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Autore: argle_fraster    17/04/2016    0 recensioni
I sentieri convergono e collidono per Squall, e spariscono per Rinoa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

COMPRESSION WEBBING
scritta da katmillia/argle fraster, tradotta da Alessia Heartilly
Capitolo Uno

Quando Squall aprì gli occhi, fu salutato da un'ondata di dolore alle tempie e da un sapore acido in bocca.

Non era facile dimenticare il tipo di sensazione che lasciava la Compressione Temporale, e lui lo riconobbe immediatamente, fino al formicolio delle mani. All'inizio fu confuso - pensava di essere tornato al Faro a parlare con la Madre con i tentacoli della magia di Artemisia persistenti sulla pelle - e gli ci volle un po' per rendersi conto che le luci che stava fissando non erano le candele fissate ai muri di pietra dell'orfanotrofio. Era steso sulla schiena su un terreno decisamente scomodo, a guardare un cielo scuro con una grondaia che pendeva direttamente davanti ai suoi occhi.

Si raddrizzò a sedere di scatto, cercando di capire dov'erano andare le ombre, dato che l'ultima cosa che ricordava era che lo stavano circondando, e cercando di capire dov'erano scomparsi i suoi amici. Lui aveva la mano su -

Rinoa.

Lo stomaco gli si strinse forte e si guardò intorno selvaggiamente alla ricerca di un segnale, un qualsiasi segnale, che non era solo in quella strana vallata, accoccolata nel mezzo tra un edificio che sembrava una casa e un muro di pietra che si levava alto al cielo. Non c'era nulla intorno a lui, nemmeno il soffio del vento.

Era solo.

Si tirò su, barcollando per il panico, accorgendosi abbastanza improvvisamente che stava ancora stringendo il gunblade tra le dita.

"Rinoa?" chiamò. I muri gli spinsero contro la sua voce. "Rinoa?"

Non ci fu risposta, e iniziò a camminare, muovendosi lentamente fuori dal vialetto in cui si era svegliato verso la grossa piazza che si allargava davanti a lui. Tutt'intorno c'erano case, dove poteva vedere luci filtrare dalle finestre, e scale che portavano a diversi livelli di sentieri. Era del tutto estraneo per lui, e aveva visto quasi tutto il suo mondo, viaggiando tra le onde dell'oceano con il Garden di Balamb. Non gli piacevano le cose sconosciute, specialmente non quando gli mancavano tutte le persone che conosceva.

Stava iniziando a spaventarsi.

L'ultima cosa che ricordava era di essere inginocchiato a terra, con la schiena premuta contro la recinzione esterna del Garden di Balamb, con una mano sulla spalla di Rinoa. C'erano urla intorno a lui, e poi uno strano scoppio, e poi non aveva sentito più nulla. Sapeva che la distorsione era la Compressione Temporale, questo lo ricordava da prima, ma non sapeva perché era stato tirato in essa o a quale scopo fosse servita.

Aveva pensato che avessero chiuso con quella cosa.

Camminò lungo il bordo esterno della piazza fino a fare il giro del perimetro, e non avendo trovato traccia dei suoi amici salì una delle scale. Il respiro gli si stava affrettando, nonostante i suoi tentativi di mantenerlo regolare, e il battito del cuore aumentava ad ogni passo. Il petto gli si strinse dolorosamente.

Non c'era nessuno nemmeno al secondo piano.

Affrettò il passo, pensando che forse i suoi amici erano semplicemente stati incapaci di trovarlo, nascosto tra le ombre, ed erano andati avanti, e forse, se avesse raggiunto il punto in cui si trovavano, li avrebbe trovati. Forse si sarebbe spiegato tutto. Affrettò il passo fino a correre, alla cieca, svoltando angoli ed edifici, trovando solo vie vuote dopo vie vuote.

Era ancora solo.

