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Autore: JovaDepp    19/04/2016    4 recensioni
Quella di Mary e Francis potrebbe essere una storia d'amore come le altre, se non fosse per il fatto che i due sono futuri re e regina di Francia e Scozia. Un amore tormentato e ricco di intrighi. Una storia bella come poche, che coinvolge leggendola e vedendola. Sono sicura che se conoscete la serie tv e ve ne siete innamorati, vi innamorerete ancora una volta di questa coppia che, tra difficoltà e tradimenti, ci ha mostrato cosa vuol dire "amare".
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francis, Greer, Kenna, Mary Stuart, Sebastian 'Bash'
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno, buon pomeriggio, buonasera. 
In qualunque momento della giornata tu abbia deciso di leggere questo primo capitolo io e Fiore ti ringraziamo. 
Questa è la storia di Mary e Francis. A me e alla mia collaboratrice piace così tanto la storia di questi due e questa serie tv, che abbiamo deciso di mettere per iscritto quello che abbiamo visto e di cui ci siamo innamorate, soffermandoci anche e soprattutto sui sentimenti che i due protagonisti hanno provato.
A scrivere questa storia siamo due di noi, così come due sono i protagonisti: Fiore si concentrerà sui capitoli dedicati a Mary, scavando nelle sue emozioni, mentre io mi occuperò di dar voce ai sentimenti di Francis. Sperando di fare un buon lavoro, vi salutiamo. Buona lettura!
P.S Prima di continuare a leggere, cliccate qui https://www.facebook.com/Reign-of-Love-1315871695104935/?fref=ts e mettete mi piace alla pagina della mia collaboratrice. 
Baci reali a tutti!
 

La regina dal cuore di cristallo

Capitolo I

L'aria fresca di metà maggio mi colpì in pieno viso appena spostai la tendina blu ceruleo per poter guardare fuori. I ciliegi appena sbocciati  lungo  la strada, il sole caldo e il profumo di lavanda provenzale portato dal vento mi fecero capire di essere quasi giunta a destinazione. 
Gli alberi ondeggiavano e sparivano alla mia vista in maniera lenta, quasi misurata: segno che la carrozza procedeva tranquillamente lungo il suo cammino, e guardando per un attimo verso il cielo azzurro mi tornarono  alla  mente le parole di  Celeste, la madre Superiora del convento nel quale avevo trascorso tutta la mia infanzia e buona parte della mia adolescenza.
"Vostra  Grazia..." Disse quel giorno mentre passeggiavamo in giardino. "Siete stata promessa in sposa al futuro re di Francia non appena vostra  madre vi diede alla luce, ora il momento  di sposarvi è arrivato, la vostra unione con Re Francis rafforzerà l'alleanza politico-militare voluta dai vostri rispettivi Paesi, questo matrimonio proteggerà  i fragili confini scozzesi dai continui attacchi dei vostri numerosi nemici, sposandovi  salverete il vostro  popolo e voi stessa. Sarete  finalmente al sicuro." Continuò pacata.
"Ho paura... " Ammisi piano a mezza voce.
"Lo so, ma è  giunto il momento di compiere il vostro dovere verso vostra madre, verso  i vostri  sudditi, verso  la Francia  e la Scozia. Questo è il vostro compito in quanto  futura regina;  Francis  è  un uomo  buono  e diventerà un grande Re, un giorno  regnerete insieme l'uno accanto all'altro. Lui vi amerà... vi proteggerà... non dovete dubitarne mai." 
Diventare la regina consorte di Francia  era un mio dovere certo, ma l'amore... l'amore  era  concesso a persone come noi? Francis mi avrebbe  mai amata? In fondo l'amore è un sentimento irrilevante nei matrimoni combinati per l’interesse di due Nazioni. I re sposano alleanze, non regine; conquistano terre, non cuori e non potevo fare a meno di pensare  che anche  per Francis  fosse lo stesso. In cuor mio però speravo  non fosse  così, speravo che Francis  fosse  diverso e che la nostra unione fosse  molto  più di  un'alleanza come tante altre, che lui permettesse al suo cuore di innamorarsi di me e che a sua volta  il mio cuore  fosse pronto ad amarlo.

