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Autore: Duncneyforever    14/04/2016    2 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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~ Nel mezzo del cammin di nostra vita, 
mi ritrovai per una selva oscura 
ché la diritta via era smarrita. 

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura 
esta selva selvaggia e aspra e forte 
che nel pensier rinova la paura! ~ 

Mi scopro in una terra senza nome. Accanto a me, il piccolo Leonard regge tra le braccia il corpicino senza vita di Maël. Terrorizzata, cado a terra in ginocchio, schiacciando i palmi sul terreno stranamente umido. Calde lacrime scivolano dalle mie ciglia come un fiume in piena, inzuppandomi abbondantemente il petto. Singhiozzo più volte, attirando l'attenzione del piccolo francese; 
- Leo! - Il bambino volge verso di me i suoi occhi privi di luce ma, subito dopo, si ritrae, spaventato. Intanto, un qualcosa di umido e viscoso giunge fin sopra le mie mani. Sussulto allibita, scoprendo la terra macchiata da una tinta rossastra: il sangue di Maël imbratta i pantaloni, oltrepassa il leggero tessuto di cotone e sporca parte delle mie gambe. 
- Mon frère! mon frère! - Il maggiore grida disperato, cercando inutilmente di arrestare il flusso di liquido vermiglio. 
- Ne pars pas comme Papa et Maman! / Non andare via come mamma e papà! - Le sue manine bianche sono macchiate di rosso vivo e cingono il collo esile del fratellino, orribilmente deturpato da una larga ferita da taglio. 
Gocce di disperazione sgorgano dai nostri occhi: zampilli salati copiosi come la pioggia e dolorosi come macigni. 
- Suvvia Italienerin... Questi giudei non meritano le tue lacrime. - Una chioma rossa, a me tristemente conosciuta, compare alle mie spalle. Schneider, con il viso sozzo dello stesso sangue che tinge il suolo, contrae le labbra e mostra i denti lucidi e bianchissimi in un ghigno tanto sadico quanto perverso. Scatto in avanti, inorridita, soffermandomi su una goccia opaca caduta sulla croce di ferro che il tedesco porta costantemente appesa al collo.
La scena mi provoca un innato ribrezzo, tanto che dopo poco mi raccolgo su me stessa, colta da conati di vomito. 
- Sara, pourquoi n'as tu rien fait? Pourquoi n'as tu pas sauvé? / Sara, perché non hai fatto niente? Perché non lo hai salvato!? - Leonard stringe a sé la figura di Maël, proteggendola come fosse ancora in vita.
- Antworte, mein Schatz. Antworte. - L'ufficiale mi afferra rudemente per il mento, tingendomi la mandibola di cremisi. - N-non sono stata io.-  
- Sehr gut. - Mi obbliga a guardare, mentre con la mano destra estrae dalla fondina una pistola. 
- No!! - Sento un rumore assordante, poi il nulla.

​Mi risveglio gridando. 

Le coperte ai piedi del letto, la scollatura del pigiama all'altezza dell'avambraccio e le goccioline di sudore sulla fronte e sulle tempie mi fanno intuire di essere stata vittima di un brutto sogno e niente più. - Grazie, Signore. - Faccio il segno della croce, per poi passarmi stancamente un braccio sul viso. 

​- Guten Morgen anche a te. - 

- Non provate a commentare. - Sibilo, molto poco finemente, avvicinando le ginocchia al petto. 

Il colonnello, nel frattempo, si è approssimato al letto; - non sei esattamente nella condizione di poter dettare legge, tesoro. - 

- Piantatela di chiamarmi in quel modo! Siete davvero stomachevole colonnello ma, francamente, non è proprio giornata. Vi prego, lasciatemi sola. - Mi sistemo malamente la camicetta, prima di sotterrarmi nuovamente tra le lenzuola. 

Vorrei soltanto essere lasciata in pace. Chiedo troppo? 

- Mein Gott! Sei persino più acida del solito, oggi! Hast du einen Albtraum gehabt? - Il rosso siede sul bordo del materasso, sussurrando in tedesco.

 - Albtraum? - Ripeto, a voce bassa. 

- Sì. È stato un'incubo terribile... Ho creduto di morire tanto era reale. Ma a voi cosa importa? - 

- Niente. - Conclude duramente, per poi uscire dalla stanza. 

Credo di aver sentito un nota di delusione nella sua voce ma, di questo, non mi curo più del dovuto. 
A tentoni mi alzo dal letto ed estraggo dalla tasca della giacca il mio adorato cellulare. Sfioro con le dita i contorni rigati della pellicola, ripensando a tutte le cadute che ha subito questo povero oggetto. Scuoto la testa, leggermente imbarazzata, prima di inserire le cuffie nelle orecchie. Apro la playlist in cerca della canzone più adatta e, finalmente, trovo un testo perfetto per la situazione... Inizio a canticchiare la prima strofa senza neppure accorgermene: 

~ All I see is, shattered pieces
I can't keep it, hidden like a secret 
I can't look away 
from all this pain, in the world we've made. ~ 

Fried mi aveva avvertito, ma io non l'ho ascoltato. Il biondo ha messo in pericolo la sua vita per me ed io, mai una volta, ho chiesto perdono. È stato buono come il pane e dolce come il miele con me. Ha sopportato i miei capricci, mi ha difesa dalle angherie dei prepotenti e, più di ogni altro, mi ha resa felice. Io cosa ho fatto per lui? Ho dimostrato soltanto ingratitudine, ecco cosa ho fatto. Più passa il tempo, più il senso di colpa mi divora: ho bisogno di parlargli; deve sapere quanto io ci tenga a lui e che, se dipendesse da me, non lo lascerei mai. Vorrei portarlo nel mio mondo, fargli conoscere i miei genitori come lui aveva fatto con me; vorrei portarlo al cinema, fargli guardare un film in 3D e vedere la sua reazione nel trovarsi di fronte un dinosauro o una qualche creatura fantascientifica, cenare fuori, al McDonald’s magari, dove si ingozzerebbe di cheeseburgers e si farebbe venire un mal di testa da Mcflurry. E poi portarlo in un parco di divertimenti, dove spero non mi vomiterebbe addosso dopo esser salito sulle montagne russe. E lo trascinerei in discoteca... perché quei passi non glieli ho fatti imparare invano, anche se mi sono rifiutata categoricamente di mostrargli cosa fosse il " twerking ". 

Sound it off, this is our call 
rise and revolution 
It's our time to change it all 
rise and revolution. ~ 

Poco prima di intonare i versi della terza strofa, un rumore di passi mi desta, così che io sia costretta ad interrompere le mie " fantasie " su Friederick. Colta dal desiderio di scoprire da cosa sia stato causato, ripongo il telefono sulla scrivania e mi avvicino furtivamente alla porta. Apro lentamente, ma nel corridoio non vi è anima viva. Esco insospettita dalla stanza, dirigendomi poi verso le scale. 

- Ehi! C'è qualcuno? Non devi avere paura! Non mordo! - 

Un'ombra si staglia sulla parete, prima di rivelare il suo proprietario. 

- Buongiorno! - Esclamo, dopo aver riconosciuto la persona in questione. 

- B-buongiorno. -

No, non era il colonnello. 

 

 

 


 

  
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