Qualcosa si mosse alla sua sinistra, tra le ombre, e lui si fermò improvvisamente, a malapena in grado di prendere fiato. C'erano due orbite luccicanti nel buio d'inchiostro, ed erano familiari - troppo familiari. Erano una delle ultime cose che aveva visto prima di essere strappato a tutti gli altri. La creatura d'ombra fece un passo esitante fuori dal buio, come se analizzasse la situazione.

Squall non poté più respirare.

Quando il mostro alzò una mano verso di lui, con gli artigli che si chiudevano in quello che sembrava un pugno, i suoi pensieri nuotarono fino a quando non riuscì più a capire niente. Pensò forse di aver gridato alla creatura, e fece volteggiare il suo gunblade con poco entusiasmo, e poi cadde all'indietro, sul pavimento di pietre sotto ai suoi piedi.

Ci fu una baruffa, e poi un grido gorgheggiante, e poi la creatura d'ombra emise un gridolino pietoso prima di svanire nel terreno, come una spugna che si riempie d'acqua. Squall vide solo rosso e gli sembrò d'avere i polmoni in fiamme, e il suo mondo cadde completamente nel buio.

*~*~*~*~*

Quando aprì gli occhi, la volta successiva, il dolore alla testa si era in qualche modo attenuato, e scoprì di giacere su qualcosa di molto più comodo delle pietre. Indagini ulteriori rivelarono che si trattava di un letto, e si raddrizzò a sedere con un grugnito. I muscoli delle braccia erano indolenziti, come se si fosse spinto troppo oltre nell'allenarsi.

"Sei sveglio!" disse una strana voce alla sua destra, e lui guardò per scoprire che apparteneva a un'anatra con la maglia rossa in piedi accanto al suo letto. Sbatté le palpebre, confuso, e spostò lo sguardo per trovarne un'altra, identica alla prima, tranne che per la maglietta verde.

"Cosa-?" cercò di dire, ma l'anatra in verde alzò una mano pennuta.

"Probabilmente ha fame" disse l'anatra in verde.

"Probabilmente hai ragione" concordò l'anatra in rosso con un cenno del capo.

"Una sfortuna terribile atterrare nel Terzo Distretto" disse un'altra anatra, che apparve all'improvviso al suo fianco tra le altre due, vestita di blu.

"È una buona cosa che fossimo là a far consegne" disse l'anatra in verde.

"Ce ne sono stati molti di più ultimamente, vero?" rifletté l'anatra in rosso.

"A questo ritmo, non avremo abbastanza spazio per tutti loro" disse l'anatra in blu. "Cosa pensi che dovremmo fare?"

"Non c'è niente che possiamo fare" lo schernì l'anatra in rosso; sembrava arrabbiata.

"Non è il nostro lavoro" concordò l'anatra in verde.

Squall iniziò a sentirsi girare di nuovo la testa, e il respiro accelerò ancora, e tossì con un crepitio che sembrò orrendo persino a lui. Tutte e tre le anatre si girarono per fissarlo ancora, e poi, come se fosse un segnale, si misero all'opera.

"Cibo, abbiamo dimenticato di dargli cibo!" esclamò l'anatra in rosso, fiondandosi in un corridoio e sparendo alla vista. L'anatra in blu si avvicinò al letto e mise una mano sul braccio di Squall, con le piume che gli facevano solletico alla pelle.

"Probabilmente starai bene se smetterai di iperventilare così!" lo ammonì. "Rallenta!"

Squall cercò di ubbidire e inalò tanta aria quanta i suoi polmoni potevano contenere. Funzionò, in un certo senso, e quando terminò di ansimare, riuscì a respirare di nuovo normalmente, e il rosso era scomparso dai bordi del suo campo visivo. Si sentiva le mani appiccicaticce e fredde, e le strinse ed aprì svariate volte per tornare a sentirsi le dita.

L'anatra in rosso tornò, portando una scodella di zuppa fumante dall'odore sorprendentemente buono, ma il solo guardarla fece rivoltare lo stomaco di Squall, e fece cenno di non portargliela.

"Dove... dove sono?" chiese, tossendo leggermente.

