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Autore: rossella_rose    22/04/2016    1 recensioni
La giovanissima scrittrice in ascesa Silvia Romani, riceve un'opportunità unica.
Una borsa di studio per la Welton Academy, la più prestigiosa fra le scuole preparatorie degli Stati Uniti.
Si ritroverà ad essere la prima studentessa dell'istituto maschile e dovrà dimostrare di essere all'altezza dei suoi compagni, da lei infatti dipende l'ammissione delle ragazze di tutta l'America.
Cercando di integrarsi, Silvia conoscerà sette ragazzi intelligenti e vivaci, con la voglia di vivere negli occhi e che, insieme al nuovo insegnante di letteratura, le faranno scoprire la bellezza, l'amicizia, l'amore e il coraggio di superare insieme le difficoltà.
Affiancata da Neil Perry, Todd Anderson, Knox Overstreet, Charlie Dalton, Richard Cameron, Steven Meeks e Gerard Pitts, Silvia dimostrerà al preside Nolan la potenza dell'orgoglio femminile e del cuore indomabile.
STORIA IN REVISIONE - VISUALIZZAZIONE SOSPESA DAL O6/08/2016 AL 13/06/2016
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Dalton, Neil Perry, Nuovo personaggio, Todd Anderson, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO I
« Due strade trovai nel bosco... »

§

Capitolo I
LA WELTON ACADEMY


1 Settembre, primo pomeriggio, parco della Welton Academy

La limousine si fermò nel cortile dell’istituto.
C’erano già molte macchine parcheggiate e qualche pila di bagagli accanto ad esse.

Una ragazza scese dalla lucente auto nera.
Si guardò intorno emozionata, ammirando l’imponente edificio.
Era di media statura e corporatura. Non era eccessivamente magra, ma aveva sviluppato delle morbide forme, celate dal vestito a righe rosse, nere e bianche che indossava.
Una massa di boccoli castani, molto scuri, le arrivava a malapena alle spalle.
Gli occhi erano sempre castani, ma molto più chiari dei capelli. Occhi curiosi, intelligenti.
Il suo viso non aveva nulla di particolare, se non un piccolo neo sull’angolo sinistro del labbro inferiore.

Un uomo solare con in mano un portablocco le venne incontro dalla porta della scuola, tendendole la mano e presentandosi calorosamente:
« Signorina Romani, che onore conoscerla! Sono Tom Simmons, il referente della Mondadori. Mi occuperò dei suoi impegni per quest’anno scolastico. Come è andato il viaggio? »
Silvia sorrise e si portò stancamente una mano sul viso: « Oh, piacere! Il viaggio è andato bene, ma è stato un po’ noioso. Otto ore e mezzo sono difficili da far passare. Diciamo che ho avuto il tempo per guardare il regolamento scolastico e il mio programma di studi » disse, mentre il signor Simmons le faceva strada verso l’ala adibita alle cerimonie e l’autista le scaricava i bagagli.

Notò con sollievo l’assenza di genitori che l’avrebbero additata. Per non parlare degli studenti.

