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Autore: 98chrislena    24/04/2016    0 recensioni
Una ragazza di 27 anni alla presa con la sua vita, da sola, solo lei con se stessa.
L'unica cosa che le rimane di lui è la loro Roma.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ un caldo giorno d’agosto e, come sempre, mi affaccio alla finestra osservando le persone che passano: c’è chi corre, chi cammina, chi è al telefono, i bambini che si godono gli ultimi giorni d’estate. I miei occhi però, si focalizzano su una giovane coppia che passeggia mano per la mano. Mi viene la pelle d’oca.

E’ il 27 agosto e sono ufficialmente passati sei mesi ed un giorno da quando Chris mi ha lasciata sola, per sempre, a combattere giorno per giorno. In casa c’è ancora il suo odore e, attraversando il corridoio, mi soffermo sull’angolo dei nostri album fotografici. Ne prendo uno, il mio preferito, dove ci sono tutte le nostre foto da ragazzi ed i ricordi tornano nella mia testa.
 E’ cominciato tutto il 7 Maggio 2006 quando io avevo 17 anni e lui 19.
 Mi ero da poco trasferita a Roma con i miei genitori e dovevo andare a scuola, il mio primo giorno in una nuova città. Papà mi lasciò davanti scuola e, nonostante l’ansia sempre presente, mi feci forza ed entrai in classe. Il 5 C.
 L’unico posto libero era vicino a questo ragazzo, in apparenza, molto bello. La professoressa mi fece presentare davanti a tutti e mi accomodai vicino a lui.
 Inizialmente ammetto di essermi sentita a disagio ma era una bella classe, una di quelle rare e mi trovavo molto bene.
 Durante un’ora buca, il ragazzo seduto vicino a me, mi sorrise.
«Allora, Sofia, giusto? Ti piace Roma?» mormorò.
 Il cuore mi batteva a mille.
«Giustissimo comunque no, non né tempo né una guida.»
Mi sorrise di nuovo.
«Io sono qui apposta, uno di questi giorni ti passo a prendere a casa e scoprirai un mondo nuovo, promesso.»
 «Ci conto allora» dissi, e ricambiai il sorriso.
 Dopo quella giornata, ne passammo tante altre a ridere e scherzare come se ci conoscessimo da sempre.

Passarono i giorni, forse troppi e Christopher non si presentava a scuola, ero davvero preoccupata.
 Mi avvicinai al gruppo di ragazze della mi classe e chiesi di lui.
«Christopher usa fare molte assenze, nessuno sa il perché ma tranquilla, ci siamo noi!» rispose Giada, una del gruppo.
 Mi ricordo molto bene che torno a scuola di martedì, dopo tre settimane.
 Ero davvero arrabbiata con lui per non avermi detto niente e così decisi di cambiare posto, vicino a Giada.
 Entrò in classe e si accorse di questo cambio e, alla ricreazione, venne vicino a me ed io non gli rivolsi la parola.
 Mi accorsi sempre di più però che, con il passare dei giorni, stava iniziando a piacermi e così cercai in tutti i modi di eliminare questi pensieri.
 Al suonare della campanella di uscita, mi prese per mano e mi portò fuori a parlare.
«Mi eviti da fin troppo tempo e questo mi sta uccidendo, cosa c’è che non va? Spiegami, non ce la faccio più.» mi chiese.
 Non gli risposi e così mi fece salire dietro di lui, sul suo motorino e mi portò a Villa Borghese.
 Ci sedemmo su una panchina e, dopo avermi fatto la stessa domanda, gli risposi.
«Mi hai lasciata sola per tre settimane a scuola senza dirmi niente e vorrei ricordarti della promessa.»
Mi prese per mano e mi sorrise, giuro che dentro stavo sciogliendo ma riuscii a tenere uno sguardo freddo.
«Non fare la finta tosta con me, ho capito bene come sei fatta e oramai l’essere arrabbiata con me ti è passata, lo so.» disse.
 Ci fermammo a guardare le nuvole, era una bellissima giornata di primavera ed ero, stranamente felice di essere lì, con lui.
 Le nostre mani erano ancora incrociate e avevo appoggiato la mia testa sulla sua spalla.
«Che fai, ci provi?» e rise.
 Lo guardo e sorrido, uno di quelli veri.
«Cazzo, sono le sei e non me ne sono accorto, io ho allenamento, è tardi. Io devo andare, scusami davvero tanto.» aggiunse.
«Scusami tu, non ho nemmeno l’orologio. Ora vado a prendere il bus, ci vediamo domani» mormorai.
«Facciamo così, andiamo a casa mia, prendo la borsa e vieni a vedermi. Dopo ti accompagno a casa tua. Ci stai?»
Feci di sì con la testa.