Mi ritrovai  così  a pensare all'ultima  estate trascorsa insieme da bambini, nello splendido castello dei Valois, le corse sul prato, il suono della sua voce, le ore perse a giocare a nascondino. Ricordo  ancora il giorno in cui giocando a cuscinate sul letto  di Henry e Catherine finimmo  per rompere  le federe  e ci ritrovammo completamente  ricoperti di piume  d'oca, tanto che la servitù se le ritrovò  tra i piedi per un'intera settimana. 
Francis  aveva  riso così tanto, ma vedendomi  piangere aveva  subito  smesso. Piangevo perché di lì a poco  ci saremmo dovuti separare senza sapere quando  ci saremmo rivisti, piangevo perché  ero costretta a tornare  in Scozia e dovevo lasciare lì il mio migliore amico. Questo  però non lo dissi a nessuno perché la fragilità  non doveva  essere  vista negli  occhi  di una futura regina, così  quando  Francis si avvicinò  a me e mi chiese "Mary perché  piangi? " risposi  singhiozzando  "Guarda come mi hai ridotta, sono brutta. Le Regine non dovrebbero  esserlo." 
Lui scese  dal letto, e si sdraiò sul pavimento sorridendomi  a testa  in giù. 
"Non è  vero, sei carina: carina  come  la mamma..." 

Il brusco  arrestarsi  della carrozza interruppe  il mio fantasticare, riportandomi alla realtà.
Il cuore cominciò a battere  all'impazzata, quasi volesse uscire fuori dal petto. 
Eccolo qui l'istante  in cui la mia vita  sarebbe cambiata, il momento di accettare le responsabilità dell'essere  una futura Regina era  finalmente  arrivato ed io stavo per  andare  incontro al mio destino.  Speravo  solo che  quest'ultimo  non  fosse con me troppo  crudele. 
Scesi dal calesse  e mi guardai  distrattamente  intorno alla ricerca  delle mie dame. 
"Mary siamo qui!" 
Mi voltai  nella direzione  da cui  avevo  sentito  provenire  quella voce e vidi  Aylee  scendere dalla sua carrozza  porgendo  la mano al valletto  per non rischiare  di inciampare  nella gonna troppo ampia.

Lady Aylee Livingston figlia di Lord Alexander Livingston, primogenita di Annabelle, fu scelta da mia madre all'età  di quattro anni come mia  dama di compagnia. Suo padre, nonché  mia guardia personale, è uno dei Lord  più  ricchi di tutta la Scozia ma a lei non sembra importare  molto.  
La piccola  Aylee, possedeva una  bellezza  fragile  e delicata, i lunghi  capelli dorati, la carnagione  leggermente pallida, il naso un po’ all'insù tempestato da una miriade  di lentiggini  e le piccole gote  meravigliosamente  rosse, simili alle mele baciate dal sole in estate  la facevano somigliare  ad una bambolina  di pregiatissima  porcellana  veneziana.

Si avvicinò  a me e si inchinò  insieme  alle altre  dame prima di abbracciarmi  calorosamente.
"Vostra Grazia, siete arrivata finalmente!" Esclamarono in coro  sciogliendo l'abbraccio poco dopo.
"Oh ragazze, mi siete mancate così tanto..."
"Anche  noi abbiamo  sentito  molto  la tua  mancanza." Disse Lola sorridendo  timidamente.

Lady  Lola Fleming figlia di Malcolm Fleming e Janet Stewart, oltre  ad essere  una delle mie dame era anche una mia lontanissima  cugina. A quanto pare  fu questo  a convincere  mia madre a prenderla  a corte  per  istruirla e prepararla  a questo  momento.
Anche  lei era bella anche se  del tutto  diversa  da Aylee, i ricci  castani le scendevano morbidamente lungo  le spalle ed i suoi meravigliosi occhi color  zaffiro  potevano  fare  invidia  alle muse dei più  grandi  pittori  parigini.

