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Autore: Phoenix12    21/04/2016    1 recensioni
Ciao a tutti!
Questa è la prima storia che scrivo su Shadowhunters, spero vi piaccia^^
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Aveva dei folti capelli neri, Magnus si chiese se fossero morbidi come sembravano, pelle bianca come il latte, macchiata di nero all’altezza del braccio da uno strano tatuaggio.
Quando il ragazzo alzò la testa e i loro occhi si incontrarono Magnus si specchiò in due pozze azzurre come il cielo d’estate, limpide e lucenti.
***
“Spiegami perché siamo ancora qui.” esclamò un esasperato Raphael ad uno scocciato Ragnor
***
“Ciao Magnus, il solito?” chiese il moro sorridendo
***
Sorrise: niente poteva rovinare quella giornata.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Pioveva ed era in ritardo per le lezioni, cosa poteva esserci di peggio? Giusto, era così di fretta quella mattina che non era riuscito a mettersi neanche un po’ di glitter addosso.
Magnus sbuffò: si preannunciava già una pessima giornata.
Si fermò sotto la tettoia di un bar per riprendere fiato e ripararsi dalla pioggia e fu in quel momento che lo vide.
Un ragazzo, ad occhio e croce con qualche anno in meno di lui, stava dietro al bancone mentre passava le ordinazioni di una signora ad una ragazza.
Aveva dei folti capelli neri, Magnus si chiese se fossero morbidi come sembravano, pelle bianca come il latte, macchiata di nero all’altezza del braccio da uno strano tatuaggio.
Quando il ragazzo alzò la testa e i loro occhi si incontrarono Magnus si specchiò in due pozze azzurre come il cielo d’estate, limpide e lucenti.
Il ragazzo gli sorrise timidamente per poi venir chiamato dalla ragazza al suo fianco -si assomigliavano molto, probabilmente erano fratelli.-
Magnus rimase incantato nel guardare quel ragazzo che a lui sembrava più un angelo.
Venne risvegliato dallo squillo del cellulare, era Catarina.
“Magnus si può sapere dove sei finito? Non varrai fare tardi anche oggi spero.”
“Arrivo subito Cat non preoccuparti.” disse per poi riattaccare.
Lanciò un’ultima occhiata al ragazzo celestiale poi riprese la corsa verso l’università.
Quella giornata iniziava a prendere una piega migliore.
Sorrise: sarebbe sicuramente tornato in quel bar per rivederlo.


“Alec ci sei? Che stai guardando?” chiese la ragazza schioccando le dita davanti agli occhi del fratello, riportandolo alla realtà
“Niente Izzy…”

***

Due giorni dopo Magnus si trovava davanti allo stesso bar, a fare la coda alla cassa solo per poter rivedere quel ragazzo che lo aveva catturato alla prima occhiata.
“Salve, che cosa desidera?” la sua voce sembrava ancora più melodiosa ora che era rivolta a lui
Le sue labbra -piene e tremendamente invitanti-  si distesero in un piccolo sorriso mentre ripeteva quella frase che sembrava automatica ma allo stesso tempo cordiale e gentile.
“Te.” Magnus si accorse di averlo detto ad alta voce quando vide le sue guance colorarsi di un adorabile rosso.
“C-come?”
“Un the alla pesca per favore, e una di quelle tortine con la frutta.” cercò di rimediare.
“S-si certo, arrivano subito.” rispose scribacchiando l’ordine su un foglietto e passarlo alla ragazza di fianco che inarcò un sopracciglio guardandoli, Magnus fu tentato di darsi una manata in faccia per la figura fatta.
Come primo approccio non era dei migliori.

***

“Spiegami perché siamo ancora qui.” esclamò un esasperato Raphael ad uno scocciato Ragnor, che come risposta si limitò a sbuffare e alzare gli occhi al cielo.
“Perché Magnus si è fissato con quel ragazzo carino alla cassa e per una ragione a noi ignota non gli ha ancora chiesto di uscire.” rispose Catarina guardando annoiata il suo frappè.
“Carino? Stai scherzando Cat vero? Quello non è carino, quello è un angelo sceso dal cielo, uno schianto.” disse stando ben attento da non farsi sentire da suddetto ragazzo o dalla ragazza mora o da quello biondo sempre con lui che sembravano controllare ogni suo minimo movimento ogni volta che entrava nel bar.
“Si Magnus sono settimane che non fai altro che ripeterlo. Vai lì a chiedergli il numero di telefono e finiamola con questa storia.” sbottò Ragnor al limite della pazienza.
“Che scherzi? È arrossito solo quando gli ho detto che aveva un bel nome, se gli chiedo di uscire così di punto in bianco come minimo mi sviene davanti.” “E quei due che non lo mollano un secondo mi ammazzerebbero.” concluse nella sua mente.
“Dio che roba.” concluse Ragnor distendendo le gambe sotto il tavolo e guardando il moro alla cassa.
“Se non si decide a chiedergli almeno il numero lo costringo io a calci in culo.” pensò fra sé scuotendo la testa.

***


Il sole splendeva nel cielo, gli uccellini cantavano e la mora e il biondo erano lontani dal suo obiettivo.
“Ciao Magnus, il solito?” chiese il moro sorridendo
“Certo Alexander, con in aggiunta il tuo numero di telefono e un “Ti piace il giapponese?”” vedere le sue guance tingersi di rosso era la cosa più adorabile che avesse mai visto
“I-il mio numero?!”
“Si.”
Lo vide incespicare tra le sue stesse parole e i tasti della cassa per poi dargli lo scontrino su cui aggiunse con mano tremante il suo numero.
“Grazie Fiorellino, il giapponese ti piace?” lo vide annuire debolmente
“Bene, a che ora finisci il turno oggi?”
“A-alle 6.00”
“Perfetto, ti passo a prendere qui davanti alle 7.30 ok?”
Alec lo guardò come se avesse davanti un alieno per poi annuire e sorridere timidamente.
“Allora ci vediamo dopo Alexander.” disse dirigendosi a prendere la sua solita ordinazione.
“Jace, Isabelle.” salutò i due ragazzi che lo aspettavano poco più in là
“Magnus.” risposero all’unisono
Si guardarono attentamente, poi Isabelle gli porse il suo muffin al mirtillo e il suo cappuccino.
“Vedi di non fare niente di cui potresti pentirti.”
“O questo sarà il tuo ultimo pasto.” aggiunse Jace con un sorriso sadico
“Concetto afferrato.” rispose senza scomporsi
Afferrò il sacchetto che la ragazza  gli porgeva e uscì dal negozio dopo aver salutato Alec
“Ci vediamo alle 7.30 Fiorellino, mettiti qualcosa di carino.”
Era già uscito, ma vide lo stesso  la faccia di Alec diventare rossa come un pomodoro e le occhiate di fuoco che gli lanciavano Jace e Isabelle.
Sorrise mentre si avviava verso l’università con passo tranquillo, incurante che così facendo avrebbe tardato per l’ennesima volta e subito la sfuriata da Catarina.
Niente poteva rovinare quella giornata

   
 
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