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Autore: Vago    26/04/2016    2 recensioni
Libro Secondo.
Dall'ultimo capitolo:
"È passato qualche anno, e, di nuovo, non so come cominciare se non come un “Che schifo”.
Questa volta non mi sono divertito, per niente. Non mi sono seduto ad ammirare guerre tra draghi e demoni, incantesimi complessi e meraviglie di un mondo nuovo.
No…
Ho visto la morte, la sconfitta, sono stato sconfitto e privato di una parte di me. Ancora, l’unico modo che ho per descrivere questo viaggio è con le parole “Che schifo”.
Te lo avevo detto, l’ultima volta. La magia non sarebbe rimasta per aspettarti e manca poco alla sua completa sparizione.
Gli dei minori hanno finalmente smesso di giocare a fare gli irresponsabili, o forse sono stati costretti. Anche loro si sono scelti dei templi, o meglio, degli araldi, come li chiamano loro.
[...]
L’ultima volta che arrivai qui davanti a raccontarti le mie avventure, mi ricordai solo dopo di essere in forma di fumo e quindi non visibile, beh, per un po’ non avremo questo problema.
[...]
Sai, nostro padre non ci sa fare per niente.
Non ci guarda per degli anni, [...] poi decide che gli servi ancora, quindi ti salva, ma solo per metterti in situazioni peggiori."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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 Il Lupo raggiunse nuovamente la porta nascosta nel muro, fuoriuscendo da quell’oscurità che avvolgeva l’interno del tronco.
Dovette coprirsi gli occhi quando i pochi raggi del sole che filtravano attraverso le frasche gli toccarono il viso.
In mano teneva stretta la mappa arrotolata che Vago gli aveva indicato. Era rimasta là sotto, su quella scrivania, per così tanto tempo da essere totalmente ricoperta dalla polvere che aveva assunto una tonalità grigia quasi uniforme.
- Posso vederla? – chiese la mezzelfa porgendo la mano.
- Perché dovresti vederla tu per prima? – chiese seccata Seila.
- Se vuoi vederla prima tu… devi solo riconoscere l’incantesimo che c’è sopra e scoprire se indica ancora i corpi degli eroi anche dopo la loro morte. –
L’elfa bionda non rispose nulla.
- Allora. – riprese Mea tornando a porgere la mano sottile. – Vediamo cosa dobbiamo fare adesso. –
Una massa pesante si levò in aria per poi posarsi a terra quando la maga srotolò la mappa con un’attenzione quasi reverenziale.
- Bene. L’incantesimo è ancora attivo. Gli dei probabilmente volevano che avessimo questa mappa. Venite a vedere. Queste devono essere le macchie di cui parlava Vago… cinque, sei, sette… no, quella deve essere una macchia di muffa. Ci sono sei macchie sparse per il continente. –
- Questo lo potevo scoprire anch’io… - azzardò il Serpente, ammutolendo quando incrociò lo sguardo freddo del Corvo.
- Hai detto bene… sono tutti e sei sul continente. – disse Keria avvicinandosi. – Ma, noi, come ci torniamo?-
- Mea avrà di sicuro una soluzione… vero? – chiese Nirghe con una nota di preoccupazione nella voce.
- Un modo per tornare sulle Terre lo troveremo. Per adesso concentratevi sulla mappa. – li riprese la mezzelfa spostando dietro un orecchio a punta una ciocca che le era scivolata davanti agli occhi. – Le macchie. Guardatele. Sono parecchio distanti l’una dall’altra. Ce ne sono quattro sul lato occidentale dei Muraglia: una in mezzo alla Grande Vivente, una nel Bosco Nero, una dove un tempo sorgeva la Rocca del Re e una poco sopra il Passo del Messaggero, qui, non molto a sud del Flentu Gar. E poi ci sono queste due sul lato orientale, una su queste colline che guardano sulla Piana Infinita, l’altra lungo il ramo principale del Serat. –
- E con questo? Sono sei. E sono lontane. – disse scocciata Seila allontanandosi dal gruppo e dalla cartina per sporgersi dal parapetto per raggiungere il terreno lontano con lo sguardo.
- Tu hai minimamente ascoltato quello che ci è stato detto? – le urlò dietro Nirghe, irato.
- Certo che ho ascoltato… - disse immusonita l’elfa dalla pelle scura ritornando sui suoi passi.
- Allora le loro parole ti sono passate nella tua testa vuota senza lasciare nulla. – continuò il Gatto. – Ci hanno detto che non abbiamo molto tempo, e ora abbiamo visto che sono distanti l’una dall’altra. Ti sei minimamente chiesta il perché dieto la scelta di questi luoghi? Ci hai anche solo pensato? –
- Nirghe, dai, basta così. Credo abbia capito. – provò a dire Hile, cercando di raffreddare la situazione bollente.
- Lasciami finire. Sono sei luoghi. Noi siamo in sei, secondo te è un caso? Secondo te, Seila, gli dei avrebbero mai predisposto una prova unica per tutti noi al fine di valutare i singoli? –
- No, ma… -
- Ma niente. È ovvio che dovremo dividerci, prima o poi. Per questo era così importante quello che ha detto Mea, ma tu non sei capace ad ascoltare. Ora vieni qui, che non abbiamo finito. –
Il Lupo non poté che dare completa ragione allo spadaccino, sentendosi, però, nel profondo, leggermente dispiaciuto per l’erborista.
- Grazie Nirghe. – riprese Mea. – Detto questo, rimane un problema. Non abbiamo un mezzo per ritornare sulle Terre… quanto ci ha messo Réalta per raggiungere questo contenente? Qualcuno se lo ricorda?-
- Quasi quattro giorni. Però dovevano portare anche il nostro peso.- Le rispose Jasno.
- E noi… dovremmo essere a cinque, sei giorni di marcia dal mare. Dieci giorni verso quei monti, quattordici percorsi in diagonale per arrivare fino a qui… - proseguì la mezzelfa. – Io posso provare a mandare un messaggio con la nostra posizione a Réalta, ma non posso garantirvi che funzionerà o che saprà leggerlo. Comunque, per il momento, dobbiamo raggiungere una spiaggia, in modo da essere ben visibili. –

