Athos camminava scalzo sulla terra battuta e fredda. I suoi passi sollevavano polvere in quantità eccessiva rispetto alla velocità con cui avanzava. Quel luogo era angusto e claustrofobico, il soffitto sembrava potergli cadere addosso da un momento all’altro, le pareti nere, scure e umide, l’odore di muffa e di qualcosa di marcio gli penetrava nelle narici.
Ma non poteva andarsene. Qualcuno lo chiamava.