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Autore: HonoSamurai    27/04/2016    1 recensioni
Cadere non era stato difficile e nemmeno atterrare.
Il dirupo era alto ma, la neve, sembrava aver salvato ad entrambi la vita.
Non erano in grado di muoversi, non riuscivano nemmeno a fare un passo.
Eppure erano ancora vivi e, la fortuna, sembrava finalmente aver volto a loro favore.
L’ultima cosa che Bucky vide prima di svenire, stringendo con forza la mano di uno Steve morente, furono le uniformi degli agenti dello SHIELD e le luci di un elicottero.
Erano salvati, eppure, non riusciva a giorire.
Aveva paura che, per il biondo, non ci fosse più speranza.
L’aveva difeso, ancora una volta, gli aveva impedito di venire colpito da numerosi proiettili e, lui, non era riuscito a fare altro che dargli il colpo di grazia al posto di attutire la sua caduta con il proprio corpo.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gone Gone Gone

Quando la vita ti pianta in asso

Sarò alla tua porta stanotte

Se hai bisogno di aiuto, se hai bisogno di aiuto

Spegnerò le luci della città

Mentirò, ingannerò, implorerò e corromperò

Per farti stare bene, per farti stare bene.

Quando i nemici sono alla tua porta

Ti porterò via dalla guerra

Se hai bisogno di aiuto, se hai bisogno di aiuto

La tua speranza appesa a un filo

Condividerò la tua sofferenza

Per farti stare bene, per farti stare bene.

 

 

Cadere non era stato difficile e nemmeno atterrare.
Il dirupo era alto ma, la neve, sembrava aver salvato ad entrambi la vita.
Non erano in grado di muoversi, non riuscivano nemmeno a fare un passo.
Eppure erano ancora vivi e, la fortuna, sembrava finalmente aver volto a loro favore.
L’ultima cosa che Bucky vide prima di svenire, stringendo con forza la mano di uno Steve morente, furono le uniformi degli agenti dello SHIELD e le luci di un elicottero.
Erano salvati, eppure, non riusciva a giorire.
Aveva paura che, per il biondo, non ci fosse più speranza.
L’aveva difeso, ancora una volta, gli aveva impedito di venire colpito da numerosi proiettili e, lui, non era riuscito a fare altro che dargli il colpo di grazia al posto di attutire la sua caduta con il proprio corpo.
Forze meritava di marcire in quella cella in Siberia,

forse era vero che, qualsiasi cosa toccasse, era solo in grado di distruggerla.
Aveva causato numerosi problemi alla sua Nazione ed era riuscito anche a portare alla morte la persona che avrebbe voluto proteggere da tutto e da tutti.
Steve stava morendo perché era venuto a salvarlo.

Sapeva che li stavano portando via e che, probabilmente, non avrebbe più rischiato di finire in mano ai russi ma, ciò che non sapeva, era se a scendere dall’elicottero sarebbero stati due feriti o solo uno.

Prima che venisse totalmente trascinato nell’incoscienza, con tutto sé stesso, prego qualsiasi dio li stesse vegliando o guardando in quel momento di prendere, piuttosto, la sua vita in cambia di quella di Steve.

Il mondo poteva fare a meno del Soldato d’Inverno, ma non di Capitan America.
Steve sarebbe sopravvissuto senza di lui, di sicuro, sarebbe andato avanti ma, lui, egoisticamente sapeva che non sarebbe riuscito a vivere senza poter essere al suo fianco.
Malgrado nella sua mente sapesse bene quanto il sucidio fosse un’azione da cordardi, se Steve fosse morto, di nuovo.
Di sicuro, non avrebbe scartato l’idea di raggiungerlo.
Non avrebbe più cercato di prenderne il posto o di sostituirlo, sarebbero stati insieme fino alla fine e, quindi, anche nella morte.

Dammi delle ragioni per credere

Che tu faresti lo stesso per me.

E io lo farei per te, per te

Tesoro, non volterò pagina

Ti amo anche dopo che te ne sei andata.

Per te, per te.

Non dormiresti mai da sola.

Ti amo anche dopo che te ne sei andata.

Dopo che te ne sei andata, andata, andata.

