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Autore: Claudine Delacroix    17/04/2016    3 recensioni
Si trattava più di soliloqui che di veri e propri litigi, ma lei sapeva inscenare teatrini mica male. Gli uomini, si sa, prendono tutto più alla leggera. E questo, si sa, manda in escandescenza molte donne.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La dinamica del litigio
 
 

Si trattava più di soliloqui che di veri e propri litigi, ma lei sapeva inscenare teatrini mica male. Gli uomini, si sa, prendono tutto più alla leggera. E questo, si sa, manda in escandescenza molte donne.

Insomma, tutto iniziava per qualche negligenza della controparte maschile. Atti ridicoli, evitabilissimi, ma sui quali allo stesso tempo si sarebbe potuto e dovuto sorvolare. A parte il fatto che due caratteri così distanti – ma per certi versi simili – dovevano per forza cozzare ogni tanto. A parte il fatto che valori così diversi – se l’uno prediligeva l’amicizia, l’altra si concentrava sull’amore – prima o poi avrebbero fatto a pugni.

Quindi, si diceva, tutto iniziava per una frasetta involontariamente provocatoria, una baggianata. Ma cogliere le sottigliezze non è da tutti, ancor meno inventarsele, queste sottigliezze; e lei ci riusciva molto ma molto bene. A questa frasetta seguitava una risposta passivo-aggressiva, davanti alla quale persino il più stupido o duro di comprendonio avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava.

Iniziava l’indagine: ma sei arrabbiata, ma che succede, ma che ho fatto. Niente, un muro invalicabile da quel momento si innalzava davanti a lui. Risposte a monosillabi, apatiche, oppure irreperibilità, indifferenza. I pensieri di lei si chiudevano in una fortezza inespugnabile, dalla quale non si sarebbe cavato un ragno dal buco. Seguivano ore di silenzio misterioso.

Di solito lui si trovava qualcos’altro da fare.

E lei? Dopo aver imboccato il sentiero della dura senza sentimenti, non si poteva tornare indietro. Eh no, a costo di perdere qualunque cosa, tranne l’orgoglio. Giusto o sbagliato, che importava: bisognava far vedere chi era il più forte, tra i due!
Facile a dirsi... e a farsi. Ma non a mantenersi.

Era sufficiente qualche ora per iniziare a vacillare. Il pensiero torna sempre dove fa più male. Inutile tentare di reprimere ciò che ci tedia, tanto vale abbandonarvisi.

La crisi iniziava con: stomaco chiuso, nervosismo – avesse posseduto la coda di un gatto, questa si sarebbe mossa forsennatamente tutto il tempo -, aggressività verso chiunque tentasse un contatto, pianificazione di decisioni drastiche. Niente avrebbe potuto distogliere la sua attenzione dalla tragedia corrente. Nessuno avrebbe potuto consolarla.

E se dopo questa fase i problemi erano ancora irrisolti, cari miei: non avreste voluto incrociarla! Erano pianti su pianti, lamenti, grida, mugolii, disperazione totale. Impossibile farla smettere, una crisi isterica da manuale. Di solito in quei momenti lei pensava a tutto ciò che di brutto le era capitato, un frullato di negatività che non faceva altro che peggiorare la situazione. Un miscuglio dannoso, un circolo vizioso che non finiva più. Inondando il cuscino di lacrime, reclamava la morte – perché quando si è melodrammatici, morire è l’unica soluzione. Molto poetico e sbrigativo.

In genere poco a poco il delirio scemava, lasciandola spossata e intontita. La calma dopo la tempesta: pensieri positivi bussavano timidamente per allietarla, e allora l’amato ritornava ad essere il suo angelo, la sua fonte di felicità. Ma quanto era stata sciocca ad arrabbiarsi così? È vero, non era stato magari proprio proprio corretto, ma lei si era impuntata per niente, incaparbita su sciocchezze.

Tra le lacrime spuntava quindi un piccolo sorriso, che si allargava piano piano al pensiero di chiarire ogni cosa e fare pace. Si alzava, un po’ incerta, e lo cercava. Titubanti, i due finivano per borbottare le proprie scuse ed ammettere le rispettive colpe.

Dopo si volevano bene più di prima, uniti e in attesa di un nuovo pretesto per litigare.
  
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