Come la stragrande maggioranza delle ragazze, Silvia si era relazionata con il sesso opposto sin dalla nascita che, grazie a Dio, era avvenuta in un paese libero e democratico, permettendole di non dover mai rinunciare ad alcun diritto e di adempiere ai propri doveri da cittadina civile ed onesta.
Nonostante ciò, l’esperienza che aveva avuto con i “ragazzi”, limitata alla pura frequentazione, era stata deludente. I maschi della sua generazione si erano rivelati per lo più dei perfetti maleducati, barbari beoti privi di qualsiasi nozione culturale e di buone maniere.
Ciò, ovviamente era avvenuto a causa del fatto che lei non si era rivelata, come tutte le sue coetanee, una bomboletta priva di cervello facile da controllare e plagiare. Quasi.
Quella che in Italia è chiamata “Età dea bauchera”, ovvero quel periodo di tempo dove l’adolescente si trova nel delirio onnipotente degli ormoni e che quindi si sente in diritto di provare tutto, riplasmare sé stesso e il proprio carattere, fare le scelte che porteranno ad affermarsi nella società come persona unica e libera o come pecore del gregge, per Silvia era coincisa con i primi due anni di scuola media.
In poche parole, aveva fatto, come tutte le sue compagne di classe, “la stupidetta”, non sfruttando al meglio le sue capacità come avrebbe potuto. Era corsa dietro ad un ragazzo che le aveva letteralmente conquistato il cuore, fino ad umiliarsi per ricevere anche un minuscolo, insignificante, pietoso e fasullo sorriso.
Fortunatamente non aveva commesso nulla di irreparabile, ma si era sentita amata e desiderata, come non si era ancora sentita. Figurarsi, a dodici anni, facilmente influenzabile e ancora chiusa dentro alla crisalide del bruco, aveva creduto di star vivendo la vita vera.
Dopo un’estate di grandi cambiamenti, il ritorno a scuola per il suo terzo ed ultimo anno era stato come una secchiata d’acqua gelida.
Improvvisamente tutti coloro che aveva reputato amici l’avevano brutalmente emarginata e derisa. Era stato un brutto colpo da incassare. Ci era quasi finita in depressione.
Stupidamente, aveva creduto che quel repentino cambiamento fosse dovuto al suo taglio nuovo taglio di capelli, che forse non la rendeva più carina come prima. Aveva, insomma, cercato di giustificare i gesti dei suoi compagni, mentre la sua mente ragionava e comprendeva che tutto ciò non era dovuto ad un cambiamento trascurabile, il taglio di capelli, ma ad uno ben più complesso e, per lei, molto positivo.
Era maturata.
Maturata come persona; si era fatta più intelligente e giudiziosa, coscienziosa e motivata. Aveva accolto dei principi, si era ravveduta e vergogna per ciò che era stata prima: frivola, stupida, manipolabile.
Era stato uno “sbaglio”, diciamo così, che non si era mai perdonata. Non che qualcuno dei suoi presunti amici avesse fatto qualcosa per redarguirla. Anzi.
Si era semplicemente ritrovata circondata da persone false, infime e viscide. Primo fra tuti quel maiale del ragazzo su cui aveva pateticamente fantasticato come “Principe Azzurro”.

Dopo un percorso di rinnovamento mentale e spirituale di un anno, si era definitivamente staccata da quel pezzo della sua vita.
Aveva accettato i suoi errori e riplasmato la sua identità. Era cambiata, in meglio.
E, infine, aveva anche accettato che quei due anni fossero stati la sua debolezza, ma senza dar loro il peso della parola “sbagli”, ma di quella “periodi”. Parchè erano stati solo dei periodi della sua vita, necessari per renderla una persona migliore, che avrebbe conservato per sempre come monito per le scelte future.

Continuava, però, a considerare l’adolescenza come una frazione della vita che lei sarebbe stata obbligata a vivere ma che aveva già superato e che, potendo, avrebbe già concluso.

Forse era una visione un po’ strana, ma le umiliazioni e le derisioni degli anni passati l’avevano forgiata forte, dura e gelida come una roccia e non voleva che nessuno la considerasse pari a suoi coetanei, che al suo confronto, erano alla stregua dei cavernicoli.

Così aveva impiegato tutte le sue forze per costruirsi una carriera.
Aveva pubblicato un libro che aveva riscosso un inaspettato successo. Aveva cominciato a scrivere articoli per i giornali, a fare tour, a ricevere ingaggi. Come un aereo era decollata, sorvolando la fama e il successo.
Altri, al suo posto, avrebbero perso la testa vedendo con che velocità era ascesa nel podio degli scrittori internazionali e nazionali più in vista, ma non lei, che era rimasta umile e semplice.