 

Bucky, quando si svegliò, si ritrovò adagiato su un lettino d’ospedale in una stanza perfettamente pulita.
L’odore tipico del disinfettante gli colpì il naso e, quando rivolge l’attenzione sul suo corpo, si rese conto di quanto la morte l’avesse sfiorato.
Aveva medicazioni su tutto il corpo e, i proiettili, sembravano aver mancato di poco zone che l’avrebbero portato a chiudere, per sempre, gli occhi sotto al cielo della Siberia.
Era vivo ma, quella che per altri sarebbe stata una vittoria, per lui aveva un sapore estremamente amaro.
Non sapeva se, l’assenza di Steve, fosse un segno buono o cattivo.
Non sapeva se avrebbe gioito con lui per averla scampata per l’ennesima volta o se si sarebbe ritrovato a disperarsi per la sua morte.
Il rumore delle macchine che monitoravano le sue funzioni vitali erano l’unica compagnia che gli era concessa in quei minuti e, forse, per lui era un male perché portavano la sua mente a farsi mille congetture a causa della mancanza di informazioni.
Aveva bisogno di alzarsi e di cercarlo.
Bucky cercò di mettersi seduto ma, prima che potesse completare il gesto, la porta della sua stanza si aprì e, dall’uscio, fece capolino la figura di Fury.
L’uomo aveva un’espressione molto seria ed era impossibile capire fino in fondo cosa stesse pensando, rivolse verso il Soldato d’Inverno l’unico occhio sano e gli si avvicinò appoggiando le mani alla base del letto.
- Siamo arrivati appena in tempo, soldato, se non fossimo intervenuti sareste ricaduti nelle mani dei russi e, immagino, che loro non vi avrebbero riservato il nostro trattamento, è un bene che Steve mi avesse lasciato abbastanza informazioni per comprendere l’idea che aveva in mente-
James ascoltò con attenzione le parole che il Capo dello SHIELD gli stava rivolgendo ma, purtroppo, non poteva certo dire di essere interessato a come li avevano salvati, a lui interessava solo sapere dove fosse Steve.
Nick, probabilmente, lesse nello sguardo del Soldato quel bisogno di sapere, perché non cercò di proseguire quel discorso che, in fondo, non era altro che una prefazione ad una bella ramanzina.
Ci sarebbe stato il momento per le sgridate, ora, capiva che nella mente della persona che si trova di fronte c’erano dissidi ben più gravi da risolvere.
-Steve Rogers è salvo, non devi preoccuparti, seppur le sue ferite fossero gravi siamo riusciti a recuperarlo in tempo –

Bucky tirò un sospiro di sollievo a quella notizia e, un pensante macigno che gravava sul suo petto spezzandogli il respiro, sembrò scomparire.
Sapere che anche Steve era vivo lo faceva sentire molto meno in colpa e, di sicuro, avrebbe trovato il modo di sdebitarsi con l’amico per averlo salvato per l’ennesima volta.
-Tuttavia abbiamo scelto di non metterlo in camera con te perché pensavo che avrei dovuto prepararti a ciò che ti saresti dovuto trovare ad affrontare…-

Il sorriso che era comparso sul viso del castano, come la sua espressione di sollievo, si gelarono alla frase appena pronunciata da Nick.
Non riuscì nemmeno a chiedere di continuare, ma la spia non perse tempo, deciso a non lasciarlo sulle spine per troppo tempo.
- Il Capitano ha riportato delle ferite gravissime e non sappiamo se riprenderà a cammianre, purtroppo, un proiettile ha colpito la spina dorsale ed i danni riportati gli hanno paralizzato le gambe, inoltre, sembra che il trauma subito gli abbia fatto perdere la memoria-

Le parole sono dirette, spietate nella loro schiettezza.
Fury non gli indora la pillola, non gira intorno al discorso, ma gli sbatte tutto in faccia senza nemmeno chiedersi se sarebbe riuscito a sopportare una simile, sconvolgente, serie di notizie.

Il peso che si era allontanato dal suo petto aveva lasciato il posto ad uno ben più gravoso che ben conosceva, ossia, il senso di colpa.

Steve era in quelle condizioni perché era corso a salvarlo.
Steve non si sarebbe fatto nulla se, lui, non si fosse comportato da stupido.

Aveva avuto la fortuna di avere un angelo al suo fianco e, al posto di salvaguardarlo e proteggerlo, era riuscito a fargli strappare le ali.

Nick gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla sinistra e cercò di incontrarne lo sguardo, il tono di voce fu molto duro e deciso.

-Soldato, non si deve sentire in colpa. Il Capitano ha scelto di venire a salvarla in maniera autonoma e, come sa bene, se ha scelto di farlo è perché sapeva che non avrebbe potuto continuare a vivere in pace con sé stesso se non avesse compiuto questo folle gesto. Al posto di compiangersi, se vuole veramente aiutarlo, gli stia accanto e cerchi di aiutarlo a recuperare ciò che ha perso. –

Bucky chinò il capo, quelle persone suonarono perfettamente come un rimproverò e, sapeva bene, che Fury aveva ragione.
Non poteva piangersi addosso ed aspettarsi di stare meglio senza fare nulla.
La colpa per ciò che successo era sua e, ora, avrebbe cercato di rimediare aiutando la persona che amava, si, la persona a cui aveva donato il cuore, a riprendersi le sue ali.

