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Autore: cryptoZoologist    16/04/2016    1 recensioni
[Oiyama week, Day 4: Insecurities & Pride]
Tooru è solito rimanere a scuola ad allenarsi ben oltre dell'orario canonico, essere lì quella sera, quindi, non è una novità. Quando si decide a rincasare di malavoglia, fa di tutto per allungare il tragitto, incontrando così una persona a cui non aveva mai fatto attenzione, questo lo farà riflettere sulla sua condizione e ciò che li accomuna.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Tadashi Yamaguchi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Oiyama week, Day 4: Insecurities & pride
Tooru è solito rimanere a scuola ad allenarsi ben oltre dell'orario canonico, essere lì quella sera, quindi, non è una novità. Quando si decide a rincasare di malavoglia, fa di tutto per allungare il tragitto, incontrando così una persona a cui non aveva mai fatto attenzione, questo lo farà riflettere sulla sua condizione e ciò che li accomuna.

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Just For My Worthless Pride

Era contento che stesse arrivando la bella stagione, soprattutto in quel momento: ormai era sera, ma il sole non era ancora del tutto calato, si sentiva una lieve brezza, di quelle con cui ci si può permettere di indugiare all'esterno. L'ora di cena doveva essere già passata, ma non aveva appetito; una volta a casa si sarebbe messo immediatamente a studiare e poi, magari, a guardare un film.
Si infilò la giacca della divisa e uscì dallo spogliatoio. I suoi compagni di squadra se n'erano andati appena finito l'allenamento quotidiano, almeno due ore prima; nemmeno Iwaizumi era potuto restare insieme a lui quel giorno, ma prima di lasciarlo gli aveva raccomandato - anche se aveva usato i toni di una minaccia - di non strafare ed evitare sforzarsi troppo. Non lo aveva ascoltato e aveva finito col continuare ben oltre l'orario in cui l'edificio poteva restare aperto.
Attraversò il cancello della scuola per poi avviarsi verso la via principale; sistemò gli auricolari nelle orecchie e cacciò le mani in tasca. Le strade erano quasi deserte: si vedevano solo poche macchine e ancor meno passanti, a quell'ora la gente aveva di meglio da fare che gironzolare a vuoto.
L'appartamento in cui viveva distava solo pochi isolati da lì, circa una decina di minuti a piedi, peccato non avesse la minima voglia di tornare, voleva stare un po' da solo. Si guardò attorno, era tentato di prendere una strada alternativa per allungare il tragitto. Si ricordò del parco lì vicino: poteva attraversarlo e usare la scusa di averlo fatto perché voleva prendere una boccata d'aria. Sì, poteva andare; girò i tacchi e attraversò la carreggiata, per infilarsi nella viuzza, stretta fra le recinzioni dei villini, che portava là.
Non era nulla di speciale: uno spazio verde ritagliato fra il cemento della città, con un vialetto di ghiaia che si snodava fra qualche giostrina per i bambini e delle panchine; l'unica cosa per cui il ragazzo lo considerava era l'angolo con la rete da pallavolo, quello in cui passava le giornate a giocare con Hajime quando erano piccoli. Ora che ci faceva caso, lo aveva quasi raggiunto: alzò lo sguardo dai suoi piedi e ci lanciò un'occhiata.
Con sua sorpresa, vide un pallone colpire con forza il terreno del campetto: c'era qualcuno. Un ragazzo partì dall'altro lato e corse a recuperarlo. Guardò meglio, lo aveva già visto... era il panchinaro, il numero 11 del Karasuno.
Oikawa rimase fermo lì, in mezzo al sentiero, ad osservarlo: si stava preparando a fare una battuta; ecco la prima, la palla che si schiantava sulla rete e un'imprecazione soffocata, si sbrigava a riprenderla e si rimetteva subito in posizione, eccone un'altra e un'altra ancora.
Seguì i suoi movimenti e lo guardò provare e riprovare per qualche minuto, mentre la stessa scena si ripeteva incessante. Non era abbastanza, nessuna di quelle era al livello adeguato, vero?
Un sorriso amaro si fece largo sul suo viso, anche lui era rimasto ad allenarsi fino a tardi. Doveva essere dura per una persona normale stare al passo con quella specie di mostri dall'energia inesauribile che c'erano in quella squadra.
Per una sorta di crudele ironia, si rivedeva in quel ragazzino: entrambi potevano contare solo sul duro lavoro e la pratica estenuante per ottenere dei risultati, loro non erano speciali: erano nati con capacità nella norma e niente li avrebbe aiutati. Come se non bastasse, oltre alla bruciante consapevolezza di essere uno dei tanti, c'erano loro: quei geni, quei talenti naturali che grazie a un "dono" arrivavano senza il minimo sforzo a vette per loro irraggiungibili.
Sentiva il sangue ribollire al solo pensiero, mentre la sagoma di Kageyama gli balenava davanti agli occhi. Era tutto così profondamente ingiusto. Cosa avevano fatto per meritarselo? Perché erano sempre quelli a brillare e non potevano farlo i mediocri, quelli che dovevano battersi ogni volta con i proprio limiti, almeno per una volta? Perché a loro non rimaneva che soffocare nell'ombra?
L'unica differenza fra loro due era che Oikawa era stato in grado di uscirne vittorioso. Ancora nessuno osava mettere in dubbio le sue abilità, almeno per il momento; nemmeno Tobio  era riuscito a togliergli il trono.
Quel povero bamboccio invece aveva dovuto vedersela con un'intera squadra che correva troppo forte per lui, le sue capacità arrivavano fino a un certo punto e non gli avevano permesso di rimanere al passo, costringendolo a guardarli avanzare sempre più, mentre lui rimaneva indietro.
Incontrarlo proprio mentre si allenava sembrò quasi un monito: anche lui avrebbe potuto essere superato in ogni momento, non poteva adagiarsi sugli allori, né abbassare la guardia, o tutto quello che aveva ottenuto sarebbe stato spazzato via.
Cielo, quanto erano patetici.
Cos'è che li spingeva a ridursi così? Che cosa ne avrebbero guadagnato effettivamente? Quegli sforzi non facevano che portare a risultati effimeri , i quali venivano continuamente messi in discussione, era una lotta costante contro tutti, persino loro stessi. Che motivo avevano?
Tooru si lasciò scappare una risata. Perché farlo? Per il loro orgoglio, per poter dire "anch'io ce la posso fare", per dimostrare di non essere inutili, di essere degni di un briciolo di quella gloria.
 Sollevò un braccio e appoggiò l'altra mano a coppa accanto alla bocca.
− Ehi, panchinaro del Karasuno! − gridò.
Yamaguchi si bloccò di colpo, lasciando cadere il pallone, e si voltò a guardarlo.
− Hai bisogno di una mano?
Oikawa si incamminò verso di lui e lo raggiunse nel campetto.



CZ: Salve a tutti! Questa è la mia prima fanfiction su Haikyuu, scritta per la Oiyama week (su tumbrl: oiyamaweek)... anche se un giorno prima, ma domani non posso connettermi fino a chissà quando, perciò...
Il prompt lo avete letto all'inizio dell'introduzione; c'era la scelta fra "insicurezze" e "orgoglio", ho deciso di usarli entrambi e combinarli in questa fic.
Spero che la lettura sia stata piacevole!
   
 
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