Perché sapeva che niente era più imprevedibile e volubile della fama. E bisognava rimanere con i piedi per terra, se non si voleva rischiare di cadere e farsi male.

Così si era ritrovata alla Welton Academy e stava per iniziare il più emozionante e difficile anno della sua vita.

A questo ripensava, mentre il referente della Mondadori le parlava, conducendola per il parco della scuola.
« Allora saprà che sono stati aperti apposta per lei i corsi di greco antico, musica e danza, in modo che resti alla pari con il programma italiano. Bhe, avrà modo di conoscere tutti i dettagli sulla sua permanenza alla Welton dopo, ora deve prendere parte alla cerimonia. Quest’anno gli studenti più giovani verranno presentati prima, in modo che lei faccia la sua entrata da sola. Prego, si accomodi »

Simmons la fece entrare in una parte dell’edifico simile ad una chiesetta o ad una cappella e, successivamente, in una stanza adiacente al salone dove si sarebbe svolta la cerimonia. Qui, si stavano svolgendo gli ultimi preparativi.
Un fotografo scattava foto ai nuovi studenti, più piccoli di lei di qualche anno. Le loro mamme saltellavano intorno e sistemavano l’aspetto dei figli. Un ritocco di qua, un farfallino da drizzare di là. Alcuni uomini parlavano fra di loro, mentre un gruppetto esiguo di ragazzi chiacchierava tranquillamente.

Appena Silvia mise piede nella stanza tutti i presenti si voltarono verso di lei e la osservarono con attenzione. I ragazzi avevano smesso di parlare e la guardavano stupiti.
Silvia arrossì leggermente, di fronte a tutti quegli sguardi. Sapeva di essere una “rarità” in quella scuola, che le era stata raccontata come un istituto severo e rigidissimo, ma che sfornava da anni le più acute e talentuose menti americane. Diplomarsi a Welton significava avere già il biglietto d’ingresso per le più famose università del mondo. Harvard, Yale, Oxford… e tante altre in tanti altri stati.

Non per niente la maggior parte degli studenti era figlia di imprenditori, banchieri, proprietari terrieri, avvocati, medici, giudici e chi più ne ha più ne metta. 
Eppure i ragazzi non facevano una vita da Nababbo, anzi, la scuola, le avevano riferito, aveva delle regole ferree in quanto agli agi che, solitamente, gli studenti avevano a casa. Ovvero, uscite limitate e sempre sotto il permesso dei genitori, divieto di guardare la televisione o sentire la radio, coprifuoco inviolabile…
Nonostante il regolamento decisamente severo, l’accademia di Welton era un istituto prestigioso ed esteticamente bello. Un tempio del sapere, che elevava i propri studenti e li portava sulla retta via. Quella della cultura e della ricchezza mentale.
O almeno, così le era stata presentata, quando era andata in visita alla scuola durante le vacanze. 

Simmons la spinse delicatamente verso il gruppetto di ragazzi: « Ah, capitate a fagiolo! Signorina Romani, le presento alcuni suoi futuri compagni di classe. Ragazzi, questa è Silvia Romani, la famosa autrice italiana. Intrattenetela un minuto, se non vi dispiace, devo ancora aggiustare un paio di cose prima del collegamento in diretta con l’Italia. NO! LA PEDANA VA PIU’ A SINISTRA! » strillò verso la porta. Silvia si voltò e vide il team televisivo che l’aveva accompagnata in America, entrare nella sala proprio in quel momento sotto lo sguardo sbalordito dei presenti, con a seguito le telecamere e i microfoni.