Sentimmo improvvisamente  squillare  le trombe e il mio cuore  riprese a martellare così  forte da mozzarmi  il respiro.
Stava arrivando.
Guardai davanti a me sperando di vedere Francis,  ma rimasi  delusa  nello scoprire  che il primo ad arrivare fu Re Henry accompagnato  da una donna, doveva  sicuramente trattarsi di Diane, la sua preferita.
"Quello è  Francis..? " Chiese Kenna  avvicinandosi  a me e sussurrando per non  farsi  udire  da nessuno.
Seguì il suo  sguardo  e incontrai quello di un giovane  ragazzo  dai capelli  scuri leggermente  spettinati dal vento. Ero  sicura  però  che non  si trattasse di Francis. Gli  occhi  del Delfino  erano azzurri, come il cielo  sereno  e senza nuvole, quelli fissi ora nei miei, erano verdi smeraldo.
Non mi accorsi  di aver sostenuto  il suo  sguardo  fino a quando  non sentì Greer  dire  "No, è  Sebastian il figlio  bastardo  del Re e di Diane  de Poitiers."
"Circolano voci  alla Corte scozzese, molte donne di alto rango dicono  che il Re abbia  regalato a Diane  un intero castello  a Parigi, e che  Bash  sia il suo figlio  prediletto." Aggiunse Lola. 
"È  molto  carino." Disse Kenna  con una strana luce negli occhi. 
Un'altro  squillo  di tromba.
Il mio cuore  perse un battito.
L'ultimo  ritratto che possedevo di Francis non gli rendeva assolutamente giustizia, ora che lo guardavo  venire verso di me, potevo  affermare  con certezza che l'artista  che lo aveva dipinto non avesse poi un gran  talento.
Il bambino dei miei ricordi aveva lasciato  spazio allo splendido uomo  in cui si era trasformato  crescendo.
Era molto più alto, con le spalle leggermente più  larghe. Ma ciò  che  più mi colpì  vedendolo avvicinarsi  fu il suo volto i cui lineamenti erano diventati  più  duri e spigolosi. I suoi  occhi  invece  erano rimasti  gli stessi dei miei ricordi  da bambina, blu  come il mare che si accesero di luce non appena  mi sorrise. 
"Vostra  Grazia."  Disse  chinando leggermente  il capo.
La sua voce fermò all'istante  i battiti  del mio cuore.
Era talmente  bella da sembrare  melodia.
"Chiamatemi Mary, vi prego." Risposi cercando  di tenere  a freno  il tremolio nella voce.
"Mary... " Si corresse  prontamente  rivolgendomi un altro sorriso, e non appena  quest'ultimo  raggiunse  i suoi occhi, rividi finalmente  il mio migliore amico.
In quel momento, lì con Francis  al mio fianco, una strana sensazione si fece strada dentro me, quasi come se la piccola  speranza in fondo al mio cuore acquistasse piano piano forza.
Si, io e Francis  saremo stati diversi, noi ci saremo amati.

"Mary..." Sentì chiamare  una voce da lontano.
Non riuscivo a scorgere il volto  di chi mi chiamasse, per la poca  luce.
"Chi siete? " Chiesi cercando di  seguire il flebile eco.
Mi accorsi  di trovarmi in uno  dei passaggi  segreti del castello, nei quali io e Francis  eravamo  soliti  giocare a nasconderci,  senza sapere però chi  o cosa mi avesse condotta lì.
"Non bevete il vino  nella coppa dorata."
Ebbi un sussulto  e molti brividi mi percorsero lungo la schiena  nel udire pronunciare  quelle parole.
"Chi siete? Cosa  volete  da me?!" Chiesi  nuovamente  poggiando  una mano sulla  fredda pietra per tentare di mantenere l'equilibrio. La fioca  fiamma della  candela  che avevo in mano non era abbastanza  forte da permettermi di vedere  dove mettessi  i piedi.
"State  attenta alle persone che avete  accanto, siete  circondata da molti nemici." La voce  glaciale tornò, questa  volta più  vicina.
"Perché  dite  questo?" Chiesi in un lieve  sussurro con voce spezzata.
"Molti vogliono la vostra testa, la vostra  corona." Continuò.
"Chi siete?" Chiesi  correndo  a perdi fiato nel vano tentativo di  scoprire  chi fosse  a dire quelle cose che mi facevano così  paura. 
"Il mio  nome  non è importante, ma ricordate:  state lontana  dal vino, non bevetelo!" La voce diventò  un debole  sussurro  e poco dopo scomparve  del tutto.


