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Autore: Virgola4869    26/04/2016    0 recensioni
Marika non può essere come tutte le altre ragazze, ha un fardello da portarsi dietro: la sua malattia.
Qualunque sensazione di gioia o di dolore verrà sempre ostacolata da questo suo handicap.
Ma lei voleva solo essere felice...
[Marika centric]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marika Tachibana, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fa caldo
Tanto caldo
Honda si guarda intorno lanciandomi a tratti delle occhiatacce. Sa che non dovrei stare qui, in spiaggia, sotto il sole. Ma per una volta voglio sembrare una ragazza normale, che va al mare con gli amici senza alcun problema di salute.
Kosaki mi si avvicina e mi sorride. Vuole che giochiamo tutti insieme a pallavolo e io non posso rifiutare, non davanti ad un sorriso così radioso.
Kosaki è sempre stata così, l'unica che non mi ha giudiato fin dall'inizio, è sempre stata la mia preferita nell'harem.
Forse la preferirei ancora di più se in questo momento mi lasciasse mettere le ciabatte anziché arrivare a riva scalza con i piedi ustionati. E continua a sorridere!
Io ci ho messo anni ad imparare ad utilizzare quei muscoli facciali eppure ora non ne posso fare a meno. La prima volta è stato probabilmente quando ho conosciuto Raku.
Tento di ricordarmi il momento esatto, ma non riesco nell'impresa poiché un raggio di troppo mi fa venire un capogiro e sento le mani di Honda sorreggermi.
La sabbia è bollente, la sento sotto di me e mi sembra di stare in una sauna.
Volevo solo andare al mare


Fa freddo
Tanto freddo
Chitoge mi allunga dei guanti con il suo solito fare annoiato. Mi odia, questo è poco ma sicuro. Il sentimento ovviamente è reciproco.
E adesso mi chiedo: dovevamo andare proprio a Sapporo in gita in pieno inverno?
Ho fatto i salti mortali per convincere papà a mandarmi e lui ha posto la solita condizione: solo se accompagnata da guardie del corpo.
Prendo i guanti che mi sta porgendo la biondina (sono arancioni, sarà solo un caso?) e me li infilo, per poi strofinarli sulla faccia per riscaldarmela.
Aggiungo una sciarpa al mio vestiario e tanto di rimanere al passo con gli altri, anche se ormai sono troppo distanti. Nessuno si è accorto che manco?
Mi ritrovo con le ginocchia sulla neve gelata e chiudo gli occhi per abbandonarmi al gelo.
Volevo solo andare in montagna


Ho fame
Tanta fame
Durante il servizio non è permesso mangiare.
Raku mi aiuta a sparecchiare i tavoli del ristorante mentre il proprietario esce per accendersi una sigaretta. Detesto l'odore del fumo. È uno dei tanti motivi per cui mia madre non voleva mio padre in casa.
Anche Raku sembra essere d'accordo e starnutisce per poi riprendere a lucidare la tovaglia. Lui sa che ho accettato questo lavoro solo per stare in sua compagnia e nonostante questo mi aiuta, mi sostiene.
È faticoso essere una cameriera, ma ormai con i farmaci che prendo dovrei averne la forza. Mi sto impasticcando, ma forse ne varrà la pena.
Honda da fuori mi osserva in silenzio, contraendo i muscoli ogni volta che mi appoggio ad una sedia per riprendere fiato. Mi vede debole e forse lo sono realmente.
Prendo una scopa e comincio a spazzare per terra.
Perché tutto ad un tratto mi trovo all'altezza della polvere e dei pezzi di pane buttati sotto al tavolo?
Volevo solo fare la cameriera

 


Sono annoiata
Tanto annoiata
La professoressa spiega e io continuo a disegnare io e Raku che ci baciamo. Come vorrei l'esonero per le lezioni di fisica!
Tsugumi mi da una gomitata per farmi segno di stare attenta. Ma io non sono una studente modello, non ho interesse in queste cose.
Le faccio la linguaccia e comincio a stuzzicarla. Mentre l'insegnante è girata le faccio del solletico e lei si trattiene dal ridere, per poi ricambiare.
Forse dovrei fermarla, queste sollecitazioni sulla pelle mi fanno altamente male
 Fuori dalla finestra Honda storce il naso, so che non è d'accordo.
Mi abbandono al solletico e comincio a mia volta a ridere.
Ho il fiato corto, lo sento mancare, come tutto il resto del mio corpo.
Rivedo per l'ennesima volta il letto dell'infermeria. Ormai siamo vecchi amici.
Volevo solo divertirmi