"A Traverse Town" annunciò l'anatra in verde dalla posizione che aveva scelto, in fondo al letto. Quando notò lo sguardo vacuo di Squall, scosse la testa e continuò. "È dove finiscono tutti quelli che si perdono."

"Si perdono?" chiese Squall.

"Nei corridoi dell'oscurità" aggiunse l'anatra in blu.

"Io - no, devo tornare dai miei amici" insistette Squall, raggelando quando sentì la parola 'corridoi'. La Compressione Temporale era stata una cosa orribile proprio di quel genere, tunnel tra tempi e spazi che non riconosceva. Se c'era stato un problema, allora qualcosa era andato storto, e non sarebbe dovuto finire a... dovunque si trovasse.

Tutte e tre le anatre sembrarono improvvisamente serie, con le piume che si afflosciavano.

"Non puoi" disse quella in blu.

"No, i miei amici sono in pericolo, devo tornare" disse Squall con forza, muovendosi fino a sedersi sul bordo del letto, con gli stivali che colpivano forte il pavimento in legno.

"Forse sono venuti qui anche loro" suggerì l'anatra in rosso, illuminandosi.

Rinoa...

"Forse no" disse di proposito l'anatra in verde, e le spalle di quella in rosso si curvarono.

"Voi non capite" disse Squall. Stava iniziando a sentirsi girare la testa di nuovo. "C'era un incantesimo, un incantesimo magico che mi ha mandato qui -"

Come un'unica persona, i tre si raddrizzarono di nuovo.

"Magia!" esclamò l'anatra in verde. "Beh, se era magia, deve andare a parlare con Merlino!"

*~*~*~*~*

Squall si trovò di nuovo solo in strada, con le istruzioni su come arrivare alla casa che stava cercando, stringendo il gunblade come se fosse l'unico legame al mondo che conosceva. Non capiva nulla di tutto quello, e non sapeva dov'era, nonostante la spiegazione, e tutto quello che sapeva era che da qualche parte là fuori i suoi amici erano in pericolo, intrappolati dalle creature d'ombra.

Il ricordo lo fermò. Le creature sembravano il collegamento tra i due posti, di questo era sicuro, perché non c'era modo che la loro improvvisa comparsa fuori dal Garden potesse non essere legata al suo brusco arrivo in quello strano mondo oscuro. Se avesse potuto scoprire di più su quelle creature d'ombra, allora forse avrebbe potuto trovare il modo di tornare da Rinoa e dagli altri.

Non ci volle molto per raggiungere la porta che, secondo le anatre, lo avrebbe portato da Merlino - chiunque fosse, e picchiò forte tre volte contro il legno, come gli era stato detto. Ci fu un fruscio dall'altro lato, a malapena udibile, e poi un sussurro che non poté decifrare.

La porta si aprì appena, gettando una lunga linea di luce sul pavimento di sassi, e un occhio scuro si sporse nell'apertura.

"Posso aiutarti?" disse una voce leggera e alta.

"Io - io devo vedere Merlino" tossì Squall, e la porta si aprì di più, rivelando una ragazza con gli occhi luminosi e i capelli neri. Gli ricordava così tanto Selphie che per un momento non riuscì a respirare o deglutire, ma poi la somiglianza svanì, scintillando nel nulla. "Mi chiamo Squall. Per favore."

"Ok" disse lei lentamente, sembrando cauta. "Perché?"

Squall deglutì forte di nuovo, cercando invano di spostare il groppo doloroso che aveva in gola.

"Devo sapere della Compressione Temporale."

*~*~*~*~*

Per molto tempo, insieme più lungo e più breve di quanto potesse descrivere, Rinoa non sentì proprio nulla. Poteva sentire cose, però - frammenti di conversazioni che esistevano oltre lei, dietro un velo, e poteva vedere figure senza viso che fluttuavano lì intorno. Nulla la toccava, e pensava che nulla potesse farlo. Non riusciva a sentire niente, tranne la mancanza di peso e la sensazione di fluttuare all'infinito.