Mi svegliai di soprassalto spaventata  e con un nodo  alla gola che  mi impediva di respirare. Che strano sogno  pensai, e che  sensazione  orribile  e spaventosa  mi aveva  lasciato  a fior di  pelle.
Quella notte  non riposai  affatto  bene. 
L'indomani mattina  tra le mura del castello  c'era  un gran  fermento, tutta la servitù  era indaffarata e impegnata nei preparativi  per le nozze della Principessa Elisabeth con Re Philip II di Spagna.
Il matrimonio  era stato  deciso  da Re Henry, l'organizzazione del banchetto però,  era stato affidato  all'occhio attento  e ipercritico di Catherine de Medici, regina  e madre  della futura sposa, la cui voce risuonava  autoritaria  per tutto il  castello, impartendo ordini.
"Le tende devo essere damascate non color indaco! " La sentì inveire contro  una povera  domestica, la quale  spaventata  sussultò violentemente.
I modi di fare di Catherine  non erano dei più gentili, ma dovevo ammettere che aveva  un gusto  ineccepibile in quanto a feste organizzate a corte.
La sala del banchetto  nuziale era stupenda.
Il grande  tavolo  al centro della  stanza  era stato  apparecchiato con piatti di porcellana, posate d'argento e pregiate tovaglie  in lino.
Per non parlare  dei  numerosi vasi di meravigliosi fiori che inebriavano i sensi con il loro  dolce  profumo.

Tornando nelle mie  stanze  sentì  Lady  Violette  parlare alle mie dame. 
 "Chi di voi parla fluentemente  l'italiano? " Chiese.
"Io sono certa di saperlo fare." Rispose Lady Aylee.
"Bene, vorrà  dire che  sarete  voi a sedere vicino  al cugino  del Papa, quell'uomo  non ha i denti e parla molto  rapidamente, in maniera  del tutto incomprensibile aggiungerei." 
Scoppiammo immediatamente  a ridere.
"Mary, sono  arrivati  i vestiti  da Parigi! " Esclamò Kenna entusiasta.
"Potete andare." Dissi rivolta  a Lady  Violette.
"Sapete cosa vorrei  fare? Esplorare." Se ne uscì improvvisamente  Lady Lola. 
Vedendo  i nostri  volti  sgomenti  continuò dicendo "Si, voglio dire, l'ultima volta che  siamo  state qui eravamo  solo delle bambine, non siete  curiose  anche  voi di sapere  come il castello  sia cambiato? Allora, chi è  con me?"
"Io!" Rispose prontamente Kenna.
Lady Kenna Beaton secondogenita di Robert Beaton IV di Criech e di Joanna Renwall, era conosciuta  a corte più  per la  sua sfacciataggine  che per la  sua  bellezza. Non che non fosse  bella, anzi; i lunghi capelli  color  ebano  le incorniciavano  il meraviglioso  viso a cuore, i suoi  occhi  erano scuri e le sue  labbra  rosee  come i ciclamini.
La sua mediterranea  bellezza  avrebbe  sicuramente  rubato  il  cuore di molti nobili.

"Tu vieni, Mary?" Domandò  Greer.
Lady  Greer Seton la maggiore delle cinque  figlie di Lord George Seton VI, venne scelta da mia madre all'età di  sette anni perché figlia di Marie Pieris Norwood, sua dama, e non  per il suo  titolo  nobiliare, dato che  suo padre aveva mandato l'intera  famiglia  in rovina  dopo alcuni  investimenti andati male con alcune  miniere  scozzesi che risultarono  essere  vuote.
Ora Greer  sperava di sposarsi con un nobile  benestante, in modo da  salvare la reputazione  delle  sue  sorelle  più  piccole. 
Questo non  sarebbe  stato certamente difficile  dato che lei era una giovane donna  di indescrivibile bellezza.  Aveva dei bellissimi capelli rossi, la carnagione  candida come la neve  e meravigliosi  occhi  color ghiaccio. Ero  certa che almeno metà  dei gentiluomini presenti  a corte  si sarebbero  presto  innamorati di lei.

