Film > Il gobbo di Notre Dame
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Autore: Stella cadente    15/04/2016    6 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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Epilogo
 

 
 
Nina
 
 
 
 
«Nina!»
Una voce che ben conoscevo mi svegliò.
«Nina, presto, svegliati!»
Quando aprii gli occhi vidi il volto di Ivor, le sopracciglia aggrottate e l’agitazione che si aggrovigliava nei suoi occhi.
«Che cosa c’è?» chiesi, con un filo di voce. «Che ore sono?»
«È quasi l’alba» mi disse lui, concitato. «Sono appena tornato da fuori...»
Quando sentii quella frase, saltai subito su.
«Cosa ci facevi fuori?» chiesi, allarmata.
«Ho aspettato che tu ti addormentassi, poi sono andato in perlustrazione» mi disse, dopo aver preso un respiro. «Vicino al Palazzo di Giustizia.»
«Ruben dov’è?» chiesi di nuovo.
Ivor si passò una mano nei capelli scuri.
«Ruben è caduto durante la rivolta» mi disse in un sospiro tremante, dopo quella che mi parve una vita. «In pochi sono tornati, qualche ora fa.»
Una lacrima scivolò sulla sua guancia olivastra, poi prese un altro respiro, faticoso, stanco.
«Che cosa hai visto, Ivor?» gli chiesi, con delicatezza.
Lui sbuffò, come a voler smaltire la tensione.
«Frollo ha fatto fuggire Olympe ed Eymeric. E non credo che si fosse messa d’accordo con i sovrani, per farlo. Altrimenti perché avrebbe agito di notte?»
Mi ci volle una manciata di secondi prima che io capissi il contenuto della frase.
«Cosa?»
Ivor restò in silenzio, guardandomi.
«E dove? Dove sono andati?» l’ansia si faceva strada dentro di me man mano che i minuti passavano.
«Non lo so» disse solo, dopo qualche secondo di silenzio.
 
 
Alla Corte dei Miracoli il clima non era più lo stesso. Quello che aveva scoperto Ivor era rimasto tra me e lui, e quella stessa mattina avevamo entrambi assistito alla proclamazione della morte dell’invasore che tanto aveva danneggiato il Ministro Frollo. Tra le lacrime e le urla di disperazione degli altri gitani, noi avevamo taciuto, guardandoci colpevoli.
Ora ero nella mia tenda – nella tenda di Eymeric – e camminavo piano avanti e indietro, nervosa.
«Ehi» sentii la sua voce, accompagnata dal fruscio della tenda che si scostava. «Come va, principessa?»
Sorrisi leggermente ed Ivor ricambiò.
«Dovrò abituarmi ad essere chiamata così» feci, ridacchiando sommessamente.
«È quello che diventerai a breve. Del resto, eri tu quella più vicina ad Eymeric. E anche se sei di famiglia da poco, riteniamo che sia giusto farti assumere questa carica. Sarai una buona guida, secondo me.»
Alzai gli angoli della bocca, ma non appena avevo sentito nominare il mio amico mi ero incupita.
«Ivor» sussurrai. «Secondo te riuscirò mai a scoprire la verità?»
Lui mi guardò intensamente, poi mi posò un bacio sulla fronte.
«Puoi sempre provarci» disse, prima di andarsene in silenzio, lasciandomi ai miei pensieri.
Guardai tutti gli oggetti di Eymeric, i cuscini, gli amuleti, i simboli. Tutto quello che aveva fatto parte di lui. E pensai a dove fosse, a dove fosse anche Olympe, e se dove erano fuggiti ci fosse stata anche mia madre, una volta.
Avviò una missione contro di loro; contro una di loro in particolare, in realtà. Non ne capii il perché. Nessuno lo capì mai, in realtà.
Una lacrima mi rigò il volto, pensando a quanto desiderassi trovare risposte. Avevo voglia di uscire allo scoperto, di chiedere a Frollo come si chiamasse mia madre, come fossero andate le cose, perché fosse partita la persecuzione contro gli zingari, perché l’avesse uccisa.
Ma in realtà, non lo seppi mai.

