Film > Big Hero 6
Ricorda la storia  |       
Autore: YukiWhite97    19/04/2016    1 recensioni
Tadashi Hamada ha sempre avuto una vita a dir poco particolare: ha affrontato tante cose, conosciuto le più strane delle persone, ha perfino sposato il proprio fratello Hiro, di cui si è innamorato.
I racconti riguardo la sua straordinaria vita sono ciò che più lo rende orgoglioso, peccato che sua figlia non sia dello stesso pensiero, dopotutto è ormai un'adulta e non ha tempo di pensare alle favole.
Ma quei racconti saranno solo finzione o ci sarà qualcosa di reale?
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Piccola fanfiction, ovviamente Hidashi, con accenni Mpreg e in cui troverete due pg della mia precedente storia "Seme d'amore, fiore di gioia", ma ovviamente può essere letta da tutti.
Se avete visto il film "Big Fish - storie di una vita incredibile" avete già capito tutto. Se invece non l'avete visto, spero di sorprendervi ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hiro Hamada, Nuovo personaggio, Tadashi Hamada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ci sono dei pesci che nessuno riesce a catturare. Non è che sono più veloci o forti di altri pesci. È solo che sembrano sfiorati da una particolare grazia. Un pesce di questo tipo era la bestia e, all'epoca in cui io nacqui, era già una leggenda. Aveva snobbato più esche da cento dollari di qualsiasi altro pesce. C'era chi diceva che quel pesce era il fantasma di un ladro annegato in quel fiume sessant'anni prima, altri sostenevano che era un dinosauro sopravvissuto al periodo crostaceo. Io non davo peso a queste speculazioni o superstizioni. Sapevo solo che avevo cercato di prendere quel pesce da quando ero un bambino non più grande di te. E il giorno in cui tu nascesti, be'... quel giorno finalmente lo catturai. Ci avevo provato con tutto quello che avevo: esche, vermi, burro di noccioline e formaggio. Ma un giorno ebbi un'illuminazione: se quel pesce era il fantasma di un ladro, le normali esche non avrebbero funzionato. Avrei dovuto utilizzare qualcosa che lui desiderava veramente. L'oro! Allora legai il mio anello alla lenza più forte che esisteva, dicevano così forte da tenere su un ponte, anche solo per pochi minuti. E poi la lanciai nel fiume. La bestia schizzò fuori e garrì l'anello, prima che potesse toccare l'acqua e, con la stessa rapidità, con un morso troncò in due la lenza. Ora tu capirai il mio sgomento. La fede nuziale è il simbolo della mia fedeltà a mio marito, che stava per diventare padre smarrito nella pancia di un pesce incatturabile. Seguii il pesce su e giù per il fiume. Questo pesce, "la Bestia", tutta la città lo aveva sempre preso per un maschio, in realtà era una femmina. Era piena zeppa di uova e le avrebbe deposte da un giorno all'altro. Ora, io mi trovavo con questo dilemma: avrei potuto sventrare il pesce e recuperare la mia fede nuziale ma, così facendo, avrei ucciso il pesce gatto più astuto del fiume. Era il caso di privare mio figlio della possibilità di pescare un pesce del genere? La signora pesce ed io... Be', avevamo lo stesso destino. Facevamo parte della stessa equazione.Be', è la lezione che ho imparato quel giorno, il giorno in cui nacque mia figlia. Qualche volta, il modo per catturare una donna incatturabile è offrirle una fede nuziale.
Tadashi Hamada parlava lentamente, quasi come se stesse recitando. Gli invitati attorno a lui erano del tutto presi, nonostante certuni fossero costretti a trattenere una risata: ciò che raccontava era di certo invenzione, eppure parlava come se fosse tutto vero.
Peccato che la sua passione del raccontare storie, aveva distolto l'attenzione dalla sposa, la quale era abbastanza adirata. Seduta al suo tavolo con le braccia conserte, ella si alzò, senza neanche degnare di uno sguardo il nuovo marito, il quale era del tutto catturato dai racconti dell'uomo.
Hiro Hamada vide la ragazza allontanarsi, andandole incontro.