Il suo tema attirava sempre l’attenzione. Di chiunque.
Erano i tecnici delle telecamere, dei microfoni e delle luci, che l’accompagnavano nelle interviste ufficiali per la stampa o per la televisione.
Erano le truccatrici e i parrucchieri che la sistemavano prima di ogni evento e che lei aveva personalmente ingaggiato, per assicurarsi che non la trasformassero in una bambola, ma che la rendessero semplicemente sé stessa, magari un po’ più carina, di fronte alle telecamere.
Erano i fotografi, che avevano un vero talento per le fotografie naturali della sua vita e delle sue uscite, visto che da sempre riuscivano ad immortalarla quando sorrideva spontaneamente o faceva qualcosa di semplicemente normale, rendendola ad ogni photoshoot sempre più ammirata per la sua semplicità.

Quel giorno erano in fibrillazione, dato che ci sarebbe stato un collegamento internazionale con l’Italia. Non avevano potuto registrarlo prima, perciò sarebbe stato un collegamento in diretta. E si sa che, se c’è una diretta televisiva, il numero delle cose che possono andare storte si quintuplica e rispettivamente si quintuplica il livello di ansia di chi deve accertarsi che le suddette cose non vadano storte. Per fortuna del team “estetico” c’erano solo due persone, così come per quello fotografico. Dimezzato anche il numero dei tecnici del suono, delle luci e delle telecamere. Meno fracasso e meno confusione, anche perché era stato raccomandato loro di fare tutto in fretta e con meno rumore possibile, dato che nella sala affianco si sarebbe svolta la cerimonia e nessuno avrebbe dovuto sentirli.
Perciò Simmons, che aveva già preso a sbraitare contro un innocente tecnico, che come unica colpa aveva quella di aver spostato troppo a destra una piccola pedana rialzata, non stava seguendo il protocollo a loro imposto.

Le “Grandi Manovre” del team, composta da circa una dozzina di persone, avevano, com’era stato previsto, attirato gli sguardi allucinati di tutti i presenti e Silvia ringraziò mentalmente che quella fosse l’ultima delle interviste, e che presto avrebbe potuto godersi la tranquilla vita da college.

Sospirò e rivolse la sua attenzione ai ragazzi che aveva di fronte.
Si tinse leggermente di rosso, nel vedere che erano ritornati a fissarla e nel constatare che erano tutti abbastanza carini.

Contegno, Silvia, contegno.

Un ragazzo moro, alto e con un sorriso molto dolce, si schiarì la voce e le sorrise, un po’ impacciato, porgendole la mano.
« Em.. ciao, sono Niel, Niel Perry » lei la strinse calorosamente e gli sorrise imbarazzata.
Gli altri due ragazzi, uno dai capelli chiari e l’altro rossi, si presentarono, anche loro abbastanza stralunati, come Knox Overstreet e Richard Cameron.

Avere una ragazza qui deve essere proprio fuori dalla norma per loro.

Non fece in tempo a sciogliere il ghiaccio con una qualche battuta che Simmons la chiamò, dicendole che in pochi minuti sarebbe stata in diretta e che dal computer avrebbe visto i fans italiani riuniti a Milano, per salutarla. Tutti i presenti osservavano la scena a bocca aperta, rendendosi conto di quanto importante fosse quella semplice ragazza.

Lei si rivolse ai ragazzi:
« Scusatemi cinque minuti » si congedò con un sorriso e si mise in posizione sulla pedana verso la quale erano puntate le telecamere. Un’ultima spazzolata ai capelli, due sbuffi di fard e Simmons cominciò a contare alla rovescia, mentre Silvia prendeva un respiro profondo e sul computer davanti a lei compariva l’immagine della piazza del Duomo a Milano, ghermita di persone.