Sentì qualcuno che piangeva, una donna, e sembrava più vicino delle altre cose, ma andava e veniva come onde, come la marea contro la sabbia, e a volte non riusciva a sentirlo affatto, e altre volte era proprio accanto a lei.

Vide posti e tempi. A volte erano chiari e luminosi, altre volte erano ombrosi e tetri. Vide cascate e terre fluttuanti, bufere di neve e magia. Vide dune rotolanti piene di lucciole sfavillanti di luce, che canticchiavano leggermente. Vide magma sciolto e corridoi crivellati che portavano a una stanza piena di tomi coperti di polvere. Non vide i suoi amici, e non sapeva se poteva vederli.

Dopo un po', le immagini furono rimpiazzate solo da frammenti di colore, come se si stessero lentamente sciogliendo fuori dal suo campo visivo, e poi erano completamente scomparsi, e sentiva solo il fruscio del vuoto e il pianto gentile che si aggrappava al vento.

Si rese conto di potersi muovere, anche se non muoveva il suo corpo. Poteva fluttuare nel nulla in parti separate, come se la sua anima volasse da sola. Si chiese se Edea era mai stata in grado di farlo.

Si chiese se poteva andare a casa.

Forse tutto il tempo del mondo era passato, e forse nessun tempo al mondo l'aveva fatto, ma dopo tutto, dopo le immagini e i suoni e le sensazioni, Rinoa si svegliò.

*~*~*~*~*

"La Compressione Temporale?" ripeté il mago dalla barba bianca, accarezzando i capelli ingrigiti con le dita nodose. Camminava nella stanza, muovendosi a zig zag intorno alle librerie e ai calderoni sparsi sul pavimenti, inframezzati da bottiglie sigillate con tappi di piombo e pezzi sparsi di pergamene in rovina. "Non penso che una cosa simile sia possibile."

"Lo è" insistette Squall, seduto diritto contro la sedia di legno su cui stava appollaiato. "Io l'ho già vissuta una volta."

"Ragazzo mio, se una cosa simile fosse disponibile per me, non pensi che ormai l'avrei già sfruttata?" chiese il mago, e Squall piegò le spalle in avanti.

"Mi ha portato qui" borbottò, anche se sembrava inutile. C'era una disperazione schiacciante che gli cresceva nel petto, come una bolla, bloccandogli l'aria e le sensazioni. Non poteva pensare di non vedere mai più gli altri, e Rinoa, perché soffocava tutto il resto e gettava la sua mente in una nebbia vaga.

Il mago smise di camminare e si voltò a guardarlo, e sembrò sul punto di parlare, quando ci fu un bussare esitante alla porta. Entrambi gli uomini si voltarono a guardare mentre entrava una ragazza, vestita di un semplice abito rosa, i capelli castani legati in una treccia morbida.

"Dovrebbe mangiare qualcosa" disse, sollevando un vassoio che conteneva un assortimento di piatti e scodelle. "Ho portato del cibo."

"Grazie, Aeris" disse Merlino, in tono stanco. Si grattò la fronte esausto; lei posò il vassoio sulla scrivania accanto alla porta da cui era entrata, e guardò Squall sorridendogli una volta, tristemente, prima di andarsene di nuovo. Ci fu silenzio una volta che i passi di Aeris furono svaniti.

"Non puoi aiutarmi" disse infine Squall, interrompendo il silenzio. Merlino lo guardò duramente.

"Non so se qualcuno può farlo" rispose. "Questa magia di cui parli - è grossa. Potrebbe alterare interi mondi allo stesso momento. Quel tipo di cosa non è qualcosa con cui si voglia scherzare."

"Ma - lei l'ha fatto" tossì Squall. Alzò una mano per scostarsi i capelli dal viso. "Mi ha spostato qui. Stavamo combattendo, e le ombre stavano vincendo, e-"

Il viso di Merlino era impallidito, e Squall si fermò, sentendosi stringere lo stomaco per l'apprensione.

"Che c'è?" chiese, a voce bassa.