"Voi andate, io vi raggiungerò appena  possibile, desidero  prima  vedere  una cosa..." E così  dicendo  uscì  dalla camera, e mi diressi  verso l'ala Est del castello sperando  che la memoria  mi aiutasse  a ricordare la strada  verso  le mie vecchie  stanze. 
Dopo aver  percorso  un lungo  corridoio e aver  svoltato a destra  mi fermai davanti  ad una scalinata in cima alla quale  vidi  una porta socchiusa.
Salì piano  le scale e poggiai  la mano sulla maniglia in ferro, aprendola in modo da  poter  guardare  dentro. 
"Mary!" Trasalì, nel  vedere Francis all'interno della stanza.
"Francis, non sapevo..."
"Cosa ci fai qui?" Chiese interrompendomi ancor prima che potessi terminare la frase. 
"Stavo esplorando, queste  furono le mie vecchie stanze, rammenti..?" Risposi avvicinandomi.
"Ora non lo sono più, nessuno viene più qua su da anni ormai." Mi fece notare. 
"Nessuno  a parte  te. "
"Vengo spesso qui." Ammise sorridendomi.
Le sue parole  mi stupirono  non poco e non  potei  fare a meno di  chiedermi  per quale  motivo si trovasse  lì.
"Mi nascondo da mia madre…" Disse, quasi  avesse  sentito  il mio  pensiero.
"E perché  mai  dovresti  farlo?" Domandai tornando a poggiare lo sguardo  sul suo volto.
 "La verità  è che sto cercando di imparare a costruire coltelli e spade e non vorrei lei  lo scoprisse."
"Se mai  avessi  bisogno di  una spada, ti basterebbe  chiederla." Dissi gentile.
"È  vero,  ma vorrei  possedere  qualcosa di  mio, qualcosa che non mi sia necessariamente dovuto  in quanto futuro Re di Francia." Disse tristemente. "A volte mi ritrovo ad invidiare il mio fratellastro..." 
Vedendo lo stupore  nei miei  occhi, continuò dicendo "Se volesse  andarsene, Bash potrebbe  farlo, con il permesso di mio padre  certo, ma nessuno  lo fermerebbe perché  a nessuno  importerebbe se lui morisse.."
Sapevo esattamente  cosa  intendesse  dire con quelle  sue parole, Bash era libero, lui invece no, in quanto futuro Re aveva dovuto accettare fin da piccolo molte più  responsabilità di suo fratello.
"Vorresti andartene?" Chiesi flebilmente.
"Ciò che  vorrei non è importante, l'importante è  ciò  che mio padre vuole da me; ma credo che ogni uomo, persino un re debba  possedere un qualche tipo di abilità per potersela cavare qui." 
"Cosa intendi?" Chiesi, non capendo.
"Intendo dire che  se mai  il castello  venisse attaccato da nemici potrei sempre  fuggire e riuscire a sopravvivere  guadagnando  quel  poco che  basta  grazie a questo  mio insospettabile talento." Disse sorridendo.
"Potrei sempre venire con te, so mungere una capra, me lo hanno insegnato le suore al convento." Dissi  sorridendo a mia volta.
"Impressionante..." Ammise trattenendosi a stento dal ridermi in faccia.
"Oppure, io potrei  salvarti: potremmo andare in Scozia e governare lì..." 
"Questa è  veramente un'offerta  molto  gentile..." Si fermò  un attimo in cerca  delle parole giuste da usare "...un'offerta  che spero di non  essere  mai costretto ad accettare." E ancor prima che potessi controbattere a quelle sue parole lui se ne andò.

Ai festeggiamenti mancavano ancora  poche ore e decisi  di portare Stirling, il cane che  mia  madre  mi regalò quando ero ancora  una bambina - l'unica volta nella quale  venne a trovarmi in convento - nel giardino del castello  a giocare.
Fuori era una così bella giornata, il sole  caldo mi scaldava  la pelle e mentre  stavo  seduta  sulla sponda  del lago, a pelo d'acqua  vidi  alcune  pietruzze  colorate  e decisi  di raccoglierle: le avrei  regalate  a Francis, magari  avrebbe  potuto  usarle  per decorare  le sue spade. 