Il conduttore l’annunciò.
« Cinque… quattro… tre… due.. e sei in diretta! »
Un boato pazzesco partì dal computer, quando la sua immagine arrivò in Italia.
Silvia sobbalzò, rendendosi conto del numero di persone dall’altra parte del globo che si erano ritrovate solo per salutare lei.
Non si sarebbe mai abituata alla fama, ai fans, agli autografi…
« Ciao!» esordì salutando con la mano la telecamera e sorridendo dolce, come sempre stupita e commossa: « Sono alla Welton Academy e sto per essere definitivamente ammessa! »
« Come ti senti? » le chiese il conduttore in Italia.
« Al momento l’ondata di tensione non è ancora salita, ma arriverà a momenti e spero di non finire nel panico! E’ un’emozione indescrivibile, ve lo assicuro! »

Tutti la guardavano affascinati.
Dopo un altro paio di domande, in cui ogni tanto Silvia lanciava occhiate a Neil e lo vedeva sorridere
e guardarla stupito, il collegamento finì, mentre lei salutava i fans con un bacio, un sorriso e gli occhi lucidi per la commozione.
Dopo aver ringraziato i tecnici, sorriso ai complimenti per la diretta ed essersi ripresa tornò dai ragazzi e si preparò per la cerimonia. Dopo di essa avrebbe finalmente raggiunto la sua nuova camera, si sarebbe fatta un bel bagno e poi sarebbe crollata sfinita sul letto.

Cominciava già a sentire la familiare stretta allo stomaco che precedeva ogni apparizione pubblica.

I giovani la guardarono stupiti:
« Ma lo fai tutti i giorni? » le chiese Knox.
« Oh, no questo è un collegamento esclusivo. Per fortuna non ce ne saranno altri, è tutto molto complicato da gestire e io non vedo l’ora di godermi un po’ di normalità » sorrise.
« Bhe, credo che sarai al centro dell’attenzione per un altro po’. Sai; non capita spesso di avere qui una ragazza così bella… » sorrise Neil e poi, vedendo come la scrittrice diventava color bordeaux, si rese conto di quello che aveva appena detto e arrossì di botto pure lui.

Entrambi ringraziarono mentalmente Simmons che li avvisò dell’imminente entrata in sala.
Silvia si posizionò dove le stava indicando Simmons, ignorando la gomitata che Knox diede a Neil seguita dall’occhiata maliziosa di Cameron.
Prima che le porte si aprissero sentì distintamente il preside annunciarla:
« Diamo il benvenuto alla stimata scrittrice e giornalista italiana Silvia Romani! »

E si va in scena.

Le porte si aprirono e ogni singolo occhio era già puntato su di lei. Studenti affascinati, mamme pettegole e padri severi.
Alzò il mento e raddrizzò le spalle, imboccando la navata centrale della piccola cappella, tesa come un violino per l’emozione. Cercò di apparire statuaria, orgogliosa e fiera mentre camminava.

Ed ecco che arriva la tensione! Okay, cerchiamo di non cadere per terra… Perché mi tremano le gambe così?
E si che ho partecipato a parecchie cerimonie, sono abituata ai fans, alle interviste… ma qui non mi conoscono, non sanno della mia carriera! AH! Una piega sul tappeto, fortuna che non sono inciampata! Non mi devo distrarre! Forza, “sguardo, portamento e contegno”, se voglio farmi rispettare da tutti questi ragazzi… già… tutti questi ragazzi… Gesù ma quanti sono? E perché mi guardano come se avessi tre teste?


E mentre i pensieri le si accalcavano in testa, raggiunse il preside sulla pedana e si fermò di fronte a lui, mentre i ragazzi le passavano a fianco e posizionandosi con gli stendardi dietro di lei.
« Signorina Romani, quali sono i quattro pilastri? »
Essendosi preparata prima per la domanda, la ragazza rispose con voce chiara a cristallina:
« Onore, disciplina, tradizione, eccellenza! »
« Quest’oggi lei diventa la prima studentessa della Welton Academy. Dovrà dimostrarsi degna della grande opportunità che le è stata data! Alla fine di quest’anno, se lei sarà all’altezza di questa scuola, essa potrebbe aprire le sue porte alle studentesse americane. Così come, se fallirà, il college resterà esclusivamente maschile! »

Un brusio si diffuse immediatamente fra gli studenti della sala. Il peso di quella responsabilità cadde addosso a Silvia, che lo dovette ricevere cercando di mantenere un minimo di imperscrutabilità, come se fosse a già a conoscenza di quel fatto.

