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Autore: Geo_L_C    24/04/2016    0 recensioni
Un ragazzo italiano si trasferisce in California per raggiungere il suo sogno: diventare scrittore e vivere nel suo stato preferito, l'America.
Comincerà la nuova vita lasciandosi un passato un pò stressante per ricominciare tutto da capo. Però farà l'incontro di una persona famosa che cambierà la sua vita.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyler Posey
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Eight: The End


Io e Tyler non ci sentimmo più per diverse settimane. Forse era passato un mese intero. Ora non ricordo bene... 
Non avevamo mai ufficializzato la nostra storia e nemmeno ne avevamo mai parlato quindi, per me, era una storiella come un'altra che, lentamente, era andata via scemando. In questo caso però non mi ero lasciato con una persona sconosciuta. Ero stato proprio con un attore di discreta fama, le cose erano ben diverse.  
Non stavo soffrendo quindi, forse, era meglio così.  
La mia testa si ricopriva di ricordi legati al passato e al mio ex ragazzo. Le gite in montagna, i baci, le carezze e fare l'amore con lui. In un solo attimo mi era scorso nella mente tutto come un treno in corsa. Il mio cuore divenne triste e purtroppo, anche se avevo cambiato stato, il mio legame emotivo con il passato era ancora vivido come un ustione di secondo grado. Accesa e leggermente arrossata e quel rossore, lentamente, sarebbe diventato bianco ma ancora palpabile sulla mia pelle.  
Quindi, dopo quell'ultima batosta prima di Tyler avevo bisogno di fuggire, andarmene per un po' e chiarire meglio la situazione. Premessa: non avevo lasciato tutto solo per lui, avevo semplicemente bisogno di allontanarmi da quello che ritenevo casa mia. Non pensavo che una volta arrivato in California mi sarei innamorato per una persona come... Tyler, ma era successo. 
Una settimana prima del mio ritorno in Italia diesi un preavviso a Pat per la mia partenza. Pat lo vidi seriamente triste. Non voleva crederci, pensò che si trattasse di uno stupido scherzo che mi ero inventato quel giorno. Ma era così. 
Volevo tornare, dovevo. Lui era ancora innamorato di me, Pat non me l'ha mai confermato ma lo notavo da come mi guardava e dai suoi modi di stuzzicarmi. Pat cercò in tutti i modi di farmi cambiare idea sulla mia partenza, addirittura pensò si trattasse di una cosa che aveva fatto lui o del nostro passato. Quindi, con qualche domanda è strategia cercò di farmi sputare il rospo. 
Durante una chiusura, tutti i nostri colleghi e il padre di Pat se ne andarono lasciandoci da soli a fare le ultime pulizie.  
Ero sul banco del bar mentre tiravo fuori dalla lavastoviglie il cestello pulito con gli ultimi bicchieri e tazze. 
Lui era in cassa a fare gli ultimi conti con il registratore di cassa. Picchiettava con l'indice sulla calcolatrice tutti i conti che segnava su un quaderno nero. Prendeva uno scontrino dopo l'altro e lo registrava. 
Io sistemavo e passavo con uno straccio i bicchieri pulendoli dagli aloni. Pat smise per un secondo di battere le cifre sulla calcolatrice e si fermò. Mi guardò e sorrise. 
-Che cos'è successo? Dimmelo...- chiese. 
-Non ora, Pat. Dobbiamo chiudere e ci sono ancora tante cose da finire- risposi. 
-Se non è colpa mia o di qualche nostro collega vuol dire che c'è altro. Dimmi che ti è capitato per tornartene a Milano! 
-Vorrei solo cambiare aria... 
-Non dire cavolate! Avanti, sputa fuori l'osso! 
Stanco delle sue mille domande e paranoie lo guardai posando l'ultimo bicchiere. Sbuffai e preparai l'acqua calda dentro due tazze per fare il the. Pat capì che si doveva trattare di una questione lunga e che in quel momento avevo bisogno di un amico e non del ragazzo innamorato di me! 
Tolsi il grembiule posandolo sul banco del bar, misi un paio di cucchiai di zucchero nei the e portai le due tazze a tavola. Ci accomodammo e iniziai a dirgli tutta la vicenda fra me e Tyler. Spiegai che forse non ero più sicuro dei miei sentimenti per lui soprattutto dopo l'apparizione di Seana nelle nostre vite. 
Lei non mi aveva mai fatto nulla, solo che quella pulce nel mio orecchio mi aveva spaventato e messo a duro dubbio la mia relazione con lui. 
-Quindi affronti le cose scappando?- chiese. 
-No, ho solo bisogno di riflettere e rivedere i miei famigliari. Non li vedo da un po' sai!- risposi stizzito. 
-Non ti sto giudicando, Igor. Sto dicendo che avrei affrontato diversamente la situazione- disse, calò un triste silenzio. Abbassai il capo verso il liquido fumante. Lui mi sfiorò il dorso della mano ed io sollevai gli occhi su di lui. Pat ricambiò il mio sguardo con un abbozzato sorriso sulle labbra. -Sei innamorato di lui? 
-Bella domanda... 
-Allora stai facendo la cosa giusta. Cambia aria e rilassati, però non abbandonare i tuoi sogni per degli stupidi dubbi. 
-Grazie, Pat. Lo apprezzo molto.