Sono tornato giusto in tempo.
Avevo già previsto problemi per il ritorno, ma in qualche modo farò. Ripeto: ora sono responsabile di questi mocciosi e non voglio un aumento della pena perché sono rimasti bloccati da qualche parte. Dovessi anche portarmeli sulla schiena mentre nuoto a stile libero.

Hile si sedette sui talloni. Era preoccupato per qualcosa, un’idea vaga gli attanagliava la mente senza lasciarsi catturare.
- Forza, andiamo. – disse Nirghe dal lato opposto della terrazza. – qui c’è una scala di corda. Credo sia abbastanza lunga da raggiungere il terreno. –
E poi c’era il problema di Seila. Continuò a rimuginare il Lupo alzandosi in piedi. Era un peso. Si era rivelata utile solo su quella barca, quando Mea svenne. Per il resto aveva seguito il gruppo come una figura immateriale, senza lasciare nulla di sé alle sue spalle.
Il lanciatore di coltelli scosse il capo e si avvicinò alla scaletta ondeggiante che scendeva inesorabile verso il lontano terreno.
- Nirghe, Keria. Questa sera dovrei parlarvi un attimo. Volevo solo avvertirvi. – ne avrebbero discusso insieme, si disse. Quella era la soluzione migliore.

Le tenebre calarono sulla foresta dense e fredde.
In un battibaleno Mea accese un fuoco che scoppiettava vivacemente e ricostruì le due cupole di ghiaccio che ospitavano le loro notti.
Hile si guardò di fianco, tra le ombre, la sagoma femminile sembrava guardarlo, immobile come il primo giorno in cui la vide.
- Speriamo che vada tutto bene. – Bofonchiò.
La figura parve alzare le spalle e piegare leggermente la testa di lato, per poi mescolarsi alle forme che la fiamma creava sul terreno non appena due serie di passi si avvicinarono.
- Cosa c’è di così importante? L’ultima volta avevi trovato una stanza segreta… - chiese il Gatto.
- Niente di così incredibile questa volta… solo, allontaniamoci un po’.-
Solo dopo alcuni secondi in cui l’unico suono che si udì fu lo scricchiolare delle foglie sotto le suole, Hile si decise a riprendere il discorso.
- Vi ho chiesto di venire qui perché ho un dubbio. Voi, cosa ne pensate di Seila? Davvero, non sto scherzando, la mia è una domanda seria. –
- Di Seila? lei è… - cominciò Keria, ma le sue parole si persero nel vento quando alzò lo sguardo per mettere insieme i pensieri.
- Quello che mi preoccupa è che possa farsi male o possa mettere in pericolo noi. – continuò il Lupo. – Pensateci. Finora si è rivelata veramente utile solo una volta, e sono passati mesi da quando siamo partiti. –
- Lupastro, sarei d’accordo con te, per questa volta. Ma non possiamo scaricarla da qualche parte come se nulla fosse. Quanto meno dobbiamo vedere se supererà o meno la prova che le proporranno gli dei. –
Keria continuò a pensare in silenzio, spostando di tanto in tanto lo sguardo tra i compagni che le stavano davanti e il gruppo raccolto intorno al fuoco alle sue spalle. – Dai, torniamo dagli altri. E per ora non preoccuparti. – disse infine. – Avremo tempo più avanti per questi problemi. –

Oh! Menomale. Almeno una che abbia un po’ di buon senso.
E questa volta mi metto anch’io nel mucchio. So che non dovrei, ma spero ardentemente che l’erborista non passi quella dannata prova. Ho già troppi problemi per conto mio, non sento il bisogno delle sue uscite geniali.