"Ombre" ripeté Merlino. Il vecchio si lasciò cadere su una delle sedie e si strofinò ancora una volta la radice del naso. "Gli Heartless. Mi dispiace."

"Dispiace di cosa?" chiese Squall, anche se era abbastanza sicuro di non voler sapere la risposta.

"Se gli Heartless erano lì, lei doveva saperlo" disse Merlino, per lo più a se stesso. "Deve aver usato la magia come ultima risorsa."

"Non capisco" disse Squall. La sua voce si stava alzando, quasi sull'orlo del panico, e lui non poteva controllarla per tenerla bassa. "Ultima risorsa?"

Merlino lo guardò, e il suo sguardo era pieno di una miriade di emozioni - pietà, compassione, empatia, persino rimpianto, e lampeggiarono tutte sul suo viso rugoso in veloce successione.

"Ti ha messo qui per salvarti" disse dolcemente il vecchio. "Ti ha salvato la vita."

*~*~*~*~*

Quando aprì gli occhi, poteva vedere solo bianco. Il mondo intorno a lei era vuotato di ogni colore, come se i dintorni fossero stati completamente decolorati, e non c'era niente. Poteva sentire qualcosa di solido sotto il suo corpo, e riuscì a spingersi in piedi da questa solidità con le mani, ma non riusciva a vederlo, perché era tale e quale al resto del mondo.

Era tutto vuoto.

Devo trovare Squall.

Scoprì, quando si mosse, che muoveva ancora il suo corpo, e non era più intrappolata nella dimensione scissa in cui aveva dormito. Non c'era alcun mondo intorno a lei, ma lei era reale, e si strofinò le braccia solo per assicurarsene. Il tessuto si spiegazzò contro le sue dita, e poté sentirlo impigliarsi una volta nell'unghia. Almeno esisteva.

Iniziò a camminare, sperando che da qualche parte avrebbe trovato qualcosa di più sostanzioso. Sembrava che non ci fosse alcun inizio o alcuna fine al nulla luminoso in cui si trovò incastonata. Non c'era brezza o vento, e nessun suono a parte i suoi passi. Era sola.

Sollevò una mano a stringere inconsciamente l'anello che pendeva dalla sua catenina. Il metallo era freddo contro la pelle, e lo strinse forte, così che i contorni dell'incisione si imprimessero nel suo palmo.

Devo tornare indietro.

Ebbe un pensiero improvviso di fiori e campi verdi, e di onde che si infrangevano sulla spiaggia, e di sentieri di pietra - sì. Era dove avevano promesso di incontrarsi. Aveva funzionato una volta, aveva funzionato con la prima Compressione, non c'era alcuna ragione per cui non dovesse funzionare adesso.

Ma per quanto ci provasse, non poteva far cadere il bianco intorno a lei.

Iniziò a entrare nel panico, tremando così forte che la catenina le si muoveva contro il collo, e si voltò in un cerchio, controllando tutti gli angoli. Non c'era nessuno, e niente, e non aveva mai pensato che essere così sola potesse essere così terrificante.

Soffocò un singhiozzo, e si allungò con le sue capacità, e spinse.

La resistenza che incontrò era inaspettata - era come se una coperta le fosse caduta sulla testa, coprendo il suo occhio mentale. C'era una corrente solida intorno a lei, sotto di lei, che si muoveva attraverso il bianco, e lei tirò forte, trascinandola nell'esistenza.

Il colore esplose intorno a lei. Non era luminoso o vivido, era smorto e grigio, ma era colore, ed era qualcosa.

Era pietra.

Fiorì in un pavimento e mura, completando il quadrato per creare una stanza intorno a lei. Era freddo e insensibile, ma c'era, ed era reale, e cadde sulle mani e le ginocchia a piangere di sollievo, e rimase lì, per terra, fino a quando non ebbe più lacrime, e l'anello stretto nella sua mano l'aveva fatta sanguinare.

*~*~*~*~*

Il vento le soffiava i capelli in faccia, ma a lei non sembrava interessare, e rise soltanto, come faceva sempre quando stava in piedi vicino alla ringhiera a quel modo, spingendosi via i capelli dagli occhi. Lo guardò al di sopra della spalla e rise ancora.