Finalmente le cose fra me e Pat erano chiarite una volta per tutte. Lui non mi aveva abbandonato nemmeno come amico. Apprezzai sul serio il suo gesto. Avevamo parlato per diverse ore, tanto di vedere l'alba alzarsi lenta fuori dalla caffetteria.  
Qualche giorno dopo salutai Elsa, quando le spiegai la situazione lei aveva pianto per minuti interi. È stato carino da parte sua e le voglio ancora bene.  
Un'ultima cosa spiacevole capitò prima della mia partenza.  
Ero in casa, stavo sistemando le ultime cose prima di andare da Marlene, la ragazza che avevo sentito prima di arrivare in California. Era stata così gentile da suggerirmi una casa con un affitto discreto che mi sentivo in debito con lei. Volevo farle una sorpresa e comprarle una cosa carina ma, appena uscì di casa mi ritrovai una ragazza parcheggiata di fronte casa mia. Scese dalla macchina e si avvicinò a passo spedito. 
Riconobbi quella figura solo dopo che era ad un passo da me. Seana mi tirò uno schiaffo diretto in pieno volto. 
Il colpo era stato così forte e doloroso che ancora me lo ricordo. 
La guardai allibito e, senza pensarci, gli diedi uno spintone allontanandola abbastanza da poterle urlare contro: 
-Ma che cazzo fai!? 
-Tu, TU, avevi promesso che non avresti fatto soffrire Tyler!- rispose secca. 
-È colpa tua se mi hai messo dei dubbi sul nostro rapporto. 
-Colpa mia?! È colpa mia se non ti sei fidato di lui?! 
Spiazzato ancora una volta dalle sue parole. Rimasi letteralmente basito anche dalla sua aggressività che aveva nei miei confronti.  
Si, so cosa pensate. Aveva ragione, io in effetti avevo subito dubitato di quello che mi aveva detto Seana qualche settimana prima. Cioè che Tyler mi stesse trattando solo come un surrogato, un rimpiazzo di lei. E se non fosse stato così? 
Però avevo davvero bisogno di andarmene da quella città e tornare a Milano anche solo per una settimana. 
La guardai, entrambi avevamo un respiro affannato e pieno di rabbia. 
-Non hai niente da dire?!- chiese. 
-Non c'entra solo Tyler. Ho solo bisogno di starmene da solo per un po'- dissi. 
-Ma Tyler ha bisogno di te! 
-Tu come diavolo fai a saperlo?- non volevo cambiare argomento, ma non capivo questa sua ossessione su Tyler e non capivo perché continuava a buttarmi fra le sue braccia per poi trascinarmi di nuovo indietro. Qual era il suo piano? -Perché ti sei intromessa nella nostra vita?! Perché hai rovinato tutto!? 
-Io... Io ho solo... 
-Hai solo incasinato le cose!- continuavo a chiedermi perché si comportava in quel modo, ma mi bastò un istante per capirlo. -Pensavi che io sarei stato un perfetto ponte per poter tornare da lui? Non è così!? 
Stette zitta. Avevo ragione su di lei, quindi le diedi una spallata e me ne andai verso il centro.  
Ero ufficialmente pronto ad andarmene, lei era riuscita a togliermi ogni dubbio. 
Misi via le ultime cose nella valigia. Avevo chiuso, ero stanco di questi mille intrighi amorosi e non me ne ero andato dall'Italia per viverne altri, ancora una volta ero coinvolto in queste storie assurde.  
Le valige erano pronte, lo zaino anche, volevo solo andarmene. Il volo mi era costato parecchio a causa dell'alta stagione. Ma poco mi importava. 
