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Autore: Fuuma    20/04/2016    0 recensioni
Three ne aveva visto le dita. Dita piccole e graziose di una ragazzina che non aveva mai capito cosa facesse in quel mondo di adulti, corporazioni corrotte e taglie sulla testa; dita tese ma troppo lontane per essere afferrate, che erano sfuggite alla sua presa per essere catturate da altre mani, ruvide, grandi e sconosciute.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Characters: Three/Marcus Boon; Five/Das;
Pairing: ThreexFive (brotp)
Words: 1.274
Prompt di: Giada Fraccaroli ~ Dato che te li ho praticamente fatti shippare, come posso non chiederti qualcosa? Dark Matter, Three/Five. Quella volta in cui Five era in pericolo e Three l'ha salvata/protetta.
Il titolo fa parte della canzone Hero di Enrique Iglesias
Scritta per la Drabble Days 16/10-17/10 2015 @We are out for prompt
 


 

I.


Three ne aveva visto le dita. Dita piccole e graziose di una ragazzina che non aveva mai capito cosa facesse in quel mondo di adulti, corporazioni corrotte e taglie sulla testa; dita tese ma troppo lontane per essere afferrate, che erano sfuggite alla sua presa per essere catturate da altre mani, ruvide, grandi e sconosciute. L’avevano portata via con loro, lasciandosi dietro soltanto il boato di una granata, un buco nello scafo della Raza e il tremito degli scudi che cedevano.

Five ne aveva visto la paura. L’aveva guardata attraverso gli occhi dell’uomo; non aveva avuto il tempo di rimanerne sorpresa, ma inconsciamente aveva sempre saputo di poterla vedere, aveva sempre saputo che anche lei ne avrebbe fatto parte e avrebbe contribuito a mettergliela addosso, come una macchia di grasso che non vuol saperne di venir via dai vestiti. E, quando aveva realizzato che la paura di Three era rivolta a lei e per lei, che lui aveva capito cosa sarebbe successo – e che era ormai troppo tardi per impedirlo – allora aveva avuto paura anche lei.
 

II.


Five si rannicchiò contro il fondo della stanza, immersa nell’odore di fogna che le riportava alla mente stille di passato, ma mai nulla di troppo reale perché potesse afferrarlo, ricordarlo, riviverlo. Aveva urlato contro gli sportelli sigillati di una vecchia stazione di pompaggio, aveva scavato nella roccia e nell’acciaio con unghie sporche di sangue, per cercare il modo di uscire (cavi, console, pannelli elettrici) e tutto quello che aveva trovato era stata altra paura.
«Mi verranno a prendere.» parlò alle ginocchia e alle braccia strette intorno ad esse. Six e Two non l’avrebbero lasciata indietro, né lo avrebbe fatto One. Gli altri avrebbero seguito.

Three si grattò via il sangue incrostato dall’orecchio sinistro; dallo scoppio della granata, un fischio acuto gli azzannava il timpano. Avrebbe dovuto ringraziare Four e i suoi riflessi da ninja, quando ne aveva afferrato il braccio evitandogli di venir risucchiato nello spazio, prima che la sezione venisse chiusa e loro ne rimanessero fuori. In salvo. Incazzati, ma in salvo. Ma Three aveva marciato a passo rapido verso il proprio alloggio, una manata al pulsante per l’apertura delle porte e un piede già oltre, nel momento in cui la mano di Six lo aveva raggiunto, insieme agli sguardi degli altri. Il proprio bicipite tra le sue dita e cazzo se era forte.
«Hai veramente intenzione di abbandonare Five?»
Lo sguardo fu quello di un lupo e i denti digrignarono.
«E perché diavolo dovrei? Non stiamo parlando di One, la cui inutilità è stata ormai appurata in tutto lo spazio.»
«Grazie tante, eh.»
«Shss, Pretty Boy, i grandi stanno parlando.»
Two si inserì nel discorso, accelerandolo.
«Perché sei qui?»
«Easy guys, devo solo prendere Buba.»
 

III.


Three lo aveva lasciato indietro. Aveva visto una breccia – una possibilità – e l'aveva colta, gettandosi in avanti tra gli spari dei bastardi mascherati e tuffandosi nel pozzo del montacarichi.
Dietro di lui, One gli urlò sparando, lo maledì insultandolo, ma scaricò le munizioni per coprirgli il culo.
Three sorrise mentre cadeva. Stare in coppia con quell'idiota, aveva capito, era sempre la scelta migliore; poteva non fidarsi completamente di lui, ma sapeva che non l'avrebbe fatto crepare male e questo era stato più che sufficiente per tentare la sorte.
Non che ci credesse particolarmente nella sorte, ma Buba era tra le sue braccia e il dito tremava sul grilletto dalla voglia di sparare in faccia a chiunque avesse provato a fermarlo.