Dopo una settimana di cammino, finalmente, riuscirono ad uscire da quella boscaglia che nascondeva il sole alla terra.
L’odore del mare, della salsedine li colpì in pieno volto trascinato da una brezza fresca. Pochi metri di terra e sabbia li dividevano dalla distesa azzurra e scintillante. A est, da qualche parte, c’erano le Terre, Gerala, i Monti Muraglia e la sede della setta.
Il sole al suo culmine rischiarò il viso del gruppo e Jasno fu costretto a calarsi ulteriormente il largo cappuccio sul viso per non essere toccato da quel calore rilassante.
- Non so se Réalta tornerà… - cominciò piano Mea. – Io proverò a mandargli un messaggio, ma ci sarà bisogno di un mago dall’altra parte che lo sappia leggere. –
- Tanto siamo qui. – disse Nirghe. - Più che aspettare non ci rimane molto da fare.-
La maga stese davanti a sé un foglio e, intinta la penna nel calamo appena uscito dalla sua tracolla, tracciò glifi sinuosi lungo tutta la superficie giallastra. Non appena ebbe finito, il foglio parve arroventarsi, prendendo fuoco e scomparendo senza lasciare nemmeno la cenere alle sue spalle.
- Speriamo che lo sappiano riconoscere… comunque, se tra cinque giorni ancora non vedremo nessuno, dovremo trovare un altro modo per lasciare questo posto.- borbottò la mezzelfa.

Dopo quello che vi dirò ora, non smetterete più di ridere. Non ci credete? Bene, allora ascoltatemi.
L’incantesimo che ha lanciato era abbastanza a posto. Niente di esaltante, ma non sbagliato. Il succo era semplicemente di recapitare il messaggio scritto sul foglio a Réalta.
Certo.
Trovato il problema? No? Facciamo così, vi dico per filo e segno cosa ha scritto.
Fa sì che questo messaggio venga recapitato a Réalta.
Questo ripetuto per tutto il bordo pagina, intorno al messaggio vero e proprio.
Ancora non avete trovato l’errore?
Non state a dire "Ma io l’ho trovato", tanto non vi sento. In ogni caso, ecco la soluzione al vostro dilemma.
Il Réalta. Quell’unica parola. Proprio perché è unica.
Ora vi spiego. Finché la magia proveniva dal mana contenuto nel tuo corpo non c’erano grossi problemi con gli incantesimi. Bene o male il mana si mescolava alla coscienza del mago e ne veniva influenzata. Ora la storia è diversa, il mana viene prelevato dall’ambiente. Praticamente è come a chiedere a uno sconosciuto di fare qualcosa per te.
Dove voglio arrivare con tutto ciò e perché mi sto dilungando tanto?
Il mana utilizzato non aveva assolutamente idea di che Réalta stesse parlando. Né un re davanti, né un riferimento alla specie. Niente chiarimenti.
Probabilmente quel messaggio è stato recapitato a un contadinotto nella Grande Vivente che per tutta la sua vita vedrà una foschia viola seguirlo senza sapere che lì dentro c’è un messaggio. Réalta mi sa di dialetto elfico, devono averlo preso da lì la regina Jaery e il suo consorte, quel nome.
Vedrò di metterci una toppa io. Altrimenti questi mi rimangono imprigionati per l'eternità su questa costa.

Hile guardò il cielo. Le poche nuvole che si sovrapponevano all’azzurro viaggiavano veloci verso nord.
Il Lupo si chiese se avrebbe mai rivisto le sgargianti squame di un drago, ora che il loro contatto con Réalta era un messaggio d’aiuto affidato alla magia. 


Note dell'autore:

Ho appena notato che mi sono saltato due interi capitoli (per la precisione il 13 e il 13.5). Vi devo chiedere perdono.

Per scusarmi li caricherò entrambi oggi, quindi se tornerete indietro li troverete e, probabilmente, ci capirete qualcosa in più.

Scusatemi ancora tutti.

Vago

   
 
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