-Posso…posso vederlo?-

Domandò con un tono di voce piuttosto basso, la voce rauca.

Lo sguardo, però, era sicuro, non gli interessava se sarebbe caduto a pezzi al primo passo, ma come Steve era corso da lui per salvarlo malgrado la sorte avversa, lui, sarebbe andato a trovarlo anche nelle sue condizioni di salute precarie.

 

Quando cadi come una statua

Sarò lì per prenderti

Ti rimetterei in piedi, in piedi

E se il tuo pozzo è vuoto

Nulla mi fermerà

Dimmi ciò di cui hai bisogno, cui di cui hai bisogno.

Onestamente mi arrendo

Hai sempre fatto lo stesso per me.

Quindi lo farei per te, per te.

Tesoro, non volterò pagina

Ti amo anche dopo che te ne sei andata.

Per te, per te.

Non dormiresti mai da sola.

Ti amo anche dopo che te ne sei andata.

Dopo che te ne sei andata, andata, andata.

 

Non sapeva come sarebbe stato rivedere Steve, soprattutto, nelle condizioni di salute in cui era stato descritto da Fury ma, quando arrivò nella sua stanza, quando lo vide.

Non riuscì a pensare ad altro che al desiderio di abbracciarlo.
Sapeva di dover procedere lentamente che, probabilmente, il biondo non si sarebbe minimamente ricordato di lui, ma quel desiderio che, inizialmente, era solo una piccola vocina nell’orecchio, lentamente, divenne un bisogno che prese tutto il suo corpo mentre si avvicinava, con l’ausilio delle stampelle, all’unica persona che, in quel dannato mondo, era sempre stata al suo fianco.

Steve era pallido, questo si, ma l’espressione sul suo viso era calma, gli occhi erano attraversati da quell’aria da cucciolo che tanto adorava, era seduto su una sedia a rotelle vicino ad una vetrata da cui era possibile vedere la città di New York e, addosso, aveva quella che aveva tutta l’aria di essere una tuta dello SHIELD:
Almeno non aveva il camicie d’ospedale, entrambi l’avevano sempre trovato qualcosa di imbarazzante e, lui, si era presentato proprio con quell’indumento bianco che tanto ondiavano.

Bucky non aveva pensato nemmeno per un’istante di cambiarsi, nel momento in cui gli era stato dato il permesso di vedere Rogers era corso tra i corridoi per trovarlo, anche se le sue condizioni erano ancora lontane dall’essere accettabili.
-C..ciao, Steve…-

Riuscì a dire quando, ormai, la distanza tra loro era minore di un metro.

Il biondo piegò le labbra verso l’alto rivolgendogli un dolce sorriso e, il Soldato, si convise che, malgrado la mente non lo ricordasse, il cuore sapesse chi si trovava di fronte.

Decise di illudersi per poter lenire in qualche modo i suoi sensi di colpa.

Il Capitano continuò a tenere gli occhi su di lui, sembrava che lo stesse studiando, come se in fondo sapesse di conoscerlo.

-Salve…-

Disse solo, alla fine e, pur trattenendosi, Bucky decise di aver resistito troppo e, abbandonando le sue stampelle, colmò il passo di distanza tra di loro per avvolgere in un abbraccio tremendamente stretto e possessivo quel dannato attaccabrighe di Brooklyn che era riuscito a rubargli il cuore.

Sentì chiaramente Steve irrigidirsi tra le sue braccia e, purtroppo, non riuscì ad evitare alle lacrime di pungere e, successivamente, cadere dai suoi occhi rigando gli zigomi bagnando così la stoffa della tuta del Capitano.

-Perdonami, non sono stato in grado di salvarti…ti…prego..perdonami-

Sapeva bene che, Steve, non poteva capire le sue parole e, tantomeno, comprenderne il significato, ma doveva dirlo.

Sei la mia spina dorsale

Sei il mio fondamento

Sei la mia stampella quando le gambe smettono di muoversi

Sei la mia partenza in vantaggio

Sei il mio cuore robusto

Sei il battito di cui ho sempre avuto bisogno

 

Steve, malgrado si sforzasse, non riuscì a muoversi in quell’abbraccio che, Bucky, gli stava donando.

Le braccia rimasero basse e rigide, lo sguardo quasi atterrito ma, quando ne sentì le parole rotte dal pianto, qualcosa si mosse dentro di lui.