Ma non lo era.

Cosa?! Perché nessuno mi ha avvisato?!

Approfittando del momento di confusione Nolan si chinò su di lei e sussurrò: « Stia attenta a non cadere, signorina Romani »

E non era neanche preparata alla velata minaccia che si nascondeva dietro quelle parole: o si comporterà bene o nessuna femmina sarà mai più ammessa. Stia attenta a non cadere.

Guardò il preside, che teneva lo sguardo severo fisso su di lei, prima di voltarsi e andarsi a sedere, cercò di trasmettere a quell’uomo la sua promessa: le dimostrerò di cosa sono capace.

Andando a piazzarsi su una sedia a lato della pedana, Silvia ne era certa. Il preside Nolan aveva capito.

§

1 Settembre, pomeriggio inoltrato, parco della Welton Academy

A cerimonia conclusa, gli studenti cominciarono a sfociare dalla sala nel cortile, prima di prendere i bagagli e andare a sistemarsi nei dormitori. Simmons raggiunse Silvia, afferrò le sue valigie e si diresse con lei verso i dormitori facendole i complimenti per la cerimonia.

Dovettero attraversare il parco ingombro di genitori e studenti, perciò furono inevitabilmente seguiti da sguardi e conversazioni. Pareva che tutti, ma proprio tutti, fossero interessati a lei. Silvia sentì distintamente un padre sussurrare al figlio, forse qualche anno più grande di lei: « Fatti valere, Johnny! » e distolse lo sguardo arrossendo furiosamente. Ma come si permetteva?!
« Purtroppo la Welton non ha altri edifici dove farla dormire, signorina, oltre al dormitorio, perciò hanno ristrutturato una camera più grande con bagno privato comunicante e l’hanno già ammobiliata secondo le direttive che la Mondadori aveva ordinato. Vedrà, l’hanno resa un vero gioiello! » la rassicurò il segretario vedendo la sua faccia preoccupata alla parola “dormitorio” e conducendola per un corridoio stracolmo di ragazzi che gironzolavano per le camere e si salutavano a vicenda.
« In mezzo a tutti i ragazzi? Signor Simmons, io non credo sia una buona idea… insomma… non vorrei che… sono ragazzi! Cerchi di capirmi! » disse lei cercando di ignorare le occhiate e dei giovani e guardando l’accompagnatore con occhio disperato.
« Mi vuole buttare nella tana dei lupi? »
« Mi spiace signorina, ma non abbiamo alternative…» si scusò Simmons, aprendo la porta di una proprio in mezzo al corridoio e posandovi i bagagli all’interno, mentre i ragazzi guadavano curiosi la nuova arrivata e cercavano di sbirciare nella camera.

Silvia entrò e fu contenta di notare che la sua stanza non era piccola come quelle che aveva adocchiato prima. Era molto grande di un bel color crema, con due finestre ornate con tende dai colori pastello. Il letto era ad una piazza e mezza, con la testiera sulla parete davanti e dalle lenzuola intonate alle tende. Un grande armadio affiancava una libreria stracolma di volumi e una scrivania in mogano era già pronta all’uso. Sulla parete di sinistra si apriva una porta che portava in un delizioso bagno verde chiaro con vasca.
Ma la cosa che più fece felice Silvia, fu il vedere la parte del letto ricoperta di cornici con tutti i suoi attestati, i suoi articoli, le foto delle interviste e delle pubblicazioni. E in centro la sua foto preferita, lei con il primo libro, la prima piccola storia che l’aveva resa l’astro nascente della scrittura italiana.
Sorrise contenta a Simmons: « E’ meravigliosa! Ma come avete fatto?! ».

Felice di aver calmato i suoi timori, Simmons si congedò scacciando qualche ragazzo curioso, raccomandandole di stare attenta e dicendole che entro il giorno seguente le avrebbe fornito un tutor, in modo da non doverle stare appresso per tutto.