 


Ed eccoci alla fine. Non mi sembra vero che l’ho conclusa, che ho scritto l’ultima riga di questa storia.
Alcuni di voi mi avevano chiesto un seguito: in  effetti ci sarebbero molti spunti per un sequel, molte domande in sospeso, ma chissà... forse voglio che questa storia resti così. Vedremo, ma spero che voi abbiate apprezzato le mie scelte, in ogni caso.
Paris è... è stata molte cose, per me.
È stata un modo per guarire una ferita profonda e cicatrizzarla – una sorta di letteratura d’evasione, possiamo dire – ma anche un modo per essere me stessa identificandomi nei miei personaggi – in uno dei miei personaggi, in particolare – per coltivare e approfondire la mia passione per il Medioevo e per vivere un po’ meglio, alla fine,  per divertirmi, amare e sorridere. Non vorrei sembrarvi la solita depressa, non ho problemi mentali né disturbi grossi; sono solo una scrittrice sincera che preferisce vivere nel suo mondo letterario che in quello reale.
Paris fa parte di me ormai. È come se, durante il periodo in cui l’ho scritta, tutto mi avesse favorita nella sua stesura: il film Disney, il romanzo di Hugo, il musical, il viaggio che ho fatto a Parigi e che mi ha permesso di conoscere ancor meglio questa meravigliosa e magica città (e anche la scoperta della colonna sonora della serie The Tudors – che prima o poi dovrò vedere – che è stata per me la vera e propria soundtrack di Paris)... tutto quanto.
In questo momento mi sento il cuore colmo di tristezza, ma anche di gioia e soddisfazione. Non so come mi sia venuta quest’idea; non ce l’avevo neanche un’idea, a dire il vero.  Ho cominciato a scrivere e basta, pensando “Però, sarebbe carino invertire i sessi dei personaggi e vedere cosa viene fuori” e subito dopo “E se Esmeralda si fosse innamorata di Frollo anziché di Febo, come sarebbe andata la storia?”
E così è uscita fuori questa FanFiction, in cui la nostra inusuale “coppia” si trova, sullo sfondo di una splendida Francia medievale, ad affrontare non solo difficoltà etiche e morali,  dal momento che questi due sono estremamente diversi in tutto, ma anche politiche, in quanto ostacolati dall’importanza di lei come autorità – come reagirebbe il popolo, sapendo che Claudie Frollo, uno dei giudici più temuti e più avversi nei confronti degli zingari, si è innamorata proprio di uno di loro? – e anche da personaggi esterni che vengono comunque coinvolti, come i membri della Corte di Giustizia. Il finale è un pochino drammatico (anche se non quanto quello di Hugo), ma stranamente mi piace così com’è, e spero con tutto il cuore che per voi sia la stessa cosa.
 
In conclusione, spero davvero che questa storia vi abbia catturati, risucchiati, trascinati nella Parigi nel 1482. Spero che, leggendo, vi siate ritrovati – proprio come me mentre scrivevo – a Notre-Dame con Eymeric, Nina, Claudie e Olympe ad assistere ai loro tormenti, alle loro gioie, i loro dolori e i loro sentimenti.
Ma più di tutto, ringrazio VOI, carissimi lettori. Vi ringrazio per avermi seguita, consigliata, spronata, vi ringrazio per tutte le vostre belle parole. Vi ringrazio per avermi accolta in questo fandom con un calore immenso – un calore che non avevo mai sentito su EFP – e per avermi sostenuta sempre in questa avventura incredibile. Siete fantastici, ragazzi, davvero.
Vi mando un abbraccio,
Stella cadente
 
 
PS Per i disneyani veramente incalliti, ho una novità che credo non vi dispiacerà: sto per pubblicare una FF sui miei personaggi Disney preferiti, ambientata ad Hogwarts, nell’universo di Harry Potter, e naturalmente ci sono anche quelli di Notre-Dame. Se vi interessa, siete i benvenuti. Pensavate di esservi liberati di me, eh? Surprise, damned gypsies! ;)





 
  
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