Il suo cuore iniziò ad accellerare i battiti man mano che il Soldato proseguiva e, alla fine, gli arti tremarono e si alzarono per cingere, debolmente, in una stretta delicata quello sconosciuto che,  sentiva, avere un ruolo importante nella sua vita, soprattutto, per il suo cuore.

Il biondo non riuscì a spiegarsi ma, anche dai suoi occhi, iniziarono a cadere delle lacrime e, alla fine, riuscì a parlare.

Non sapeva cosa dire di preciso, né le parole giuste da usare e, per questo, decise di chiedere aiuto al suo cuore sperando che, essendo la parte del suo corpo con le idee chiare verso quella persona che aveva di fronte, avrebbe trovato le cose giuste da dire.

-Io..io..qualsiasi cosa è successa, non chiedermi perdono, perché devo averla fatta perché…volevo realmente farla…io..sento che…sono felice di vederti vivo davanti a me-

Mormorò con un filo di voce, incerto su ogni singola parola che gli uscì dalla bocca.

Bucky alzò il capo puntando le iridi arrossate dalle lacrime in quelle lucide di Steve.

Non si aspettava che pronunciasse una simile frase e, questo, era la conferma che il suo cuore si ricordava perfettamente del sentimento che li legava.

Il Soldato decise di osare di più e, inginocchiandosi davanti al biondo,prese il suo viso tra le mani per potersi così sporgere a posargli un bacio delicato sulle labbra.

Un semplice sfiorarsi, ma era comunque un gesto, per lui, pieno di significato.

Una semplice carezza che, però, Steve non rifiutò.

Quando si staccò, dopo solo pochi secondi, si ritrovò a fissare gli occhi azzurri del Capitano che, con il cuore nel petto che minacciava di scoppiare, sussurrò.

-Fino…alla fine..-

Fu il turno del castano di rimanere stupido nel sentirgli pronunciare quelle parole, per loro, tanto importanti.

Sorrise e, prima che potesse compiere qualsiasi gesto, Steve si avvicinò timidamente per rubargli un bacio a fior di labbra.

Bucky rimase a bocca aperta, gli occhi rivolti in quelli così timidi e dolci del biondo.

La felicità che avvertiva dentro di sé minacciava di farlo esplodere, era chiaro che Steve non si era dimenticato di lui.

Il Soldato ne cercò le labbra ancora una volta ma, quando le trovò, il bacio fu ben più profondo dei precedenti e, soprattutto, tinto di quell’insano bisogno che aveva del Capitano.

Rogers, seppur debolmente, rispose a quel gesto tanto appassionato che l’altro gli stava donando e, quando alla fine, respirare divenne un bisogno impossibile da posticipare, i due, si staccarono.

Il Soldato d’Inverno, con il fiato corto, ed il viso leggermente arrossato decise di non dire nulla, limitandosi ad osservare quella persona che, ancora una volta, aveva temuto di aver perso.

Steve alzò la mano sinistra e la posò sul petto di Bucky a livello del cuore.

-….Bucky-

Sussurrò, anche se non sapeva bene la storia che li aveva uniti, Steve, sentiva di amare la persona che aveva di fronte e, quei radi frammenti di ricordi, gli dicevano che doveva ascoltare completamente quell’organo del suo corpo che sembrava non aver smarrito la via.

-…dovrai…raccontarmi…tante…cose…io…non ricordo nulla..di noi..-

Mormorò Steve, l’espressione sul viso si incupì e, gli occhi, vennero attraversati dalla tristezza.

Bucky sorride, nuovamente, posò le mani ai lati del viso di Steve per farsi guardare negli occhi.
Le mani, poi, sceserò ad avvolgere quella che era stata posata sul suo cuore.

-Non preoccuparti, ti racconterò tutto e, direi, di partire da ora…vediamo…c’era una volta un ragazzino attaccabrighe che si metteva sempre nei guai, il suo povero migliore amico, si ritrovava sempre a doverlo salvare dai guai in cui si cacciava, lui ancora non lo sapeva ma, un giorno, si sarebbe innamorato di quel biondino scapestrato e l’avrebbe seguito in tutte le sue avventure. Tuttavia, tutto inizia dai quartieri di Brooklyn..-
Bucky non sapeva se Steve avrebbe recuperato la memoria,

non sapeva nemmeno se avrebbe ripreso a camminare ma, non gli importava, ciò che contava per lui era solo che era vivo.

Entrambi erano vivi e, malgrado il percorso non fosse semplice, poco importava.

Erano insieme e lo sarebbero stati fino alla fine.

 

Come una batteria, tesoro, non smettere di battere

Come una batteria, tesoro, non smettere di battere

Come una batteria, tesoro, non smettere di battere

Come una batteria il mio cuore non smette mai di battere

Per te, per te

Tesoro, non volterò pagina

 

   
 
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