"Non ti piace qui?" chiese, stuzzicante, allungandosi a prendergli la mano e stringere le dita intorno alle sue. "È come la libertà."

Lui non disse niente, ma era d'accordo, perché il balcone del Garden sapeva davvero di libertà, e il vento che gli soffiava contro il viso era fresco e gradito. Lui le permise di attirarlo vicino fino a quando fu anche lui contro la ringhiera, la mano libera che si posava sul metallo liscio.

"Potrei stare qui per sempre" disse lei felice, chiudendo gli occhi.

"Puoi farlo" sbottò lui, prima di sapere cosa stava dicendo. Lei aprì un occhio per guardarlo pigramente, come se si aspettasse che lui avesse il broncio, e poi, quando notò la sua espressione, che doveva essere quella di un Chocobo colpito dai fari di una macchina, li aprì entrambi per guardarlo.

"Lo intendi davvero?" chiese con la voce bassa.

"Io - sì" rispose lui inciampando nelle parole, e poi lei sorrise e il sole si rifletteva sulle sue labbra ed era bellissima lì, vicino a lui, e-

*~*~*~*~*

Si svegliò sentendosi come se qualcuno gli avesse riempito la bocca di cotone.

Aveva gli occhi gonfi e doloranti, come se avesse pianto, solo che non ricordava di aver pianto, e non ricordava nemmeno altro della notte. Tutto era una confusione che gli faceva venire la nausea. Chiuse ancora gli occhi, stringendoli forte, cercando di bloccare i frammenti di conversazione che gli tornavano in mente.

"Gli Heartless hanno distrutto il tuo mondo."

Quel pensiero era troppo, e si raddrizzò, lottando contro la stretta al petto. Rendeva difficile respirare, e doloroso, e fece svariati respiri tremanti prima che le mani smettessero di tremare violentemente contro le coperte su cui giaceva.

Ci furono passi fuori dalla sua porta, e poi la maniglia vibrò leggermente, come se qualcuno ci avesse messo sopra la mano e poi si fosse fermato. Ci fu un momento di silenzio, e poi sussurri indistinti, e poi qualcuno bussò piano.

"Squall?" disse una voce timida. Quando non rispose, la porta si aprì lentamente, e Aeris infilò la testa nella stanza, con l'aspetto di una persona che in qualche modo si sentiva in colpa.

"Mi dispiace" disse automaticamente non appena incontrò il suo sguardo. "Ma Merlino voleva che ti venissi a prendere. Dice che potrebbe conoscere qualcuno che può aiutarti."

Le parole insieme lo scossero e lo rafforzarono, e spinse via il resto delle coperte, mettendosi la giacca sulle spalle dopo averla presa da terra, accanto a letto.

"Sono pronto" disse.

*~*~*~*~*

Aveva sangue secco sul palmo della mano, incrostato intorno ai solchi nella pelle che rispecchiavano quelli dell'anello, e lei lo grattò via furiosamente con l'altra mano fino a quando fu del tutto scomparso. La sua pelle era rosa e ruvida, e pulsava, ma a lei non interessava davvero il dolore, perché la teneva con i piedi per terra.

Continuava a farla sentire viva.

La stanza intorno a lei era di roccia spessa, e non era cambiata da quando si era addormentata; si spostò vero il muro più lontano e posò le mani sulle pietre. Erano fresche e solide e inflessibili. Le spinse leggermente, ma non si spostarono.

Non sapeva dove si trovava. Non sapeva come potesse non esserci niente e poi una stanza, o come potesse sentirsi ancora vagamente come se stesse fluttuando e ondeggiando in una corrente. Non si sentiva a posto, e non sapeva come sistemare la cosa.

Si lasciò sfuggire un grido strozzato e picchiò forte i pugni contro il muro, raggiungendolo inconsciamente con i suoi poteri. Ci fu un lampo di luce, e poi nulla, e all'improvviso le mani non toccavano più roccia, ma qualcosa di freddo e liscio. Aprì gli occhi e boccheggiò.

