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Autore: PathosPie    15/04/2016    0 recensioni
Un professore che esprime unicamente la sua filosofia...
Dei ragazzi che sono stufi di sottostare alla sua tirannia culturale...
Un viaggio per comprendere che il pensiero proprio non deve essere imposto agli altri, ma condiviso.
E che la linea che separa questi due concetti è molto sottile
Disclaimer: Ogni avvenimento di questa storia è pura fantasia e nulla di ciò è reale. Ogni riferimento alla vita reale è puramente casuale.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"L'uomo è un animale tendenzialmente ipocrita: esclama un'affermazione al mondo intero, dopodiché rinnega il peccato di avere proferito tali parole. Ciò che guida tale personalità dell'uomo è un morbo che si ritrova nel profondo dell'anima dell'uomo, chiamato "Istinto di sopravvivenza", il quale comanda ogni sentimento, collocati nella mente...Sta seguendo, signorina Alice?" La ragazza stava dimostrando la solita noncuranza di chi occupa le sedie dei banchi scolastici solamente per scaldarle con il proprio sedere. "Spero che il motivo che ha da esporre sia ben valido."
"...ehm...io"
"La invito ad accomodarsi fuori dalla porta." Alice non poté fare altro che eseguire gli ordini del professore, dimostrandosi, però, non contrariata dalla punizione che le era stata inflitta ed osservandola più come un'opportunità di scampare a quella noiosissima lezione.
"E' già la quarta in un'ora che viene sbattuta fuori." bisbiglia un alunno
"Be', pensa che la scorsa settimana abbiamo battuto il record: ben sette in almeno trenta minuti." risponde un altro alunno.
"Già, questo professore si è trasferito da solo un mese e già mi sta sulle scatole"
"Qual'è il suo nome? Non è che io me lo ricordi..."
"Aristide Potenza."
"Potenza non è un nome."
"Potenza è il cognome, idiota!"
"Ah...scusa."
"Be', non è che hai tutti i torti. Sei stato più attento ai suoi modi di fare e ti lasci impaurire da lui per ogni cosa."
E ci credo che questo si lascia impaurire dal professore Potenza: un uomo sulla cinquantina con un'apparenza non eccellente, uno sguardo che incuterebbe timore al più sfacciato degli studenti e lo rimetterebbe in riga, una giacca color marrone sopra un maglione color nero, che svelava la presenza di una camicia azzurra a righe, un paio di occhiali che incrementano la sua autorità di professore. Queste caratteristiche corporee lo rendevano un nemico che richiamava a se una grande quantità di paura e astio da parte degli studenti.
"Ma quello che mi impaurisce di più non è questo."
"E allora cos'è?"
"Lui è un professore di filosofia, esatto?"
"Sì"
"E allora perché stiamo studiando la sua, di filosofia?" risponde esasperato.
"Ti pare che io lo sappia? Vallo a chiedere a lui."
Nel frattempo, il professore continuava a spiegare la sua lezione:"L'obiettivo dell'uomo comune è affermare la propria persona, anche in maniera prepotente, se necessaria. Soltanto alcuni uomini prescelti saranno in grado di evitare questo orribile fato: vengono sbloccati dalla cosiddetta "Sapienza del Drago", il cui animale ne è degno rappresentante. Studenti, spero mi stiate seguendo. Bene, proseguiamo. Ogni cosa che viene costruita implica tale desiderio, che, tuttavia, rileva la bruttezza dello spirito possessore dell'uomo"

"...ed è per tale motivo che l'uomo si orienta in società: per raggiungere la felicità interiore. Bene, ragazzi, è tutto per questa volta. Siete liberi di andare." I ragazzi iniziarono a sistemare le cartelle e presero varie direzioni, ognuno per la propria strada. Soltanto Alice si trattenne per un momento: desiderava parlare al professore, il quale non si lasciò avvicinare in maniera molto pacifica.

"Signorina Alice," brontolò severamente."non mi piace per niente quel suo comportamento. È la quarta volta in questo mese. Si può sapere cosa le prende?"
"Mi perdoni, professore. È che, stavo pensando ad una storia"
"Una storia? Da raccontare, intendi?"
"Sì, esatto."
Lo sguardo truce del professore mutò in uno più curioso ed interessato nei confronti della giovane fanciulla.
"In questo caso, forse posso esserle d'aiuto." gongolò.
"Sul serio?"
"Certamente. Basta che lei mandi questa storia tramite messaggio privato e, probabilmente, potrei risponderle."
"Grazie mille."

Aristide, ritornando a casa, sistemò i suoi vestiti, indossando il pigiama della notte. Non aveva moglie. Non aveva figli. Ma da un punto poteva fare ogni cosa che desiderava, senza dover incorrere nell'errore di poter infierire nei bisogni di qualche compagno. Decise di prepararsi la cena: per quella cena, per mantenersi leggero, insalata di carote, anche se avrebbe mangiato volentieri qualcosa di più pesante. Mentre mangiava, osservava la foto di un uomo molto anziano, sulla quarantina d'anni, in bianco e nero. La osservava, per poi rimanere in silenzio, riservando dentro la sua anima una sensazione di astio e ribrezzo. Dopodichè, terminata la cena, si diresse nella sua scrivania, dove era impaziente di ricevere l'e-mail mandata da Alice, come un bambino che non vedeva l'ora di aprire il regalo di Natale. Aperta la casella di posta elettronica, si mise a cercare un indirizzo e-mail che gli permettesse di ricondurla ad Alice. Avendola trovata, alla fine, si ritrovò davanti un testo caratterizzato da una scrittura orribilmente scadente:

"Gnt prof
Qst e l mi str
Spr l pic
Alice420xd"

Aristide rimase con la bocca aperta, sconcertato da una tale bestemmia nei confronti della grammatica italiana. Per non parlare della presentazione della lettera: un obbrobrio pari al peggiore degli incubi, al più spaventoso dei mostri. Tale brevità rivelava la superficialità con la quale Alice dimostrava una grande noncuranza nel presentarsi nei confronti di un suo superiore. Le regole della lettera informale erano state spazzate via dalla forza negativa che possedeva tale mocciosetta. Aristide ripose le sue ultime speranze nel link della storia che lei aveva mandato in allegato, motivato da quell'ultimo spicchio di entusiasmo rimasto. Ma le sue speranze furono ridotte in polpette, quando notò che la grammatica e la struttura della storia non erano altrettanto positive:

"Qst str h cm protagnst Harr Stls. I lv Harr Styels. L'ho inctrnt..." Aristide terminò la lettura all'istante: i suoi occhi avevano assistito alla peggiore delle bestemmie. Aveva intenzione di dirgliene quattro, anzi, sedici, a quella piccola moccciosetta irrispettosa della cultura e delle lettere. Desiderava mandargli un'e-mail infuocata, dove egli avrebbe vomitato sopra di lei tutti i suoi pensieri negativi a riguardo; purtroppo, si sentiva estremamente affaticato per potere scrivere la lettera, così decise di rimandare la discussione al giorno dopo. Tuttavia, non era così stanco da non notare un'e-mail appena arrivata, di un indirizzo sconosciuto:

"Gentile Aristide Potenza,
Io la conosco, la conosco estremamente bene...
So che cosa sta architettando in questo preciso momento...
Mi farò sentire, vedrà...

Un suo appassionato fan"

Il cuore di Aristide iniziò a tremare all'impazzata: chi poteva essere questo essere misterioso? Un serial killer? Un pazzo criminale? Un suo acerrimo nemico? Il professore si andò a coricare nel suo letto, avvolto da questo alone di pensieri oscuri...

   
 
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