Ho sonno
Tanto sonno
I pigiama party sono stressanti, ma Mikage è stata così gentile da invitarmi. Siamo solo noi due ed è presto, non posso addormentarmi.
Ho bevuto già tre caffè durante il giorno, quando il medico me l'ha strettamente sconsigliato. La caffeina mi fa male, potrei peggiorare.
Vedo con la coda dell'occhio l'orario e mi accorgo che il tempo con lei vola. Ho fatto bene a non far venire Honda, finalmente avrò un po' di privacy nella mia vita da adolescente.
Mikage continua a parlare ma io sto già pensando a quanto sia bello essere liberi
“Scappiamo insieme”
Mi esce fuori tutto d'un tratto e forse non avrei dovuto dirlo. Sono debole per scappare, non riuscirei a sopravvivere senza le cure neanche per un singolo giorno.
Lei mi guarda in modo strano e capisco che ci sta pensando seriamente.
“Ok”
Neanche il tempo di essere euforica che mi risveglio in un letto di ospedale con delle flebo che mi tengono in vita. Il medico è chiaro, mi sono sovraeccitata.
Volevo solo stare con un'amica


Ho fretta
Tanto fretta
Il piano è pronto, siamo già alla stazione, quando mi ritrovo davanti quella peste di Haru. Ha una borsa della spesa in mano e dentro ci sono i tipici ingredienti per fare i dolci.
Honda a me non ha mai lasciato usare liberamente la cucina, dovevo sempre essere accompagnata da qualcuno. Mi trattavano spesso come una disabile, ma io non lo sono, sono un'adolescente normale!
Il treno sta per partire e noi siamo bloccate dai racconti di questa marmocchia.
Faccio per andarmene quando sento la sua presa sul mio braccio. Ha capito tutto. L'avrà sentito dire da qualcuno, è ovvio, da sola non ci sarebbe mai arrivata.
Anche Mikage fa per trattenermi, ma ormai sono decisa e la decisione è presa.
Le do uno strattone e mi avvio verso le rotaie.
Qualcuno mi spinge oltre la linea gialla e cado.
Da vicino sono di un ferro rosso acceso... no... quello è il mio sangue.
Volevo solo prendere un treno


Sono invidiosa
Tanto invidiosa
Sto al parco, il posto più malinconico per una come me.
I bambini si dondolano sull'altalena e ridono, scherzano. Perché non posso essere come loro?
Ho ancora le stampelle a causa dell'incidente, ma quanto vorrei poterle buttare via e correre su quei giochi.
Vedo passare Yui con le buste della spesa. Si è accorta di me e mi sorride rassicurante.
Voglio tanto andare sull'altalena, quasi quasi scaccerei quei bambini!
Yui si avvicina e sussurra qualcosa nelle loro orecchie. Ora l'altalena è libera.
Mi ci fiondo e lei mi spinge.
L'aria è fresca, mi sento in pace con me stessa.
Ora però la sento gelata e l'ultima cosa che vedo sono le braccia di Yui e la sua voce che chiede aiuto.
Non voglio far preoccupare ancora altra gente, ho preso una decisione.
E io che volevo solo tornare bambina


Sono felice
Tanto felice
All'entrata dell'areoporto decido di scartare il regalo che mi ha fatto Raku, è un braccialetto bellissimo. Ormai ho deciso che saremo solo amici, nelle mie condizioni non posso dare illusioni alla persona che amo che starò con lei tutta la vita.
Mikage lo ha capito e mi ha appoggiato. Verrà con me all'estero per farmi forza durante i periodi di cura.
Haru e Kosaki hanno promesso di scrivermi. Chissà, forse riceverò per posta qualche cupcake, il medico mi proibirà di assumere degli zuccheri, ma pazienza, li conserverò per quando sarò in forma.
Chitoge ha le lacrime agli occhi mentre mi saluta. La odio, è vero, è la mia rivale, ma in fondo le voglio anche un po' di bene.
Tsugumi e Yui mi augurano semplicemente di rimettermi in forma. Vogliono che per la fine delle superiori riesca ad organizzare un raduno per festeggiare tutti insieme.
Appena metto piede sull'aereo sento la testa girarmi più velocemente del solito. Ci si mette anche il cuore, va troppo veloce.
Spesso questa sensazione la chiamano “infarto”.
Non sono mai arrivata oltreoceano.
Volevo solo vivere la mia vita


Con le palpebre chiuse vedo ancora i sorrisi di tutti che mi augurano di guarire, quasi sovrastano il rumore del macchinario che serviva a tenermi in vita e che ora per qualche oscuro motivo produce un suono sempre uguale, quasi non riesco più a sentirlo.
Tutto si affievolisce, il tatto, la vista, l'udito.
Eppure io sento ancora il rumore delle onde e i granelli di sabbia sotto i piedi, sfioro ancora con le mani nude la neve dell'Hokkaido, con uno strofinaccio lucido qualche tavolo, rido con gli amici, sto sveglia tutta la notte per non contraddirli e vengo spinta sull'altalena.
Eppure il ricordo più vivido rimane il sapore del ferro delle rotaie mischiato a quello del sangue.
E i miei amici che mi chiedono di continuare a lottare

 

 

   
 
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