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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    26/04/2016    2 recensioni
Millina muore e Lina va in pezzi. Per fortuna al suo fianco c'è Gourry.
Rivisitazione della scena nei romanzi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Varcai la soglia della stanza e mi avvicinai alla figura immota di Millina.
 
Dalla finestra entrava una brezza leggera che gonfiava le tende, le lenzuola candide del letto erano tirate, come rifatte da una mano amorevole. Quella di Luke?
 
"Luke...?"
 
Mi rispose il silenzio. Forse era uscito proprio da quella stessa finestra, sopraffatto dall'angoscia. Essere testimone della sofferenza di un amico è terribile. Ne sapevo qualcosa. Trovarsi impotenti al capezzale della persona a te tanto cara che vorresti solo prenderne il dolore, per dargli sollievo, è devastante, ti dilania l'anima. Povero Luke.
 
Scossi la testa e mi chinai su Millina, desiderosa di parlarle, di sapere, per poterla vendicare; desiderosa di poterle risollevare l'umore con una battuta, di stringerle la mano per portarle conforto. Sapevamo che ormai non c’erano molte speranze che si salvasse ed ogni momento era prezioso. Nel frattempo, però, avevo spedito Gourry a prendere l’ennesimo guaritore, un nome giunto alle mie orecchie all’ultimo momento perché gli esseri umani sono così, ci credono fino alla fine.
 
Persa nei miei pensieri mi accostai a Millina, stampandomi un sorriso in volto e solo in quel momento me ne resi conto… il viso pallido, la bocca molle, senza respiro.
 
Senza respiro.
 
Millina era (no, non dirlo! Non dirlo!) morta.
 
Deglutii allungando una mano verso la sua fronte, tiepida.
 
Se ne era appena andata. Il soffio della vita era passato attraverso le sue labbra e si era dissolto, per sempre.
 
I contorni del volto di Millina si fecero confusi. Era morta, morta davvero. L’aria mi si strozzò in gola. Sapevo, sapevo, che poteva succedere… poteva succedere presto, ma non così, non adesso, non in questo modo!
 
Dovevo andarmene, dovevo uscire da lì, subito. Subito, per l’amor di Ceiphied.
 
Risucchiai l'aria tra i denti e mi voltai con tanta violenza da avere un capogiro.
 
Dovevo... dovevo uscire dall'infermeria. Immediatamente.
 
Aprii la porta di colpo, facendola sbattere contro il muro. Il rumore mi fece trasalire, avevo appena profanato il tempio del silenzio eterno, dove Millina giaceva (bianca e fredda, per sempre giovane).
 
Imboccai di corsa le scale, tremando.
 
Inciampai.
 
"Ohi, Lina! Attenta!" Gourry stava salendo mentre io scendevo e mi aveva afferrata appena in tempo. Mi sedetti sui gradini con la testa sulle ginocchia.
 
"Tutto bene?"
 
Sventolai una mano. “Stupidi gradini…” gracchiai, a corto di fiato.
 
"Salgo un attimo anche io da Millina. Le porto buone notizie, forse! Aspettami qui, d'accordo?"
 
Annuii come un automa, fissandomi la punta degli stivali. Mille vipere nello stomaco si stavano contorcendo mentre una vampata di calore mi risaliva sul collo, alternandosi al freddo che mi congelava le ossa.
 
"D'accordo? Tutto bene, Lina?"
 
"Sì... tutto… tutto ok."
 
Non riuscivo a parlare, avrei voluto dirglielo, dire a Gourry che Millina non c'era più, poco importava delle buone notizie ormai, ma non riuscivo a articolare una frase intera di senso compiuto.
 
Qualcosa mi costringeva il petto togliendomi aria e rendendomi instabile.
 
Lo sentii salire di corsa ed aprire la porta.
 
Una fitta di angoscia mi attraversò mentre un fiotto acido mi risalì per la gola, bruciandomi l'esofago.
 
Scattai in piedi premendomi la mano sulla bocca e, aggrappandomi al corrimano, mi spinsi fuori dall'infermeria, verso il bosco. Riuscii barcollando a raggiungere una macchia di alberi e, mentre le ginocchia minacciavano di cedere, rimisi con singulti strozzati appena più in là dei miei stivali.
 
Scivolando a terra iniziai a piangere. Prima lacrime brucianti e poi veri e propri singhiozzi, talmente forti da scuotermi.
 
Piangevo per Millina e piangevo anche per me. Avevo perso un’amica e vedevo nella sua morte la morte delle persone che mi erano care, forse anche la mia. Una vita sul filo del rasoio, qualche goccia di veleno, un pugnale, un incantesimo ben piazzato e venivi spazzato via dalla terra e terra saresti tornato. Se ti andava bene. Se andava male erano le persone che amavi. Erano loro a…
 
Mi piegai a vomitare ancora.
 
Dovevo andare da Gourry. Subito.
 
Aggrappandomi ad un tronco mi costrinsi ad alzarmi, il corpo scosso da brividi di freddo e il viso in fiamme. Dovevo tornare all’infermeria e stringere Gourry, stringerlo come se non ci fosse un domani, perché quel domani non era sicuro che ci fosse per davvero, per me, per lui, per ognuno di noi.
 
Le gambe tremavano troppo per permettermi di andare da una qualsiasi parte così mi riaccasciai, incurante del vomito e del fango a terra.
 
“Gourry.” Mi trovai ad invocare il suo nome nella mente.
 
Quante volte era stato in pericolo? Poteva esserci lui in quel letto. Ripresi a piangere più forte.
 
Dovevo farmi forza, dovevo essere forte (Sii forte, Lina, sempre) dovevo trovare Gourry e abbracciarlo. Dovevo trovare Luke e tenerlo insieme, perché non andasse in pezzi. Dovevo…
 
“Lina!”
 
Gourry…
 
“Lina, sei qui… mi hai fatto venire un colpo. Lina…”
 
Vidi i suoi stivali fermarsi davanti a me mentre lo spadaccino ammutoliva.
 
Si chinò e il suo volto entrò nel mio campo visivo. Mi avvolse tra le braccia con forza per evitare che io andassi in pezzi. Nel silenzio che ci avvolgeva non c’era spazio per parole futili, eravamo io e lui, e il nostro dolore.
 
Rimanemmo così, stretti, mentre io gli piangevo, in silenzio adesso, sulla spalla e lui mi accarezzava la schiena.
 
Rimanemmo così a lungo.
 
Insieme.
 
Gli inzuppai il collo della maglia a lungo, mentre lui mi sfiorava i capelli ritmicamente, come se fosse nato per quello. Ad un certo punto prese a sussurrarmi parole di conforto all’orecchio, piccole frasi sconnesse e dolci, tranquillizzanti fino a quando il mio corpo iniziò ad andare alla deriva. Lasciai che andasse alla deriva tra le sue braccia.
 
Quando mi risvegliai mi teneva in braccio, il mio viso premuto ancora sul suo collo. Stavamo tornando alla città. E da Luke e Millina.
 
Richiusi gli occhi lasciandomi cullare dal movimento.
 
Quegli attimi volevo fissarli per sempre dentro di me.
 
Memento mori.
 
 
 
 
 
 
 
  
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