Finito l’allenamento mi presentò ai suoi amici e mi riportò a casa.
«Non m’intendo di calcio ma sei davvero bravo!» dissi.
«Detto da te è tanto, grazie mille.»
Mi diede un bacio sulla guancia e salii a casa.
 Per tutta la notte pensai alla giornata passata con lui e non potevo essere più felice di così.
 La domenica di quella stessa settimana, mi venne a prendere e mi aspettò sotto casa. Mamma lo vide dal balcone e lo fece salire nel frattempo io mi preparavo, non sapendo cosa volesse fare.
 Pronta per uscire, andai in cucina vidi mio padre e Christopher che parlavano e ridevano del più e del meno.
«Ah, eccola.» disse papà.
 Appena si girò verso di me, mi sorrise. Aveva in una mano delle rose e la colazione nell’altra.
«Roma ti aspetta, sei pronta?» disse ed uscimmo di casa.
 Eravamo solo io e lui.
 Scesi da motorino, mi prese la mano e non la lasciò più.
«Sai, Roma è come se fosse una seconda casa. Mi è sempre piaciuto stare fuori casa, osservare la gente passare e godermi il paesaggio. Sai, devo confessarti una cosa.» disse.
 Mi prese entrambe le mani e mi guardò negli occhi.
«So che è presto dirlo ma mi piaci. Adoro il tuo profumo e devi sapere che venivo a scuola solo per vederti.» aggiunse.
 Io arrossii e mi accarezzò il viso.
«Sai, provo lo stesso per te e mi arrabbiai molto quando a scuola non eri mai presente e mi sentivo vuota.»
Mi baciò la fronte e mi abbracciò forte.
 Il giorno dopo ed in quelli successivi, trovavo sempre sul banco una rosa e spesso una lettera.
 Ogni sera, nonostante andassimo in classe insieme e ci vedevamo sempre, parlavamo al telefono di qualsiasi cosa ed era qualcosa di indescrivibile.

Più passava il tempo e più lo sentivo vicino a me, mi sentivo bene e stavo bene con lui, come con nessuno mai.
 Amavo il modo in cui mi baciava, abbracciava e mi faceva sentire sua, come se appartenessi solo a lui ed a nessun altro.
 Mi aveva persino presentato a tutti come ‘la sua ragazza’ ed ogni volta che pronunciava queste tre parole, mi faceva sentire sempre più sicura.
 Ogni volta che uscivamo, mi prendeva sempre per mano e sul viso c’era sempre questo sorriso, il suo meraviglioso sorriso che mi incantava sempre come la prima volta.
 Mi faceva sempre vedere posti nuovi anche se il nostro preferito era Villa Borghese. Ci allungavamo sul prato, appoggiavo la testa su di lui e parlavamo di qualsiasi cosa, avevamo sempre qualcosa da raccontare.
«Sai, dopo l’esame di stato vorrei fare un viaggio con te. Mio padre conosce delle persone e possiamo andare tranquillamente dove vogliamo.»
 «La Spagna, decidi tu dove ma ho sempre voluto visitarla anche se ogni luogo brutto con te diventa bello.» sussurrai e mi baciò.
«E Spagna sia.» disse.

Fu proprio quella la destinazione del nostro primo viaggio, La Spagna.
 Visitammo molte città: Barcellona, Madrid, Màlaga, Siviglia e come gran finale Lanzarote nelle isole Canarie.
 Scattammo fin troppe foto e ci divertimmo tanto insieme, solo io e lui.
 Mi ricordo specialmente quando andammo sulla spiaggia a vedere le stelle, eravamo gli unici e gli raccontai della mia vita e così fece lui.
 Mi rimasero impresse le parole che mi disse quella sera e che poi trascrisse su carta. Una delle mie lettere preferite.
“Cara Sophie,
 volevo scrivere su questa lettera tutto ciò che provo per te, specialmente dopo il nostro primo viaggio insieme. Ebbene sì, avevo paura a prendere l’aereo ma con te, come per tutto, non mi è pesato per niente.
 Da quando sei entrata in quel quinto C, ho sempre pensato ad un ‘noi’ e sì, ci ho sempre sperato.
 Ogni volta che ti guardo sento lo zoo nello stomaco e adoro vederti ridere quando parlo romano e molto spesso con capisci quello che dico.
 Adoro il tuo profumo soprattutto quando ti presto le mie maglie perché il tuo odore rimane.
 Penso sempre al nostro primo bacio, sai? Il 17 giugno, noi due, davanti al Colosseo.
 Sei l’unica con la quale posso parlare senza vergognarmi, senza paura di essere giudicato.
‘nsomma nun so che farei senza de te, me fai senti’ così bene che sembra de ‘sta ‘n paradiso.
 Ti amo.”

   
 
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