Five aveva sentito il tremore della terra, oltre la sua testa – oltre i metri che la separavano dalla superficie – qualcuno era atterrato sul pianeta con le pistole spianate.
Sono qui per me. Scattò in piedi, impaziente, camminando per una sala troppo grande e troppo vuota, che gocciolava petrolio grezzo lungo le pareti in roccia e la opprimeva con aria umida e appiccicosa. Seguì con lo sguardo una scia nera, sino ad incontrare una pozza a poca distanza dai portoni sigillati.
Non fece in tempo a raggiungerla che quelli si aprirono, nello stesso istante in cui una voce roca ringhiava attraverso il muro più lontano. Ma quando gli scarponi di Three toccarono finalmente il fondo, due uomini e due pistole lo avevano già preceduto.
 

IV.


Five annaspò alla ricerca di fiato quando un braccio l'afferrò alla gola e una pistola le si puntò alla tempia. Strizzò gli occhi, gettando indietro la paura, per riaprirli di nuovo in direzione di Three, tenuto sottotiro dall'altro uomo.
«Perché non può mai essere più facile delle volte precedenti?»
«Three?» non avrebbe voluto dirlo con stupore, ma era stato difficile nasconderlo, insieme a quel guizzo di speranza e di gioia alla sua vista.
Sono arrivati. È arrivato.

Three ruotò seccato gli occhi al soffitto, addosso la solita faccia da schiaffi, dentro un animo feroce che non si era ancora chetato.
«Questa cosa di voi che siete sempre stupiti di vedermi deve finire, considerato quanto siete fortunati a poter ammirare la mia faccia. Non siete d'accordo anche voi due?» Lo disse gettando Buba in terra, con una smorfia incazzata e un'occhiata più lunga e attenta rivolta a Five; non era ferita, era solo spaventata, ma a questo avrebbe potuto rimediare. Aggrappandosi al braccio dell'uomo che la teneva bloccata, lei ne ricambiò lo sguardo: occhi enormi coi colori di una nuvola liquida, in cui Three specchiò se stesso – e un'impazienza che era apprensione e un'apprensione che sarebbe stata le proprie mani intorno a lei, non le braccia di qualche figlio di una cagna con la maschera e la voce da Darth Vader.
Poi accadde: Five distolse lo sguardo, lo abbassò alla striscia nera che odorava di petrolio e Three ne colse il segnale.
 

V.


Three serrò i denti, ingoiò il dolore e cadde in ginocchio. Tra le mani ancora la pistola fumante che aveva sparato alla scia di petrolio e alle narici l'odore di carne bruciata, di polvere da sparo e quello più vicino di sangue. Il proprio.
«Oh mio dio, Three!»
Abbozzò un sorriso beffardo alla pazza corsa di Five. Sempre detto che quella ragazzina era in gamba; e lo era stata nel calciare la gamba dell'uomo e buttarsi in avanti, lontano dalla pozza di petrolio che ora ardeva divorando urla, carne e corpi. Non quello di lei, sporco di fango e d'infanzia, ma viva di un coraggio che la rendeva più donna. Giusto un po', sbuffò il pensiero di Three.

Five serrò i pugni, ingoiò le lacrime e si piegò sulle ginocchia. Le dita avevano sfiorato il petto di Three e il sangue le aveva subito macchiate di rosso.
«Ti hanno sparato! Stai sanguinando! Dobbiamo fare qualcosa!»
«Wow, queste sì che sono osservazioni acute, kid
Delle sue battute idiote, Five non se ne era mai fatta nulla. Lo guardò imbronciata, i sensi di colpa che le facevano tremare le dita – quelle dita piccole che Three non era riuscito ad afferrare in tempo e che ora tenevano stretto lui, aggrappandosi al suo giubbotto.
Lui le sorrise, dietro di loro – sopra le teste di entrambi – i colpi di pistola erano cessati e gli ordini di Two colavano giù per il muro, seguendo la stessa scia che aveva percorso Three pochi istanti prima.
Le sue mani abbandonarono le pistole per trovare spazio alle spalle sottili di Five.
«Ok, se racconti a qualcuno quello che sto per fare, ti sparo in testa e butterò il tuo cadavere nello spazio.»
Nessuna minaccia nella voce, solo braccia intorno al corpo esile di Five e la forza di Three a trascinarla contro di sé, ad imbrattarli di sangue entrambi ed, entrambi, rassicurarli di averla salvata: «Tranquilla, ora sono qui, kiddo

   
 
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