Lei finì di sistemare i vestiti, i libri di scuola e i suoi effetti personali, prima di farsi un lungo bagno che la rilassò completamente.
Si asciugò i capelli, ancora un po’ umidi e si vestì con la nuova divisa.

Camicia bianca con cravatta a righe blu e rosse, giacca blu scuro con stemma rubino della scuola, due maglioni grigi, uno smanicato e uno non, dai bordi rossi, gonna dal ginocchio grigia, collant grigi e un paio di scarpette blu scuro verniciate, molto eleganti e addirittura con un tacchetto di due centimetri.

Optò per la camicia e la giacca, al posto di uno dei due maglioni. Non faceva molto freddo.

Si guardò allo specchio.

Okay… poteva andarmi peggio… ora vediamo di scendere e trovare la mensa, non deve essere così difficile, devo solo stare attenta a non perdermi. E a non trovare qualche ragazzo in crisi ormonale malintenzionato.

Ma i suoi pensieri vennero interrotti da alcune voci fuori dalla stanza, fece capolino dalla porta e osservò che il via vai del corridoio si era ridotto di molto, c’erano solo alcuni ragazzi.

Neil Perry era appoggiato alla parete del corridoio, accanto alla porta della sua stanza, in compagnia di Knox Overstreet e di due ragazzi che lei non conosceva. Stavano discutendo.

Una folata di profumo si boccioli di rosa raggiunse i ragazzi, che si voltarono e la notarono.
Knox e Neil le sorrisero, seguiti da un ragazzo con gli occhiali e da uno con lo sguardo da perfetto malandrino, di quelli che sono belli e ne sono pienamente consapevoli.
« Ti hanno piazzata in mezzo al dormitorio maschile? » le chiese Neil divertito e segretamente contento per la vicinanza della scrittrice.
« A quanto pare sì, voi dove siete? » chiese lei, tentando di sembrare indifferente alla notizia che la camera affianco era occupata dal bel moro.

Era simpatico. C’era dolcezza nel suo sguardo e bisognava ammettere che era piuttosto carino. Anche se aveva già notato di sfuggita alcuni ragazzi decisamente belli, ma aveva distolto immediatamente lo sguardo quando si erano girati.
Non era abituata a “farsi l’occhio con i ragazzi”, come diceva sua mamma. Ma si era appena trasferita in un college maschile… da quel momento sarebbe stato inevitabile.
Le rispose il compagno dall’aria ribelle: « Tutti qui davanti, principessa » e facendole un perfetto baciamano: « Charlie Dalton » si presentò.
Lei arrossì, stupita dal suo atteggiamento e lievemente in imbarazzo. Charlie Dalton ghignò soddisfatto. 
« Sono Steven Meeks » si presentò il ragazzo più basso, dall’aria dolce e intelligente, stringendole la mano.
In quel momento sopraggiunse un ragazzo alto, molto vivace, che allacciò le braccia intorno ai colli di Knox e Meeks:
« Allora ragazzi avete visto la nuova studentessa?! Che sventola! » ma la frase gli morì in gola quando vide gli altri scoppiare a ridere e notò la sopracitata “sventola” proprio davanti a lui, rossa come un pomodoro e con un sorriso molto nervoso, che si torturava le mani dietro la schiena.
Balbettando, in completo imbarazzo per la figura da perfetto idiota che aveva fatto si prsentò come Gerard Pitts.

Cercando di apparire naturale e non sul punto di scoppiare, Silvia propose: « Allora… mi accompagnereste alla mensa, non ho idea di dove andare…»
« Ma certo principessa, i suoi cavalieri le faranno strada! Meeks! Dirigi il tuo destriero alla mensa, la nostra damigella ha fame! » esclamò Charlie porgendole il braccio e conducendola alla mensa, seguito dai compagni e dallo guardo di Neil che si fermò per un secondo sulla mano della ragazza appoggiata al braccio dell’amico. Ma si riscosse al suono della risata di lei, che pareva aver incantato anche il resto del gruppo.

