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Autore: F_Glitt    20/04/2016    0 recensioni
Cromo racconta la vita difficile del figlio di pescatori Clarence McKey, dall’infanzia fino all’età adulta. Nato con capelli bianchi, occhi trasparenti e un legame profondo con l’acqua, Clarence scopre da subito di avere poteri non comuni. Può infatti controllare l’elemento, trasformandolo in ghiaccio, vapore o dandogli le forme più svariate, e per questo nel villaggio in cui abita riceve l’appellativo di mostro. Quando un giorno un grande veliero si avvicina al suo villaggio, Clarence decide di partire con i pirati, preparandosi ad una grande avventura. Vivrà battaglie incredibili, vedrà posti meravigliosi e gli capiterà perfino di venire imprigionato e condannato a morte, ma questo è solo l’inizio di un’avventura fuori dall’ordinario.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN NUOVO GIORNO
 
 
“Ci siamo, sta nascendo!” gridò il medico, il dottor Gane. Si trovava nel villaggio di Shandem, in cui lui era l’unico medico ufficiale. Sebbene avesse quasi un’ottantina di anni, era ancora sveglio e attivo come quando ne aveva trenta. Era lui ad aver visto nascere quasi ogni cittadino del villaggio, e ogni volta si sentiva fiero come se il figlio fosse suo. Ma quella volta era una giornata particolare. Era stato chiamato in una casa perché nevicava forte e i carri non potevano transitare fino al suo studio, l’unico ospedale di Shandem. Strano, si era detto, una tempesta di neve in pieno agosto. Di solito erano le donne ad andare da lui quando arrivava il momento, ma in questo caso era stato chiamato d’urgenza. Da quello che aveva capito, la donna non era consapevole di aspettare un figlio. Si trattava di Asha McKey, moglie di un contadino, e aveva già un figlio di tre anni, quindi non era del tutto inesperta. Ma era sembrata sorpresa della notizia.
“Forza, ci siamo quasi” disse il dottor Gane. La donna, motivata dalle parole del dottore, riuscì finalmente a dare alla luce suo figlio. Il dottore ebbe un brivido nel constatare che quello che gli era sembrato di vedere già nei minuti precedenti non era un’allucinazione, e nemmeno un effetto della luce. Per esserne ancora più sicuro, lavò il bambino prima di dare la notizia alla madre.
“Eccolo qui” disse, consegnandolo ad Asha “Ma certo è strano… credevo che fosse solo un riflesso, invece… non ho mai visto niente del genere”                                                                                                                                                                                        
La donna non capì di cosa stesse parlando. Guardò il bambino, avvolto in una pezza di tessuto, e non trovò niente di strano in lui. Nonostante si sentisse molto stanca, si sentì in dovere di chiederlo.
“Qual è il problema, dottore?”
“I suoi capelli…”
La donna scostò la pezza dalla testa del bambino e rimase scioccata. Il piccolo aveva una gran massa di capelli, completamente e indiscutibilmente bianchi. Non biondo chiaro o grigio, proprio bianchi, come la neve che scendeva fuori dalla finestra. Non c’era pericolo di sbagliarsi, era proprio così. Naturalmente, al tempo non conoscevano l’albinismo, altrimenti avrebbero potuto associare lo strano fattore a quello. In ogni caso, sarebbero stati comunque in errore.
“Ma com’è possibile? E’ una malattia?”
“Non ho mai visto niente del genere. Magari è solo una questione temporanea…”
“Ma non è niente di grave, vero?”
“Non posso assicurarlo”
Il piccolo sembrava molto debole, gracile e bianco come un cadavere. Il confronto con il fratellino Claude, di tre anni più grande, era impressionante. Claude aveva un bel colorito roseo, capelli scuri e ricci, occhi vivaci. Lui invece sembrava una piccola statua di gesso che respirava. Altri problemi arrivarono quando Clarence, così aveva deciso di chiamarlo, aprì gli occhi. Tutti i presenti si spaventarono nel vederli, erano praticamente trasparenti. Sembrava proprio che al posto degli occhi avesse due sfere di vetro smerigliato.
“Cosa gli è capitato?” disse suo padre, Carson McKey.                          
“Bello!” disse Claude, additando gli occhi del fratello “Sembra acqua!”  
Anche il dottore rimase senza parole nell’esaminarlo.    
“E’ incredibile, questo bambino è…”                                                                
“Ma secondo lei ci vede?”                                                          
“Ne dubito… ma dovremo aspettare prima di fare degli altri esami, è troppo debole”
“Vivrà?”                                                                
“Ora dobbiamo solo sperare” disse il medico. Carson McKey lo guardò avvolgersi bene in una sciarpa pesante prima di uscire. Poi prese in braccio il nuovo arrivato e lo portò vicino alla moglie. “Guardalo!” le disse. Lei scosse la testa e lo guardò con tristezza.
“Ho creato un mostro” disse debolmente.  
“Non è un mostro, è nostro figlio! E dovremo anche dargli da mangiare…”            
“Io… non voglio toccarlo”                                                                        
Fu il padre a vestirlo. La pezza che lo aveva avvolto fino a quel momento fu messa da parte, per essere sostituita da alcuni straccetti che erano appartenuti a Claude tre anni prima.            
Nel piccolo villaggio di Shandem, così insignificante da non essere nemmeno indicato sulle carte, quel giorno successe qualcosa di inaspettato. Quel giorno nacque una delle creature più bizzarre di questo pianeta.
Per qualche giorno, il bambino rimase immobile nella culla, senza piangere, e con orrore di ogni componente della sua famiglia, senza chiudere gli occhi. Sembrava quasi morto. Ma ad un occhio attento era evidente che respirava, anche se debolmente.       
Improvvisamente, da un giorno all’altro, il bambino iniziò a piangere, e non si fermò più. Sembrava che una sferzata di vita l’avesse colpito. Nel giro di una settimana i suoi occhi diventarono esattamente come quelli di ogni altra persona. L’unica stranezza rimase il fatto che erano di un blu intenso, mentre tutta la sua famiglia ce li aveva neri. Ma era una cosa con cui si poteva convivere.
Il poveretto non sapeva che pochi l’avrebbero amato in quel selvaggio mondo, ma si fece sempre più fiero e pronto a lottare. Era destinato ad essere disprezzato, temuto e incompreso. Avrebbe vissuto giorni difficili. Giorni in cui avrebbe preferito morire invece che affrontare le difficoltà che gli si presentavano. E giorni in cui avrebbe ringraziato il cielo di essere vivo.
Il più grande mistero del bambino restavano i capelli bianchi. Da dove venivano?
Il piccolo Clarence McKey era finalmente venuto al mondo, e aveva tutte le intenzioni di lasciare il segno.

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F_Glitt
  
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