C'era una finestra, lì.

Ci fu un momento teso in cui non respirò affatto. Poteva cambiare i dintorni senza nemmeno accorgersi di star facendo qualcosa. Poteva cambiare le cose. Poteva modificare la stanza di pietra e forse persino il resto del bianco.

Sentì qualcosa di freddo sul polso, ma quando abbassò lo sguardo non riuscì a vedere niente. Allungò una mano verso l'altra, e le dita si fermarono a un centimetro dalla pelle, colpendo qualcosa di liscio. Qualcosa di duro.

Il respiro le si mozzò in gola, e si circondò il polso. Faceva tutto il giro della mano, come un braccialetto, e c'era una borchia sotto, che andava verso il pavimento. Era legato a un'altra, e un'altra, e con un grido si allontanò dalla finestra.

Erano catene.

Era prigioniera.

Non poteva vederle, ma sapeva che c'erano, e poteva sentirle contro la pelle ogni volta che si muoveva. Erano dure e rigide, e le tirò più forte che poteva, senza avere successo. Provò ancora e ancora, tirandole con tutta la sua forza, singhiozzando mentre strattonava e si agitava, eppure non riuscì a liberare le mani.

Gridò e gridò fino a farsi arrochire la voce, e poi si rannicchiò in posizione fetale sul pavimento, tremando e vomitando, e poteva sentire l'altra donna che piangeva ancora, come se fosse fuori dalla finestra appena formata e dai freddi muri di pietra, e piansero insieme, con le voci che fluttuavano nel vento. E quando svanì di nuovo nel nulla, pensò a Squall e alle sue mani nelle proprie, e poi, ancora più lontano, vide cascate.

*~*~*~*~*

Seguì Merlino attraverso le vie oscure, con il gunblade pronto, su richiesta del mago. Videro solo due creature d'ombra - "Heartless", li aveva chiamati Merlino - e queste si allontanarono immediatamente nel vederlo, sparendo nel buio.

"C'è un uomo" iniziò Merlino, controllando al di sopra della spalla come se percepisse qualcosa dietro l'angolo dell'edificio. "È qui da molto tempo, più di me. È molto... strano, ma potrebbe sapere qualcosa."

"È un'impresa disperata?" chiese Squall accigliandosi.

"Stare qui troppo a lungo può fare delle cose alle persone" spiegò il mago. C'era un luccichio nei suoi occhi che a Squall non piacque particolarmente. "Il tempo - fluisce in modo diverso, qui, devi averlo sentito. È qui che convergono tutte le strade. È come se... beh, come se fosse un posto per rifugiati, ecco."

"Rifugiati?" Squall sbatté le palpebre.

"Vengono da ogni dove" disse Merlino con un cenno del capo, e poi indicò una curva, e i due svoltarono l'angolo. Furono coperti brevemente da ombre d'inchiostro, ma nulla si mosse contro di loro. "Quando gli Heartless hanno iniziato a distruggere i mondi, la gente a iniziato a comparire qui. Il ritmo è in aumento."

"Non capisco" disse Squall, per la seconda volta da quando aveva incontrato il mago.

"No" sospirò Merlino "probabilmente non capisci. Ma presto sì."

Si fermò davanti a un vecchio edificio che Squall, al primo sguardo, aveva classificato come una semplice baracca abbandonata. Picchiò contro il legno, e per un bel po' non ci fu alcun suono all'interno della struttura. Squall si sentì lo stomaco cedere, e poi ci fu un cigolio, e la porta si spalancò.

"Merlino" disse il vecchio dall'altro lato, con il viso seminascosto dal suo mantello marrone. "Avanti."

"Questo è Squall" disse Merlino annuendo, e Squall lo seguì all'interno, con le dita ancora strette intorno all'impugnatura del gunblade. "Squall, questa è la persona che dicevo potrebbe aiutarti. Si chiama Gasper."

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

  
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