mamma…”

Thomas sollevò la mano, posandola sulla testolina bionda di Cathy, che cercò un contatto impossibile. Il suo spirito era stato purificato. Non aveva più nulla di fisico. Pur tuttavia, la sensazione di pace era tangibile. Cathy strinse la mano della mamma, che non riusciva a placare il pianto. Thomas ne sembrò turbato e la sua mano impalpabile fu sulla guancia dell’amata moglie. Non doveva piangere. Non doveva più piangere per lui. Edith guardò il suo viso evanescente e i loro occhi, finalmente si incontrarono.

Non chiudere più gli occhi alla vita … io non lo faccio più… continuerò a guardarvi per sempre…

La sua voce. Come la ricordava. Edith cercò di imprimere quelle parole nel cuore. Thomas voleva che lei andasse avanti, una volta per tutte. E sarebbe stato sempre con loro, fino al momento in cui si sarebbero incontrati di nuovo. Le avrebbe protette, lei e la loro bambina. Sorrise, nell’istante stesso in cui lo fece anche lui. Poi avvicinò a sé Cathy, tenendola stretta. Il simbolo vivente del loro breve, eterno amore.

“Grazie, Thomas…”

Mormorò appena, cercando nella presenza di Cathy quel calore che lui non poteva più darle, ormai.

“Thomas?”

Chiese Cathy, perplessa.

Thomas Sharpe rivolse loro un piccolo, elegante inchino, prima di lasciare che il vento soffiasse via il suo riflesso.

Cathy non sentì le parole di sua madre, troppo presa dall’improvvisa sparizione del suo Cavendish, ma sul viso quasi scomparso di Thomas, il sorriso gentile fu orgoglio, quando Edith disse:

“Thomas Sharpe… mio amato, il tuo sfortunato, buono e coraggioso papà.”

 

 

 

 

 

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Eccomi qui nel fandom di Crimson Peak per la prima volta! Devo ammettere che non pensavo di scrivere qualcosa così velocemente, ma questa storia mi ha talmente appassionato che non ho potuto farne a meno. Dopo aver letto un meraviglioso headcanon su Tumblr ("When Thomas and Edith's daughter was old enough, Edith took her to Crimson Peak. When they arrived Thomas' ghost was seen by the machine. Edith introduced their child to him." --> http://randomcrimsonpeakheadcanons.tumblr.com/   qui trovate gli altri! :D) e ho pensato di scrivere qualcosa ispirato a questo, parlando di Edith, di Thomas, di Alan, di Lucille se ci si impegna (la malefica aleggia sempre) e della bambina di Edith e Thomas... aaaw, sarebbe stato meraviglioso se avessero avuto un bambino! ;__; Ce lo vedo il fantasma di Thomas a vegliare su un suo bambino così come in vita non ha potuto fare sul figlio perduto troppo presto... comunque... spero sia venuta bene! :) 

 

 

 

 

  
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