Film > La Bella e la Bestia
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Autore: AnAngelWithBrokenWings    26/04/2016    0 recensioni
**************************[Dal testo]**************************
L’angelo sembra molto realistico, come tutti gli altri esseri alati che popolano la facciata del castello. E’ piegato verso il basso, nell’atto di avvicinare le labbra ad un uomo sofferente, per baciarlo . Ha un sorriso appena accennato nella penombra, gli occhi marmorei e sereni, senza pupille e il volto rotondo, scolpito con gran maestria, visivamente liscio e morbido, come la pelle di un neonato. I capelli corti, divisi da una lieve riga centrale, sono onde perfette che ricadono sulle guance liscie, e la tunica disegna perfettamente ogni curva dell’angelo con pieghe leggere, lasciando uno scorcio di spalla scoperto. Le ali fanno da schermo a tutta la scena, fiere e forti, composte da un mosaico di piume candide, la cui punta poggia gentilmente sul freddo piedistallo. Le braccia sinuose sorreggono l’uomo, che sembra avere non più di vent’anni. Indossa vesti molto pregiate, a giudicare dalla giacca col colletto alla coreana, chiusa da quattro bottoni di diamante e ornata di due spalline con la frangetta. Forse è un nobiluomo, un personaggio storico, un… principe.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“L’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un’altra: “Cosa? Anche tu? Credevo di essere l’unica”. [C.S. Lewis]

Come il re Davide d'Israele



Tossisco, perdo sangue a fiotti e potrei essere morto.
C’è lei che mi sorregge, che non si dà per vinta, troppo concentrata per dedicare attenzione al suo stato e, nonostante ciò, è bellissima.
Poteva cogliere al volo l’occasione per scappare e non l’ha fatto, conscia di ciò che era accaduto poche ore prima. Sono stato un mostro, sta volta sul serio.
Angela mi poggia cautamente sul sofà del gran salone e qualche domestico fa capolino per vedere quel che succede. Lei se ne accorge e chiede immediatamente delle garze pulite e dell’acqua mista a calendula, con la voce intrisa di una certa apprensione.
-Hai intenzione di curarmi? – le chiedo – Perché?
-Posso provarci, è il minimo – risponde, osservando dispiaciuta la mia zampa graffiata.
 Non appena le viene recapitato il necessario, inizia a tamponare sulle mie ferite, che bruciano abbastanza a contatto con il panno. C’è molto silenzio e lei non alza mai gli occhi. Un dolore acuto si concentra sul mio braccio.
-Aaarh! Fa male! – sbotto, ritraendo la zampa in medicazione.
-Beh, forse se stesse fermo sarebbe anche meglio – commenta lei.
-Beh, forse se non foste fuggita tutto questo non sarebbe accaduto.
Blocca i movimenti ritmici del suo braccio e solleva lo sguardo, assumendo un’espressione accigliata – Io sono fuggita perché mi avete dichiarato come vostra… proprietà, e vi siete avvicinato a me come se aveste avuto intenzione di… - tronca il discorso volgendosi alla garza. Non ho voglia di controbattere, perché ha ragione. Mi volto altrove con aria seccata.
-Ad ogni modo – dice arrossendo, quasi in un sussurro – grazie… per avermi salvata.
-Di… di niente – rispondo, girandomi– mi dispiace per quello che è successo, intendo... a cena. - Interrompe per un momento la tamponatura e solleva le lunghe ciglia verso di me, senza un minimo accenno di disgusto in volto – Vi ho già perdonato prima, nel momento esatto in cui mi avete soccorso – un sorriso fugace le si dipinge in volto, poi torna alla zampa per bendarla – comunque ho finito, non sarò la croce rossina ideale, però penso che per lenire i dolori e chiudere in modo progressivo le ferite queste essenze siano adatte.
Durante la disinfezione delle mie ferite lei non ha curato le sue, e proprio quando sta per alzarsi e andare nella sua camera, la blocco chiedendole perché non l’abbia fatto. 
– Grazie,  ma mi medicherò nella mia camera – risponde subitanea. Sta per immergersi nella penombra dell’atrio quando si ferma e, voltandosi, mi chiede – Qual è il vostro nome?
Ormai sono così disabituato a sentirne il suono che quando lo scandisco sembra quasi non appartenermi più – David.
-Ah! – esclama ridente, tra due fossette – come il re Davide d’Israele – ma si ricompone subito. –Beh, allora… buonanotte.
-Buonanotte – Angela. Il suo nome mi muore in gola un attimo prima che oltrepassi l’arco della stanza e che mi lasci da solo con la mente in preda a una furiosa tempesta.



Angolo autrice: ecco un altro capitolo, sistematicamente in ritardo. Spero vi piaccia ^_^ in cso contrario lasciatemi pure un commento con delle critiche costruttive per aggiustare la scrittura, la scorrevolezza della storia o simili. Bye! ;)
   
 
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