"Hiashi - sussurrò - ma dove vai?"
"Fuori, sono già abbastanza nervosa! - esclamò - lo sta facendo di nuovo, non poteva risparmiarselo almeno il giorno del mio matrimonio?!"
"Suvvia non te la prendere, sai com'è tuo padre, e poi ad Eichi sembrano piacere i suoi racconti"
"Si lo so, ma non è una giustificazione! - fece alzando gli occhi al cielo - ah, ma mi sentirà, eccome!"
"Tesoro, ti prego - le disse - è il tuo matrimonio, e poi nelle tue condizioni non dovresti agitarti"
"Oh bene! - esclamò con la voce rotta dal pianto - sono felice che qualcuno si sia ricordato che oggi mi sposo e che sono incinta, quindi molto sensibile! Basta, vado fuori!"
"Ma Hiashi!" - provò inutilmente a fermarla, scuotendo poi il capo. Indirizzò lo sguardo verso Tadashi, che con un bicchiere di vino in mano continuava a parlare. Suo fratello, suo marito, tendeva sempre... ad attirare l'attenzione, e questo non andava ovviamente a genio alla loro unica figlia. Quest'ultima inoltre non aveva certo mancato alla sua promessa. Non appena ebbe l'opportunità, afferrò il padre per un braccio, trascinandolo fuori.
"Ma insomma - si lamentò Tadashi - un uomo adesso non può neanche parlare di sua figlia senza essere rimproverato da quest'ultima?"
"Io sono solo una scusa! - esclamò lei facendo avanti e indietro - quand'è che la pianterai?!"
"Ti piacevano le mie storie prima!" - disse lui allargando le braccia.
"Sì, ma adesso non mi piacciono più, sai, sono cresciuta, è ovvio che siano solo invenzione della tua fantasia.Un giorno, un solo giorno della tua vita, tutte le attenzioni non erano rivolte a te, ma a me!"
Tadashi serrò le labbra a quelle parole, senza rispondere. Si limitò a infilarsi le mani nelle tasche e a voltarsi verso il fiume illuminato dalla luna. Un silenzio che avrebbe segnato lo spezzarsi di un importante rapporto...
...
Io e mio padre rimanemmo tre anni senza parlarci. Andai comunque avanti, costruendomi la mia vita, con il mio futuro e la mia famiglia. Ebbi un bambino, che chiamai con il nome di entrambi i miei genitori, come promesso. Ricordo che loro vennero a trovarmi in ospedale, ma ovviamente io e lui non ci rivolgemmo la parola. Ovviamente questo non influì sul rapporto che mio figlio ha con quelli che sono i suoi nonni. Loro lo adorano e lui li adora, com'è giusto che sia. Con mio padre Hiro continuai ad avere rapporti, ma non parlavamo mai della situazione scomoda che si era creata.
La verità e che io non mi riconoscevo in mio padre come lui non si riconosceva in me. Diciamo che eravamo come due estranei che si conoscono molto bene. Inoltre, nel raccontare la sua storia, è difficile dividere la realtà dalla fantasia, l'uomo dal mito. Ma cercherò di raccontarla come lui l'ha racconto a me tante, tante volte. Non sempre ha un senso e non sempre è veritiera... ma questa storia... è una storia così. Parto col dire che il suo modo di nascere segnò l'andazzo della sua vita, una vita non più lunga delle altre, ma decisamente diversa. Insomma, nei suoi racconti i finali erano sempre così sorprendenti,  e non solo...


Hiashi era appena tornata da una faticosa giornata in ufficio. Il suo lavoro le piaceva e faceva di tutto per mandare avanti la famiglia in autonomia. Non appena fu arrivata, suo figlio di tre anni appena si sollevò dal pavimento dove stava giocando, buttandogli le braccia al collo.
"Mamma!" - esclamò.
"Tadashi! - disse prendendolo in braccio e donandogli un bacio sulla guancia - spero che tu abbia fatto il bravo. Ha fatto il bravo vero?". Questa domanda era rivolta a suo marito Eichi, il quale la guardava con fare preoccupato.