"Mary cosa c'è?" Chiese Francis  non appena  mi vide davanti  alla porta  delle  sue stanze.
"Ti ho portato una cosa." Dissi  mostrandogli le tre pietre nella mia mano. "Potresti usarle per...."
"Non dovresti essere qui!" Disse interrompendomi  prontamente.
"Perché  dici  questo? Sei da solo... sei  con qualcuno?" Chiesi  cercando di  sbirciare  nella stanza senza  però  riuscire a vedere nulla, dato che Francis  la teneva solo  leggermente  socchiusa.
"La prossima  volta  preferirei che prima ti facessi annunciare: la mia  guardia  è lì  per questo. " Disse  visibilmente infastidito  dalla mia presenza.
"Perché  ti comporti  così, ho forse  fatto qualcosa di sbagliato?"
"Se mai diventerai un giorno la regina  di Francia, devi  capire una cosa: i re  non  sono tenuti  a dar conto di ogni  cosa  alle  loro  mogli!" Disse in maniera  rude, chiudendomi  la porta in faccia. 

"Assaggiate  un po’ del nostro ottimo vino, Vostra Grazia." Disse Catherine porgendomi un calice dorato.
Un brivido mi percorse  lungo  la schiena ricordando  la spaventosa voce dell'incubo  che mi aveva tanto turbata  la notte prima.
"Vi ringrazio Vostra Maestà, ma vedete, prima  preferirei gustarmi  un po’ di buon cibo; bere vino a stomaco vuoto  non si addice ad una futura Regina." Cercai  così di declinare l'invito, dato  che la maestria  di Catherine  con i veleni  era  nota  a tutta la corte di Francia.
Per fortuna  anche  Lady Aylee  venne in mio aiuto dicendo "Mary  ti prego dì che hai bisogno  dei miei servigi."
"Perché Aylee, che succede.." le risposi.
"Il cugino  del Papa  non fa altro che  parlare, e parlare  e  parlare, ma quel che è peggio  è che  nel  farlo sputa pezzettini di faraona  ripiena di  mele..." Disse  disgustata.
"Va da lui e aspettami, ho  avuto un'idea."
"E quale?" Chiese curiosa.
"Ho voglia di ballare." Risposi sorridendole  già  diretta  verso  l'orchestra.
"Gentile signore, suonate un po’ di musica scozzese, ve ne prego."
"Certo Vostra Grazia." Disse  il violinista.
"Cardinale Morosini, e un vero piacere averla a corte." Dissi cortesemente.
"Anc..he pe..per me Vostra Gra..zia..."Disse  velocemente  balbettando.
Lady Violette aveva ragione: quell’uomo  era incomprensibile.
"Spero non  vi dispiaccia,  ma vorrei prendere in prestito  Lady Aylee." Dissi  trattenendo a stento  una risata.
"Ness...un dispia..cere.. Vostra Gra...zia.." Rispose.
"Andiamo Aylee.." Dissi porgendole  la mano.
Lady Greer, Lola e Kenna ci vennero  incontro,  visibilmente preoccupate.
"Mary qualcosa  non va?" Chiese Lola.
"Assolutamente no, toglietevi  tutte le scarpe!" 
"Che  cosa… perché?" Chiese  Greer  sbigottita.
"Andiamo  ragazze,  ballate con me!" Esclamai felice.
Le presi  tutte  per mano e le portai  al centro  della sala da ballo e non appena  la musica ebbe inizio  cominciammo  a ballare  allegramente.
All'improvviso  però  sentì  qualcosa di morbido  poggiarsi  tra i miei  capelli, e alzando lo sguardo verso il soffitto vidi moltissime piccole piume bianche volare dolcemente nell'aria. 
Un piccolo  sorriso  mi incurvò gli angoli della bocca illuminandomi il volto, quando  per un istante i miei occhi incontrarono quelli di Francis e lo vidi sorridere. 
Chissà se anche  lui ricordava quello che stavo ricordando  io in quel momento: quell'estate....  le piume  sparse  dappertutto... e le nostre  risate da bambini.
Qualcosa però in Francis era cambiato, dal mio arrivo a corte non aveva fatto altro che evitarmi, tenendomi  a distanza  per ragioni  che non capivo.
Il mio cuore  ne soffriva, ma mi resi conto che   avevo  sbagliato  a dargli  ascolto. Avrei dovuto dare ascolto alla mia mente, pensare e agire  da regina perché in fondo  Francis  non era poi  così diverso  da suo padre.
Un giorno ci saremmo  sposati, ma la nostra unione non sarebbe  stata per lui che un'alleanza stretta  per il bene  della Francia  e della Scozia.
La musica finì e portò via con essa anche i miei tristi pensieri.