Arrivai all'aeroporto con due ore di anticipo dalla partenza del mio volo. Dovevo fare due scali prima di ritornare a Milano. Il giorno prima avevo avvisato i miei genitori del mio ritorno, papà era felicissimo e mamma si mise addirittura a piangere. Finalmente, dopo mesi, li avrei rivisti. Mia sorella l'avrei riabbracciata solo dopo qualche giorno perché in quei giorni era in vacanza con il suo ragazzo. Poi mamma, dopo che si riprese dai lacrimoni mi chiese il motivo del mio ritorno, e papà aveva addirittura minacciato lo stato americano se era per una causa superiore. Ma spiegai solo che volevo tornare per rivederli. 
Guardai intorno a me, la gente correva a destra e a manca per i giganteschi corridoi dell'aeroporto, altri viaggiavano leggeri con una sola valigetta. Alcuni guardavano i cartelloni illuminati per vedere il proprio volo dove si trovasse. 
Alzai lo sguardo e il mio volo era all'imbarco 32. Mi voltai, per l'ultima volta, a guardare le strade Californiane. Era fatta, avevo superato anche quest'ultimo ostacolo. Iniziai ad incamminarmi verso l'imbarco, feci la scalinata verso il mio volo. 
-Igor!!!- una voce alle mie spalle urlava il mio nome. Ero a metà della scala, mi voltai e vidi Pat corrermi incontro, il sorriso stampato in volto. Per qualche strana ragione avrei preferito vedere mr Posey per un ultimo saluto e invece... 
Ma non mi dispiaceva dirgli arrivederci al mio amico e capo. Lui si arrestò a due scalini più in basso dei miei. 
-Te ne vai così senza salutarmi?- chiese con il fiatone. 
-Speravo di chiamarti non appena fossi atterrato. 
Lui si mise a ridere a denti stretti, distolse lo sguardo da me abbassandolo. Mise le mani in tasca. 
-Igor, tornerai qui? Non voglio dirti addio 
-Forse, devo elaborare tante cose, Pat- la mia voce si spezzò, un grosso groppo in gola mi si era bloccato. Stavo per dire arrivederci, o per meglio dire, addio a tutto. Lasciarmi alle spalle il passato ancora una volta e cambiare vita di nuovo ma questa volta sarebbe stato a casa mia, nella mia città. 
-Non dirmi addio...- disse poi Pat, con un filo di voce. -Non dirmelo. 
D'istinto posai le mie due valige e gli buttai le braccia al collo. Lui mi strinse, sentivo le sue braccia avvolgersi a tal punto che mi mancò il fiato. Poi la voce metallica dai megafoni richiamò il mio volo che era appena arrivato. 
-Devo andare- dissi piano accarezzandogli la testa rasata. Pat sollevò lo sguardo verso di me e fissava le mie labbra come se tentasse, in qualche modo, chiedermi un ultimo bacio. 
Ed è quello che feci, mi avvicinai e gli diedi un lungo e casto bacio sulle labbra. 
Dopo che mi tolsi da lui, lasciò la presa, io ripresi le mie valige e me ne andai lasciandomi Pat alle spalle. 
Da quell'ultimo bacio non ho più rivisto Pat, lo sento ancora ogni tanto tramite i social network ma, niente di più.  
Sono ormai passati sei mesi ed io non sono più tornato in California. Mi manca, certo, mi mancano tutti ma ho dovuto. Dovevo dimenticare Tyler e riprendere in mano la mia vita! 
Ora ho un lavoro, ho ripreso i contatti con i miei vecchi amici e vivo giorno per giorno la mia vita. Basta drammi inutili. Cercherò di migliorare giorno dopo giorno.