"Sì, abbastanza. Comunque Hiashi... Hiro non fa che chiamare da stamattina... temo che la situazione sia degenerata". Scorgendo lo sguardo preoccupato del marito, la ragazza non potè che preoccuparsi a sua volta. Poco più di un anno prima, era stato diagnosticato un cancro ai polmoni a Tadashi. 
Quando Hiashi era venuta a saperlo, non aveva però pianto come si aspettava di fare. In realtà non sarebbe riuscita a versare una lacrima neanche volendo, e non perchè non fosse triste: voleva bene a suo padre, nonostante tutto ciò che era successo. Sospirò, sistemandosi meglio il bambino in braccio.
"Forse dovrei fare un salto a San Fransokyo e andare a trovarlo. Sai com'è... non so quanto ancora..."
"Ho capito bene - rispose Eichi - io vengo con te"
"No, non puoi venire con me - protestò - devi rimanere qui con il bambino"
"Io vengo con te - ripetè - e anche Tadashi. Ha il diritto di poter stare con suo nonno, per quel tempo che rimane". Hiashi guardò suo figlio, alzando poi gli occhi al cielo.
"Eh va bene, d'accordo - sospirò - allora meglio che mi prepari. Si torna a casa"
Già all'indomani, i tre erano saltati su un aereo che da New York li avrebbe portati a San Fransokyo. Nonostante fosse notte fonda, e già Tadashi stesse dormendo tra le braccia di Eichi, Hiashi non riusciva a prendere sonno, troppo distratta da un ragazzino seduto qualche posto più avanti, tutto intento a giocare con le ombre cinesi.
Anche suo padre tendeva sempre a farla divertire con le ombre cinesi, prima di metterla a dormire e prima di raccontarle una storia. Hiashi adorava le sue storie, specialmente quella della strega. Hiro non voleva che Tadashi gliela raccontasse, poichè altrimenti le sarebbero venuti gli incubi, eppure lui accontentava comunque quella sua piccola richiesta.
Questo non è altro che uno dei tanti racconti che lui mi raccontava. Ma è importante che io ve lo racconti, poichè è da lì che tutto ha avuto davvero inizio.
                                                                                                                                              *** 

Tadashi doveva aver avuto circa otto o nove anni. Aveva come tutti i bambini una comitiva di amici: bambini comuni con nomi comuni di cui, una volta adulto, si dimenticò alla svelta. Un nome che di certo non avrebbe dimenticato era quello di Gogo Tomago, ragazzina della sua età, dal carattere a dir poco difficile.
Quella notte, lui, assieme i suoi quattro amici, decisero di fare una piccola escursione in una casa che si diceva essere molto, molto pericolosa tutt'intorno avrebbero potuto trovare serpenti, ragni, e cosa peggiore, e sabbie mobili che avrebbero potuto farli annegare in meno di due minuti. Ma a Tadashi questo non importava. Era sempre stato molto coraggioso e soprattutto, aveva sempre avuto l'indole del leader. Quindi, armato di torce, precedeva a passo veloce tutti gli altri, nonostante non sapesse cosa lo aspettasse. Ora si sa, si crede che in ogni città con un certo numero di abitanti, ci viva una strega che mangia i bambini cattivi e i cuccioli, usando le loro ossa per fare pozioni e rendere il terreno fertile.
"Ho sentito dire che qui ci vivono gli zingari" - disse uno dei bambini.
"Cos'è uno zingaro?" - chiese qualcun'altro.
"Tua madre è una zingara"
"La tua è una troia" - rispose l'altro.
"Insomma - sbottò Gogo - ci sono delle ragazze, non dite parolacce"
"Merda"
"Cazzo"
"Hey! - esclamò Tadashi, zittendoli - fate silenzio, oppure la strega ci vede!"
Si diceva anche che la strega che vivesse in quella casa di San Fransokyo, fosse la più temibile. Pareva che il suo occhio destro avesse di poteri, come dire... mistici.
"Ho sentito dire che se ci guardi dentro vedi la tua morte!" - sussurrò uno della comitiva, fissando la casa.
"Tsk, femminucce, sono tutte balle! - esclamò Tadashi - non è neanche una vera strega!"