§

1 Settembre, sera, sala mensa della Welton Academy

La cena si svolse, tutto sommato, bene.
Se Charlie non si fosse impuntato con il professore, Silvia avrebbe mangiato isolata in un tavolo a parte, neanche avesse la peste, in quel momento invece, stava seduta fra Todd Anderson, ragazzo anch’esso nuovo e molto timido, e Pitts e tentava di rispondere normalmente alle attenzioni che le venivano rivolte, alle continue allusioni di Charlie sul suo essere la prima femmina della Welton e sugli imbarazzanti sguardi e commenti del resto della componente maschile nella mensa.

Le gote avevano deciso di impostarsi automaticamente sul color porpora e il suo sguardo di tanto captava gli occhi di Neil su di lei, mentre lo stomaco prendeva a contorcersi.
Non sapeva neanche lei che cosa stava succedendo, ma la presenza del ragazzo la metteva in agitazione e non poteva non notare il suo bell’aspetto e la sua simpatia, mista a tenerezza e felicità.

Quando la cena finì e i ragazzi cominciarono a ritirarsi nella sala comune, Silvia ne approfittò per congedarsi con un sorriso e un “buonanotte” al gruppetto, prima di chiudersi in camera e crollare sul
letto.

I ragazzi la salutarono e le augurarono la buonanotte, prima di sistemarsi in sala comune e di cominciare a chiacchierare su di lei a tutto spiano con occhi abbastanza sognanti.
Charlie si accorse del silenzio di Neil e lo raggiunse davanti al camino:
« Come ti è sembrata? »
« Insomma… è una bella ragazza… c’è tutto l’istituto che le sta dietro…»
« Oh, quella non è solo una bella ragazza, fidati. La nostra principessa è decisamente la più intelligente che io abbia mai incontrato. Ha sbriciato verso di te, ogni tanto, sai… »

Il cuore di Neil fece una capriola e i suoi occhi si accesero. Charlie lo notò.

« Via, Charlie… non dire scemenze… come potrei piacerle io? E’ appena arrivata, sarà satura delle attenzioni che riceverà da tutti »
Dalton sorrise furbo: « Ma io non ho detto niente » e allo sguardo esasperato di Neil rispose: « Ah, lei non è affatto comune…»
« No, non lo è » concluse Neil.


Angolo Autrice:

Salve a tutti Poeti Estinti!
Eccomi con il I° capitolo! Cosa ne pensate?

Partiamo subito con i dettagli!

» Silvia Romani: In questo primo capitolo ho introdotto la personalità di Silvia che è una ragazza molto forte e coscienziosa. A renderla così sono stati sì gli anni di scuola media, ma anche un’infanzia e una prima adolescenza abbastanza difficili con la famiglia, come vedremo più avanti.

» Il preside Nolan: Premetto che questa persona non mi piace particolarmente, ma ciò su cui bisogna concentrarsi e il progetto, sviluppato in poche righe, legato al preside.
L’ammissione delle ragazze a Welton. Per ora non aggiungo altro, ma  approfondiremo meglio la questione più avanti.

» I Poeti Estinti: Che ancora non si possono definire così, ma che per ora ho introdotto superficialmente. Immagino che i principali lettori di questa fanfiction saranno persone che hanno già visto “L’Attimo Fuggente”, perciò i personaggi sono già conosciuti.

Infine: grazie, grazie di cuore a chiunque leggerà. A chi lascerà un commento, una recensione o una critica. I vostri pareri e suggerimenti sono un tesoro per me, mi aiutano a migliorare e a sperimentare. Un grazie enorme ai lettori che mi incoraggiano a continuare a scrivere e a viaggiare nella fantasia.

Rose

   
 
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