Ecco fatto... 
Non ho più nulla da scrivere, forse potrei correggere ancora qualcosa. Oddio quanto ho scritto ma ora mi sento decisamente meglio. Non pensavo. 
Bene, salvo il file e... il cellulare squilla, numero sconosciuto. Strano, sono già le due di mattina, chi potrebbe mai chiamarmi a quest ora? 
Ah si, forse è Sofia che si è dimenticata la sua sciarpa qui a casa mia ieri. Scorro la barra verde per rispondere. 
-Pronto Sofi, ho qui la tua sciarpa passa... 
-Ciao- risponde l'altro capo del cellulare. Ho un tuffo al cuore. Come ha fatto ad avere il mio numero? Io ho la scheda italiana ora. Strano che mi chiami con un numero sconosciuto, forse ha perso il mio. Non sto capendo più nulla -Igor? 
-Hei... 
-Mi sei mancato da morire- dice. Io metto una mano sulle labbra e scoppio a piangere come un cretino! -Sei mesi sono passati...  
Singhiozzo cercando di riprendere fiato e spiegargli cos'è successo in tutto questo tempo ma non riesco a dire una parola.  
-S...scusami...- dico. 
-Potresti venire a salutarmi- risponde.
-Lo farò. Giuro che verrò e ti spiegherò che è successo. 
-E allora perché non esci da casa tua e me lo dici ora? 
Cosa? È qui? No, com'è possibile?  
Sbircio fuori dalla finestra e lui è li, mi fa cenno con la mano sinistra salutandomi. Chiudo la chiamata e, senza pensarci due volte infilo le scarpe, spalanco la porta e scendo l'unica rampa di scale di casa mia. 
Apro il portone e lui è li, davanti a me.
-Ciao- sorride, si avvicina e il mio cuore lo sento in gola. Le lacrime continuano a scendere. Rimane ad un palmo di distanza dalle mie labbra. Dio da quanto non lo vedevo, mi è mancato da impazzire. 
-Come hai fatto a trovarmi?- chiedo. 
-Ho i miei agganci- risponde, fa un ghigno. -Mi ha detto di dirti che ti vuole davvero bene e che io devo trattarti bene e di non spezzarti più il cuore. 
Ho già capito da chi è andato per chiedere informazioni su di me. Devo ringraziarlo. 
Non riesco nemmeno a proferire parola ma lui è il primo a parlare. 
-Sei andato via, pensavo di averti perso per sempre. Hai pensato al peggio e ora, come puoi vedere sono qui- mi prende il viso fra le mani. Che stupido sono stato. -Farei di tutto per te, Igor. 
Singhiozzo ancora, ma non posso non dirlo, non voglio più trattenerlo: 
-Ti amo... Tyler. Perdonami per tutto. 
Si avvicina, mi bacia con passione e si stringe a me. 
Mi ha detto che mi amava e da stupido io ho dubitato di lui. Ora ho la prova dei suoi sentimenti per me!
Poi un suo sussurro mi riempie il cuore:
-Non ti lascio più!

 



 

=S P A Z I O-A U T O R E=

Carissimi lettori, eccoci alla conclusione di questa mia FF dedicata a T.Posey.
Direi che è stata un'avventura nella mia mente, bella e romantica. Spero che anche a voi sia piaciuta e che vi siate un pò sentiti come Igor in alcune situazioni!
Detto ciò ho concluso e ci leggiamo alla prossima!!!! :D

 
   
 
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