"Ah, che leader coraggioso- disse Gogo con aria di sfida - se non hai paura perchè non vai a prendere quell'occhio? Si dice lo tenga nascosto in un barattolo sun un comodino! O magari hai troppa paura?"
"Io non ho paura! - esclamò - adesso vado e lo prendo"
"Va bene, che aspetti allora? Vai!"
"D'accordo, d'accordo! - sbottò il bambino alzandoci in piedi - ci vado!". Gli altri bambini cercarono di convincerlo a non andare. C'era sempre tutta quella rivalità tra Gogo e Tadashi. Lei desiderava divenire la leader del gruppo, e più di ogni cosa desiderava dimostrare come l'altro non fosse poi tanto coraggioso.
Ma comunque sia, quest'ultimo stava camminando tranquillamente verso la casa della temuta strega. Non aveva idea di cosa avrebbe trovato ad attenderlo. Sussultò un paio di volte nel vedersi passare davanti gatti e ratti, ma al fine riuscì ad arrivare alla porta. Non vi fu neanche bisogno di bussare, poichè la porta si spalancò al solo sfiorarla.
E poi la vide: la strega gli era apparsa davanti: era vecchia, pallida e scheletriche, i capelli grigi malamente acconciati, la veste nere, ed un occhio bendato come quello dei pirati.
Lui si drizzò, provano un briciolo di paura, ma deciso comunque a continuare.
"Signora - sussurrò - mi chiamo Tadashi Hamada. C'è qualcuno che vuole vedere il suo occhio"
Qualche minuto dopo, egli raggiunse i suoi amici: dei quattro, solo due non erano fuggiti, e tra questi vi erano Gogo e il bambino più piccolo.
"Ebbene? - domandò ella puntandogli la torcia contro - hai trovato l'occhio?"
"L'ho portato" - disse semplicemente. Dopo essersi scostato, la strega si fece avanti, alzando la benda. Gli altri due bambini rimasero immobili. Il più piccolo vide la proiezione più anziana di se stesso che cadeva, ponendo fine alla sua vita. Gogo invece vide la sua immagine proiettata, un'immagine vecchia solo di qualche anno. Si vide accasciarsi al suolo, ma non ne capì il perchè.
"Oh - sussultò il bambino - ho visto la mia morte. Ero vecchio e sono caduto"
"Io... io non ero neanche vecchia" - sussurrò. Scossi da un brivido di paura, i due si guardarono negli occhi, per poi prendere a correre. Tadashi si lasciò sfuggire un sorriso: ancora una volta aveva dimostrato di essere il più coraggioso. Inoltre, la strega, seppur di poche parole, non era neanche tanto paurosa. Il ragazzino aveva in seguito preso a parlare con lei, come se fosse una vecchia amica.
"Mi chiedo cosa si provi a vedere la propria morte - disse - certo, se uno ci pensa troppo poi non vive più. Ma se lo sa può stare tranquillo, perchè sa con il resto se la caverà. Sì... io credo di volerlo sapere"
La strega si fermò. Lentamente alzò la benda, mostrando il suo occhio dal colore indefinito, simile ad un cristallo. Tadashi lo osservò attonito, per poi sorridere soddisfatto.
"Ah... quindi è così che va a finire"
La megera fece un cenno, ricambiando il sorriso.
                                                                                                                                                      ***
Dopo ore di viaggio, Hiashi, Eichi e il bambino, si erano finalmente presentati alla porta di casa di Tadashi ed Hiro. Quest'ultimo aveva aperto la porta, e nel ritrovarsi i tre davanti si era fatto scappare un sorriso.
"Ragazzi" - li chiamò.
"No-nonno!" - esclamò Tadashi muovendo una mano nella sua direzione.
"Ometto mio! - fece donandogli un bacio sulla fronte - come sei diventato grande! Suvvia entrate, non rimanete sulla porta!"
I minuti che seguirono furono molto piacevoli. Come era prevedibile, Hiro strapazzò di abbracci la figlia, continuando a chiederle come andasse la sua carriera di scrittrice. Hiashi infatti si stava adoperando per scrivere un racconto che avrebbe poi pubblicato, ma la concorrenza era dura, pertanto preferiva non parlarne.