"Mary, desidero  parlarti." Disse Francis  avvicinandosi a me.
"Lo desidero anche io.."
"Prima, quando  sei  venuta nelle  mie stanze non volevo dire  le cose che  ti ho detto..."
"Sono sicura che volessi  dirle invece." Ammisi amareggiata.
Mi guardò per un attimo negli  occhi senza  sapere cosa dire, quasi  fosse alla ricerca delle parole giuste da usare. 
"Forse  potremo  trovare un altro modo  per gestire la cosa..." Disse infine. 
"Gestire  che cosa? Me? " Domandai incredula. "Ti rendi conto che  molto  presto  noi ci sposeremo, vero?"
"Credimi, lo so..."
"Francis, non credi  anche  tu che dovremmo dare al nostro  futuro  matrimonio  una possibilità? Per le nostre  famiglie... per i nostri Paesi..." 
"Non è così semplice..." Rispose di rimando.
Non potevo credere alle sue parole.  
"Non è così semplice? Cosa non è  semplice Francis? Siamo stati  promessi fin da piccoli. Quanto  orrenda  credi io sia per non volermi  come  tua  futura moglie?" Domandai  offesa.
"Non si tratta di  te. Tu sei bellissima e intelligente e imprevedibile, ma non sono sicuro  che  questo importi. Ciò che conta è che  in quanto futuro  Re mi trovo a dover fare la scelta giusta per il mio paese..."
"E quale  sarebbe la scelta giusta, Francis?"
"La Francia  non è  forte  come credi, potrebbe sembrare che non mi importi  di tutto questo ma non  è così. Un giorno sarò  sovrano  e voglio essere  un re  responsabile per il mio popolo."
"Cosa stai cercando di dirm?”. Domandai  confusa, non capendo fino in fondo le sue parole.
"Mary, in questo momento  un'alleanza con la Scozia  potrebbe distruggere la Francia..."
Il mio cuore si spezzò  con un debole rumore  sordo. 
Francis non considerava la Scozia abbastanza forte.
Lui non mi avrebbe sposata a meno che la Francia non avesse  avuto bisogno, un giorno, dell'appoggio scozzese per difendere  i suoi  confini dagli  attacchi inglesi.
"Non hai permesso  a te  stesso di amarmi né mai permetterai  al tuo cuore di provare amore per me." Dissi sentendo le lacrime farsi strada nel mio cuore. 
'L'amore è irrilevante per persone come noi, in quanto futuri sovrani possediamo  molti  privilegi, ma non questo!" Disse amaramente.
“Le cose  potrebbero cambiare..." sussurrò avvicinandosi a pochi centimetri dal mio volto. "Un giorno.. forse..." 
Con una fragile speranza  dentro me mi avvicinai a mia volta, quel poco che bastava a sentire il suo dolce respiro sulla pelle e gli Chiesi “Se tu non fossi il Futuro Re  di Francia e io fossi  una semplice fanciulla, lo vorresti questo?"
Lo guardai  negli occhi  sperando  di leggere la verità  nel suo cuore.
"Non posso farlo.." Disse a pochi centimetri dalle mie labbra.
"Non voglio." Aggiunse  andandosene.
E guardandolo allontanarsi  sentì  il mio  cuore, fragile come cristallo, spezzarsi e cadere  nel vuoto.
 
  
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