"Tuo padre sarà felice di vederti - gli disse, porgendogli una lattina - siccome ultimamente non mangia nulla, non è che potresti convincerlo tu?"
"Oh, papà..." - sbuffò.
"Ti prego" - la guardò con un paio di occhi languigi.
"Ah, sei scorretto - fece alzando gli occhi al cielo - va bene, vado!". Dopo aver detto ciò, prese a salire le scale. Quando fu arrivata al paino di sopra, vide la porta della stanza da letto semiaperta, per poi avvicinarsi. Sul letto, Tadashi stava steso, con una mascherina per l'ossigeno poggiata sulla bocca e gli occhi stanchi.
La ragazza si fece avanti, rimanendo però un pò sulle sue: dopotutto erano pur sempre tre anni che non si vedevano.
"Emh, emh" - fece sgranchendosi la voce.
"Hia-Hiashi - la chiamò - sei.. proprio tu?"
"In carne ed ossa - sospirò andandole accanto - ti... trovo bene..."
"Oh, non dirmi nulla - disse togliendosi la mschera - tuo padre continua a dare ascolto ai dottori. C'è anche il bambino con te?"
"Sì, ma è di sotto per ora, lo vedrai più tardi - rispose porgendogli la lattina - prendila"
"Oh" - fece alzando gli occhi al cielo.
"Se ne bevi metà dico a papà che l'hai bevuta tutta, promesso" - lo tranquillizzò.
"Mmh, tutta questa preoccupazione per niente - borbottò - non è così che me ne vado"
"Ancora la storia dell'occhio della strega, immagino - sospirò - a volte mi chiedo quali delle mille storie che mi hai raccontato sia vera"
"Lo sono tutte ovviamente - rispose - e poi entrambi raccontiamo storie. La differenza e che io le racconto a voce e tu le scrivi. Con tuo figlio per esempio..."
"In realtà non gli ho mai raccontato ciò che tu raccontavi a me" - confessò.
"Il farlo non ti renderà una cattiva madre, anzi"
"Papà, non stai rispondendo alla mia richiesta. Voglio sapere, quale delle tante è vera e quale no? Sarà meglio parlarne finchè sono qui"
"Vuoi dire finchè io sono qui"
Hiashi si zittì. L'idea che lui potesse morire da un momento all'altro la faceva sentire così strana. Dopodichè alzò lo sguardo, fissandolo.
"Hai detto che non te ne andrai" - sbottò.
"Ho detto che non me ne andrò così. L'ultima parte è molto più straordinaria, credimi"
Quello era troppo. Suo padre continuava ancora ad insistere con quella storia. Si tirò su, uscendo fuori dalla camera senza dire nulla. Stupida lei ad essersi sempre sentita in colpa. Lui non sarebbe cambiato mai, neanche in punto di morte.
Non è che non volessi bene a mio padre, solo non capivo perchè dovesse continuare ad insistere. Forse non voleva arrendersi così facilmente alla morte. Forse ero io che non riuscivo a capirlo. Beh, se adesso mi lascio andare a dei ricordi, mi vengono in mente tutti gli altri suoi racconti. Quelli su Hiro, su di lui, e su di me... effettivamente credo sia una storia interessante... spero tanto che vogliate sentirla...
-
-
-
Angolo mio
Salve :) Alloraaa, avevo questa idea in testa da tempo immemore, ma tra mancanza di ispirazione e mancanza di tempo l'ho sempre rimandata T.T
Ora sono tornata carica :D Insomma, chi conosce Tim Burton conosce sicuramente questo fantastico film, e se non l'avete ancora visto fatelo, non ve ne pentirete :D Per quel che mi riguarda è uno dei miei preferiti, e ho ben pensato di adattarci niente di meno che i pg di Big Hero 6, sempre in chiave yaoi ed Hidashi (visto che li trovo qualcosa di estremamente puccioso insieme). E quindi niente, questo era il primo capitolo, spero di fare un buon lavoro :D
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Big Hero 6 / Vai alla pagina dell'autore: YukiWhite97